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sabato 9 novembre 2013

Sul riso

Oryza sativa, il riso, è originario di una regione estesa fra l’India e la Cina. Nell’Olocene cresceva una specie selvatica. Gradualmente gli uomini passarono dalla raccolta dei semi alla coltivazione. E’ comprovato da ricerche e studi che già 15000 anni fa il riso selvatico costituiva un importante alimento soprattutto in Vietnam, Cina, Corea e Thailandia. Le prime tracce di riso coltivato in Cina risalgono a 5000 anni fa.
Fu Alessandro Magno a far conoscere il riso in Europa ed in Italia. Nel mondo romano non veniva considerato alimento, piuttosto prodotto medico che , decotto, veniva somministrato ai clienti particolarmente ricchi. La coltivazione si estese in Egitto, da lì alla Spagna, quindi in Italia e ne resto d’Europa. In particolare nella pianura Padana, ricca di umidità ed acqua, in altre zone come Emilia, Toscana, Sicilia e Sardegna la produzione è decisamente minore. Oggi, nel solo vercellese, sono altre 3.000 gli ettari occupati nella produzione del riso.
L’Italia produce oltre 40 milioni di quintali di riso ed è il primo produttore europeo.
Nonostante questo dato siamo i consumatori meno costanti: . L’Italia è tra oi paesi europei con il consumo medio pro-capite più basso: 5,6 chili contro i 14,6 del Portogallo, i 6,3 della Spagna, i 5,7 dell’Austria. E nel 2009 i consumi interni di riso sono ulteriormente diminuiti di un -2,7%. La pasta è decisamente la regina della tavola italiana, vuoi per la facilità di cottura, vuoi per la sua duttilità. In particolare in meridione si consuma decisamente meno riso che a nord, cosa che per la pasta non succede in quanto il consumo è assolutamente omogeneo nella penisola.
Sulle tipologie si parla di oltre tremila varietà, qualcuno si spinge a contarne oltre 120.000, in Italia se ne coltivano circa 150.   Interessantissimo e molto italiano è la tipologia “acquerello” un carnaroli che viene trattato e conservato in modo da trattenere tutte le proprietà del riso integrale con l’agilità di cottura del riso bianco.
Nel mondo il riso costituisce l’alimento principale per oltre tre miliardi di persone.

Per sintetizzare, le specie di riso più diffuse da noi sono le seguenti:

Classificazione del riso

La normativa europea classifica il riso in tre gruppi sulla base della lunghezza del chicco e del rapporto tra lunghezza e larghezza:
a chicco tondo (riso comune)
a chicco medio (riso semifino e fino)
a chicco lungo (riso superfino) di tipo A e di tipo B.

In etichetta deve essere riportata la varietà del riso. Una buona conoscenza delle caratteristiche qualitative delle diverse varietà consente al consumatore e al cuoco di un ristorante una scelta ai fini di un impiego ottimale in cucina. Le più diffuse varietà sono le seguenti:


Originario, riso a chicco tondo, in grado di assorbire molta acqua in cottura, è indicato per minestre, dolci, arancini, crocchette, ecc.;

Padano, riso a chicco medio, colloso, indicato per minestre e timballi;

Vialone nano, riso a chicco medio pregiato, diffuso nelle province di Verona e Mantova, indicato per la preparazione di risotti;

Sant'Andrea, riso a chicco medio, adatto o numerose preparazioni;

Ribe, riso a chicco medio, caratterizzato da una buona consistenza dei chicchi indicato per ripieni, insalata di riso, contorni;

Roma, riso o chicco lungo di tipo A, dai chicchi ricchi di amilosio, ottimo per risotti, risi gratinati;

Baldo, riso a chicco lungo di tipo A, dai chicchi lunghi e grossi, dalla struttura compatto, adatto allo preparazione di risotti, timballi, insalate di riso;

Arborio, riso a chicco lungo di tipo 4, dai chicchi molto grandi e ricchi d'amido, permette uno buona mantecatura e si presta pertanto alla preparazione di risotti;

Carnaroli, riso a chicco lungo di tipo A di ottima qualità, ricchissimo di amilosio e molto consistente, tiene ottimamente la cottura ed è ideale per i risotti più raffinati;

Thaibonnet, riso a chicco lungo di tipo B, dai chicchi molto lunghi e grandi.

Per quanto riguarda le varietà esotiche, le più diffuse in Italia sono tre:


Basmati, originario dell'India e del Pakistan, ha un chicco lungo e affusolato, profumo di sandalo e sapore delicato. Predilige la cottura a vapore ed è ideale come contorno a secondi di carne e pesce;

Venere, originario della Cina, è famoso per il colore nero. Ricco di fibre e minerali (fosforo, calcio, ferro, zinco, selenio), cuocendo emana un aroma di sandalo e di pane. Ideale come contorno di carne e pesce;

Patna, originario della Thailandia, è il riso orientale per eccellenza, soprattutto nella versione parboiled, che dopo la cottura assume un aspetto soffice e ben sgranato. è ideale per la cottura in forno, le insalate, ripieni e sformati.

La legge prevede che varietà diverse non possono essere miscelate. L'impiego del riso in cucina dipende soprattutto dalla durezza del chicco. Il chicco si presenta lucido e quasi vitreo, con una macchietta bianca. Più grande è la macchia, più tenero è il riso e adatto per minestre e risotti. Più piccola è la macchia, più duro è il riso e più adotto per insalate e piatti al forno.


