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giovedì 19 aprile 2012

Soggetto politico nuovo



“Mò basta” mi dice un amico che non vuole più saperne di politica, questa politica.
“Perché mai dovrei ancora rotolarmi nel fango e nella poltiglia di questa politica senza polis?” 
Che abbia ragione? C’è una differenza profonda fra il credere per fede e avere una prospettiva di vita. Si può credere ad un mondo migliore come in un miracolo?  Neppure per idea, è come credere alla resurrezione. Non basta sognare per avere una prospettiva, occorre poterla intravedere con la ragione.
Vediamo come funzionano le cose partendo dal globale e scendendo piano piano nel particolare. Guerre ovunque (150 dicono). L’Italia era nel 2009 al nono posto per spese militari, 37 miliardi di dollari più spiccioli sui circa 1500 miliardi totali nel mondo. Loro non scherzano. Un bimbo muore ogni otto secondi per fame, morbillo, malaria e via dicendo. Neppure loro scherzano.

Per capirci meglio 37.000.000.000 di dollari equivalgono grosso modo a 48 miliardi di euro, che vuol dire una spesa di 91.324 euro ogni minuto, per armamenti ed esercito (nella spesa sono compresi anche i Carabinieri, è vero, però la cifra è comunque alta). Spendiamo di più di India, Brasile, Canada, Australia e moltissimi altri paesi più o meno grandi. Già, perché mai parlare di pace? Ha senso?
Siamo stati per lunghi anni i principali fornitori di armi a Gheddafi, ma che bravi a fare PIL!  Quando le piazze libiche si infiammarono, e quando l’Italia entrò, malgrado il primo ministro Silvio che non voleva fare la guerra al suo amichetto di tenda, in guerra con la Libia, a sparare addosso agli eserciti “nemici”, italiani compresi, erano armamenti italiani, Frattini si scordò addirittura di bloccarne le esportazioni per lunghissimi giorni, nonostante tutti i paesi europei avessero preso provvedimenti in tal senso. Queste sono le regole dell’economia globalizzata, “è il mercato, ragazzi!” I produttori di armi non scherzano!
Quanto è distante l’etica dalla politica economica?
Ora la caduta verticale della dignità dei partiti lascia disarmati gli elettori la cui fiducia nella politica italiana, secondo i sondaggi, è poco sopra il 2%.
La lega nord, sedicente baluardo di etica e legalità quando nacque contro i ladri, ha mostrato la sua vera anima con roba di dentisti, auto, diamanti, lingotti, tutto pagato con i soldi dei contribuenti. Il partito di Rutelli ha fatto la stessa fine, sempre con i soldi degli italiani. La criminale resistenza dei loro capi nel dire che tutto avveniva “a loro insaputa” fa calare ancora di più quel poco di fiducia nella massima istituzione della nostra democrazia. Gli ultimi vent’anni sono plasticamente rappresentati da escort che viaggiavano su voli di Stato, e si potrebbe continuare. A questo si aggiunge la crisi economica voluta dalla globalizzazione e dai mercati, nata nel momento in cui dal denaro si è voluto creare denaro, rompendo il rapporto fra produzione di beni e ricchezza. In questa spirale è stata inghiottita la sinistra italiana in particolare, ma anche europea, collaborando attivamente e fattivamente al collasso dell’ EU proprio nei giorni successivi alla sua nascita. Facendo in modo che l’unità diventasse esclusivamente economica senza uno straccio di Costituzione. E quando si parla di quest’ultima assistiamo a discussioni sulle “radici cristiane”, e guarda caso a rivendicarle con più determinazione sono quelle parti che vogliono sparare agli immigrati in mare e che rubano i soldi pubblici. E lo fanno utilizzando il fondamentalismo che combattono a parole quando è di altri. Perché dovremmo credere in questa Europa? Senza una Costituzione che preveda mutuo aiuto fra le nazioni aderenti siamo di fronte a un esproprio dei diritti e surplus dei doveri. Infatti  con la crisi gli Stati più forti, anziché fare quadrato, hanno preso in ostaggio milioni di persone degli staterelli deboli come Grecia, Italia, Spagna, Portogallo sostituendosi di fatto ai loro governi ed imponendo agende fatte di sacrifici per i più deboli e lasciapassare per i ricchi. In Italia in particolare questa ha significato la caduta del governo peggiore del dopoguerra e la sua sostituzione con economisti che hanno imposto la messa in quarantena dei diritti fondamentali, con il voto dei partiti più forti, compreso quello che un tempo rappresentava la Democrazia dal basso ed ora ci vuole tutti saldamente pilotati dalle banche. Cosa sarebbe successo se a proporre lo smantellamento dell’articolo 18 fosse stato il governo bunga bunga? E sulle pensioni? Cosa sarebbe successo se prima di questi tecnici qualcuno avesse stretto all’angolo il maggiore sindacato italiano? Sarebbe stato tutto normale? Lo chiediamo ai Bersani, ai D’Alema, a Fassino, a Morando. Lo chiediamo senza aspettare risposte, tranne quella scontata e stanca “siamo in emergenza”. Loro non stanno scherzando! Peccato che abbiano abdicato alla rappresentanza di cambiamento. Come dicevano i ragazzi scendendo in piazza “La crisi è vostra, pagatevela voi”.
Anche per questo se votassi per le amministrative sceglierei una lista civica fatta di persone per bene, evitando di votare i partiti che sostengono il governo che tassa le borse di studio invece di fare una patrimoniale, che toglie ai poveri per dare ai ricchi, che annuncia con mesi di anticipo aumenti dell’IVA   e della benzina più cara del mondo deprimendo ancora di più le famiglie.
Nei terremoti delle sinistre italiane abbiamo assistito ad ogni tipo di sconquasso, fino all’attuale situazione che vede partiti che rappresentano solo sé stessi dichiararsi caparbiamente “comunisti”, piuttosto che movimenti che vogliono approfittare della caduta della Lega per prenderne il posto, le parole d’ordine del comico genovese mirano proprio a questo, sono speculari a quelle della prima lega e mirano al populismo, al “sono tutti ladri” senza dare una prospettiva concreta di cambiamento. Avevo guardato con speranza alla nascita di SEL che stava ripartendo dalle Fabbriche di Nichi che erano luoghi di discussione, plurali, e che, dopo le elezioni pugliesi, sono state chiuse dicendo che “erano di scopo”. Si è così formato a freddo un nuovo partito nato, per quanto ho visto a livello locale, dall’antico scontro fra fazioni vinto dalla più forte con esclusione delle altre. Il risultato è stato, salvo rare eccezioni, del trasloco di dirigenti da un partito all’altro con a capo un leader carismatico (ma abbiamo veramente bisogno di un altro partitino ad personam? Non sono sufficienti IDV, PDl e simili?) che ha mutuato le scelte della politica tutta: “SEL /Nichi Vendola” è il logo. Scusatemi, preferisco un partito di tanti. E potremmo parlare dello scippo dei referendum (vedi finanziamenti ai partiti difesi da PD, PDL, UDC all’unisono con il placet di tutti gli altri, tranne rare ed encomiabili eccezioni) che sono una sospensione della democrazia, esattamente come è sospensione delle regole democratiche un governo non eletto, ma nominato da un parlamento di non eletti ma nominati.
Al momento il mio voto alle politiche è ibernato perché con questa legge elettorale e senza la possibilità di dare preferenze non voterò, non mi interessa assolutamente rischiare di mandare in parlamento  un Calearo solo perché piace tanto a un Veltroni qualunque, se la Democrazia è questa roba qui non mi interessa, diventerò spettatore incazzato e rassegnato.  Anche perché fino a pochi mesi fa si osteggiava un governo ed ora si plaude ad un altro governo che fa  scelte identiche a quello di prima.

