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domenica 3 novembre 2013

Il PD di Gava?

Negli anni ’70 la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista, al nord, facevano tesserare immigrati meridionali promettendo lavoro, una tessera un voto (ricordate? "Una testa un voto" di veltroniana memoria), i congressi si vincevano così, ben lo sapeva Antonio Gava che arrivò ad  “amministrare” il 35% delle tessere della balena bianca. Queste cose finiscono con la seconda repubblica, si pensò. Fatale errore di valutazione, basta vedere quel che succede nel PD del congresso degli eredi della DC e del PCI .
Due militanti romani all’ospedale per le botte che si sono rifilati,   a Torino il senatore Esposito parla di compravendita di tessere fuori dalle sezioni, neppure fosse il mercatino rionale, ad Asti i neo tesserati sono in maggioranza albanesi. Per carità, nulla contro gli albanesi, però che non ci sia uno straccio di astigiano a comprare la possibilità di votare il segretario? E ancora a Milano, Roma, Firenze, Rovigo, Napoli e via dicendo, dal profondo nord a sud. E ricordiamo alle primarie a Lecce, quando decine di Cingalesi arrivavano a votare. Vinse Loredana Capone (le primarie, alle elezioni vere i cingalesi non votavano e i risultati sono visti).
Cosa è successo in Puglia, in particolare in Salento? Un militante disilluso che non vuole essere citato mi dice 

“Guarda, le tessere arrivate da Roma non dovevano superare del 10% il numero di quelle fatte l’anno precedente. In Puglia, unica regione in Italia, il conteggio è stato fatto sul tesseramento del 2009 che è stato quello più imponente nella breve storia del PD”
“Errore materiale, immagino”
“Ma per favore, chi ci crede? Si potrebbero anche azzardare nomi e cognomi, preferisco evitare”.
“Scusa, vuoi dire che qualcuno ha pilotato il tutto?”
“Vedremo i risultati finali, però è un problema pugliese, non solo salentino. Qui da noi sono curiosissimo di vedere i numeri di alcune località in particolare”
“Ad esempio?”
“Devo andare, scusa”.

Insomma, qui ci sono 16.000 tessere in libera uscita, in alcuni luoghi, sappiamo di Nardò, i neo democratici spuntano come fragole in primavera, il dibattito si accende e arrivano forti le richieste di azzerare tutto, congressi e quant’altro. Arriva anche il commissario mandato da Roma. Non è un caso se un pezzo grosso del PD, l’Onorevole Salvatore Capone, invia una lettera a Epifani, Blasi e al commissario Morassut in cui dice fra l’altro: “Non per ignavia, né per atteggiamento pilatesco, ma perché ho a cuore l’immagine e la sostanza di questo partito, del mio partito, ho forse ingenuamente ritenuto che segnalare, a tutti voi, la gravità e l’eccezionalità, oltre che l’irregolarità e probabilmente in alcuni casi anche l’illegalità, di comportamenti e atti, in numerosissimi e defatiganti colloqui anche telefonici, fosse il modo migliore per non dare in pasto il nostro partito all’opinione pubblica, consentendoci per tempo quei provvedimenti e quelle scelte coraggiose atte a sanare una situazione che, a questo punto, appare irrevocabilmente compromessa”.
Insomma, la situazione è ingarbugliatissima per il partito che dovrebbe rappresentare la pulizia, l’etica, il progressismo, ma che si sta rivelando peggio della peggiore DC.



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