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venerdì 22 novembre 2013

Napolitano ed altri e i rifiuti tossici.

Il verbale integrale dell'interrogatorio a Schiavone si trova a questo link: http://leg13.camera.it/_bicamerali/rifiuti/resoconti/Documento_unificato.pdf

Leggerlo è istruttivo, rimangono tuttavia inquietanti interrogativi, per esempio, il signor Giorgio Napolitano all'epoca era ministro degli interni, come mai secretò tutto quanto?  E i ministri degli interni che lo seguirono (Iervolino, Bianco, Scajola, Pisanu, Amato, Maroni, Cancellieri, Alfano) e i loro presidenti del Consiglio (Prodi, D'Alema, Berlusconi, Monti e Letta) perchè acconsentirono a nascondere tutto sotto una coltre di silenzio? Forse avevano il terrore che gli abitanti dei luoghi dove "fra vent'anni avranno tutti il cancro"  si rendessero conto della situazione e si inalberassero?  E i parlamentari progressisti hanno taciuto per disciplina di partito o che altro? Il vincolo di mandato non esiste (per fortuna) in Italia. Intanto la gente crepa di cancro.
E ancora, come scritto da qualche commentatore, quale differenza esiste fra il reato di tentato (o riuscito parzialmente) genocidio e quello dei tossico nocivi seppelliti ovunque? Chi secreta e tace è vittima, complice o che altro? Domande inquietanti veramente.  
Ci sono voluti i ragazzacci del cinque stelle a scoperchiare la pentolaccia. Succede con l'interrogatorio Schiavone, succederà oggi, 22 novembre 2013, per le documentazioni fotografiche relative alle campagne di Supersano, nel Salento leccese, Buccarella, senatore cinquetellato, ha pubblicato su facebook la notizia del ritrovamento di tale materiale in Senato. Ma non c'era una folta schiera di parlamentari salentini al lavoro in tutti questi anni? Oltre a cinguettare fra loro sulla linea del partito che altro facevano?
Peccato che il senatore sia in un partito guidato da personaggi strambi, altrimenti lo voterei!   

p.s. è stato pubblicata la mappa dei presunti rifiuti in Salento da Maurizio Buccarella all'indirizzo web:
http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/2013/11/rifiuti-tossici-e-crimine-in-puglia-il-m5s-diffonde-le-mappe-della-dda.html


giovedì 21 novembre 2013

Pronto chi parla? Vendola!!!!!

“Pronto chi parla?” E’ il tormentone della settimana! La telefonata di Vendola tiene  banco sul web, fra i commenti nei social network. I più feroci detrattori di Nichi sono le sinistre sedicenti antagoniste che non aspettavano altro che un passo falso per chiederne le dimissioni, cosa che, visti gli ammiccamenti e i sorrisini, ha un sapore di vendetta e di “io l’avevo detto...”, poi ci sono i giustificazionisti che si arrampicano sugli specchi dicendo che in realtà Vendola prendeva in giro Archinà, come il bimbo che insisteva che il bicchiere si era rovesciato da solo, era levitato e caduto, poi quelli che “non me lo aspettavo”, e altre mille sfumature. Il dato trasversale (tranne alla mezza dozzina di falcemartellisti duri e puri) è lo scoramento. In realtà è stato un colpaccio de Il Fatto, colpaccio nel senso più terra terra del termine, si voleva far passare quella risata per uno sberleffo ai morti per cancro, ascoltando si evince che così non è affatto. Rimane tuttavia un vulnus, per dirlo in italiano corrente, una emerita puttanata di Vendola. I rapporti che un presidente di regione deve tenere sono a 360 gradi, soprattutto quando la patata bollente si chiama ILVA ed è la maggiore industria dell’acciaio europea sia come fatturato che come occupazione. In questi ultimi mesi stanno venendo fuori anche, ahinoi, le porcate dei Riva: evasori fiscali, conti miliardari all'estero, società off shore che permettono di riciclare il maltolto ed altro ancora. Roba da fare invidia a Berlusconi! L’intervento della magistratura nei mesi scorsi ha aperto un dibattito a Taranto e non solo che sembrava, paradossalmente, mettere gli uni contro gli altri i fautori del posto di lavoro ad ogni costo contro quelli della salute pubblica e dell’ambiente. Quasi non si trattasse di istanze imprescindibili.  Lo stato, nei passati decenni, ha iper finanziato l’ILVA con iniezioni di denaro pubblico pari solo, forse, quelle date alla FIAT negli anni, mentre i Riva si arricchivano a dismisura.

mercoledì 20 novembre 2013

Lecce Capitale di cultura?


