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sabato 27 aprile 2013

Le serve (non mute) del vecchio Silvio

SIlvio rappresenta l'Italia a Dallas (Invitato da Bush con tutti i destri del pianeta)

La foto sopra dimostra plasticamente il comportamento del vecchietto italiano ad una conferenza. Però, come dice una sua vestale, non sta dormendo, anzi. Ah, quella Santelli è deputata!


Ma la nostra Santelli non è la sola a spendere cazzate per il vecchietto di Arcore, anche Simona Vicari (senatrice della Repubblica) ci mette del suo. Intervistata sulla battutina di Silvio "Merkel è una culona inchiavabile" risponde candidamente: «Secondo me è vero. Berlusconi queste battute le fa, lui è così, ama ridere e scherzare. Non lo fa per cattiveria, è una persona spontanea: si alza alla mattina e ride».

Non per dire, ma se queste sono rappresentanti del popolo non mi stupirei se Ruby fosse la nipote di Mubarak. 

venerdì 26 aprile 2013

Tanti 26 aprile


Il 26 aprile è anniversario inquieto, fra i tanti eventi ne cito tre in particolare.

26 aprile 1478: Firenze, si conclude la congiura dei pazzi. La famiglia di banchieri Pazzi voleva mettere fine al dominio dei Medici, congiurò ed ammazzò Giuliano de' Medici, Lorenzo il Magnifico riuscì a salvare la pelle. La famiglia Medici in realtà era avvezza ad attentati e congiure e disavventure di vario tipo: Cosimo venne esiliato, Piero venne quasi fatto fuori in un attentato, Leone X doveva morire per mano del suo medico pagato dai cardinali (Ah la storia…), Cosimo I venne quasi impallinato.  

26 aprile 1937: Guernica, la Legione Condor durante la guerra civile che portò il dittatore Francisco Franco al potere, bombarda a tappeto la città.
Immediata partì la propaganda. Le forze fasciste (appoggiate militarmente dai fascisti italiani e da Hitler) negarono di avere mai bombardato. Dall’altra parte si parlava di 1645 morti. Per impedire una reale conta dei morti, i franchisti, conquistato il potere, bruciarono tutti i registi.
La Spagna, Repubblica Democratica, era governata da forze di sinistra che stavano facendo profonde riforme, in particolare quella agraria. Nel 1936 l’Unione Popolare stravinse le elezioni. I fascisti, capeggiati da Franco, non subirono la sconfitta alle urne ma, con l’appoggio internazionale e con l’esercito, fecero fronte con vili attentati (13 luglio 1936) e con la rivolta delle truppe di stanza in Marocco che fu la scintilla per l’inizio della guerra civile. L’internazionalismo portò in Spagna molti comunisti, socialisti e democratici di tutta Europa contro le truppe fasciste di Franco.
Così il Times del 28 aprile 1937: “Il lunedì a Guernica è giorno di mercato per la gente delle campagne. Alle 16,30, quando la piazza era affollata, e molti contadini stavano ancora arrivando, la campana diede l'allarme . Cinque minuti dopo un bombardiere tedesco volteggiò sulla città a bassa quota, quindi lanciò le bombe mirando alla stazione. Dopo altri cinque minuti ne comparve un secondo, che lanciò sul centro un egual numero di esplosivi. Un quarto d'ora più tardi tre Junker continuarono l'opera di demolizione e il bombardamento si intensificò ed ebbe termine solo alle 19,45, con l'approssimarsi dell'oscurità. L'intera cittadina, con settemila abitanti e oltre tremila profughi, fu ridotta sistematicamente a pezzi. Per un raggio di otto chilometri, tutt'intorno, gli incursori adottarono la tecnica di colpire fattorie isolate. Nella notte esse ardevano come candele accese sulle colline”.

