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sabato 11 agosto 2012

La nave dei folli


E' roba vecchia, però la metto lo stesso.


http://www.youtube.com/watch?v=xMOEYobmWqA&feature=related

La Nave dei folli

E disse «Andiamo si va per partire
il vento già spacca già gonfia le vele
e l'àncora-angoscia per mille e più braccia
già leva dal fango di mille miserie»

«Non posso» - risposi - «le mille valigie
di questa partenza mi legano al mondo;
io per partire le devo lasciare
però senza quelle per me non c'è volo»

Mi disse: «Il bagaglio di mille paure
per mille d'angosce di vecchie certezze
per mille speranze di cane deluso
che resta bastardo tra mille carezze»

Mi disse: «È questo che devi lasciare
sul molo del tempo per una speranza
raccogli il tuo sporco e tienilo stretto
ché altro non serve per fare allegria»

Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo

È piena la nave dei cani delusi
rimasti bastardi tra mille carezze
è bello vederli coi pugni ben chiusi
tenersi lo sporco, lasciar le promesse

dei mondi civili dei mille ritratti
quadrati perfetti del senso comune
cornici di forme a specchio pulite
così che la rabbia si umilia nell'arte

Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo

E guardo la vela di fogli di carta...
mi volto e lontano sul molo già vedo
con l'occhio civile l'esperto dell'arte
cercare l'orgasmo sui mille bagagli

Lo guardo felice e lancio la pietra:
si ferma nel cielo più grigio di lastra,
nel cielo si affila a lama sicura
che piomba, ti sfiora babbeo e ti castra

La nave dei folli veleggia veloce
il foglio garrisce nel gioco di parte;
sul bianco compare ben rossa una croce:
un altro caduto sul campo dell'arte

Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo

Milano spaccata tra uffici e stazioni
tra fabbriche e chiese tranciate ridendo
passate sul filo di spada e di prua:
la nave dei cani veleggia sicura

A notte coi pugni ben chiusi d'amore
guardando la scia dei mille rottami
di arte e cultura, d'angosce d'autore
dei mille valori metropolitani:

a noi cani sporchi più volte delusi
rimasti bastardi tra mille carezze
ci prende la voglia di aprire le mani
di unire alle vele le nostre bandiere

Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo

E quando spaccata ogni vecchia cultura
che è anche nostra e che abbiamo lasciata
tra mille valigie sui moli d'angoscia
nel porto dell'arte timbrata e schedata:

potremo guardare la scelta futura
la scelta dei cani bastardi nell'ossa
e ancora una volta e chiedersi ancora
se ancora tentare se ancora si possa

E allora trovando negli occhi compagni
la voglia e la gioia di essere bimbi
ognuno già bimbo dirà: «Certo è mia:
si può si può fare la nave è anche mia

La nave del sogno è mia per ragione,
è nostra per scelta di cani delusi
che sanno creare tenendo lo sporco
ben stretto e cosciente tra pugni rinchiusi».

Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo

La nave dei folli che rompe in letizia
la vecchia cultura con nuova allegria
e tutto il dolore già trancia sul ferro
del grande lucchetto per dare la via

al volo finale di tutto l'amore
al volo finale della fantasia
e ridere al tempo di oggi struttura
eletta a potere della borghesia

E ancora più bimbi con carta e bandiere
guardando diritto il solo pennone
faremo la danza dei cani delusi
coi pugni serrati per nuova illusione

Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo

La nave dei folli eletta a "ragione"
per segno diventa parola e poesia
diventa creazione per rivoluzione
per l'attimo solo, ma di fantasia

diventa creazione per rivoluzione
per l'attimo solo, ma di fantasia

giovedì 9 agosto 2012

Il baro barbaro al bar


Un baro al bar fa il barbaro? Forse ha problemi irrisolti ma nei risvolti rivolti sotto la manica ha un asso nascosto. Un passo… cade l’asso, lui s’affaccia per vedere in basso, la sua faccia fa dire a qualcuno: “lo rifaccia!” Lui non ascolta e parte senza meta verso la metà della sua vita da baro in altro bar. Casualmente mente di tanto in tanto. Al porto qualcuno beve porto perché hanno tolto l’embargo, è arrivata farina di soia mentre lei, sola, aspettava con aspetto teneramente mesto. 

mercoledì 8 agosto 2012

capodanno 2012


Nulla di nuovo oggi, anzi, una cosa di capodanno. E' estate......