C’è stato dibattito sulla candidatura di Lecce a capitale della cultura 2019. Detrattori, sostenitori, indifferenti e via dicendo. In tutto questo parlare la città ha superato il primo step, nel 2014 ci sarà la sentenza definitiva. Forse è prematuro parlarne, tuttavia non è tempo perso, potremmo sintetizzare la discussione sul comprendere se la scelta è da rigettare tout court perchè arriva dalla maggioranza al governo della città, oppure se pensare al tutto come un’opportunità. Partiamo dalla considerazione che Lecce, al di là e oltre il suo valore aggiunto che richiama turisti nonostante scelte urbanistiche e politiche che sembrano volerla penalizzare, (cito le colate di plastica bianca in Piazza Sant’Oronzo, la mancanza di piste ciclabili, la mancata pedonalizzazione, una viabilità indecorosa per una città d’arte, parcheggi ovunque fin quasi sotto la colonna del Santo, marciapiedi in circonvallazione dove un passeggino non passa perchè sono troppo stretti, allagamenti nelle strade ad ogni temporale, ad esempio via Oberdan, provate a passarci a piedi durante un temporale, arriverete a casa bagnati fradici), e via dicendo. Troppe cose non funzionano nella città che è fra le più belle d’Europa. Questo detto rimangono i numeri citati nell’articolo di Quotidiano di Puglia (http://www.quotidianodipuglia.it/lecce/capitale_della_cultura_per_lecce_progetti_da_210_milioni_e_4700_posti_di_lavoro/notizie/360607.shtml). Son di un’importanza immensa per una città ed una provincia che soffrono una crisi epocale, cascate di quattrini da investire e di possibili posti di lavoro. Non è poco veramente!  Inutile dire che il ruolo della politica è assolutamente essenziale ed inevitabile, e quello dell’amministrazione imprescindibile, allora come ci si pone criticamente verso questa opportunità? Se le cose funzionassero come democrazia prevede e come intelligenza chiederebbe, ci si siederebbe attorno ad un tavolo, maggioranza, opposizione, associazioni culturali e del territorio, univesrsità ecc. e si farebbe il punto della situazione, si discuterebbe sul come fare una commissione  senza maggioranze precostituite, ma per competenze, una sorta di giunta esecutiva ed un consiglio “di amministrazione” che controlli nella più ampia trasparenza gli appalti, le scelte, le nomine, le assunzioni. Il tutto facendo sì che non si possa dire che tizio è stato assunto perchè cugino di caio e con un pacchettino di voti per sempronio.
Soprattutto, visto che si tratta di fare opere imponenti ed importanti, la commissione deve controllare che ogni mattone, ogni albero piantato, ogni piccolissima opera, dovrà avere una ricaduta futura per la città tutta. Magari recuperare invece di costruire, magari valorizzare anzichè abbattere. Mi torna in mente la svavillante Torino di Italia ’61, nel centenario dell’unità il capoluogo piemontese fece opere faraoniche, da palazzo Vela alla monorotaia e via dicendo. Un intero quartiere trasformato per quell’anno di festeggiamenti, miliardi spesi. Dopo il ’61 e per vent’anni tutto iniziò a decadere, inutilizzato, salvo poi utilizzarlo in buona parte per altri scopi. Questo non si deve ripetere assolutamente. La programmazione e la progettazione debbono essere al servizio della città e della provincia negli anni a venire. Questo e altri saranno i termini della discussione, e da qui occorre partire per comprendere se lasciar fare tutto quanto ad una parte sola osservando da fuori e criticando, oppure rendendosi protagonisti del combiamento (perchè di questo si tratta). Una bella scommessa ed un modo di lanciare non una sfida, piuttosto l’opportunità di cambiare il modo di concepire la politica stessa, l’amministrazione. Vediamo chi dirà no. Penso che lasciar fare dicendo che sono cose che non ci riguardano potrebbe essere un boomerang  se quesi quattrini verranno spesi male, dati in mano ai soliti noti, senza controlli sulla legalità e sulle spese, sono però pubblici, di tutti. In sostanza, Lecce è in ballo, se vincerà l’ultimo giro di danza si può avere l’opportunità di chiedere e pretendere una giusta collaborazione paritaria, o lasciar fare, offrendo ad altri la possibilità di progettare il futuro di tutti. Chi rinuncia a questa opportunità o la respinge, si assumerà tutte le responsabilità del caso.

