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sabato 16 gennaio 2016

Il ragazzo con i birilli

Il lavoro che manca... La fantasia dei ragazzi... Stupendo lui che aspetta il rosso e si esibisce brevemente con i suoi birilli, li lancia, li prende, rilancia... saluta... bravissimo veramente non chiede elemosina, offre un servizio. 



Non so se ha permessi o se servano , per sicurezza dirò solo che siamo a Lecce!

venerdì 15 gennaio 2016

Giò Stajano (Starace)

Lui era Achille Starace, nato a Sannicola (Lecce) fascista della prima ora, poi segretario del PNF, infine fucilato in piazzale Loreto a Milano.
Il vero maschio italico Starace ebbe un nipotino, Gioacchino Stajano Starace conte Briganti di Panico, pure lui nato a Sannicola. Dice nella sua autobiografia Gioachino che un giorno venne preso in braccio dal duce in persona e gli fece pipì addosso. Ma era piccolo. Il duce ebbe a definirlo quel giorno «giovane figlio della maschia gioventù italica…». Qualcuno narra che lo sollevò dicendo: “ecco il futuro dell’Italia!”
Il piccolo nipote di cotanto maschio funzionario frequentò il liceo dai gesuiti, quindi l’istituto d’arte a Firenze. Nel dopoguerra espose i suoi quadri a Roma con un successo discreto.
Giò Stajano
Gioachino, che si faceva chiamare Giò Stajano per evitare un cognome imbarazzante, divenne il più famoso transessuale italiano. Negli anni ’60 Scrisse il libro Roma Capovolta in cui descriveva il mondo gay dell’epoca. Libro che vendette molto prima di venire sequestrato. Quindi pubblicò altri romanzi raccontando di personaggi famosi ed omosessuali. Frequentò la dolce vita ed il mondo del cinema, collaborò con molte riviste finchè nel 1983 andò a Casablanca e cambiò sesso. Divenne Maria Gioacchina. Nuove collaborazioni con giornali e nel 1992 la sua autobiografia “La mia vita Scandalosa”.
Al giornalista Francesco D. Caridi che impertinente gli chiedeva: "Chissà che direbbe tuo nonno se ti vedesse, lui che voleva tutti gli italiani  maschi e forti...", Giò Stajano senza scomporsi rispose: "Direbbe che dopo tanta virilità in famiglia, un pò di relax ci vuole”.
In un’intervista in anni recenti ebbe a dire: «Per mio nonno Achille Starace è stato meglio essere fucilato a Piazzale Loreto che morire sapendo della mia sessualità»,
Gli ultimi anni della sua vita e l’ultima provocazione: prendere i voti per diventare suora. Il giorno prima della funzione che la doveva consacrare alla vita religiosa confessò tutto alla madre superiora che la rassicurò. Divenne “suora laica”. Gli ultimi anni li trascorse in casa di riposo ad Alezio (Lecce), morì a 79 anni il 26 luglio 2011.
Terminò così serenamente la sua vita  “il futuro dell’Italia”.


Opere di Giò Stajano

Roma capovolta, Quattrucci, Roma, 1959
Meglio l'uovo oggi, Quattrucci, Roma, 1959
Le Signore sirene, Quattrucci, Roma, 1961
Vita d'uomo, Tipografia 'Giolitti', Roma, 1962 (ripubblicato da Quattrucci nel 1967 con il titolo Il letto stretto)
Gli uni e gli altri, Conte, Lecce, 1963(?)
Roma erotica, Società Editoriale Attualità, Milano, 1967
La mia vita scandalosa, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 1992
Pubblici scandali e private virtù. Dalla Dolce Vita al convento, con la collaborazione di G. Vaira, Manni, Lecce, 2007
Esercizi d'Amore, Manni Editore, Lecce, 2008
La mia vita (non più) scandalosa. Scritti inediti di Giò Stajano, a cura di S. Cipressa, Ed Insieme, Terlizzi (Ba), 2014