Altro discorso merita il riso parlboiled, ultimamente, ahinoi, molto diffuso. Di facile cottura, mantiene la consistenza nonostante lo si dimentichi sul fuoco. Si ottiene con un procedimento di messa in sottovuoto dei chicchi, quindi della loro immersione in acqua tiepida, infine in una precottura a vapore. Mantiene le qualità nutritive ma assume, a parer mio, una consistenza innaturale, per dirla in italiano, mi sembra di mangiare del polistirolo.

Integrale o bianco? Solitamente utilizziamo il riso bianco, di cottura più facile, occorre tuttavia tenere presente che durante il processo di lavorazione il riso perde quasi tutte le vitamine e con la sbiancatura "diminuisce" il suo apporto  proteico mentre rimane intatto il contenuto di sali minerali. Sarebbe meglio consumare il riso integrale, "non brillato" (cioè non sbiancato), poiché mantiene maggiormente intatte le sue proprietà nutrizionali ed il suo contenuto di fibra. Le proprietà nutritive variano di poco tra una qualità e l'altra di riso, mentre variano moltissimo il sapore e i tempi di cottura.

E non si può parlare di riso senza dire del lavoro nei campi delle mondine. Le mondariso facevano un lavoro infame, faticosissimo, sempre con i piedi nell'acqua e con la schiena curva per mondare il riso dalle erbacce infestanti, pagato la metà circa del lavoro degli uomini, tuttavia moltissime donne erano costrette, in Emilia, Veneto, Piemonte, Liguria, Toscana, a fare le stagioni. L’abbigliamento base era costituito da: calze in filanca, cappello a larga tesa, fazzoletto sul viso per ripararsi dalle zanzare e da altri fastidiosi insetti.
Queste situazioni hanno fatto si che le mondine si rendessero protagoniste di lotte epocali già dai primi anni del ‘900, famosissima è la lotta per le otto ore lavorative “se otto ore vi sembran poche, provate voi a lavorar...”