Oggi qualcuno ci riprova, a Firenze, il 28 aprile prossimo, ci sarà un incontro nazionale per un “Soggetto Politico Nuovo”  che parte dalle considerazioni del manifesto per lo stesso soggetto: http://www.soggettopoliticonuovo.it/  che ha come primi firmatari: : Andrea Bagni, Paul Ginsborg, Claudio Giorno, Chiara Giunti, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Nicoletta Pirotta, Marco Revelli, Massimo Torelli, (Redattori del testo) Giuseppina Antolini, Danila Baldo, Giuliana Beltrame, Piero Bevilacqua, Valter Bonan, Paolo Cacciari, Nicoletta Cerrato, Adelaide Coletti, Emmanuele Curti, Sergio D’Angelo, Giuseppe De Marzo, Gianna De Masi, Silvia Dradi, Luigi Ferrajoli, Dario Fracchia, Luciano Gallino, Domenico Gattuso, Luca Giunti, Celeste Grossi, Danilo Lillia, Marinunzia Maiorani, Teresa Masciopinto, Luca Nivarra, Leo Palmisano, Livio Pepino, Tonino Perna, Riccardo Petrella, Anna Picciolini, Marina Pivetta, Sandro Plano, Chiara Prascina, Corinna Preda, Giuliana Quattromini, Leana Quilici, Alessandro Rampiconi, Domenico Rizzuti, Stefano Rodotà, Chiara Sasso, Enzo Scandurra, Laura Tonoli, Mapi Trevisani, Vittorio Vasquez, Fulvio Vassallo Paleologo, Guido Viale.

