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giovedì 15 settembre 2016

15 settembre 1993. Omicidio di Don Pino Puglisi

Leggo ne lsito di Libera
Il 15 settembre 1993, giorno del suo 56º compleanno, venne ucciso da Cosa Nostra, davanti al portone di casa don Pino Puglisi. L'assassinio di don Pino Puglisi ci ricorda che sconfiggeremo le mafie solo quando saremo capaci di fare pulizia attorno e dentro di noi, quando supereremo gli egoismi, i favoritismi, i privilegi e l'inevitabile corruzione che questo modo d'intendere la vita porta con sé. Solo quando avremo il coraggio di riconoscere anche le nostre responsabilità, responsabilità non solo dirette ma indirette, riferibili a quel peccato di omissione che consiste nell'interpretare in modo restrittivo e puramente formale il nostro ruolo di cittadini.

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Note biografiche: Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio, cortile Faraone numero 8, il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio, Carmelo, e di una sarta, Giuseppa Fana, e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno. 

Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e viene ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960 nella chiesa-santuario della Madonna dei Rimedi. Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del SS.mo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e dal 27 novembre 1964 opera anche nella vicina chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi a Romagnolo. 

Dal 1962 è anche confessore delle suore basiliane Figlie di Santa Macrina nell'omonimo istituto. 
Inizia anche l'insegnamento: al professionale Einaudi (1962-63 e 64-66) alla media Archimede (63-64 e 66-72), alla media di Villafrati (70-75) e alla sezione staccata di Godrano (75-77), al magistrale Santa Macrina (76-79) e infine al liceo classico Vittorio Emanuele II (78-93). 

Nel 1967 è nominato cappellano presso l'istituto per orfani "Roosevelt" all'Addaura e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta a Valdesi. 
Nel 1969 è nominato vicerettore del seminario arcivescovile minore. Nel settembre di quell'anno partecipa a una missione nel paese di Montevago, colpito dal terremoto. 

Sin da questi primi anni segue in particolare modo i giovani e si interessa delle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città. 
Segue con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffonde subito i documenti tra i fedeli, con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell'ecumenismo e delle chiese locali. Il suo desiderio fu sempre quello di incarnare l'annunzio di Gesu' Cristo nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi per farli propri della comunità cristiana. 

Il primo ottobre 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo - segnato da una sanguinosa faida - dove rimane fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie dilaniate dalla violenza con la forza del perdono. 
In questo periodo unisce le forze anche con Lia Cerrito e altri volontari del movimento Crociata del Vangelo (dal 1987 Presenza del Vangelo), fondato dal frate minore siciliano Placido Rivilli. 

In questi anni segue pure le battaglie sociali di un'altra zona degradata della periferia orientale della città, lo "Scaricatore", in collaborazione con il centro della zona dei Decollati gestito dalle Assistenti sociali missionarie, tra cui Agostina Ajello. 

Il 9 agosto 1978 è nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e il 24 novembre dell'anno seguente è scelto dall'arcivescovo Salvatore Pappalardo come direttore del Centro diocesano vocazioni. Il 24 ottobre 1980 è nominato vice delegato regionale del Centro vocazioni e dal 5 febbraio 1986 è direttore del Centro regionale vocazioni e membro del Consiglio nazionale. 
Agli studenti e ai giovani del Centro diocesano vocazioni ha dedicato con passione lunghi anni realizzando, attraverso una serie di "campi scuola", un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e cristiano. 

A Palermo e in Sicilia è stato tra gli animatori di numerosi movimenti tra cui: Presenza del Vangelo, Azione cattolica, Fuci, Equipes Notre Dame, Camminare insieme. Dal maggio del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la "Casa Madonna dell'Accoglienza" a Boccadifalco, dell'Opera pia Cardinale Ruffini, in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficoltà. 

Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e dall'ottobre del 1992 assume anche l'incarico di direttore spirituale del corso propedeutico presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro "Padre Nostro", che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. 
In questo periodo viene aiutato anche da un gruppo di suore, tra cui suor Carolina Iavazzo, e dal viceparroco, Gregorio Porcaro. Collabora con i laici della zona dell'Associazione Intercondominiale per rivendicare i diritti civili della borgata, denunciando collusioni e malaffari e subendo minacce e intimidazioni. 