Lo sciopero delle mondine 17 maggio 1944


Dalla metà del maggio, nelle risaie locali, iniziano agitazioni che giungono a numerosi scioperi.
In aprile erano già stati costituiti i primi comitati di squadra e di gruppo delle mondine a Medicina, Molinella, Baricella, Malalbergo, San Pietro in Casale e Galliera. Intanto venivano stampati migliaia di manifestini che erano distribuiti nelle risaie della provincia; essi incitavano le mondine alla lotta per l’affermazione dei loro diritti contro gli schiavisti agrari protetti dai nazifascisti.
« Mondariso della pianura Bolognese! Esigete dai padroni profittatori l’immediata soddisfazione delle vostre assolute esigenze: Due coperture per bicicletta. Aumento dei salari fino a L. 6 d’ora più L. 10 di indennità di presenza. Corresponsione di Kg. 4 di riso per ogni giornata di lavoro. Colazione al mattino e minestra a mezzogiorno a carico dei padroni. Se non otterrete soddisfazione Scioperate. Il Comitato delle Mondariso».
La scintilla scocca a Medicina. Il lunedì 15 maggio iniziano lo sciopero cinquecento mondine, che si astengono dal lavoro anche nei giorni successivi. Nei giorni 19 e 20 maggio, il numero delle scioperanti diventa milleduecento coinvolgendo le piane di risaia da mondare. I proprietari di risaie, sotto la pressione, contrattano e concordano nuove condizioni.
Le conquiste realizzate dalle mondine medicinesi non sono quelle rivendicate ma, nel loro complesso, ottengono: duecentocinquanta grammi di pane in più della normale razione, due chilogrammi di riso in natura per giornata di lavoro, una minestra a mezzogiorno, quaranta grammi giornalieri di marmellata, la distribuzione di circa seicento coperture per bicicletta e impegno per nuove distribuzioni di coperture nonché un taglio di vestito.
Il 19 maggio i braccianti del comune di Ravenna e di Conselice iniziano un’agitazione per avere nuovi salari per la falciatura dei fieni. Di fronte alla minaccia dei lavoratori di scendere in sciopero qualora non siano accolte le richieste, gli agrari cedono.
A Ravenna accettano di corrispondere duecento lire giornaliere per la falciatura e centocinquanta lire per il pagliaio. A Conselice i braccianti strappano quindici lire orarie per i lavori ordinari e trenta lire all’ora per la falciatura, nonché centocinquanta lire giornaliere per il pagliaio. Gli agrari si oppongono invece alle richieste delle braccianti ravennati di avere quindici lire orarie.
Le lavoratrici, allora, iniziano immediatamente uno sciopero che si protrae per tre giorni, il 19 ed anche il 20 e il 22, finché non ottengono quanto richiesto. Visti i successi raggiunti, il comitato segreto d’agitazione dei braccianti, in accordo con il comitato di liberazione nazionale, lancia un apposito volantino per la effettuazione di scioperi onde ottenere « la concessione di gomme per biciclette e per l’aumento delle razioni di grassi e di carne ».
Lo sciopero si effettua con una buona partecipazione nei giorni dal 23 al 25 compresi. A Mezzano di Ravenna i braccianti vi partecipano in massa il 24. Nello stesso giorno a Santerno di Ravenna, un gruppo di fabbri e di meccanici si astiene dal lavoro. Il 25 maggio nelle frazioni di Ravenna, San Pietro in Vincoli, Santo Stefano, Mezzano, Carraie, Sant’Alberto e Savarna, tutti i braccianti non intraprendono il lavoro.
La forte agitazione, tuttavia, non consegue tutti i risultati possibili perché — afferma una relazione critica — non è continuata oltre i tre giorni fino a piegare « i padroni, i dirigenti delle cooperative, i nazi-fascisti … se volevano che il fieno si salvasse ».
Come la stampa clandestina diede la notizia dello sciopero.
Fronte operaio
LO SCIOPERO DELLE MONDINE
Le mondine della Bassa Bolognese si sono messe in isciopero. Le lavoratricidi Molinella, di Medicina, della Selva, di Malalbergo, di Altedo hanno abbandonato i campi per nove giorni e non sono valsi i soprusi, le violenze, gli arresti a farle recedere dalla lotta, che è continuata serrata, decisa, con una compattezza ammirevole, fino alla vittoria assoluta.Le mondine hanno vinto!
Non ci sono state transazioni e nonostante che gli agrari fascisti, ancora per un’ultima volta, siano ricorsi ai vecchi arnesi costituenti le forze che hanno sempre espresso il terrorismo che brutalmente ha imperversato in questi lunghi anni di oppressione, nonostante si sia ricorso ancora alla violenza, ai tentativi di ricatto, a minaccie di soppressione, lo sciopero è continuato e ha rivelato una espressione così alta di solidarietà di classe, quale da molti anni non ci era dato più di vedere.
Perché, quando le mondine di Medicina avendo avute riconosciute dagli agrari tutte le rivendicazioni per le quali erano scese in isciopero, ritornando nei campi, venivano a sapere che una quindicina delle loro compagne di Molinella erano state arrestate durante l’agitazione, abbandonavano nuovamente compatte il lavoro, dichiarando che non lo avrebbero ripreso se non quando le loro compagne fossero state rilasciate. E le donne di Molinella vennero rimesse in libertà, se si volle che le valorose mondine di Medicina riprendessero il lavoro.
E vanno ricordate anche le brave lavoratrici del ferrarese che, chiamate e trascinate dagli agrari e dagli squadristi di quella zona — che sono tra le più canaglie e i peggiori delinquenti che il fascismo agrario abbia potuto esprimere — per sostituire nel lavoro le masse scioperanti, decisamente vi si rifiutarono, e ritornarono ai loro paesi attraversando Molinella cantando e manifestando tutta la loro solidarietà colle compagne in lotta.
Lo sciopero, deciso dalle mondine e sostenuto da un Comitato di unità sindacale, è stato organizzato e si è svolto, trascurando i sindacati fascisti, che le lavoratrici  della Bassa hanno voluto completamente ignorare, in quanto le esperienze di questi lunghi anni avevano loro dimostrato come tali organismi fascisti abbiano sempre servito gli agrari, opponendosi od ostacolando sistematicamente qualsiasi umana ed economica rivendicazione dai lavoratori affacciate. E gli agrari della zona, hanno dovuto subire la volontà delle masse scioperanti, sanzionando, con la loro accettazione, l’esclusione dei Sindacati fascisti da tutte le trattazioni svoltesi.
Vittoria, questa, morale e politica, della cui importanza debbono trarre insegnamento tutte le altre categorie di lavoratori, che tanta fermezza, talvolta, non hanno saputo dimostrare. L’agitazione ha viste schierate, colla stessa risolutezza nella lotta, le vecchie mondine le cui carni logorate dal sole e dal fango delle marcite, segnano, marcate sulle dure facce, le rughe profonde, quali distintivi di vecchie battaglie combattute, e le giovani che, dalle tradizioni gloriose delle anziane, hanno saputo trarre insegnamento per conquistarsi, colla prova coraggiosamente vinta, il merito e l’orgoglio d’essere le degne continuatoci di quelle masse lavoratrici per cui la Bassa Bolognese è sempre risultata essere stata l’avanguardia di tutto il proletariato rurale, nelle battaglie civili per il riscatto della classe contadina dal servaggio degli agrari.
E colla stessa sensibilità politica che queste donne hanno saputo dimostrare nell’imporre e nel condurre lo sciopero, strappata la vittoria, sono ritornate al lavoro, conscie della importanza che nel quadro della più grande battaglia, che tutto il popolo italiano combatte contro i residui del fascismo e contro i tedeschi, ha la conservazione della produzione agricola per la resistenza e per la più  grande vittoria. Così che il ritorno al lavoro per le mondine rappresenta la partecipazione diretta alla guerra per la liberazione di tutto il proletariato italiano.
Quest’oggi si richiede da loro che i prodotti della terra, che esse lavorano con tanta fatica, siano preservati per il popolo e per tutti i combattenti della liberazione. Domani, invece, queste veterane e queste giovani lavoratrici, orgoglio e vanto di una generazione di classe che si voleva spenta, ma che è più viva che mai, ove gli avvenimenti lo richiedano — e così sarà certamente — ridiscenderanno incolonnate e decise per battersi ancora, fianco a fianco, con tutti i nostri combattenti, fino alla definitiva liberazione, fino al trionfo di tutto i proletariato, contro le forze della reazione schiavista e del militarismo hitleriano.
La pseudo autorità provinciale fascista ha disposto che il grano del prossimo raccolto in ragione di due quintali per persona, venga distribuito a tutte le categorie della popolazione. L’agitazione a questo proposito iniziata dal Partito Socialista di Unità Proletaria con un manifesto al popolo bolognese e sorretta dalla pubblica opinione ha conseguito una piena vittoria.
Esempio fulgido degli effetti sicuri che la solidarietà raggiunge contro qualsiasi opposizione, monito a chi si ostina a respingere la volontà popolare, garanzia per la lotta di domani contro l’oppressione tedesca e fascista.
CRONACA DELLE MONDINE
A Medicina le mondine, in numero circa 1200, hanno scioperato per una settimana intera imponendo una serie di importanti rivendicazioni fra cui: la distribuzione di 600 coperture per biciclette, la colazione al mattino con 250 gr. di pane e 40 di marmellata, la minestra a mezzogiorno, la costruzione di rifugi antischegge e impianto di sirene sui luoghi di lavoro. Le mondine medicinesi continuano compatte e decise la loro lotta. Brave le mondine medicinesi! continuino con volontà la lotta, avranno soddisfazione.
A Molinella le mondine hanno imposto ai padroni la distribuzione di un piatto di minestra a mezzogiorno e 250 gr. di pane a spese dei padroni. Successivamente hanno scioperato per un giorno intero imponendo ai padroni il pagamento perduto per l’allarme. Bene mondine molinellesi! come siete riuscite a strappare dalle mani sporche dei padroni il pagamento delle ore d’allarme, così riuscirete ad imporre tutte le vostre giuste richieste. Siate unite in un sol blocco per la rivendicazione dei vostri diritti.

