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sabato 1 aprile 2017

31 marzo 1984 - Renata Fonte viene assassinata


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Da: Elio - Spagine Editore.

Renata
Sai? Ci sono altre rivoluzioni e altri rivoluzionari in Salento.
Persone che per scelta non si sono girate dall’altra parte.
Porto Selvaggio non è un luogo qualunque, è un simbolo.
Cammini fra alberi e macchia mediterranea. Qualcuno conosce
ogni pianta, io riconosco solo alcuni profumi. E ci
sono animali. Venni un giorno con amici e mi passò davanti
una serpe. Mi fanno un po’ rabbrividire di solito.
«È una serpe nera, la chiamano scursone. È innocua, sta
scappando» mi hanno tranquillizzato.
E c’è un silenzio irreale in quella discesa che porta fino al
mare. Il sentiero scende fino all’insenatura dove ci si può
tuffare, nuotare con i pesci nell’acqua limpida, e dove non
osi toccare nulla, solo accarezzare un albero o un fiore. Deve
rimanere intatta la natura in un parco di quella bellezza e di
quell’imponenza, dove la macchia mediterranea è come
cento, mille anni prima. «I pini marittimi li hanno piantumati
negli anni ‘50» mi dicono. Non profaniamo nulla, è importante.
Quando mi capita di arrivarci, magari solo per fare
il bagno o una passeggiata, mi sembra di sentire la sua presenza
discreta.
Lei è lì, Renata Fonte, con il suo ibiscus fra i capelli come
nella foto che ho visto da qualche parte. Avrebbe la mia età
se non fosse stata ammazzata quel maledetto 31 marzo 1984,
perché voleva difendere quei luoghi da arrembanti speculatori
immobiliari che avevano protezioni e connivenze in alto,
in ogni anfratto delle burocrazie. Proprio in primavera
venne fatta fuori. Mi piace immaginarla, e sentirla mentre
diceva che lei non ci sarebbe stata, che avrebbe denunciato
in ogni dove, che si sarebbe opposta con tutte le sue forze a
quel piano sciagurato che voleva cementificare tutto quanto.
Era assessore e doveva pur farsi valere. Così ha osato sfidare
gli speculatori a viso aperto. Forse non immaginava che il
dialogo sarebbe stato troncato da colpi di pistola. Forse pensava
che fosse sufficiente battersi con la forza delle parole e
delle denunce, e certamente si attendeva in risposta parole
e denunce. E poi si sa che il dialogo vince sempre. Non aveva
fatto i conti con quell’inverosimile vero che è il “sistema”,
con speculatori disposti a tutto. Con chi considera la vita
umana come merce, come in macelleria, un tanto al chilo.
Dovevano vincere con ogni mezzo. Tornava a casa quella
sera, Renata, un sicario l’avvicinò. Chissà se l’ha chiamata
per nome, sappiamo che è caduta a terra crivellata di colpi.
La mia opportunità di essere di fronte a queste stelle e a questo
mare, di festeggiare il mio compleanno a Porto Selvaggio
ha un prezzo così alto? Forse pensava alle sue figlie, Renata,
quella sera. Lei che aveva chiesto l’espulsione dal suo stesso
partito di Antonio Spagnolo, candidato nella sua stessa lista
e che sarebbe stato il suo naturale successore in giunta dopo
il suo assassinio. E proprio Spagnolo con alcuni amici, dicono
le sentenze, era dietro alla speculazione per dare vita a
quel villaggio turistico.
«Attenta Renata, non ti opporre» forse le ha detto.
Non è stata attenta. Lui verrà arrestato come mandante assieme
ad un contadino dall’emblematico cognome di Sequestro,
Pantaleo Sequestro. Il tutto dopo la confessione di un
pescivendolo che aveva fatto da tramite fra mandanti ed esecutori.
Furono tutti condannati e le indagini si fermarono.
Anche se mancava qualcosa. Gli amici di Spagnolo, quelli
che contano, quelli con il denaro, non avranno mai un volto
né un nome. E probabilmente stanno cementificando altre