Chissà forse sono sono pensieri in libertà, utopia, però ci si può pensare. 

martedì 19 novembre 2013

Al caffè Matteotti c'è Alessandro Amoruso

Ancora due giorni, fino al 20 novembre, c’è la possibilità di vedere la mostra di Alessandro Amoruso, giovanissimo artista di origini baresi presso il Caffè Matteotti, nella rassegna Artè. Sono disegni a penna, sono tratti, dettagli. Il particolare è reso in maniera quasi “maniacale”. Il ragazzo è giovanissimo ma ha “mestiere”, lo si vede anche in alcuni lavori ad olio che ho avuto la fortuna di vedere. Nei disegni c’è il fumetto, ci sono, come mi dice lui stesso, emozioni e sensazioni che arrivano da letture e ascolto di musica, un sottofondo che si percepisce in chi guarda. Ci sono atmosfere oniriche o talmente reali che pare di toccarle, di ricordarle perchè si sono già lette, ascoltate, viste da qualche parte, in qualche vita precedente, in qualche volo di fantasia. Abbiamo chiacchierato, davanti a un bicchiere di vino.


“Alessandro Amoruso, anni?”

“Sono del 91”

“Stai studiando?”

“Ho fatto il professionale di grafica, ora sono iscritto all'accademia qui a Lecce”

“Questi disegni stanno fra la grafica il fumetto e che altro?”

“Definiamole illustrazioni. Certo, arrivo dalla grafica, poi per passaggi successivi sono arrivato qui. Studio il dettaglio nel tratto, mi piace il particolare. Solitamente si cerca ul quadro generale nel quale inserire ogni sfumatura, ogni particolare. Mi piace dire che c’è un aspetto sociologico: l’insieme (la società) e il singolo. Quello che troviamo nei disegni lo vediamo anche nella realtà”

“L’ispirazione da dove arriva?”

“Uno in particolare (due uomini davanti ad un saloon n.d.r.) l’ho fatto quando avevo appena letto Steinbeck. Diciamo che le idee arrivano come flash, ascoltando musica, vedendo un film.”


“Il disegno è una meta o un passaggio?”

“Lo definirei passatempo. Mi succede di disegnare ascoltando lezioni o altro. Questi disegni li faccio d’impeto, con la tela invece è diverso, non mi definisco artista, devo ancora fare un pò di strada. Sono due anni che dipingo ad olio.”

“Hai fatto mostre, esposizioni e quali progetti per il futuro?”

“Qualche settimana fa con due amiche ho esposto a Monteroni, un mio pezzo è là. Per quanto riguarda il futuro sono aperto a tutto. Pensavo di inviare qualche disegno, scrivo racconti brevi. Leggo molto. La scrittura mi piace, è creatività come la pittura

In sostanza è un ragazzo che sta studiando il mondo come gira. In un'Italia allo scatafascio non è poco, non mi ha parlato di volersene andare anche se, come tutti i ragazzi, ne avrebbero mille e un motivo.

“Auguri”



lunedì 18 novembre 2013

Jannacci e Fo - Prete Liprando e il giudizio di Dio

Nel 1965 Enzo Jannacci e Dario Fo scrivono un pezzo memorabile su Liprando. Il prete a Milano che, per difendersi dall'accusa di simonia venne costretto dall'arcivescovo Grossolano a passare sui tizzoni ardenti.
Il sacerdote milanese si offrì volontario il giorno di Pasqua 1075 per battezzare i catecumeni imponendo il crisma di Erlembaldo. Erano anni difficili, di grandi tensioni. Il giovedì santo il capo dei patarini Erlembaldo rifiutò per la seconda volta l’olio crismale consacrato da preti che egli riteneva simoniaci. Anche i sacerdoti della cattedrale rifiutarono di celebrare i riti al di fuori dalla tradizione canonica. Erano tempi in cui Milano era al centro di lotte cruenti. I patarini si opponevano al concubinaggio. Alla fine i patarini vennero anche cacciati da Milano e Liprando, prete patarino, venne torturato e sfigurato al viso, perdendo naso e orecchie. 
(Fonte: http://www.olivomatto.it/2013/03/prete-liprando-lolio-crismale-pasqua-ed-enzo-jannacci/)