Alcuni canti delle mondine: Se non ci conoscete http://vimeo.com/33711102
Saluteremo il signor padrone https://www.youtube.com/watch?v=QDF2ZL6lpYg
Se otto ore vi sembran poche: https://www.youtube.com/watch?v=eB4lhem-biU



Fonti:



Nei prossimi giorni cercheremo qualche ricetta per risotti.

venerdì 8 novembre 2013

Leggendo Einstein

In questi giorni, leggendo come funzionano le cose in Italia, nel mondo della politica in particolare, non penso si possa scrivere di più e meglio di quanto disse Albert Einstein:
"La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. In questo caso, abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c’è niente che funziona… e nessuno sa il perché!”

giovedì 7 novembre 2013

Ionèsco era un dilettante confronto ai nostri politici


Da: La Cantatrice Calva di Eugene Ionèsco

SCENA QUARTA
Gli stessi, meno Mary.
 La  signora  e  il signor MARTIN  seggono  l'uno  in
faccia    all'altra,   senza   parlare,    sorridono
timidamente.  Il  dialogo  che  segue  deve   essere
recitato  con  voce strascicata, monotona,  un  poco
cantante e assolutamente priva di sfumature.
 
 
SIGNOR   MARTIN     Mi  scusi, signora, non vorrei sbagliare, ma  mi
                              pare di averla già incontrata da qualche parte.
SIGNORA MARTIN      Anche a me , signore, pare di averla  incontrata
                               da qualche parte.
SIGNOR   MARTIN     Non  lavrò,  signora, per  caso  intravista  a
                              Manchester?
SIGNORA  MARTIN     Potrebbe  darsi. Io sono nativa  di  Manchester!
                               Tuttavia  non ricordo bene, signore; non  potrei
                               dire se è lì che l'ho vista, o no!
SIGNOR MARTIN       Dio mio, è veramente curioso!...Sta di fatto che
                               io,  signora  , ho  lasciato  Manchester   circa
                               cinque settimane fa.
SIGNORA   MARTIN    Veramente    curioso!   Bizzarra    coincidenza!
                               Anch'io,  signore ho lasciato  Manchester  circa
                               cinque settimane fa.
SIGNOR  MARTIN      Io  ho  preso il treno delle otto  e  mezzo  del
                              mattino, quello che arriva a Londra a un  quarto
                              alle  cinque, signora.
SIGNORA   MARTIN    Veramente    curioso,    veramente     bizzarro!
                    Incredibile  coincidenza! Io ho preso lo  stesso
                    treno, signore!
SIGNOR  MARTIN      Dio  mio, veramente curioso! Non potrebbe  darsi
 allora, signora, che io l'abbia vista in treno?
SIGNORA   MARTIN    E'  possibile, verosimile e plausibile,  e  dopo
                    tutto,  perché no?..Io però non me  ne  ricordo,
                    signore!
SIGNOR  MARTIN      Io  viaggiavo  in seconda classe,  signora.   In
                    Inghilterra  non  esiste seconda classe,  ma  io
                    viaggiavo ugualmente in seconda classe.
SIGNORA   MARTIN    Veramente    bizzarro!    Veramente     curioso!
                    Incredibile  circostanza! Anch'io  viaggiavo  in
                    seconda classe!
SIGNOR  MARTIN      Veramente   curioso!  Noi   possiamo   benissimo
                    esserci  incontrati  in  seconda  classe,   cara
                    signora!
SIGNORA  MARTIN     La cosa è possibile e persino verosimile. Ma  io
                    non ne ho un ricordo chiaro, caro signore!
SIGNOR  MARTIN      Il  mio posto era nel vagone numero otto,  sesto
                    scompartimento, signora!
SIGNORA MARTIN      Curioso!  Anche  il  mio posto  era  nel  vagone
                    numero otto, sesto scompartimento, caro signore!
SIGNOR MARTIN       Veramente   curiosa  questa   coincidenza!   Non
                    potrebbe darsi, cara signora che noi ci siamo
                    incontrati nel sesto scompartimento?
SIGNORA   MARTIN    Dopo  tutto, è estremamente possibile!  Io  però
                    non me ne ricordo, caro signore.
SIGNOR MARTIN       A dire il vero, cara signora, non me ne  ricordo
                    neppure  io,  ciò non toglie però  che  possiamo
                    esserci visti proprio lì: anzi più ci penso, più
                    la cosa mi pare possibile.
SIGNORA MARTIN      Oh! Certamente, signore, certamente.
SIGNOR  MARTIN      Comè  curioso... Io avevo il posto numero  tre,
                   vicino alla finestra, cara signora.
SIGNORA  MARTIN     Oh, mio Dio, comè curioso e comè bizzarro:  io
                    avevo il posto numero sei, vicino alla finestra,
                    in faccia  a lei, caro signore!
SIGNOR MARTIN       Oh,  mio  Dio,  che  curiosa  coincidenza!   Noi
                    eravamo dunque faccia a faccia, cara signora. E'
                    certamente lì che ci siamo visti!
SIGNORA  MARTIN     Veramente  curioso!  La cosa è possibile, ma  io
                    non me ne ricordo, caro signore!
 