zone, indisturbati, e chissà se uno di loro non sia addirittura
diventato deputato della repubblica. Non consola certo il sapere
che siano in galera questi figuri, rattrista il fatto che con
Renata non si possa parlare e litigare di prima e seconda Repubblica,
di mafia e illegalità, resta un senso di impotenza
per una vita stroncata. Mi piace pensarla mentre dice che la
ragione vince sempre.
Quante vite stroncate perché avevano osato? Penso a Falcone,
a Borsellino, a Peppino Impastato, a Mauro Rostagno,
quanti illusi utopisti. Ma quanta grandezza in quelle persone.
E quante rivoluzioni troncate. Utopisti. No, mi sono
sbagliato, parliamo di persone che non ci stavano all’assurda
realtà, al potere delle mafie. È utopia combattere contro le
mafie? Contro le dittature? Le fotografie che ritraggono Renata
sono quelle di una bella donna, figlia del Sud. Mentre
ne scrivo, apprendo che la targa che le dedicava quel parco
è stata distrutta. E so che fra poco usciranno di galera tutti i
condannati di allora, hanno scontato le loro pene. Ma Nardò
forse non ama ricordare quei tempi e quella storia, dedicare
a Renata la città stessa, anziché una sola via, significherebbe
ammettere che le mafie esistono anche qui, meglio allontanare
il ricordo. Oggi, dopo lunghi anni, finalmente riposa in
una tomba che le figlie hanno voluto con acqua che scende,
quasi a ricreare vita. Oggi ancora c’è scritto “Benvenuti a
Nardò” all’ingresso della città. Mancano veramente quelle
cinque parole: La Città di Renata Fonte.

mercoledì 29 marzo 2017

Crepet e Lottomatica, storia di perizie


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Ph:  barganews.com

“I social appaiono sempre più spesso come l'acqua calda che fa venire a galla gli gnocchi: così scopriamo quanto il mondo sia popolato di cinismo, indifferenza, crudeltà. Una spaventosa violenza gratuita si aggira tra le nostre case, dentro i nostri smartphone, tablet, computer. Un popolo di frustrati e impotenti tenta di darsi un'identità uccidendo l'altro, soprattutto se sconosciuto, imbelle, arreso. Forse ci siamo illusi di essere migliori, ma la rete, implacabilmente, ci smaschera e fa galleggiare il peggio dell'umano.” 

Così Paolo Crepet scriveva su  huffingtonpost a proposito del suicidio di una ragazza loscorso febbraio.

«…Non si tengono in considerazione alcuni effetti potenzialmente positivi del gioco, quali la socializzazione, il diritto al sogno, la possibilità di alleviare la propria sogni e le speranze...». Corriere.it 

Queste le parole utilizzate invece come perito di parte in difesa di lottomatica e delle slot machines.

In sostanza, secondo Crepet, i social portano al suicidio e all’omicidio, mentre il gioco d’azzardo è attività ludica socializzante.

La differenza abissale fra le due posizioni è evidente, i periti guadagnano un sacco di quattrini e alcuni sarebbero disponibili a dimostrare che Gesù Cristo è morto di freddo, nel caso. D’altronde il Paolo è ospite abituale di talk TV dove viene regolarmente pagato, pur lamentandosi che 750 euro per un’ora a Porta  a Porta sono una miseria (2014). Ma tant’è, lui è fatto così.
Ma veniamo al gioco d’azzardo, il procedimento che lo vede coinvolto come “esperto” (il virgolettato si impone) nel processo Lottomatica contro il Comune di Bergamo, reo di aver normato una materia che lo Stato si rifiuta categoricamente di regolamentare, lasciando il tutto nelle mani degli enti locali, nella fattispecie Comuni e Regioni. Molto spesso queste ultime emanano leggi che i comuni ben si guardano di rispettare, emblematico il caso di Lecce che consente di aprire una sala giochi a 390 metri da una scuola quando la legge regionale impone minimo 500 metri. Tuttavia ogni regolamentazione comunale e regionale, vista la mancanza di norme generali, passa regolarmente al vaglio di TAR, Consiglio di Stato e, come nel caso Melendugno versus gestori di sale gioco, della Corte Costituzionale che si dovrà pronunciare sulla legge regionale stessa. Un caos insomma, tuttavia amministratori avveduti vanno avanti a testa bassa, e spesso la spuntano, altre volte no e ci riprovano cambiando regole e norme, un una girandola senza fine.
In tutto questo si inserisce un Crepet qualunque che, a fronte di famiglie rovinate, minori in preda all’azzardo, usurai e “compro oro” che lucrano, dice che una persona di fronte ad una slot machine, al buio del retro di una tabaccheria o sala giochi, “socializza ed ha diritto ai sogni” . Se questa è socializzazione e diritto al sogno, il tipo che si masturba velocemente nel bagno della stazione potrà uscire dicendo di aver passato una meravigliosa notte d’amore.

Nessun problema Crepet, stai sereno, qualche conduttore televisivo ti inviterà presto, a pagamento si intende, a portare la tua saggezza. E poi chi se ne frega, chissà quanto hai munto alla vacca Lottomatica.