“Mò basta” mi dice un amico che
non vuole più saperne di politica, questa politica.
“Perché mai dovrei ancora
rotolarmi nel fango e nella poltiglia di questa politica senza polis?”
Che abbia ragione? C’è una
differenza profonda fra il credere per fede e avere una prospettiva di vita. Si
può credere ad un mondo migliore come in un miracolo? Neppure per idea, è come credere alla
resurrezione. Non basta sognare per avere una prospettiva, occorre poterla
intravedere con la ragione.
Vediamo come funzionano le cose
partendo dal globale e scendendo piano piano nel particolare. Guerre ovunque
(150 dicono). L’Italia era nel 2009 al nono posto per spese militari, 37 miliardi
di dollari più spiccioli sui circa 1500 miliardi totali nel mondo. Loro non
scherzano. Un bimbo muore ogni otto secondi per fame, morbillo, malaria e via
dicendo. Neppure loro scherzano.
Per capirci meglio 37.000.000.000
di dollari equivalgono grosso modo a 48 miliardi di euro, che vuol dire una spesa
di 91.324 euro ogni minuto, per armamenti ed esercito (nella spesa sono
compresi anche i Carabinieri, è vero, però la cifra è comunque alta). Spendiamo
di più di India, Brasile, Canada, Australia e moltissimi altri paesi più o meno
grandi. Già, perché mai parlare di pace? Ha senso?
Siamo stati per lunghi anni i
principali fornitori di armi a Gheddafi, ma che bravi a fare PIL! Quando le piazze libiche si infiammarono, e
quando l’Italia entrò, malgrado il primo ministro Silvio che non voleva fare la
guerra al suo amichetto di tenda, in guerra con la Libia, a sparare addosso
agli eserciti “nemici”, italiani compresi, erano armamenti italiani, Frattini
si scordò addirittura di bloccarne le esportazioni per lunghissimi giorni,
nonostante tutti i paesi europei avessero preso provvedimenti in tal senso. Queste
sono le regole dell’economia globalizzata, “è il mercato, ragazzi!” I
produttori di armi non scherzano!
Quanto è distante l’etica dalla
politica economica?
Ora la caduta verticale della
dignità dei partiti lascia disarmati gli elettori la cui fiducia nella politica
italiana, secondo i sondaggi, è poco sopra il 2%.
La lega nord, sedicente baluardo
di etica e legalità quando nacque contro i ladri, ha mostrato la sua vera anima
con roba di dentisti, auto, diamanti, lingotti, tutto pagato con i soldi dei
contribuenti. Il partito di Rutelli ha fatto la stessa fine, sempre con i soldi
degli italiani. La criminale resistenza dei loro capi nel dire che tutto
avveniva “a loro insaputa” fa calare ancora di più quel poco di fiducia nella
massima istituzione della nostra democrazia. Gli ultimi vent’anni sono plasticamente
rappresentati da escort che viaggiavano su voli di Stato, e si potrebbe
continuare. A questo si aggiunge la crisi economica voluta dalla
globalizzazione e dai mercati, nata nel momento in cui dal denaro si è voluto
creare denaro, rompendo il rapporto fra produzione di beni e ricchezza. In
questa spirale è stata inghiottita la sinistra italiana in particolare, ma anche
europea, collaborando attivamente e fattivamente al collasso dell’ EU proprio
nei giorni successivi alla sua nascita. Facendo in modo che l’unità diventasse
esclusivamente economica senza uno straccio di Costituzione. E quando si parla
di quest’ultima assistiamo a discussioni sulle “radici cristiane”, e guarda
caso a rivendicarle con più determinazione sono quelle parti che vogliono sparare
agli immigrati in mare e che rubano i soldi pubblici. E lo fanno utilizzando il
fondamentalismo che combattono a parole quando è di altri. Perché dovremmo
credere in questa Europa? Senza una Costituzione che preveda mutuo aiuto fra le
nazioni aderenti siamo di fronte a un esproprio dei diritti e surplus dei
doveri. Infatti con la crisi gli Stati
più forti, anziché fare quadrato, hanno preso in ostaggio milioni di persone
degli staterelli deboli come Grecia, Italia, Spagna, Portogallo sostituendosi
di fatto ai loro governi ed imponendo agende fatte di sacrifici per i più
deboli e lasciapassare per i ricchi. In Italia in particolare questa ha
significato la caduta del governo peggiore del dopoguerra e la sua sostituzione
con economisti che hanno imposto la messa in quarantena dei diritti
fondamentali, con il voto dei partiti più forti, compreso quello che un tempo
rappresentava la Democrazia dal basso ed ora ci vuole tutti saldamente pilotati
dalle banche. Cosa sarebbe successo se a proporre lo smantellamento
dell’articolo 18 fosse stato il governo bunga bunga? E sulle pensioni? Cosa
sarebbe successo se prima di questi tecnici qualcuno avesse stretto all’angolo
il maggiore sindacato italiano? Sarebbe stato tutto normale? Lo chiediamo ai
Bersani, ai D’Alema, a Fassino, a Morando. Lo chiediamo senza aspettare
risposte, tranne quella scontata e stanca “siamo in emergenza”. Loro non stanno
scherzando! Peccato che abbiano abdicato alla rappresentanza di cambiamento.