Il testo della mail per la convocazione dell’assemblea di Firenze è il seguente:

A tutte e tutti noi
che abbiamo sottoscritto il Manifesto per un soggetto politico nuovo in segno non solo di adesione ideale, ma di concreta disponibilità alla partecipazione e all’impegno quotidiano.
Sabato 28 aprile 2012 ci incontreremo a Firenze, come già annunciato, per un appuntamento che non vuole né può essere semplicemente formale. Che intende essere e sarà di lavoro. Non un Convegno, né una conferenza, ma un’Assemblea Aperta di confronto e di organizzazione.

Nel nostro Manifesto per un soggetto politico nuovo, l’aggettivo nuovo sta dopo il sostantivo soggetto, non prima, a sottolineare che non intendiamo dar vita semplicemente a un’altra entità politica (una tra le altre – un altro protagonista marginale di una vita pubblica logorata) ma a qualcosa di effettivamente nuovo, che rompa con la pratica prevalente e instauri uno stile di relazione e di azione questo sì DIVERSO. Per questo il modo con cui si svolgeranno i lavori nel nostro incontro è decisivo: dovremo sperimentare un metodo per lavorare insieme democratico, partecipativo e fattivo nello stesso tempo.

Vediamo ogni giorno di più quanto la crisi dell’attuale sistema dei partiti vada precipitando. L’ultimo sondaggio realizzato da Mannheimer per il “Corriere della sera” ci dice che la fiducia dei cittadini nei confronti dei partiti è scesa al minimo storico del 2 per cento. Quella nel Parlamento all’11 per cento (solo un cittadino su dieci si fida del nostro massimo organo di rappresentanza politica). E siamo una REPUBBLICA PARLAMENTARE! Ciò significa che la separazione tra le attuali forme organizzate della politica e i cittadini sta tirando giù la nostra democrazia. La crisi dei partiti si sta trasformando in crisi di legittimazione del modello democratico.

Di questo a Firenze soprattutto discuteremo: della crisi della nostra democrazia, dentro la quale ci sono, in primo luogo, la crisi dei diritti sociali, la crisi del lavoro (su cui, art. 1, si regge la Repubblica), la crisi del Welfare, l’incessante distruzione ambientale come sacrificio all’altare della crescita, le minacce costanti alla salute pubblica, la crescita smisurata delle diseguaglianze e delle ingiustizie sociali,  l’insostenibilità della situazione economica, unificati, tuttavia, dal tema prioritario del “Che fare” qui e ora. Di come spezzare la spirale della sfiducia e dell’inazione, e di come segnare un punto di rimbalzo. Una linea di resistenza.

Questa passa - l’abbiamo affermato a chiare lettere – attraverso il rifiuto della delega della politica e della rappresentanza agli attuali partiti. E, quindi, attraverso la costruzione di uno strumento costituzionale di partecipazione della cittadinanza alla vita democratica del paese, che intende essere protagonista non marginale né minoritario della lotta politica. Uno strumento che – primo nel suo genere - non è esclusivo (non chiede ai suoi aderenti il monopolio dell’appartenenza, ammette appartenenze politiche plurime, polimorfe e molteplici, ma un’adesione di fondo a un comune stile di comportamento politico, alla comune costruzione di un'alternativa secondo le forme e i riferimenti valoriali indicati nel Manifesto). Ed è democratico nei suoi assetti interni, orientati al rigoroso principio di legalità e a un’assoluta trasparenza e condivisione dei processi decisionali.La forma del nostro lavorare insieme sarà il nostro banco di prova, l'Assemblea aperta di Firenze sarà solo il primo momento, necessariamente imperfetto e parziale, di un percorso che dovrà vedere una progressione di partecipazione.

Dovremo uscire da quella giornata con delle decisioni precise:

1      Dovremo decidere in primo luogo il nome che ci daremo. E farlo attraverso un lavoro collettivo e partecipato: per questo ve ne proporremo alcuni, altri vi preghiamo di farceli pervenire via mail (nome@soggettopoliticonuovo.it), senza timidezza, lasciandovi un po’ andare, poi ne faremo un elenco e li porteremo in votazione nel corso dell’Assemblea.