SIGNOR  MARTIN      A  vero  dire, cara signora, non me  ne  ricordo
                    neppure  io.  Tuttavia è possibilissimo che  noi
                    ci siamo visti in quell'occasione.
SIGNORA MARTIN      E' vero, ma non ne sono completamente sicura.
 
SIGNOR  MARTIN      Non  è lei, cara signora, la signora che  mi  ha
                    pregato di metterle la valigia sulla reticella e
                    che dopo mi ha ringraziato e permesso di fumare?
SIGNORA  MARTIN     Ma sì, dovrei proprio essere io, signore!  Comè
                    curiosa,   curiosissimamente   curiosa    questa
                    coincidenza!
 
SIGNOR  MARTIN      Che curiosa e bizzarra coincidenza! Non le pare,
                    signora, che noi potremmo esserci conosciuti  in
                    quel momento?
SIGNORA   MARTIN    Oh!  E' certamente una curiosa  circostanza.  E'
                    possibile,  caro signore! Tuttavia non credo  di
                    ricordarmene.
SIGNOR MARTIN       Neppure io, signora.
 
Un momento di silenzio. La pendola suona due  colpi,
poi un colpo.
 
SIGNOR  MARTIN      Dal  mio  arrivo  a  Londra  io  abito  in   via
                    Bronfield, cara signora.
SIGNORA MARTIN      Quantè curioso, quantè bizzarro!  Anch'io  dal
                  mio arrivo a Londra abito in via Bronfield, caro
                    signore.
SIGNOR  MARTIN      Curioso! Ma allora, allora noi possiamo  esserci
                    incontrati in Via Bronfield, cara signora.
SIGNORA  MARTIN     Oh,  quantè  curioso e quantè  bizzarro  tutto
                    ciò! E davvero possibile, se ci si pensa, ma  io
                    non me ne ricordo, caro signore.
SIGNOR MARTIN       Io abito al numero 19 , cara signora.
SIGNORA  MARTIN     Comè curioso! Anch'io abito al numero 19,  caro
                    signore.
SIGNOR MARTIN       Ma   allora,  allora,  allora,  allora  che   ne
                    direbbe, cara signora, se ci fossimo  incontrati
                    in quella casa?
SIGNORA  MARTIN     E' possibile  , ma io non me ne ricordo,  caro
                    signore.
SIGNOR MARTIN       Il mio appartamento è al quinto piano, il numero
                    8, cara signora.
 
SIGNORA  MARTIN     Oh!  Comè  curiosa, comè bizzarra, Dio  mio,
                    questa  coincidenza! Anch'io abito al  quinto
                    piano,   nell'appartamento  numero  8,   caro
                    signore!
SIGNOR MARTIN       (sognante)       Curiosa,       curiosissima,
                    incredibilmente  curiosa circostanza!   Nella
                    mia  camera  da letto c
è un  letto.  Il  mio
                    letto  è coperto da un piumino verde.  Questa
                    camera,  con  il suo letto e il  suo  piumino
                    verde  si trova in fondo al corridoio tra  il
                    water e la biblioteca, cara signora.
SIGNORA  MARTIN     Quale coincidenza, gran Dio, quale  coincidenza!
                    La  mia  camera  da letto ha  un  letto  con  un
                    piumino  verde e si trova in fondo al  corridoio
                    tra la biblioteca, caro signore, e il water!
SIGNOR  MARTIN      Quantè  bizzarro, curioso e strano!  Mi
                    lasci dunque dire, cara signora, che noi abitiamo
                    nella  medesima  camera  e  che  dormiamo  nello
                    stesso  letto, cara signora. E' forse lì che  ci
                    siamo incontrati!
SIGNORA  MARTIN     Oh!   La  curiosa  coincidenza!   E'   veramente
                    possibile  che sia lì che ci siamo incontrati  e
                    potrebbe  persino darsi la scorsa notte.  Ma  io
                    non me ne ricordo, caro signore!
SIGNOR  MARTIN      Io ho una figlioletta e questa figlioletta abita
                    con  me,  cara signora. Essa ha due  anni  ed  è
                    bionda, ha un occhio bianco e uno rosso, è molto
                    graziosa e si chiama Alice, cara signora.
SIGNORA MARTIN      Bizzarra    coincidenza!    Anch'io    ho    una
                  figlioletta,  essa pure ha due anni,  un  occhio
                    bianco e uno rosso, è molto graziosa e si chiama
                    Alice, caro signore!
SIGNOR  MARTIN      (sempre con voce strascicata e monotona) Curiosa
                    e bizzarra coincidenza! Forse è la stessa,  cara
                    signora!
SIGNORA MARTIN      Curiosissimo! E' davvero possibile, caro signore
 
