Miriam Makeba |
Miriam Makeba nacque
a Johannesburg, il suo vero nome
Zensile Makeba
Qgwashu Nguvama Yiketheli Nxgowa Bantana Balomzi Xa Ufnu Ubajabulisa Ubaphekeli
Mbiza Yotshwala Sithi Xa Saku Qgiba Ukutja Sithathe Izitsha Sizi Khabe Singama
Lawu Singama Qgwashu Singama Nqamla Nqgithi. Spiega la stessa
Makeba: “Il motivo di questa lunghezza è che ogni bambino prende il nome di
tutti i suoi antenati maschi. Spesso il primo nome è seguito da una o due
parole, che dicono qualcosa del carattere della persona; questo fa si che un
vero nome africano sia una specie di storia”.
“ sua madre era una sangoma di etnia Swazi e
suo padre, morto quando lei aveva sei anni, era uno Xhosa.
Makeba iniziò a cantare a livello professionale negli anni 50, con il gruppo Manhattan brothers, e poi
fondò una propria band, The Skylarks,
che univa jazz e musica tradizionale. Nel 1959 cantò nel musical jazz
sudafricano King Kong
insieme a Hugh Masekela, che poco
dopo divenne il suo primo marito.
Pur essendo già una cantante di successo, alla fine degli anni '50 Makeba ricavava ancora pochissimi introiti dalle sue
registrazioni, e non riceveva royalties; per
questi motivi iniziò a ipotizzare di lasciare il Sudafrica per gli Stati Uniti. Nel 1960
partecipò al documentario anti-apartheid Come Back, Africa e
fu invitata al Festival del
cinema di Venezia; una volta in Europa
stabilì di non rimpatriare.
Si trasferì a Londra, dove conobbe Harry Belafonte, che la aiutò a trasferirsi negli Stati Uniti
e farsi conoscere come artista. In America Makeba incise molti dei suoi brani
di successo, come Pata Pata, The Click Song
("Qongqothwane" in lingua xhosa) e Malaika.
Nel 1966 Makeba ricevette il Grammy per la migliore incisione folk
per l'album An Evening with
Belafonte/Makeba, inciso insieme a Belafonte. L'album trattava
esplicitamente temi politici relativi alla situazione dei neri sudafrica sotto
il regime dell'apartheid. Nel 1963 portò la propria testimonianza al
comitato contro l'apartheid delle Nazioni Unite.
Il governo sudafricano rispose bandendo i dischi di Makeba e condannandola all'esilio.
Nel 1968 sposò l'attivista per i diritti civili Stokely Carmichael;
l'evento generò controversie negli Stati Uniti, e i suoi contratti discografici
furono annullati. Makebe e Carmichael si trasferirono in Guinea,
dove divennero amici del presidente
Ahmed Sékou Touré e di sua
moglie. Makeba si separò da Carmichael nel 1973, e
continuò a cantare soprattutto in Africa, Sudamerica
ed Europa. Svolse anche il ruolo di delegata della Guinea presso le Nazioni
Unite, vincendo il Premio Dag Hammarskjöld per la Pace nel 1986.
Dopo la morte della sua unica figlia Bongi (1985), Makeba si trasferì a Bruxelles. Nel 1987 collaborò al tour dell'album Graceland di Paul Simon. Poco tempo dopo pubblicò la propria autobiografia, Makeba: My Story.
Nel 1990 Nelson Mandela convinse
Makeba a rientrare in Sudafrica. Nel 1992 recitò nel film Sarafina! Il profumo della libertà, ispirato alle sommosse di Soweto del 1976, nel ruolo della madre della protagonista. Nel 2002 prese parte anche al documentario Amandla!: A
Revolution in Four-Part Harmony, ancora sull'apartheid. Nel 2001
ricevette la Medaglia Otto Hahn
per la Pace. L'anno successivo vinse il Polar Music Prize insieme a Sofia Gubaidulina
e nel 2004 si classificò al 38° posto nella classifica dei
"grandi sudafricani" stilata da SABC3. Nel 2005 si
dedicò a un tour mondiale di addio alle scene, cantando in tutti i paesi che
aveva visitato nella sua carriera.
Muore per un attacco
cardiaco nella notte tra il 9 e il 10 novembre 2008, appena
terminata la sua ultima esibizione a Castel Volturno, nel casertano,
ad un concerto anticamorra dedicato allo scrittore Roberto Saviano.” (Da Wilkipedia)
“Ci sono morti che continuano la vita e perfino che indicano
un cammino. Che la grande artista sudafricana, una vita di lotta contro
l’apartheid, Miriam Makeba, sia venuta a morire a Castelvolturno per cantare in
un concerto in onore di Roberto Saviano, fa venire i brividi ma soprattutto ci
indica un fenomeno e un cammino. La nuova apartheid è tra noi.
L’apartheid contro i nostri concittadini migranti e
l’apartheid dell’accettare che milioni di cittadini vivano in parti del
territorio dove lo Stato ha ceduto il controllo alla criminalità organizzata.
Non dimentichiamo Miriam, lottatrice contro l’apartheid, non dimentichiamo la
nostra apartheid.” (Gennaro Carotenuto, Giornalista)
“E’ giusto che i suoi ultimi
momenti siano stati sulla scena”. Così Nelson Mandela, simbolo e leader della battaglia
contro l’apartheid in Sudafrica, ha commentato la morte della più
illustre tra le musiciste sue connazionali, Miriam Makeba.
“Le sue melodie hanno dato voce al dolore dell’esilio che provò per 31
lunghi anni. - ha continuato Mandela, rendendo omaggio a una delle “madri”
della lotta contro l’apartheid.
Allo stesso tempo, la sua musica effondeva un profondo senso di speranza“.
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