Viene ucciso sotto casa, in piazzale Anita Garibaldi 5, il giorno del compleanno, 15 settembre 1993
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lunedì 12 settembre 2016

Renzi a Lecce... Piove governo ladro

Fine settimana con il botto a Lecce. Sotto una pioggia scrosciante e infinita, venerdi sera è arrivato il Presidente del Consiglio Renzi. Come si addice ai veri leader il luogo doveva essere un contenitore immenso di sostenitori del buon governo. Piazza, dirà qualcuno, ebbene no, un teatro. D’altronde la pioggia era tale che la scelta si è rivelata opportuna. Peccato per gli sbarramenti di polizia, vigili urbani, carabinieri, guardia di finanza (e probabilmente boys scouts) che bloccavano ogni accesso al centro dal primo pomeriggio. Sembrava arrivasse Obama, invece era solo Renzi. Comunque il teatro era gremito, mille spettatori secondo gli organizzatori, 4/500 secondo alcuni osservatori, non abbiamo dati certi ma probabilmente erano 28 secondo la questura. Un allibito partecipante che si è visto negare l’accesso “troppa gente” ha raccontato di infinite giravolte fra le varie viuzze prima di venire estromesso.
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Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi
E va bene, in piazza San’Oronzo c’erano un po’ di licenziati, senza lavoro, insegnanti deportati in ogni dove dalla “buona” scuola che lanciavano slogan, alcuni truculenti, è vero, però esasperati. Loro non hanno sentito che il referendum si farà. A ottobre no, quando disse che si sarebbe tenuto a ottobre era lo scherzetto di primavera, abbiamo un primo ministro burlone. A novembre forse (dice facendo l'occhiolino alla Boschi). Anzi no, forse a dicembre. Potremmo proporre il 24 sera (dalle 20 alle 24). Però c'è già chi dice, ammiccando, che si voterà in primavera. Insomma stiamo quieti. Prima o dopo si farà. 
In fondo si potranno avere due scenari secondo il primo ministro: se vincerà il SI sarà primavera sempre, saremo tutti belli, ricchi e giovani e ogni giorno sarà Fertility day. Se vincerà il NO cadranno i denti ai diciottenni, ci sarà carestia, ci saranno terremoti anche in zone non sismiche, assisteremo alla desertificazione della pianura padana e forse gli austro ungarici invaderanno la Lombardia e imporranno il burqa ai bambini.
Intanto pioveva (governo ladro). Ed è proseguito a piovere anche il sabato. La domenica mattina un pallido sole ha lasciato il posto ad un temporale che i giornalisti chiamano “bomba d’acqua”, quasi non ci fossero parole più dignitose come “temporale”, “nubifragio” ecc.
                                               


Immediatamente Viale Japigia si è allagato, auto bloccate dal fiume in piena che era diventato il viale, tombini che esplodevano, l’auto dei vigili come da prassi a bloccare il sottovia che nel frattempo si è riempito a tappo. In realtà ogni volta che piove, almeno due pattuglie di vigili sono distaccate a guardare il sottopasso.
Mentre tutto ciò succedeva in TV su raitre, andava in onda l'anteprima di un programma che verrà lanciato prossimamente, Concita Di Gregorio intervista i sindaci di città “minori”. Fra questi Paolo Perrone, il sindaco di Lecce, la battuta che si sente è la seguente: “certo, dopo Lecce immagino il mio impegno ad altri livelli, magari a Roma…” Ecco, un signore maligno che ho sentito mi dice: “o vuole portare a livello nazionale il piano  filobus* per tutti, oppure quello viabilità con auto ovunque eliminando i centri storici, oppure chiederà un sottosegretariato, magari "ai sottopassi autoallaganti”.

Il solito malpensante il mio amico…  

* per i non leccesi: il "piano filobus" a Lecce è stato inventato dalla Poli Bortone (vicesindaco Paolo Perrone all'epoca) ed è costato alla città 21 milioni di euro per mettere enormi quanto inutili filobus sulla circonvallazione, che viaggiano perennemente vuoti, che hanno inondato la città di fili sospesi e pali in acciaio.


domenica 11 settembre 2016

11settembre 1973 - Golpe in CIle. Omaggio a Victor Jara

Dal Blog: Novara Cile un omaggio a Victor Jara, trucidato dai militari golpisti cileni. Per non dimenticare. 