 Lungo silenzio... La pendola batte ventinove colpi.

SIGNOR MARTIN       (dopo   aver  lungamente  riflettuto,  si   alza
                    lentamente  e  senza fretta si dirige  verso  la
                    signora  MARTIN,  la  quale,  stupita  dall'aria
                    solenne del marito, si è alzata pure lei,  molto
                    tranquillamente; il signor MARTIN con la  solita
                    voce  fiacca, vagamente cantante)   Allora  cara
                    signora,  io credo che non vi siano  più  dubbi,
                    noi ci siamo già visti e lei è la mia  legittima
                    sposa... Elisabetta ti ho ritrovata!


Leggere questa stupenda commedia e pensare di essere in un talk televisivo è un tutt’uno. Proprio come i politici che hanno governato assieme per vent’anni improvvisamente non si riconoscano più nel presente e nel passato e si rinfacciano a vicenda le cose non fatte. La commedia degli equivoci. Che dilettante Ionèsco, pensava di scrivere cose surreali...

mercoledì 6 novembre 2013

Un fachiro al cinema - Paolo Conte



Mi sono perso un film
Perchè nel cinema
Tre file avanti, c' eri tu
Passasse il sole lontanamente da qui
Sopra le nebbie dell'arte! Io qui,
Come un fachiro mi stiro e rigiro,
E mi storco e contorco.
Ti guardo e non guardo più
Mi sono perso un film
Proprio in un cinema
Han dato un altro film per me
Hello

martedì 5 novembre 2013

L'Italia che spezza il cuore (e le speranze)

E lo fa andando a fondo per inerzia, conosce i suoi problemi ed ha una politica che si è arresa alla stupidità. In particolare l’autore dell’articolo, per citare un simbolo della mancanza di capacità di orientamento, cita i segnali stradali ricoperti e nascosti da frasche e rami. Scommetto che non è mai stato in Salento quel giornalista, altrimenti sarebbe arrivato sull'orlo del suicidio. Un incrocio a tre strade con tre stop (succede a Vignacastrisi e a Seclì), nessuno ha la precedenza. Roba che solo una grande coalizione può salvare.
Già, perchè la culla dell’arte, il bel paese, il patrimonio dell’umantià stracolmo di opere immense, città che dovrebbero (il condizionale corre d’obbligo) essere salotti, penso a Firenze, Lecce, Pisa, Venezia, Genova, Torino e ancora e ancora, questo paese è una Costa Concordia governata da tanti piccoli Schettino che stanno a palpare il culo alla biondina di turno mentre gli scolgi incombono. Paese di ladri, come altro definire chi costruì le new town (ma la lingua dove il si suona perchè non è utilizzata?)   rubò e fece levitare i prezzi? Lo dice la relazione del commissario europeo venuto a verificare:

Ogni appartamento è costato il 158 per cento in più del valore di mercato, il 42 per cento degli edifici è stato realizzato con i soldi dei contribuenti europei (e non con quelli del governo italiano, come ha sempre sostenuto l’ex premier Silvio Berlusconi), solo il calcestruzzo è stato pagato 4 milioni di euro in più del previsto. E 21 milioni in più i pilastri dei palazzi. Cifre ufficiali della Corte dei Conti europea, tutte richiamate nel report di Søndergaard. Dove si censura il silenzio dell’Europa che è stata a guardare mentre qui si sperperava, dove si «deplora » l’invio di dati «apparentemente non corretti» trasmessi a Bruxelles dal Dipartimento della Protezione Civile, dove si elenca minuziosamente tutto ciò che lui stesso ha riscontrato nelle sue missioni. Su prefabbricati, acciaio, ammortizzatori sismici, bagni chimici, contratti a imprese. Sempre oltre icosti preventivati, soprattutto quelli fissati dai «manuali». E anche di tanto”. (fonte: http://giacomosalerno.com/2013/11/04/laquila-1-arriva-il-dossier-di-bruxelles-sprechi-e-infiltrazioni-mafiose-attilio-bolzoni/)

E soprattutto dove lavorarono, è acclarato, imprese legate alle mafie. Questo è un paese normale o spezza il cuore?
E potremmo proseguire e ritrovarci ancora e ancora in incroci senza alcun diritto di precedenza, neppure per la cultura. Una nazione che taglia le spese per l’istruzione cos'è se non criminalmente colpevole del suo declino? 
"Un Paese che distrugge la sua scuola, non lo fa mai per i soldi o perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi.  Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere, hanno solo da perdere" Diceva Italo Calvino.

