![]() |
ph: http://www.chicago-blog.it |
Ma dai, pensiamo all’amore, in fondo è una risorsa, quello
universale intendo. Ma no, anche quello particolare, lo sguardo su un tramonto
e sul mare, il libeccio che spinge verso nord, verso nord, verso nord... Lo
sguardo nello sguardo di chi guarda. Il libeccio si chiama così perché si
decise che arriva dalla Libia, qualcuno dice che il nome deriva da Lebeg (arabo),
in Emilia, Marche, Abruzzo e Molise, si chiama Garbino, in Friuli Garbin
dall’arabo Gharbì, ossia occidentale. “Speriamo che cambi il vento, che venga
il libeccio, che si porti via quest'afa” disse Paolo Borsellino, stupenda
metafora in tempi di involuzione, quando le certezze scemano per lasciar posto
all’insostenibile inquietudine del presente. Ci
hanno insegnato che l’amore è importante, poi passa… poi passa. Il viaggio in
treno accanto alla via Emilia è lungo come l’Italia intera, non finisce mai.
Capannoni tristi tristi tristi, paesini e piccole stazioni. La signora di
fronte a me legge un settimanale, in copertina c’è un volto noto della TV
abbracciato ad una sconosciuta. Forse è quello il futuro che incombe, forse un
po’ di gossip nel nuovo anno serve a continuare a vivere. Ed è passato anche il 21/12/12, il giorno
destinato, dice qualcuno, alla fine del mondo. Non si è portato via le persone
e le loro nefandezze. Rimangono ottimamente tutti seduti, quelli che dicono
“quando c’era lui…”, quelli che avanzano la pizza, quelli che hanno 6000 amici
su facebook e due soli per andare al cinema, quelli talmente gelosi da non
riuscire più a vedere gli occhi supplicanti della persona che dicono di amare.
Rimarranno così, a camminare i camminatori, a nuotare i nuotatori, a scrivere
puttanate quelli che hanno davanti un computer ed una tastiera. Rimangono
quelli delle primarie a fine anno e quelli che “le primarie no, sono io il
migliore al mondo”, rimarranno quelli di Casa Pound che non ho mai visto
sorridere, sono incazzati neri… Neri, appunto. E rimarranno così quelli che
guardano el pale eoliche girare come le altre pale (quelle con la doppia elle)
per i soldi che mancano, per gli errori fatti pur se evitabili, per dover
chiedere scusa. Non che chiederlo sia un disonore, per carità, il problema è
che si chiede quando si sbaglia e non puoi neppure mettere una pezza a colori o
nera. Non siamo evaporati in una nuvoletta, i Maya non hanno predetto la fine
del mondo, lo dicono tutti, anche quelli che alle 11 sono andati alla scuola
materna a prendere i figli perché non si sa mai. E’ stato un embematico fine
anno all’ombra della dissoluzione nell’aria e della fine catastrofica.
Aspettavano in molti il meteorite assassino che sarebbe riuscito in quello che
i governi degli ultimi cinquant’anni hanno invano tentato: demolire Pompei. Questi
ci provavano pezzo a pezzo, gli inviati speciali dei Maya avrebbero fatto in
fretta e bene. Come mettere i capelli da Ken a quello che va in TV a dire di
essere il più charmant ed ha una fidanzatina trentenne perché lui può… Cosa non
si sa, si può solo immaginare. Sarebbe stato una specie di Pik Indolor insomma:
“già fatto?”
Ma no, non faccio gli auguri di Natale a chi non crede. Per
chi ha fede in una capanna, un bue e un asinello auguro invece tutto il bene
possibile.
Solo una richiesta voglio fareai credenti che si rivolgono
al loro Dio, evitate di volere favori
personali da Lui. Non è candidato alle elezioni, ha un valore aggiunto. Si può
immaginare un Dio più crudele di quello che fa dire: “mi ha guarito perché ho
chiesto la grazia”? E tutti gli altri che non guariscono perché non la chiedono?
Non sono un addetto ai lavori, però mi pare ci sia molta confusione in giro. Un Dio che
guarisce chi vota per lui, pardon, per chi glielo chiede e magari fa una ricca
offerta alla chiesa più vicina ricorda veramente altre favole, altre
connivenze, altri scambi di favori (o di voti). Ricorda di più quelle bollette
improvvisamente saldate dopo le elezioni nelle città “belle”.
Auguri di buon anno invece a tutti veramente, anche agli
autisti del filobus leccese e a quelli dell’ILVA, operai che ci vogliono
lavorare e cittadini che la respirano. Auguri di buon anno a quelli di Cerano
che si nutrono di polvere di carbone. E auguri alla signora che legge gossip,
anche alla ragazza che vorrebbe tornare ma non può. E via, sono buono, auguro
un lungo pensionamento anche a lui, quello di Arcore, finalmente decida di ritirarsi
a vita privata, e si porti appresso un po’ di ammorbanti neo parlamentari. A chi acquista aerei da guerra e abbassa le
pensioni, alle ministre che piangono prima di dare mazzate non so che dire.
Stateve bboni!
Voglio fare un augurio speciale però, a Josè Mujica Cordano.
Nato da padre basco e madre Piemontese (ah i sabaudi) e diventato prima capo
dei tupamaros in Uruguay, poi Presidente della Repubblica. Leggo, leggevo che
rifiuta lo stipendio da presidente di 12.000 dollari mensili e li devolve a chi
non ne ha perché “debbo vivere come i miei concittadini” dice. E abita nella
casa di famiglia, la residenza presidenziale l’ha destinata ai senza tetto. “Non mi travesto da presidente - dice - e continuo ad
essere come ero. Le cose più belle della vita sono avere degli amici, godere
moderatamente del cibo e molto della Natura. Io non sono povero, ho tutto ciò
di cui ho bisogno". Scusatemi se mi
commuovo. Certo, qualcuno dirà che è populismo, però per favore non
paragonatelo ad altri populismi, quelli arcoriani. E’ come voler scegliere fra
la palta (avrei detto merda ma non è fine) e lo zabaione. Ah il sud America di
Cordano, di Lula, di Evo Morales, quanto hanno da insegnare a noi trogloditi
dell’economia? Quanto hanno da dire sulla fine del capitalismo che è un
cadavere che cammina e ancora riesce a fare sfracelli come già il nazismo che trucidava
a guerra persa?
Soprattutto auguro tutto quel che posso a chi deve scusarmi
qualcosa.
P.S. gli aggiornamenti del blog risentiranno probabilmente del periodo di svacco delle festività tristanzuole...
P.S. gli aggiornamenti del blog risentiranno probabilmente del periodo di svacco delle festività tristanzuole...
Nessun commento:
Posta un commento