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sabato 7 gennaio 2017

Tiziano se ne è andato

Tiziano se ne è andato. Chissà se con il sorriso, chissà se ha sofferto. Un sms laconico e secco: "Tiziano è morto".  E mille ricordi si affollano. Così, un semplice saluto, così, con le pagine di Elio in cui volevo ricordarne il sorriso. Ciao Tiziano!

Un aquilone, Tiziano e Aldo
Il viaggio dei ricordi prende strade diverse. C’è una mia cara amica a Reggio nell’Emilia. È poco più giovane di me, con una vita per lei normale, in realtà vissuta intensamente. La ricordo mentre tentava di far volare un coloratissimo aquilone correndo in un prato, era solare e sorridente, serena.
Qualcuno mi disse di lei una volta: «non so se ci sono gli angeli, se esistono lei è uno di loro».
Bimba, poi adolescente in terra emiliana, era normale in quei luoghi fare la scuola quadri del PCI. Poi madre di due figlie, con un fratello immobilizzato forse a causa di un’operazione sbagliata. Scelse di assisterlo in casa: «perché rifiutai l’idea di un istituto». Ride, il fratello, nel letto o sulla sedia a rotelle sulla quale passa i suoi giorni senza sapersi muovere, senza poter parlare. Quel sorriso è, per chi lo conosce poco, l’unico suo modo per comunicare. Solo lei sa i suoi stati d’animo, quando sta male e quando è sereno. Gli parla come si fa con un bimbo. Ed è sempre pacata nonostante il lavoro e le figlie e l’enorme casa colonica dove vive e che vuole trasformare. Alle prese con il mutuo da pagare, con i mobili che ama restaurare, con la casa, il lavoro con gli anziani. Le vogliono bene i suoi assistiti, perché parla con loro, li accarezza, scherza, sorride. È un’amica. Quando qualcosa la rende felice ama dire «che bel regalo ho ricevuto, chissà se lo merito». E sono solo piccole cose. Suo padre, Aldo, lo ricordo seduto nel porticato della grande casa. La “porta morta” la chiamano in Emilia, è un passaggio coperto che collega il cortile anteriore a quello posteriore, tipico di molte case coloniche. Se ne stava lì, nei caldi pomeriggi estivi, ad aspettare un po’ di corrente d’aria. Seduto accanto al figlio sulla sedia a rotelle".... (Elio, pag. 129)

venerdì 6 gennaio 2017

Legalizziamola!!!

La cronaca: nelle litoranee leccesi in due operazioni, una il 31 dicembre, una il 4 gennaio, sono stati recuperati alcuni Kg. di marijuana. Pare si tratti di produzione albanese, arrivata con gli scafisti, e pare sia prodotta con semi vietnamiti, decisamente più efficaci di altri. Probabilmente, chissà, con qualche aggiunta di prodotti chimici strambi.
I kg. sequestrati sono stati in tutto 1.270 (abbiamo riletto, si tratta proprio di una tonnellata e 270 Kg. 760 nel primo sequestro, 510 nel secondo) per un valore di mercato di non meno di otto milioni di euro.
Ora la domanda ri/sorge spontanea: che fare dell’oscurantismo proibizionista di giovanardiana memoria? Non sarebbe tempo di mettere in cantina i vecchi rottami della politica (Giovanardi, appunto, Gasparri, La Russa e amici loro) e provare a capire che una legalizzazione (non liberalizzazione, proprio legalizzazione) delle droghe significa banalmente togliere foraggio alle mafie?
Legalizzare deve fare rima con qualità e distribuzione controllate ovviamente. Non significa certo fare come con il gioco d’azzardo in cui arrembanti politici d’assalto (di centro sinistra e destra e con il silenzio assenso dei talebani nostrani) hanno dato alle mafie possibilità di gestire legalmente ciò che prima facevano illegalmente. Basta che paghino il pizzo allo Stato e il gioco è fatto. In sostanza lo Stato deve legalizzare e non deve dare agli spacciatori attuali licenza di vendita.

Così, questione di civiltà e senso civico. Solo questo.

domenica 1 gennaio 2017

Il 2017 è inziato

Iniziato l’anno nuovo. A Istanbul un terrorista fa strage in un night, dicono che i morto sono almeno 39. Mattarella fa il suo discorso di fine anno parlando di Regeni, Solesin e DI Lorenzo, tre giovani vittime italiane di vari terrorismi di stato e non. Poi dice che non si può votare senza legge elettorale e che serve il lavoro soprattutto per i giovani. E dice altro, come sempre un rosario di cose risapute. Aspettiamo una risposta della politica che difficilmente arriverà. Grillo e Salvini fanno il loro contro discorso di fine anno che non conosco, però possiamo immaginare il tono.
La mezzanotte l’ho passata tentando di consolare il mio cane che tremava come una foglia per i botti, nulla di particolare insomma, è un anno che inizia specularmente identico agli altri. A Brindisi venti arrestati (su 58) per associazione mafiosa  vengono rimessi in libertà perché il GIP ha scordato una motivazione per l’arresto. Bah, ordinaria giustizia. Un amico commerciante mi dice che da oggi bisogna ricominciare a pensare a pagamenti, aumenti e via dicendo.
Però i ragazzi sono belli, pensavo camminando con il cane di prima mattina del primo gennaio 2017. Hanno gli occhi spalancati sul mondo, hanno una speranza, mille speranze. Spero le mantengano a lungo, e spero che la rabbia per le cose che non funzionano sia sempre presente, il mondo che gli stiamo lasciando è il peggiore possibile.
E arrivano leggeri e pesanti i rimpianti per il tempo perduto, per le occasioni mancate, per non aver saputo essere presenti quando serviva. Arrivano leggeri e pesanti le mancanze e i ricordi di altri momenti. Tutto questo in un inizio anno che sembra identico a tanto altri, con le sconfitte e i ricordi di altri momenti, con la voglia di spaccare il mondo e la consapevolezza dell’incapacità di farlo, semplicemente con la speranza che le scuse vengano accettate.
Ma questi sono discorsi altri, diversi, personali forse, troppo. Da fare alle persone giuste nei giusti momenti. Trovare la forza di dirle le cose, urlarle. Trovarsi a guardare il mondo assieme, dal mare alle colline del Monferrato, in un abbraccio pieno di silenzi che urlano. Chissà se è sufficiente dire “vi voglio bene”. Chissà.