26 aprile 1986: Cernobil, all’1 e 23 minuti il più grave  incidente mai verificatosi in una centrale nucleare. Il reattore 4 della centrale di Cernobil esplose. Lo scoppio determinò lo scoperchiamento del reattore. Le cause verranno individuate nelle profonde carenze da parte del personale, nell’errata progettazione e nelle difficoltà economiche ed amministrative. In particolare c’era la credenza da parte degli ingegneri addetti, che il nucleare fosse sicuro al punto da non dover preoccupare. I mancati controlli furono fatali. Una nube di materiale radioattivo arrivò in ogni parte d’Europa con la sua nube mortale: Finlandia, Scandinavia, Francia, Italia, Germania, Svizzera, Austria, Balcani, alcune zone degli USA vennero raggiunte. Un rapporto ufficiale conta 65 morti e 4.000 decessi da tumori e leucemie da associare al disastro in 80 anni. Greenpeace e il gruppo dei verdi al Parlamento Europeo contestano duramente questi dati, parlando di 60/70.000 morti almeno nel corso di 70 anni. L’unica certezza è che non si saprà mai quanto quel disastro sia colpevole delle morti future perché non è possibile monitorarlo. L’altra certezza è che il nucleare ed il suo utilizzo indiscriminato non riguardano solo le nazioni che lo usano, ma il mondo intero. L’Italia è attorniata da centrali svizzere e francesi, qualche sciagurato usa questo dato per dire che se lo fanno gli altri possiamo farlo anche noi. Bizzarrra teoria veramente. 

26 aprile 2013: Italia… Non c’è nulla da ridere.

giovedì 25 aprile 2013

La Repubblica secondo Sandro Pertini


25 aprile triste, si profila la formazione di un altro governo con Berlusconi come azionista di maggioranza e con l’appoggio di un Partito Democratico ormai lacerato, di sinistre praticamente inesistenti in Parlamento, in preda a bande che cercano il potere ad ogni costo. Dobbiamo solo chiedere umilmente scusa a chi liberò l’Italia dal nazifascismo, mai avrebbero immaginato lo scempio alla Costituzione che sarebbe avvenuto in questi anni. Ricordiamo  le parole del più grande Presidente della Repubblica, Sandro Pertini.  

“Da noi deve partire l'esempio di attaccamento agli istituti democratici e soprattutto l'esempio di onestà e di rettitudine. Perché il popolo italiano ha sete di onestà. Su questo punto dobbiamo essere intransigenti prima verso noi stessi, se vogliamo poi esserlo verso gli altri. Non dimentichiamo, onorevoli colleghi, che la corruzione è nemica della libertà”. (Sandro Pertini)


Questo è compito del Parlamento. Bisogna sia assicurato il lavoro ad ogni cittadini. La disoccupazione è un male tremendo che porta anche alla disperazione. Questo, chi vi parla, può dire per personale esperienza acquisita quando in esilio ha dovuto fare l’operaio per vivere onestamente. La disoccupazione giovanile deve soprattutto preoccuparci, se non vogliamo che migliaia di giovani, privi di lavoro, diventino degli emarginati nella società, vadano alla deriva e, disperati, si facciano strumento dei violenti o diventino succubi di corruttori senza scrupoli. Bisogna risolvere il problema della casa, perché ogni famiglia possa avere una dimora dignitosa, dove poter trovare un sereno riposo dopo una giornata di duro lavoro. Deve essere tutelata la salute di ogni cittadino, come prescrive la Costituzione.
Anche la scuola conosce una crisi che deve essere superata. L’istruzione deve essere davvero universale, accessibile a tutti, ai ricchi di intelligenza e di volontà di studiare, ma poveri di mezzi. L’Italia ha bisogno di avanzare in tutti i campi del sapere, per reggere il confronto con le esigenze della nuova civiltà che si profila. Gli articoli della Carta costituzionale che si riferiscono all’insegnamento e alla promozione della cultura, della ricerca scientifica e tecnica, non possono essere disattesi. Il dettato costituzionale, che valorizza le autonomie locali e introduce le regioni, è stato attuato. Ne è derivata una vasta partecipazione popolare che deve essere incoraggiata. Questo diciamo, perché vogliamo che la liberà, riconquistata dopo lunga e dura lotta, si consolidi nel nostro paese. E vada la nostra fraterna solidarietà a quanti in ogni parte del mondo sono iniquamente perseguitati per le loro idee.
Certo noi abbiamo sempre considerato la libertà un bene prezioso, inalienabile. Tutta la nostra giovinezza abbiamo gettato nella lotta, senza badare a rinunce per riconquistare la libertà perduta. Ma se a me, socialista da sempre, offrissero la più radicale delle riforme sociali a prezzo della libertà, io la rifiuterei, perché la libertà non può essere barattata. Tuttavia essa diviene una fragile conquista e sarà pienamente goduta solo da una minoranza, se non riceverà il suo contenuto naturale che è la giustizia sociale. Ripeto quello che ho già detto in altre sedi: libertà e giustizia sociale costituiscono un binomio inscindibile, l’un termine presuppone l’altro: non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà, come non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale. Di qui le riforme cui ho accennato pocanzi. Ed è solo in questo modo che ogni italiano sentirà sua la Repubblica, la sentirà madre e non matrigna… (Luglio’78 -  dal discorso di insediamento di Sandro Pertini alla Presidenza della Repubblica)