Come dicevano i ragazzi scendendo in piazza “La crisi è vostra, pagatevela
voi”.
Anche per questo se votassi per
le amministrative sceglierei una lista civica fatta di persone per bene,
evitando di votare i partiti che sostengono il governo che tassa le borse di
studio invece di fare una patrimoniale, che toglie ai poveri per dare ai
ricchi, che annuncia con mesi di anticipo aumenti dell’IVA e della
benzina più cara del mondo deprimendo ancora di più le famiglie.
Nei terremoti delle sinistre italiane
abbiamo assistito ad ogni tipo di sconquasso, fino all’attuale situazione che
vede partiti che rappresentano solo sé stessi dichiararsi caparbiamente
“comunisti”, piuttosto che movimenti che vogliono approfittare della caduta
della Lega per prenderne il posto, le parole d’ordine del comico genovese
mirano proprio a questo, sono speculari a quelle della prima lega e mirano al
populismo, al “sono tutti ladri” senza dare una prospettiva concreta di
cambiamento. Avevo guardato con speranza alla nascita di SEL che stava
ripartendo dalle Fabbriche di Nichi che erano luoghi di discussione, plurali, e
che, dopo le elezioni pugliesi, sono state chiuse dicendo che “erano di scopo”.
Si è così formato a freddo un nuovo partito nato, per quanto ho visto a livello
locale, dall’antico scontro fra fazioni vinto dalla più forte con esclusione
delle altre. Il risultato è stato, salvo rare eccezioni, del trasloco di
dirigenti da un partito all’altro con a capo un leader carismatico (ma abbiamo
veramente bisogno di un altro partitino ad personam? Non sono sufficienti IDV,
PDl e simili?) che ha mutuato le scelte della politica tutta: “SEL /Nichi
Vendola” è il logo. Scusatemi, preferisco un partito di tanti. E potremmo
parlare dello scippo dei referendum (vedi finanziamenti ai partiti difesi da
PD, PDL, UDC all’unisono con il placet di tutti gli altri, tranne rare ed
encomiabili eccezioni) che sono una sospensione della democrazia, esattamente
come è sospensione delle regole democratiche un governo non eletto, ma nominato
da un parlamento di non eletti ma nominati.
Al momento il mio voto alle
politiche è ibernato perché con questa legge elettorale e senza la possibilità
di dare preferenze non voterò, non mi interessa assolutamente rischiare di
mandare in parlamento un Calearo solo perché
piace tanto a un Veltroni qualunque, se la Democrazia è questa roba qui non mi
interessa, diventerò spettatore incazzato e rassegnato. Anche perché fino a pochi mesi fa si
osteggiava un governo ed ora si plaude ad un altro governo che fa scelte identiche a quello di prima.
Oggi qualcuno ci riprova, a
Firenze, il 28 aprile prossimo, ci sarà un incontro nazionale per un “Soggetto
Politico Nuovo” che parte dalle
considerazioni del manifesto per lo stesso soggetto: http://www.soggettopoliticonuovo.it/ che ha come primi firmatari: : Andrea Bagni, Paul Ginsborg, Claudio Giorno,
Chiara Giunti, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Nicoletta Pirotta, Marco Revelli,
Massimo Torelli, (Redattori del testo) Giuseppina Antolini, Danila Baldo,
Giuliana Beltrame, Piero Bevilacqua, Valter Bonan, Paolo Cacciari, Nicoletta
Cerrato, Adelaide Coletti, Emmanuele Curti, Sergio D’Angelo, Giuseppe De Marzo,
Gianna De Masi, Silvia Dradi, Luigi Ferrajoli, Dario Fracchia, Luciano Gallino,
Domenico Gattuso, Luca Giunti, Celeste Grossi, Danilo Lillia, Marinunzia
Maiorani, Teresa Masciopinto, Luca Nivarra, Leo Palmisano, Livio Pepino, Tonino
Perna, Riccardo Petrella, Anna Picciolini, Marina Pivetta, Sandro Plano, Chiara
Prascina, Corinna Preda, Giuliana Quattromini, Leana Quilici, Alessandro
Rampiconi, Domenico Rizzuti, Stefano Rodotà, Chiara Sasso, Enzo Scandurra,
Laura Tonoli, Mapi Trevisani, Vittorio Vasquez, Fulvio Vassallo Paleologo,
Guido Viale.