2      Dovremo valutare come (il perché lo sappiamo già benissimo) stare dentro la battaglia in corso per i diritti del lavoro, e in particolare il tentativo di liquidare, o di limitare, le garanzia dell’art.18. Con quali iniziative, con quali strumenti, in modo da garantire le più ampie alleanze sociali e culturali possibile a chi, come la FIOM, si batte in prima linea.

3      Dovremo affrontare il tema ispido delle elezioni e della rappresentanza (non si può evitare, come è ben chiaro a chi  va al voto a queste amministrative). Naturalmente non abbiamo per nulla deciso se ci candideremo alle politiche e con chi, perché, appunto, potremo deciderlo solo col metodo democratico che ci stiamo dando, quando la questione sarà matura. Ma di certo non potremo ignorare quella scadenza, per tante ragioni. In primo luogo perché quanto avverrà in Italia nel 2013 avrà un effetto decisivo sul destino della nostra democrazia e perché un’iniziativa come la nostra, che si propone di mettere in campo una nuova soggettività e ambisce a cambiare la politica nel nostro Paese, deve necessariamente confrontarsi con la questione delle prossime elezioni politiche.

4      Dovremo iniziare a individuare insieme- a partire dagli incontri territoriali che si svolgono in questi giorni- quadri di senso programmatici, per l’altra Italia e l’altra Europa che vogliamo: su quali temi prioritari impegnarci nell’elaborazione e nell’azione. Ponendo così le basi per un lavoro sui contenuti che avrà come primo sbocco una due giorni da tenere a giugno, in modalità partecipative ben articolate.

5      Dovremo strutturare la nostra presenza a rete nei territori, e trovare una forma di coordinamento e di organizzazione, dando vita ad una struttura non centralistica, ma neppure acefala. Cosa bella a dirsi, difficile a farsi.


Naturalmente sono invitati/e a partecipare all’Assemblea Aperta di Firenze – oltre a quanti hanno già sottoscritto il Manifesto e ne condividono l’impegno – tutti coloro che sono interessati alle posizioni e ai valori in esso contenuti, anche con legittimi dubbi, perplessità o critiche da muovere su specifici passaggi o all’intero impianto. Firenze vuole essere, per tutti/e costoro, uno “spazio pubblico aperto”, di confronto, chiarimento e comune elaborazione.

In moltissimi/e hanno scritto, in questi giorni, ponendo un’enorme quantità di domande (segno non solo dell’interesse ma della voglia di protagonismo critico) sul “soggetto politico nuovo” che è stato proposto nel Manifesto. Stiamo elaborando una prima lista di sintetiche possibili risposte (di FAQ, per dirla in linguaggio telematico, di Frequently Asked Questions) consultabile on line sul sito (http://www.soggettopoliticonuovo.it ): dovrebbe servire per chiarire preliminarmente, nel percorso verso Firenze, le questioni più semplici. Per tutto quanto – e sarà tanto – resta da precisare, sarà la discussione pubblica in Assemblea lo strumento naturale di elaborazione del discorso collettivo.

Per questa ragione si cercherà di favorire la partecipazione più ampia possibile al dibattito, stabilendo un tempo breve (non più di 7 minuti) pertutti gli interventi, senza eccezioni.

Arrivederci dunque a Firenze. E buon lavoro a tutte e tutti.
MANIFESTO PER UN SOGGETTO POLITICO NUOVO
ABBIAMO NECESSITA’ DI FINANZIARCI. 
Da qui al 28 aprile ti invitiamo a contribuire tramite il sito internet o tramite bonifico. 
Utilizzeremo il conto corrente dell’Associazione 
PER UNA SINISTRA UNITA E PLURALE RETE A SINISTRA 
che si è assunta la responsabilità delle spese dell’incontro. 
Il 28 dovremmo costituire, scelto il nome, un’ASSOCIAZIONE di scopo che possa gestire i nostri magrissimi conti.

TRASPARENZA: Sul sito pubblicheremo i contributi ricevuti e copie dell’estratto conto.

Per i bonifici: IBAN: IT52P0760102800000005426265
Denominazione/Ragione Sociale (intestazione): Per Una Sinistra Unita E Plurale Rete A Sinistra  
Causale: SOGGETTO POLITICO NUOVO 


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