Comitati e manifesti, invasioni barbariche e slogan. Proviamo a districarci fra le offerte dei candidati alla guida della città. Ammalianti frasi ad effetto, ridondanti, alcune, ahinoi, luttuose. Perché mai utilizzare il colore viola? Perché usare il dialetto? Misteri della comunicazione, ascolto amici, a pochissimi piace quella roba lì. E si che era partita da lontano, con un manifesto non firmato, poi il registro è cambiato “…cumandamu nui…”. Ora attendiamo un po’ di colore qua e là, è primavera, perbacco.
Girovagando si legge e si impara.
“Il mio impegno è per la vita” dice una bionda candidata. Slogan che non
ammette repliche, chi oserebbe dire il contrario? Immaginate “il mio impegno è
per la morte?” Che si tratti di un’antiabortista? E se fosse una cardiologa? E
se invece avesse al primo punto del programma la lotta al tabagismo? Uno slogan
così è un po’ come il partito “Democratico” o il “Popolo della libertà”, un
vulnus per chi non è di quei partiti, una volta si era anticomunisti, ora chi è
antidemocratico? O contro le libertà? Mah!