La cronaca: nelle litoranee leccesi in due operazioni, una il
31 dicembre, una il 4 gennaio, sono stati recuperati alcuni Kg. di marijuana.
Pare si tratti di produzione albanese, arrivata con gli scafisti, e pare sia
prodotta con semi vietnamiti, decisamente più efficaci di altri. Probabilmente,
chissà, con qualche aggiunta di prodotti chimici strambi.
I kg. sequestrati sono stati in tutto 1.270 (abbiamo
riletto, si tratta proprio di una tonnellata e 270 Kg. 760 nel primo sequestro,
510 nel secondo) per un valore di mercato di non meno di otto milioni di euro.
Ora la domanda ri/sorge spontanea: che fare dell’oscurantismo
proibizionista di giovanardiana memoria? Non sarebbe tempo di mettere in
cantina i vecchi rottami della politica (Giovanardi, appunto, Gasparri, La
Russa e amici loro) e provare a capire che una legalizzazione (non
liberalizzazione, proprio legalizzazione) delle droghe significa banalmente
togliere foraggio alle mafie?
Legalizzare deve fare rima con qualità e distribuzione
controllate ovviamente. Non significa certo fare come con il gioco d’azzardo in
cui arrembanti politici d’assalto (di centro sinistra e destra e con il
silenzio assenso dei talebani nostrani) hanno dato alle mafie possibilità di
gestire legalmente ciò che prima facevano illegalmente. Basta che paghino il
pizzo allo Stato e il gioco è fatto. In sostanza lo Stato deve legalizzare e
non deve dare agli spacciatori attuali licenza di vendita.
Così, questione di civiltà e senso civico. Solo questo.
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