Il testo della mail per la
convocazione dell’assemblea di Firenze è il seguente:
A tutte e
tutti noi
che abbiamo
sottoscritto il Manifesto per un soggetto politico nuovo in
segno non solo di adesione ideale, ma di concreta disponibilità alla
partecipazione e all’impegno quotidiano.
Sabato 28
aprile 2012 ci
incontreremo a Firenze, come già annunciato, per un appuntamento
che non vuole né può essere semplicemente formale. Che intende essere e sarà di
lavoro. Non un Convegno, né una conferenza, ma un’Assemblea Aperta di
confronto e di organizzazione.
Nel
nostro Manifesto per un soggetto politico nuovo, l’aggettivo nuovo sta
dopo il sostantivo soggetto, non prima, a sottolineare che non
intendiamo dar vita semplicemente a un’altra entità politica (una tra le altre
– un altro protagonista marginale di una vita pubblica logorata) ma a qualcosa
di effettivamente nuovo, che rompa con la pratica prevalente e
instauri uno stile di relazione e di azione questo sì DIVERSO. Per questo il
modo con cui si svolgeranno i lavori nel nostro incontro è decisivo: dovremo
sperimentare un metodo per lavorare insieme democratico, partecipativo e
fattivo nello stesso tempo.
Vediamo ogni
giorno di più quanto la crisi dell’attuale sistema dei partiti vada
precipitando. L’ultimo sondaggio realizzato da Mannheimer per il “Corriere
della sera” ci dice che la fiducia dei cittadini nei confronti dei partiti è
scesa al minimo storico del 2 per cento. Quella nel Parlamento all’11 per cento
(solo un cittadino su dieci si fida del nostro massimo organo di rappresentanza
politica). E siamo una REPUBBLICA PARLAMENTARE! Ciò significa che la
separazione tra le attuali forme organizzate della politica e i cittadini sta
tirando giù la nostra democrazia. La crisi dei partiti si sta trasformando in
crisi di legittimazione del modello democratico.
Di questo a
Firenze soprattutto discuteremo: della crisi della nostra democrazia, dentro la
quale ci sono, in primo luogo, la crisi dei diritti sociali, la crisi del
lavoro (su cui, art. 1, si regge la Repubblica), la crisi del Welfare,
l’incessante distruzione ambientale come sacrificio all’altare della crescita,
le minacce costanti alla salute pubblica, la crescita smisurata delle
diseguaglianze e delle ingiustizie sociali, l’insostenibilità della
situazione economica, unificati, tuttavia, dal tema prioritario del “Che fare”
qui e ora. Di come spezzare la spirale della sfiducia e dell’inazione, e di
come segnare un punto di rimbalzo. Una linea di resistenza.
Questa passa
- l’abbiamo affermato a chiare lettere – attraverso il rifiuto della delega
della politica e della rappresentanza agli attuali partiti. E, quindi,
attraverso la costruzione di uno strumento costituzionale di
partecipazione della cittadinanza alla vita democratica del paese, che intende
essere protagonista non marginale né minoritario della lotta politica. Uno
strumento che – primo nel suo genere - non è esclusivo (non chiede ai suoi
aderenti il monopolio dell’appartenenza, ammette appartenenze politiche
plurime, polimorfe e molteplici, ma un’adesione di fondo a un comune stile di
comportamento politico, alla comune costruzione di un'alternativa secondo le
forme e i riferimenti valoriali indicati nel Manifesto). Ed è democratico nei
suoi assetti interni, orientati al rigoroso principio di legalità e a
un’assoluta trasparenza e condivisione dei processi decisionali.La forma del
nostro lavorare insieme sarà il nostro banco di prova, l'Assemblea aperta di
Firenze sarà solo il primo momento, necessariamente imperfetto e parziale, di
un percorso che dovrà vedere una progressione di partecipazione.
Dovremo
uscire da quella giornata con delle decisioni precise:
1
Dovremo decidere in primo luogo il nome che ci daremo. E farlo
attraverso un lavoro collettivo e partecipato: per questo ve ne proporremo
alcuni, altri vi preghiamo di farceli pervenire via mail (nome@soggettopoliticonuovo.it),
senza timidezza, lasciandovi un po’ andare, poi ne faremo un elenco e li
porteremo in votazione nel corso dell’Assemblea.