giovedì 14 gennaio 2016

Piccola lezione di civismo


Ore 6,30 del mattino, vicino a Piazza Partigiani. Sono uscito presto con il cane... Aria fresca, quasi chiaro. A quell'ora incontro due passanti che passano veloci, al tavolino fuori dal bar due giovani stanno bevendo una birra. Mi chiedo come diavolo si fa a bere birra ghiacciata a quest'ora, ma tant'è. Il cane fa quel che deve fare, raccolgo diligentemente e mi avvicino al cassonetto già svuotato da solerti operatori ecologici che un tempo si chiamavano spazzini.
Lì accanto una signora sui settant'anni in pigiama e vestaglia pesante. Con una scopa stava raccogliendo le cartacce sparse... Civismo!
La saluto e lei sconsolata mi fa notare i bidoni vuoti e un sacco nero accanto. "Perché non ritirano tutto?" mi dice stupita.... "Già, perchè?" rimando il quesito. 
Non so perchè, so che non sono stati raccolti il sacco nero e altre scatole... Due i problemi: chi getta il sacco fuori dai cassonetti manca del senso civico della signora in vestaglia, chi non raccoglie non fa il suo lavoro.... Ho ringraziato la signora... Ci siamo salutati con un sorriso ed ognuno per la sua strada, col cane che tirava inseguendo odori...

mercoledì 13 gennaio 2016

Libere parole in libertà

Terra meravigliosa il Salento… lento…lento…lento… Ho guardato un ulivo che passava accanto all'auto… o forse era l’auto che passava e lo lasciava lì ad aspettare il suo tempo. Muretti a secco semicrollati qua e là. Il Salento ha l’aspetto di un nonno quieto che accarezza il bimbo e gli dice “poi passa”. 
Però qualcuno sa e dice "col cazzo passerà"…  
Notizie scorrono nelle TV, non solo in Salento ahinoi. Sempre le stesse per un'intera settimana, i giornali dovrebbero essere solo settimanali, vanno bene egualmente. Ieri sera un tramonto che squarciava il cielo. Sotto il tramonto si muovono passi claudicanti per le prossime elezioni comunali. Ancora nessun candidato, per carità, ma questo non c'entra le elezioni saranno fra qualche mese, c'è tempo e poi, per dirla tutta, già si intuisce come finirà.
L'alba insegue il tramonto per farsi vedere più bella.... Bella e scontrosa, in pochi la guardano, anche se è limpida come questa stramba primavera in gennaio.  
A proposito di notizie, il 2016 è bisesto. A volte sono buoni gli anni bisesti, però questo è iniziato proprio male eh. In 10 giorni hanno cambiato la Costituzione e ci tocca annullare la porcata col referendum. Poi stragi qua e la. Poi il reato di clandestinità che tutti, ma proprio tutti i tecnici (giudici, avvocati, polizia, guardia di finanza ecc) dicono che è inutile e dannoso. Solo Salvini e Alfano non ci credono, per questo Renzi ha deciso di tenerlo com'è. Alla faccia degli esperti. No, in realtà dicono (tutti tranne Salvini che proprio non capisce un'emerita mazza) che "gli italiani non capirebbero". Ebbene si, come bene dice Giulio Cavalli, gli italiani sono dei rincoglioniti per il primo ministro e per il ministro degli interni. Toh!
Albe, tramonti, Salento e Salvini.... No, rifaccio: albe tramonti e Salento. Nell'indifferenziata il resto.

domenica 10 gennaio 2016

Di Fondo Verri, pasta al forno e arrosto

Via Santa Maria del Paradiso 8/a Lecce fondoverri@tiscali.it tel 0832304522

Strana la vita a volte. Successe, erano i primi anni '80, soldi in tasca neppure molti, l'auto era una 126, lei era bella, "andiamo verso Genova?" l'abbiamo fatto, senza prendere autostrade però. Da Alessandria a Genova siamo andati verso il passo dei Giovi. Strada semimontana, tornanti e curve, il paesaggio è incredibile, si costeggiano torrenti, e si vede una quasi montagna, rocce, luoghi di funghi porcini e di Partigiani nei tempi passati. Però ci si impiega molto tempo a percorrerla, a Genova non arrivammo, erano le 13 circa, l'insegna un pò vecchia diceva: Bar Ristorante. 
Avevamo fame, il luogo sembrava una trattoria, entrammo, un bar un pò buio, quattro anziani parlavano ad alta voce bevendo vino rosso in caraffa. Di tavoli da ristorante neppure l'ombra. "Forse abbiamo sbagliato" ci dicevamo mentre la corpulente signora si avvicinava con un sorriso aperto e, ammetto, stupito. 

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Mauro Marino
"Cercavamo una trattoria, però forse non è qui". "Ma no, se volete mangiare qualcosa c'è, seguitemi". Ci accompagnò al piano superiore, prese di tasca delle chiavi e ci aprì la porta, era praticamente una sala da pranzo vecchio stile, molto anni '60, ci assegnò uno dei tre tavoli (eravamo soli) dicendo "oggi il menu prevede pasta al forno e arrosto" . Il Menu, scoprimmo poi, era quello di casa loro. alternative zero. Ci portò vino in caraffa: "questo è nostro" , acqua ed uscì non senza dire "che buon profumo la signora". La qualità delle uniche portate era eccezionale, come eccezionale era il clima, non succede spesso di avere una sala da pranzo tutta per noi. Situazione surreale ma piacevolissima. Per inciso il conto fu esageratamente basso. 