 Eppure che facciamo nel bel paese? Discutiamo per quattro lunghissimi mesi se un fuorilegge può rimanere in senato o deve tornare dal suo stalliere.
Quale sia la ricetta per uscirne non è facile dire, le industrie vengono comprate a prezzi di saldo, l’ultima in ordine di tempo, Alitalia, prossima ventura alla distruzione, è la stessa che qualcuno (lo stesso che diede lavoro alle mafie a l’Aquila) volle “vendere” ai suoi sodali, tenendo i debiti per i contribuenti tutti e lasciando agli acquirenti il meglio. Neppure a queste condizioni ci sono riusciti. Capitalismo accattone, altro che saggi investitori, altro che manager. Spezza il cuore veramente tutto ciò. Spezza il cuore dover dire ai ragazzi di andarsene altrove se vogliono avere una possibilità. Siamo il paese che inventò l’elicottero, il computer, i pannelli solari. Siamo il paese di Pompei. I primi li abbiamo lasciati fare ad altri, Pompei che non potevamo contrabbandare fuori, la facciamo decadere. Fino a quando permetteremo tutto ciò? Fino a quando continueremo ad accettare che un parlamento di incapaci non faccia uno straccio di legge elettorale nonostante le promesse fatte da almeno tre campagne elettorali? Accendi il TG e il dibattito è sul partito sedicente progressista che regala tessere per le correnti interne. Come succedeva negli anni ’70 e ’80. In perfetto stile Fanfani e Gava. Perchè dovrei votare alla primarie di questi qui? Siamo il paese dove cambia tutto perchè nulla cambi, succede con le mafie, succede con la politica.   


lunedì 4 novembre 2013

Rifiuti tossici e mafie

Al link http://www.vocepertutti.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=947%3Acampania-ecco-alcune-aziende-che-hanno-sversato-rifiuti-tossici&Itemid=63 troviamo un primo ed assolutamente provvisorio elenco di aziende dedite allo smaltimento illegale di rifiuti tossico nocivi. Oggi escono le dichiarazioni di vari pentiti che ammettono dove, come e quando hanno seppellito fusti e altre porcate, ultimamente è stata desecretata quella di Schiavone che disse alla commissione antimafia quel che conosceva, aggiungendo “entro vent'anni là moriranno tutti per cancro”. La politica si prese la briga di segretare tutto quanto. Forse perché il popolo deve rimanere bue. Da Napoli al Salento il meridione è stracolmo di rifiuti interrati che provocano cancro. E’ infatti conclamato l’aumento di tumori in terra salentina, come evidenziano ricerche e dati. Anche un pentito della Sacra Corona Unita ha dichiarato di essere stato autore di seppellimenti in zona Casarano.
Neppure le proteste delle popolazioni della terra dei fuochi sono state ascoltate, è stato necessaria la pubblicazione delle rivelazioni Schiavone per creare un “minimo” scandalo.    
Le parole del camorrista pentito le troviamo al ink: https://www.dropbox.com/s/2bgys8sh51jfprn/schiavone.pdf

Una prima domanda: perchè il deputato Gianfranco Saraca (UDEUR), i Senatori Giovanni Lubrano Di Ricco (Verdi, l’Ulivo), Roberto Napoli (UDEUR) e Giuseppe Specchia (AN), presenti all'interrogatorio Schiavone  hanno deciso di segretare tutto? Ministro degli interni era tal Napolitano Giorgio. 