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Gli furono prima spezzate le mani in mezzo alle grida di scherno di quei militari di merda ("Su, cantaci una canzoncina ora!"), poi gli furono tagliate. Fu poi ucciso. Gli venne trovato in tasca, dalla moglie Joan Turner che era venuta a riprendere il cadavere, un foglietto con questa canzone, recante la data del 23 settembre 1973; questa è probabilmente la data della sua morte.  Lo "Stadio Chile" si chiama, dal settembre 2003, trentennale del golpe fascista e dell'assassinio di migliaia di prigionieri politici,Estadio Víctor Jara. Una canzone senza musica, sebbene Pete Seeger la abbia poi musicata e cantata in inglese. L'estremo atto di sfida di un uomo coraggioso e intelligente ai suoi stupidi aguzzini. 
(Riccardo Venturi in "Canzoni contro la guerra")

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Questo è il testo del brano

Somos cinco mil aquí
en esta pequeña parte la ciudad.
Somos cinco mil.
¿Cuántos somos en total
en las ciudades y en todo el país?
Sólo aquí,
diez mil manos que siembran
y hacen andar las fábricas.
Cuánta humanidad
con hambre, frío, pánico, dolor,
presión moral, terror y locura.

Seis de los nuestros se perdieron
en el espacio de las estrellas.
Uno muerto, un golpeado como jamás creí
se podría golpear a un ser humano.
Los otros cuatro quisieron quitarse
todos los temores,
uno saltando al vacío,
otro golpeándose la cabeza contra un muro
pero todos con la mirada fija en la muerte.
¡Qué espanto produce el rostro del fascismo!
Llevan a cabo sus planes con precisión artera
sin importarles nada.
La sangre para ellos son medallas.
La matanza es un acto de heroísmo.
¿Es este el mundo que creaste, Dios mío?
¿Para esto tus siete días de asombro y de trabajo?
En estas cuatro murallas sólo existe un número
que no progresa.
Que lentamente querrá más la muerte.

Pero de pronto me golpea la consciencia
y veo esta marea sin latido
y veo el pulso de las máquinas
y los militares mostrando su rostro de matrona
llena de dulzura.
¿Y México, Cuba y el mundo?
¡Qué griten esta ignominia!
Somos diez mil manos
menos que no producen.
¿Cuántos somos en toda la patria?
La sangre del compañero Presidente
golpea más fuerte que bombas y metrallas.
Así golpeará nuestro puño nuevamente.

Canto, qué mal me sabes
cuando tengo que cantar espanto.
Espanto como el que vivo
como el que muero, espanto.
De verme entre tantos y tantos
momentos de infinito
en que el silencio y el grito
son las metas de este canto.
Lo que veo nunca vi.
Lo que he sentido y lo que siento

harán brotar el momento...

Traduzione italiana


Siamo in cinquemila, qui,
In questa piccola parte della città.
Siamo in cinquemila.
Quanti siamo, in totale,
Nelle città di tutto il paese?
Solo qui
Diecimila mani che seminano
E fanno marciare le fabbriche.
Quanta umanità
In preda alla fame, al freddo, alla paura, al dolore,
Alla pressione morale, al terrore, alla pazzia.

Sei dei nostri si son persi
Nello spazio stellare.
Uno morto, uno colpito come non avevo mai creduto
Si potesse colpire un essere umano.
Gli altri quattro hanno voluto togliersi
Tutte le paure
Uno saltando nel vuoto,
Un altro sbattendosi la testa contro un muro,
Ma tutti con lo sguardo fisso alla morte.
Che spavento fa il volto del fascismo!
Portano a termine i loro piani con precisione professionale
E non gl'importa di nulla.
Il sangue, per loro, son medaglie.
La strage è un atto di eroismo.
È questo il mondo che hai creato, mio Dio?
Per tutto questo i tuoi sette giorni di riposo e di lavoro?
Tra queste quattro mura c'è solo un numero
Che non aumenta.
Che, lentamente, vorrà ancor più la morte.

Ma all'improvviso mi colpisce la coscienza
E vedo questa marea muta
E vedo il pulsare delle macchine
E i militari che mostrano il loro volto di matrona
Pieno di dolcezza.
E il Messico, Cuba e il mondo?
Che urlino questa ignominia!
Siamo diecimila mani
In meno che producono.
Quanti saremo in tutta la patria?
Il sangue del Compagno Presidente
Colpisce più forte che le bombe e le mitraglia.
Così colpirà di nuovo il nostro pugno.

Canto, che cattivo sapore hai
Quando devo cantar la paura.
Paura come quella che vivo,
Come quella che muoio, paura.
Di vedermi fra tanti e tanti
momenti di infinito
in cui il silenzio e il grido
sono i fini di questo canto.
Ciò che ho sentito e che sento

Farà sbocciare il momento.