mercoledì 24 aprile 2013

I 25 aprile





“… Per questo motivo, noi del sud continuiamo a ribadire che la guerra di liberazione e la resistenza furono grandi movimenti di massa che coinvolsero l’intera penisola, con la specificità di vedere agire nel Meridione  le forze alleate e nel settentrione i combattenti partigiani. Tra le centinaia di migliaia di combattenti, migliaia furono le donne e gli uomini del sud che combatterono il nazifascismo, e tra loro migliaia furono i pugliesi e i salentini…” (Dalla prefazione di Maurizio Nocera)

Partigiani Antifascisti e Deportati di Lecce e Provincia (di Pati Luceri, per i tipi di Giorgiani Editore) è un libro importantissimo per dare un senso, con nomi e dati, ai 1226 patrioti che hanno partecipato alla guerra e hanno subito deportazioni, hanno preso le armi contro il nazifascismo ed hanno trovato la morte. 860 furono partigiani, 157 patrioti, gli altri impegnati in attività antifasciste. 159 i caduti, 65 i feriti, 1030 deportati nel lager nazisti di cui 218 deceduti e 24 dispersi in mare. Sono cifre dolorose, terrificanti, che dicono quanto la vulgata che voleva la Resistenza quasi come un fatto relegato al nord fosse limitativa, è stata invece trasversale all’Italia intera. Il Salento, Lecce nella pubblicazione di Luceri, ha dato un contributo grandissimo. Dopo l’otto settembre molti militari sbandati affiancarono i partigiani, moltissimi vennero deportati perché fedeli ad un monarca che abbandonò la nave alla deriva rifugiandosi proprio in Salento. Molti nei campi di sterminio trovarono al morte.
E proprio quell’idea infondata della Resistenza come cosa del Nord è forse il discrimine fra le celebrazioni alle quali ero abituato “lassù” e quelle che vedo e vivo qui. Il 25 aprile è sentito, là, molto più intensamente del primo maggio. La festa dei Lavoratori è internazionale e dei diritti, è vissuta in modo più “militante”, il 25 aprile invece ha toccato ogni singola famiglia nei paesi e nelle città del nord. Tutti avevano a che fare, dalla parte giusta o sbagliata che fosse, con la guerra di liberazione. Io, figlio del boom economico e del dopoguerra, ho ancora nella testa racconti fatti da partigiani combattenti. Di quella volta che disarmarono i tedeschi, o dell’altra volta, quando videro sulla neve impronte di piedi nudi insanguinati, erano i partigiani della banda Tom fatti camminare a piedi nudi nella neve per oltre trenta Km. e fucilati. Storie raccontate senza enfasi, ma con il dolore di aver vissuto una guerra criminale ed un ventennio dittatoriale, e poi i silenzi di chi non aveva combattuto ma aveva in qualche modo aiutato, spalleggiato magari, perché in un piccolo paese chi sceglieva la clandestinità aveva fatto le elementari con chi non si armava, erano stati ragazzi assieme e assieme avevano giocato e scherzato, non era possibile tradire, come impossibile era rimanerne estranei.   In quel clima la mia generazione ha imparato le storie della liberazione, con la complicità e  il rispetto per chi aveva osato. Ora purtroppo, mi si dice, anche lassù il 25 aprile sta diventando una ricorrenza senza molto pathos, anche là cortei di autorità e forze armate, con l’aggravante di una parte politica che ha governato lunghissimi anni che nei fatti vuole silenziare gli eventi e vorrebbe con forza trasformare il 25 aprile nel ricordo di tutti i caduti. Così non è, e non sarebbe accettabile, un conto è pacificazione, altra cosa è sapere che se avesse vinto la parte sbagliata dell’umanità, ora non potremmo avere le libertà che abbiamo, né la Costituzione più bella del mondo, non è un caso che qualcuno voglia azzerarla.  Da quando frequento il Salento invece vedo manifestazioni ovattate, quasi la liberazione fosse un fatto estraneo a queste terre, quasi fosse da sempre una banale ricorrenza, eppure, ne parlavo con amici, forse c’è fra i patrioti e partigiani salentini una sorta di valore aggiunto. Chi si trovò a nord l’otto settembre e scelse di fermarsi in montagna era spinto da una volontà di Liberazione forte, pari forse all’internazionalismo che spinse molti italiani di ogni regione ad andare in Spagna a combattere il franchismo. Molti sbandati hanno fatto la scelta di provare ad attraversare l’Italia per raggiungere le loro terre, atteggiamento assolutamente non condannabile e molto umano, chi si fermò, invece, mise a disposizione tutto quello che aveva. E parliamo di donne e uomini. Ragazzi allora, solo ragazzi ai quali un ventennio di dittatura e 4 anni di guerra hanno scippato la vita. 