Riflessioni sotto il sole del primo gennaio (primogennaio tuttoattaccato) duemiladodici. Ogni anno viene voglia di farle le riflessioni, che poi arrivano da riflettere che a sua volta evoca il riflesso. Un alias dello specchio. Non sono la reiterazione delle flessioni, quelle si facevano a scuola facendo ginnastica (che poi sarebbe diventata educazione fisica), ora è quasi moda fare footing attorno al quartiere per meglio respirare gli scarichi delle auto che passano e pensare di essere in forma smagliante. Qualcuno ogni tanto muore d’infarto facendolo, ma questo è altro discorso.

martedì 7 agosto 2012

L'informazione va in ferie? Mah!



Andiamo in ferie... facciamo pausa. Lo so, c’è molto da dire, da scrivere ma, forse, è meglio astenersi. Il Salento d’agosto è da servire sul “piatto” della spensieratezza”, così s’usa e noi, che sempre brontoliamo, scegliamo la pausa... Per far dono al vostro meditare una citazione trovata su Fb, postata dal caro Carlo Michele Schirinzi: “Che sarà di Otranto? Appunto. Chi difenderà le mura? Nessuno! Ve li immaginate i turchi sfondare una porta aperta? Entreranno. Non troveranno una fede da castigare. Si ridurranno a vagabondare per le vie del centro, turisti alla ricerca di quanto avrebbero dovuto fare, perduti a sera tra le inesattezze della loro storia, finchè, scandalizzati dai prezzi, se ne andranno, contravvenendo ai termini della crociera. Una stagione estiva come un'altra”, è Carmelo Bene in “Nostra Signora Dei Turchi”. Buone vacanze.

lunedì 6 agosto 2012

6 agosto 1945

Hiroshima dopo la visita degli amerciani
 6  agosto 1945, Little Boy la chiamano quei simpaticoni di americani, è la prima bomba atomica lanciata per massacrare civili. Ad Hiroshima alle 8,16 di mattina muoiono 80.000 persone  istantaneamente. Altre 60.000 moriranno entro la fine di quell'anno. I danni per le future generazioni sono incalcolabili. 

domenica 5 agosto 2012

Miriam Makeba



Miriam Makeba
Miriam Makeba  nacque a Johannesburg, il suo vero nome  Zensile Makeba Qgwashu Nguvama Yiketheli Nxgowa Bantana Balomzi Xa Ufnu Ubajabulisa Ubaphekeli Mbiza Yotshwala Sithi Xa Saku Qgiba Ukutja Sithathe Izitsha Sizi Khabe Singama Lawu Singama Qgwashu Singama Nqamla Nqgithi. Spiega la stessa Makeba: “Il motivo di questa lunghezza è che ogni bambino prende il nome di tutti i suoi antenati maschi. Spesso il primo nome è seguito da una o due parole, che dicono qualcosa del carattere della persona; questo fa si che un vero nome africano sia una specie di storia”.
“ sua madre era una sangoma di etnia Swazi e suo padre, morto quando lei aveva sei anni, era uno Xhosa. Makeba iniziò a cantare a livello professionale negli anni 50, con il gruppo Manhattan brothers, e poi fondò una propria band, The Skylarks, che univa jazz e musica tradizionale. Nel 1959 cantò nel musical jazz sudafricano King Kong insieme a Hugh Masekela, che poco dopo divenne il suo primo marito.