2
Dovremo valutare come (il perché lo sappiamo già benissimo) stare
dentro la battaglia in corso per i diritti del lavoro, e in particolare il
tentativo di liquidare, o di limitare, le garanzia dell’art.18. Con quali
iniziative, con quali strumenti, in modo da garantire le più ampie alleanze
sociali e culturali possibile a chi, come la FIOM, si batte in prima linea.
3
Dovremo affrontare il tema ispido delle elezioni e della
rappresentanza (non si può evitare, come è ben chiaro a chi va al voto a
queste amministrative). Naturalmente non abbiamo per nulla deciso se ci
candideremo alle politiche e con chi, perché, appunto, potremo deciderlo solo
col metodo democratico che ci stiamo dando, quando la questione sarà matura. Ma
di certo non potremo ignorare quella scadenza, per tante ragioni. In primo
luogo perché quanto avverrà in Italia nel 2013 avrà un effetto decisivo sul
destino della nostra democrazia e perché un’iniziativa come la nostra, che si
propone di mettere in campo una nuova soggettività e ambisce a cambiare la
politica nel nostro Paese, deve necessariamente confrontarsi con la questione
delle prossime elezioni politiche.
4
Dovremo iniziare a individuare insieme- a partire dagli incontri
territoriali che si svolgono in questi giorni- quadri di senso programmatici,
per l’altra Italia e l’altra Europa che vogliamo: su quali temi prioritari
impegnarci nell’elaborazione e nell’azione. Ponendo così le basi per un lavoro
sui contenuti che avrà come primo sbocco una due giorni da tenere a giugno, in
modalità partecipative ben articolate.
5
Dovremo strutturare la nostra presenza a rete nei territori, e
trovare una forma di coordinamento e di organizzazione, dando vita ad una
struttura non centralistica, ma neppure acefala. Cosa bella a dirsi, difficile
a farsi.
Naturalmente
sono invitati/e a partecipare all’Assemblea Aperta di Firenze – oltre a quanti
hanno già sottoscritto il Manifesto e ne condividono l’impegno – tutti coloro
che sono interessati alle posizioni e ai valori in esso contenuti, anche con
legittimi dubbi, perplessità o critiche da muovere su specifici passaggi o
all’intero impianto. Firenze vuole essere, per tutti/e costoro, uno “spazio
pubblico aperto”, di confronto, chiarimento e comune elaborazione.
In
moltissimi/e hanno scritto, in questi giorni, ponendo un’enorme quantità di
domande (segno non solo dell’interesse ma della voglia di protagonismo critico)
sul “soggetto politico nuovo” che è stato proposto nel Manifesto. Stiamo
elaborando una prima lista di sintetiche possibili risposte (di FAQ, per dirla
in linguaggio telematico, di Frequently Asked Questions) consultabile on line
sul sito (http://www.soggettopoliticonuovo.it ): dovrebbe servire per chiarire
preliminarmente, nel percorso verso Firenze, le questioni più semplici. Per
tutto quanto – e sarà tanto – resta da precisare, sarà la discussione pubblica
in Assemblea lo strumento naturale di elaborazione del discorso collettivo.
Per questa
ragione si cercherà di favorire la partecipazione più ampia possibile al dibattito,
stabilendo un tempo breve (non più di 7 minuti) pertutti gli interventi,
senza eccezioni.
Arrivederci
dunque a Firenze. E buon lavoro a tutte e tutti.
MANIFESTO
PER UN SOGGETTO POLITICO NUOVO
ABBIAMO
NECESSITA’ DI FINANZIARCI.
Da qui al 28
aprile ti invitiamo a contribuire tramite il sito internet o tramite
bonifico.
Utilizzeremo
il conto corrente dell’Associazione
PER UNA
SINISTRA UNITA E PLURALE RETE A SINISTRA
che si è
assunta la responsabilità delle spese dell’incontro.
Il 28
dovremmo costituire, scelto il nome, un’ASSOCIAZIONE di scopo che possa gestire
i nostri magrissimi conti.
TRASPARENZA:
Sul sito pubblicheremo i contributi ricevuti e copie dell’estratto conto.
Per i
bonifici: IBAN: IT52P0760102800000005426265
Denominazione/Ragione
Sociale (intestazione): Per Una Sinistra Unita E Plurale Rete A Sinistra
Causale:
SOGGETTO POLITICO NUOVO
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