Solo due minuti....

Ph: Informazione Libera su facebook

martedì 23 aprile 2013

Il Ciolo: mare blu e schiuma bianca


Immagini del Salento che toglie il respiro (e se vi buttate in acqua può venirvi l'orticaria o qualche bubbone, visto lo stato delle cose). Le immagini sono prese in uno dei luoghi più suggestivi del capo: il Ciolo. Un ponte sul mare blu (e bianco). Le foto sono state fatte il 21 aprile 2013.

dal Ciolo. Particolare

Non sono pesci, è schiuma

Panoramica con schiuma bianca

lunedì 22 aprile 2013

Cosa è successo alla fine?


Ma alla fine cosa è successo? Giravolte spaventose, il PD di Bersani, alla faccia del suo “mai con Berlusconi” si incontra con il PDL, a tavolino decidono che si deve eleggere Marini. Gli eletti del PD traccheggiano e votano per conto loro. Su Rodotà non si può convergere perché… Ancora non è dato sapere perché. Un giovane democratico leccese mi spiega: “Hanno votato Marini per bruciarlo e proporre Prodi”. Vabbè, è giovane a forse aveva ancora idea che esistesse un partito. Un funzionario del PD  mi dice che lui avrebbe votato Rodotà se fosse stato in Parlamento, di più non sa, e questo la dice lunga sullo stato del partito. Comunque si propone Prodi per ritorsione contro i casaleggiani e per tacitare gli antiberlusconiani, lo si fa fuori tempo massimo e gli eletti del PD  silurano indecorosamente il professore che viene sbeffeggiato senza se e senza ma e senza oltre cento voti. Emblematiche le richieste ai cinque stelle di votare Prodi, senza dire perchè no a Rodotà e pretendendo un passo indietro. Crolla tutto perché il PD è ormai un non partito ma una serie di bande armate e vigliacche, nel segreto votano il contario di quello che dichiarano. Tutto il meglio degli ultimi vent’anni riassunto in un solo partito: codardia, viltà, scilipotismo, trotismo, altezzosità e disprezzo degli elettori.  La situazione è al caos, tutti vanno in ginocchio da Napolitano, Bersani piangendo per la pochezza del suo ex partito, Berlusconi ridendo per la pochezza del PD. Napolitano riunisce in conclave veloce PD, PDL, Lega e Monti e pone le sue condizioni per accettare le ricandidatura: governo di larghissime intese, ministri di tutte le parti (va a finire che ci troviamo di nuovo Calderoli alle riforme istituzionali o la Gelmini all'istruzione?). Tutti accettano supinamente e votano compatti Napolitano. Quindi in febbraio gli italiani hanno votato per uscire da un governo tecnico e farne uno politico, votare per il nuovo presidente della Repubblica nel pieno delle sue funzioni e provare a cambiare legge elettorale e alcune riforme, oltre riparlare dell’IMU che, a detta di tutti è troppo esosa, di ammortizzatori sociali che, a detta di tutti, occorre ripristinare almeno in parte e fare le riforme necessarie. Dopo le elezioni ci troviamo con Napolitano, un governo ipertecnico che dovrà fare solo quello che i dieci “saggi” hanno deciso. In febbraio si è votato per niente in sostanza.  
Quando c’era la prima Repubblica il secondo partito, il PCI, non aveva voce in capitolo, i governi erano guidati dal primo, la DC, e da alcuni alleati minori. Nella seconda Repubblica il secondo partito non viene neppure ascoltato e il governo lo fanno gli altri due con qualche tumore qua e là (Lega Nord, Monti e i suoi, i vari Larussiani e cose simili, gentaglia in sostanza).