Dall'elenco pubblicato da “voce per tutti” si evince che i tossico nocivi arrivavano da tutte fabbriche del nord, compresa l’ACNA di Cengio, già tristemente nota alle cronache sanitarie piemontesi. Leggere e memorizzare quell'elenco è istruttivo. Insegna come certo capitalismo non guarda in faccia a nessuno, come per quei signori e per le mafie sia importante solo ed esclusivamente il guadagno. In estrema sintesi, si impara come siano identici esecutori e mandanti, stessa vis mafiosa. Per avere un termine di misura possiamo dire che un fusto interrato al sud costava al mafioso dirigente dell’ACNA, la somma oggi quantificabile in 500 euro, contro i 2000 euro dello smaltimento legale. A questo punto chi è più mafioso di chi?
Ancora stiamo ad ascoltare gli eredi di Renzo Bossi che dicono che il meridione è una palla al piede? La mafia al nord esiste da sempre, perchè questi sono comportamenti mafiosi a tutto tondo. A dimostrazione dei comportamenti collusi e vili cito i cinque ammazzamenti dell’ultimo mese a Milano e nel suo hinterland, dove edilizia, molti centri commerciali, sale gioco, compro oro, movimento terra, finanziarie ecc. senza generalizzare, per carità, ci sono anche finanziarie non mafiose, compro oro non collusi, però esiste una zona grigia che passa attraverso alcune di quelle attività,  sono la linfa che nutre le mafie. A fronte delle sparatorie milanesi la risposta è stato il silenzio, come silenziosi sono i taglieggiati. A nord come e forse peggio che a sud. Peggio perchè si continua a dire da molte parti che la mafia non riguarda il nord. Peggio perchè i rifiuti
ph:http://www.showfarm.com/web/tualet/archiviostrisce/sfblog/000007200804281/Bacioterapia
maledetti provengono dal profondo nord.
Altro capitolo è la politica. Quando finalmente venne chiusa l’ACNA di Cengio che colorava ogni giorno di tinte diverse il Torrente Bormida, ci fu la bonifica. Chi, come, e dove si bonificò? A chi vennero affidati i fanghi da smaltire? Chi pagò e chi prese mazzette per non vedere? E ancora, nei comuni dove si sono seppelliti tossico nocivi in meridione come in settentrione, gli amministratori mai si accorsero di centinaia di camion che vagavano la notte per le campagne? Chi prese mazzette per non vedere?
Perchè è stato ammazzato il consigliere comunale di Ugento Peppino Basile che denunciava movimenti strani?
L’impressione è che ci siano collusioni talmente ampie da sembrare invincibili, la certezza rimane invece che a crepare di cancro siano i cittadini tutti. Chi mangia i pomodori distribuiti a livello nazionale? Chi i pesci pescati nello stesso mare dove le mafie affondavano navi cariche di fusti? E le mozzarelle di bufala campane da dove arrivano? Quale erba brucano le bufale? Quella delle cave riempite e ricoperte forse? E ancora, sotto le autostrade del nord, nelle fondamenta delle nuove costruzioni per l’expo, sotto i grandi centri commerciali, cosa c’è? Chi si è occupato del movimento terra? E’ un caso che la camorra e la ‘ndrangheta in Emilia, in Lombardia, Piemonte e Liguria si occupassero proprio di quel settore? Chi fa buche e poi deve riempirle, cosa ci mette dentro? Chi controlla?
E ancora una domanda sorge spontanea: come può rimanere in Senato un ex premier che aveva alle sue dipendenze il signor Mangano poi condannato per mafia? E’ possibile tollerare questi intrecci senza che neppure un piccolo sospetto sorga? E come mai nessuno si sente in dovere di dimettersi e di lasciare il posto a persone senza sospetti? 

   

domenica 3 novembre 2013

Il PD di Gava?

Negli anni ’70 la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista, al nord, facevano tesserare immigrati meridionali promettendo lavoro, una tessera un voto (ricordate? "Una testa un voto" di veltroniana memoria), i congressi si vincevano così, ben lo sapeva Antonio Gava che arrivò ad  “amministrare” il 35% delle tessere della balena bianca. Queste cose finiscono con la seconda repubblica, si pensò. Fatale errore di valutazione, basta vedere quel che succede nel PD del congresso degli eredi della DC e del PCI .
Due militanti romani all’ospedale per le botte che si sono rifilati,   a Torino il senatore Esposito parla di compravendita di tessere fuori dalle sezioni, neppure fosse il mercatino rionale, ad Asti i neo tesserati sono in maggioranza albanesi. Per carità, nulla contro gli albanesi, però che non ci sia uno straccio di astigiano a comprare la possibilità di votare il segretario? E ancora a Milano, Roma, Firenze, Rovigo, Napoli e via dicendo, dal profondo nord a sud. E ricordiamo alle primarie a Lecce, quando decine di Cingalesi arrivavano a votare. Vinse Loredana Capone (le primarie, alle elezioni vere i cingalesi non votavano e i risultati sono visti).
Cosa è successo in Puglia, in particolare in Salento? Un militante disilluso che non vuole essere citato mi dice 

“Guarda, le tessere arrivate da Roma non dovevano superare del 10% il numero di quelle fatte l’anno precedente. In Puglia, unica regione in Italia, il conteggio è stato fatto sul tesseramento del 2009 che è stato quello più imponente nella breve storia del PD”
“Errore materiale, immagino”
“Ma per favore, chi ci crede? Si potrebbero anche azzardare nomi e cognomi, preferisco evitare”.
“Scusa, vuoi dire che qualcuno ha pilotato il tutto?”
“Vedremo i risultati finali, però è un problema pugliese, non solo salentino. Qui da noi sono curiosissimo di vedere i numeri di alcune località in particolare”
“Ad esempio?”
“Devo andare, scusa”.

Insomma, qui ci sono 16.000 tessere in libera uscita, in alcuni luoghi, sappiamo di Nardò, i neo democratici spuntano come fragole in primavera, il dibattito si accende e arrivano forti le richieste di azzerare tutto, congressi e quant’altro. Arriva anche il commissario mandato da Roma. Non è un caso se un pezzo grosso del PD, l’Onorevole Salvatore Capone, invia una lettera a Epifani, Blasi e al commissario Morassut in cui dice fra l’altro: “Non per ignavia, né per atteggiamento pilatesco, ma perché ho a cuore l’immagine e la sostanza di questo partito, del mio partito, ho forse ingenuamente ritenuto che segnalare, a tutti voi, la gravità e l’eccezionalità, oltre che l’irregolarità e probabilmente in alcuni casi anche l’illegalità, di comportamenti e atti, in numerosissimi e defatiganti colloqui anche telefonici, fosse il modo migliore per non dare in pasto il nostro partito all’opinione pubblica, consentendoci per tempo quei provvedimenti e quelle scelte coraggiose atte a sanare una situazione che, a questo punto, appare irrevocabilmente compromessa”.
Insomma, la situazione è ingarbugliatissima per il partito che dovrebbe rappresentare la pulizia, l’etica, il progressismo, ma che si sta rivelando peggio della peggiore DC.