Cosa c'entra quella trattoria surreale con il Fondo Verri? Apparentemente nulla, però... però... 

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Piero Rapanà
Quando ci entrai la prima volta già conoscevo Mauro Marino, confesso che guardai stupito: una sala, tutto sommato, piccola, pareti nere che ben si prestano per alcune operazioni culturali ma che possono incutere reverenziale timore, libri accatastati, qualche quadro alle pareti. Però quando si sale al "piano superiore" , anche se non esiste, si scopre un mondo immenso. Cultura (scritto maiuscolo), arte, musica, letture, progetti, editoria, teatro. Due vulcani quei "ragazzi"  attenti agli accadimenti, al quotidiano,  hanno fatto    diventare quel luogo un centro vitale in una Lecce che appare culturalmente asfittica. Osano osare! Non è piaggeria, è banale riconoscimento di un lavoro costante e spesso non riconosciuto.  Ci si sente a proprio agio là dentro, quasi  a casa propria, quasi come in una trattoria senza altri clienti. 

Entrano amici, quattro parole e via durante il giorno, luogo di passaggio, di silenzi e di pensieri... E serate dense e intense, animate. Di musica, libri, teatro. 
Pasta al forno e arrosto... Verri e cultura... Pensieri che scorrono, ricordi che fanno volare, saudade, in fondo.
E lui, Antonio Verri che aleggia e che (ora) proprio lì è a casa con i suoi versi.:

"Cominciate, poeti, a spedire fogli di poesia
ai politici, gabellieri d'allegria,
a chi ha perso l'aria di studente spaesato
a chi ha svenduto lo stupore di un tempo
le ribalte del non previsto,
ai sindacalisti, ai capitani d'industria
ai capitani di qualcosa,
usate la loro stessa lingua
non pensate, promettete
..."disarmateli" se potete!

(al diavolo le eccedenze, poeti
le care eccedenze, le assenze anche,
i passeri di tristezza, i rapimenti
i pendoli fermi, i voli mozzi, i sigilli
le care figure accostate al silenzio
gli addentellati, i germogli, gli abbagli ...
al diavolo, al diavolo ...)

Disprezzate i nuovi eroi, poeti
cacciateli nelle secche del mio gazebo oblungo
(ricco di umori malandrini, così ben fatto!)
fatevi anche voi un gazebo oblungo
chiudeteci le loro parole di merda
i loro umori, i loro figli, il denaro
il broncio delle loro donne, le loro albe livide.

Spedite fogli di poesia, poeti
dateli in cambio di poche lire
insultate il damerino, l'accademico borioso
la distinzione delle sue idee
la sua lunga morte,
fatevi poi dare un teatro, un qualcosa
raccontateci le cose più idiote
svestitevi, ubriacatevi, pisciate all'angolo del locale
combinate poi anche voi un manifesto
cannibale nell'oscurità
riparlate di morte, dite delle baracche
schiacciate dal cielo torvo, delle parole di Picabia
delle rose del Sud, della Lucerna di Jacca
della marza per l'innesto
della tramontana greca che viene dalla Russia
del gallipolino piovoso (angolo di Sternatia)
dell’osteria di De Candia (consacratela a qualcosa!).

Osteggiate i Capitoli Metropolitani, poeti
i vizi del culto, le dame in veletta, "i venditori di tappeti"
i direttori che si stupiscono, i direttori di qualcosa,
i burocrati, i falsi meridionalisti
(e un po' anche i veri) i surrogati
le menzogne vendute in codici, l'urgenza dei giorni sfatti,
non alzatevi in piedi per nessuno, poeti
...se mai adorate la madre e il miglio stompato
le rabbie solitarie, le pratiche di rivolta, il pane.
Ecco. Fate solo quel che v'incanta!
Fate fogli di poesia, poeti
vendeteli e poi ricominciate.

Fatevi disprezzare, dissentite quanto potete
fatevi un gazebo oblungo, amate
gli sciocchi artisti beoni, i buffoni
le loro rivolte senza senso
le tenerezze di morte, i cieli di prugna
le assolutezze, i desideri da violare, le risorse del corpo
i misteri di donna Catena.
Fate fogli di poesia, poeti
vendeteli per poche lire!"