Che il movimento di Casaleggio se la sia più che cercata è fuori dubbio, avessero accettato uno straccio di accordo, avessero capito l’aritmetica e fatto due conti si sarebbero resi conto che in qualunque democrazia normale per governare occorre una maggioranza che loro non hanno. Invece non è successo nulla di tutto ciò. Casaleggio e Berlusconi hanno tuttavia vinto la loro sfida contro il mondo intero, il primo perché voleva ad ogni costo il governo di larghe intese per piangere e dire “la casta, la casta”, il secondo perché da sconfitto è riuscito a resuscitare ed essere protagonista e probabilmente lancerà un’OPA sulla magistratura prima delle sentenze. Entrambi hanno vinto, a perdere è stato tutto il PD, ma soprattutto gli italiani, tutti quanti si sono fatti i loro sporchi giochi fregandosene dei suicidi per crisi e dei disoccupati, da Casaleggio alla Santanchè. Ci fosse stato un minimo di apertura oggi forse alcune cose sarebbero andate diversamente. Non penso che Rodotà avrebbe passato lo stretto degli Scilipoti del PD, però magari  Prodi avrebbe avuto qualche chance. Vendola, per parte sua, si è staccato, giustamente, da quel che rimane dei rottami del PD e rilancia un altro (l’ennesimo) laboratorio per la sinistra, si discuterà per cinque o sei mesi, poi i veti incrociati faranno nascere un topolino litigioso, questo è l’andazzo di questi tentativi degli ultimi vent’anni e certa sinistra è refrattaria a riconoscere pari dignità agli altri.
Ora i seguaci di Casaleggio dovranno seriamente fare i conti con un governo a maggioranza larghissima che governerà e voterà tutto ciò che l’Europa imporrà, loro si troveranno con il loro apriscatole a dire quanto sono belli, puri, puliti e a non riuscire a fare nulla di quanto si erano proposti e se non si andrà a votare nel giro di pochi mesi, diventeranno probabilmente solo dei rompipalle noiosi e senza appeal, percorso speculare a quello della lega di un tempo, da rivoluzionari a folcloristici, magari prenderanno qualche Comune e qualche Provincia, sicuramente arriveranno i loro Trota.  Perchè chi non governa e non ha potere decisionale, in minoranza può poco, e gli elettori chiederanno presto conto della loro inconsistenza. Intanto bisognerà vedere le schegge del PD cosa faranno, se vinceranno i seguaci dei governi con La Russa e la Santanchè o quelli veramente democratici, nel frattempo con quello che è successo in questi tremendi giorni, gli unici sconfitti brutalmente sono gli elettori, i giovani che avevano qualche speranza ed hanno visto balletti indecenti come neppure il bunga bunga, i pensionati, gli esodati, i cassa integrati. Ha perso un paese civile e speriamo che prosegua ad essere civile, a tutto c’è un limite, anche alla sopportazione, perché il problema non è del PD o di Casaleggio, il problema è degli italiani tutti, chiedere conto ai nominati è il minimo che si possa fare ora. Ancora una domanda, quanti hanno votato on line per scegliere il candidato Rodotà? Se sono più di trecento ci sarebbe da stupirsi, questa non è democrazia diretta, si chiama populismo becero e cafone.