http://www.youtube.com/watch?v=J3DX_K1lZ5E

parlato): Landolfo, cronista del Millecento, ci ha tramandato le "Storie del Comune di Milano" fra cui questa del giudizio di Dio, protagonista prete Liprando. Noi abbiamo cercato di musicarla con un certo impegno, e la dedichiamo a tutti quelli - e sono tanti - che pur essendo testimoni di fatti importantissimi e determinanti dell'avvenire della civiltà, neanche se ne accorgono! 
Prete Liprando, ben visto dai poveri Cristi, 
andò dall'arcivescovo Agiosolano, in Sant'Ambrogio: 
"Sei ladro e simoniaco, - gli disse - 
venduto all'Imperatore, quel porco.." "Cus'ee?!? 
- disse l'Arcivescovo infuriato - 
Come ti permetti, prete? Sono ex-combattente; 
ho fatto la prima crociata, e anche la terza! 
(...la seconda no, perchè ero malato...) 
Prete Liprando rispose: "Lo so, più d'una città hai conquistata; 
lo so, più d'una città tu hai insanguinata; 
e adesso, Milano tu vuoi, incatenata, vederla prostrata!" 
"Liprando, a 'sto punto esigo il Giudizio di Dio: 
dovrai camminare sui carboni (s'intende, ardenti!); 
le fascine di legna, quaranta ("Quaranta?") 
s'intende, le pago io. 
Se tu non uscirai per niente arrostito, 
io me ne andrò dalla città solo e umiliato, 
e per giunta, appiedato! 
"Prete Liprando, domani, al calar del sole 
affronterà il Giudizio di Dio in Piazza Sant'Ambrogio!" 
Quaranta fascine furono ammucchiate in una catasta; 
la gente veniva fin da Venegòno e da Biandrate: 
"Indietro, su, non spingete, per Diana! 
C'è il fuoco, non lo vedete? " "Ma io non vedo niente; 
non vedo un'accidente! Son venuto da Como per niente!" 
"Tornate tutti a casa! Non se ne fa più niente! 
Il Papa, da Romas l'ha proibito: lo spettacolo è finito!" 
"Ed io lo faccio lo stesso! - disse prete Liprando - 
ma le fascine, quaranta!- io non ce le ho!..." 
...La gente portava le fascine fin da Biandrate; 
facevano un sacco di fumo: la gente tossiva, 
tossiva e piangeva, ma non si muoveva! 
Che popolo pio! Voleva vedere il Giudizio di Dio! 
"Eccolo là!... Liprando è già pronto..." "Dove l'e?" 
"L'è là in fondo... È pallido, ha paura!... 
Ha i piedi spogliati!... Che piedi lunghi!..." 
La brace è rossa, e rosse son tutte le facce... 
stan tutti con gli occhi sbarrati... 
"Anch'io li ho sbarrati, però non vedo niente!" 
È entrato in mezzo ai carboni senza guardare: 
è dentro, è tutto sudato, ma non è bruciato... 
due donne son svenute! Una ha partorito, 
ma in buona salute... 
"Dai, non spingete!" "...ma io non vedo niente!" 
"Ecco, è arrivato; Dio l'ha salvato!" 
"Gloria a Liprando, che Milano ha salvato!" 
"L'arcivescovo è scappato" ("Gloria a Liprando!") 
"L'avete veduto!" ("Gloria a Liprando!") 
"Il cavallo s'è impennato!..." ("Gloria a Liprando!") 
"Ecco, è cascato!..." ("Gloria a Liprando!") 
"S'è mezzo massacrato!" ("Gloria a Liprando!") 
"...e io non ho visto niente!" ("Gloria a Liprando!") 
"Non ho visto un accidente!" ("Gloria a Liprando!") 
"Son venuto da Como per niente! Per nienteeee! ("Gloria a Liprando!")