Il 29 e 30 si vota per le primarie del centro sinistra. In
verità non si conosce molto. Almeno, non conoscono i non addetti ai lavori.
Sembrano elezioni per iniziati.
“Sono un po’ strane” mi dice un amico “i candidati poco
conosciuti avranno pochissime chanches, vinceranno i soliti noti. Un
consigliere regionale o comunale o altro ha già un suo bacino di voti, ha un
nome riconosciuto, per gli altri, i non noti anche se bravi, voteranno gli
amici stretti e i parenti”. Temo abbia ragione il mio amico, il peccato
originale dei parlamentari uscenti è stato il non voler caparbiamente cambiare
la legge elettorale, per questo tengono lontani dal voto molti che non se la
sentono di dare mandati in bianco e che, nonostante questo sforzo “primario”
ritengono che i giochi siano già stati fatti a tavolino. Certo, è possibile
qualche sorpresina qua e là, ma molto dipenderà dall’affluenza al voto, se sarà
bassa è come non averle fatte, se sarà alta forse qualche possibilità di uscire
dalle secche del già visto ci potrà essere. Allo stato attuale sento moltissimi
che non andranno a votare per il semplice fatto che non sanno che si vota, che
il periodo è dei peggiori per farlo, che non conoscono le regole e i
regolamenti e che non saprebbero comunque per chi votare. E sento tantissimi
che alle politiche voteranno Grillo e i suoi “per cambiare”. Identico discorso
lo sentii nei primi anni novanta. In particolare ricordo un elettore del PSI da
sempre, schifato da tangentopoli diceva “Basta, ora votiamo lega, facciamo
pulizia poi torneremo a votare a sinistra”, sappiamo com’è finita.
Perché e quando siamo caduti così in basso? Penso che la
deriva sia iniziata non tanto con tangentopoli, quanto con la scomposta
reazione alla mancanza di etica dei politici ladroni e dei loro lacchè, la
voglia di “fare pulizia” non è stata mediata dalla politica virtuosa, piuttosto
dal “sono tutti uguali”, poi le sinistre hanno iniziato una deriva
deideologizzata e senza una prospettiva possibile e credibile, è venuto meno un
progetto di società possibile e c’è stata una vera accelerazione ed un
appiattimento sull’unico modello presente sul mercato: quello del capitalismo
cannibale, della finanza piuttosto che della produzione, del facile guadagno
(per pochi) piuttosto che dello stato sociale. Il tutto per non passare da
“comunisti”. Ricordiamo lo sforzo immane dei neo PDS/DS poi PD per accreditarsi
nell’empireo di chi disconosce anche il proprio padre. Le sinistre, nello
scomposto tentativo di riformarsi, hanno nei fatti radicalizzato posizioni di
assuefazione all’esistente e difesa strenua dello status quo dell’economia da
un lato, dall’altro piccole frange praticamente inesistenti hanno proseguito
indefessamente a professare una sorta di fondamentalismo con tutti gli annessi
delle divisioni in microscopici gruppuscoli che si scindono all’infinito
facendosi lotta da coltello fra loro ed arrivando a subblimarsi e a scomparire
dal panorama politico. La mancanza di un disegno complessivo di società ha
portato a nefandezze vere e proprie, il poco tempo dei governi Prodi doveva
servire per fare una legge seria sul conflitto di interessi. Così non è stato. Poi
i teatrini di questi mesi sulla legge elettorale che forse nessuno vuole
veramente mutare perché fa comodo. Così ci troveremo, se i dati sull’astensione
si fermassero attorno al 30%, con maggioranze volute dal 20 / 25% di aventi
diritto al voto. Comunque andrà a finire non sapremo assolutamente cosa si
vuole, come lo si vuole, che fare per tornare ad uno stato sociale dignitoso,
quale Europa delle Persone si deve far nascere dalle ceneri di quella delle
banche e della moneta.
Senza questi passaggi, senza sapere bene dove andremo a
finire nei prossimi anni, con un programmino di basso profilo a che serve
andare a votare? Osserviamo con attenzione quello che accade in altre parti del
mondo, guardiamo il sud America di Lula, di Chavez, di Josè Mujica ed ascoltiamo
i messaggi che inviano. La sconfitta più grande che stiamo subendo è quella di
dover dire ai giovani che se vogliono vivere con un minimo di dignità debbono
andarsene dall’Italia dei precari, dei disoccupati, dei ricercatori cacciati
fuori dal mercato del lavoro perché troppo costosi. Stiamo creando un paese per
vecchi e non potremo neppure dire scaiolanamente “a nostra insaputa”. Sappiamo
benissimo cosa sta succedendo. La pantomima dell’evasione fiscale poi è un
mantra che ci perseguita dagli anni ’60, ne abbiamo piene le scatole di
ministri e ministresse che pontificano e tartassano i soliti noti senza voler
affondare il coltello nelle carni grasse della vera evasione. Ne abbiamo piene
le scatole di un’Europa che consente una fiscalità differenziata creando isole
di facili investimenti detassati. Depardieu che dalla Francia se ne va in
Belgio, i ricchi nostrani che stanno comodamente in Svizzera o a Monaco o altrove,
questa è l’Europa che tanto piace ad alcuni banchieri e che fa letteralmente
schifo, non interessa, anzi, alla lunga è dannosa perché tende a concentrare
ricchezze e al dilagare delle povertà.
Primarie o no, ci si rivedrà a febbraio, a votare sotto
carnevale, con le maschere già belle e pronte.