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sabato 7 gennaio 2012

Lecce, cultura, Koreja




La cultura non è un lusso, è una necessità” (Gao Xingiian)


 Sono stato ai Koreja. Si parlava di cultura e di Lecce. Un maledetto raffreddore che mi riempiva la testa di vuoto ottundimento mi ha costretto ad andarmene presto. Ho avuto giusto il tempo di vedere il bellissimo corto evocativo. Una videocamera davanti al Duomo, con la vita che circolava sulla piazza immobile, Lecce, bimbi, leccesi, turisti che si muovevano e lei rimaneva lì, altera, austera, intrigante, quasi seducente. Ho ri/visto quello che avevo già visto mille volte, quasi ogni mattina passando proprio lì. Estati torride e inverni quasi tiepidi nonostante le nebbie fitte della circonvallazione. Capita di toccarla quella piazza, accarezzarla. Capita di ascoltarla vedendo i turisti camminare parlando a bassa voce come fossero già in chiesa.
Poi, al Koreja,  hanno parlato autori di Lecce, per Lecce, su Lecce. Sulla cultura senza kappa, proprio con la c. Evidentemente gli organizzatori avevano sentore di partecipazione limitata, infatti poche erano le seggiole, ma questo è un bene. Le mie sono impressioni di un ospite che neppure vota qui a Lecce, di uno che arriva dalla provincia su al nord.  A Lecce uno ci deve proprio venire, non ci passa da qui per caso. Ad Alessandria ci si può anche passare mille volte, girarci attorno, abbracciarla con lo sguardo da qualche autostrada e magari chiedersi “chissà com’è”. Solo chiederselo però, pochi si fermano. Non c’è neppure una Piazza Sant’Oronzo. Una volta c’era un bel duomo, poi arrivò il francese generale imperatore e lo fece abbattere, voleva la Piazza d’armi. Poco più in là ne venne costruito uno mica tanto bello. E’ vero, c’è la cittadella militare, importante e fatta a stella, e c’è Santa Maria di Castello, chiesa dagli antichi fasti. Il resto è … Alessandria. 80.000 abitanti circa. Non uno straccio di casa editrice. Neppure un quotidiano di carta. Solo un trisettimanale che si chiama Il Piccolo, sedicente indipendente, poi un settimanale “La Voce Alessandria” del vescovo. Per la cronaca quotidiana ci si affida alle pagine locale de La Stampa. Qualche giornaletto on line nato negli ultimi anni.
Per questo mi è sempre piaciuta Lecce con i suoi editori, magari piccoli e di nicchia, ma attenti. Per questo i quotidiani di carta in città sono importanti. Tutti condivisibili? Tutti belli? Neppure per idea, a volte l’informazione è troppo localistica, senza respiro altro che quello che si sente a Palazzo Carafa e ai Celestini. Spesso Bari sembra  lontanissima. Però c’è fermento, attività.  Comunque li leggi, e annoti, e ne discuti, se ti va intervieni perché qui c’è accoglienza.
Poi autori, romanzieri, saggisti, poeti, registi, pittori e ancora e ancora. Ci sono giornate in cui non è facile scegliere fra diverse presentazioni di libri o mostre. C’è fermento a Lecce, sconosciuto in altri luoghi. Penso a lassù, ad Alessandria che ha prodotto eccellenze. Umberto Eco la guarda da lontano, Cotroneo si è seduto sul Salento e sull’Italia intera. Anche Rivera (Gianni, quello del Milan) è andato a Milano per diventare Rivera e deputato. Manca la consapevolezza dell’appartenenza. Anche perché, dicevo con amici di quaggiù, la nostra memoria storica si ferma alla Resistenza, qui i martiri d’Otranto sono ancora presenti. Mi sembra ci sia un ricordo militante delle storie e della storia e capacità di rivendicare appartenenza alla cultura e al territorio.
Tuttavia la scelta, giusta dal punto di vista dell’economia, è stata di lanciare Solemarejentu quasi come unico “Salentu”. Se è giusta da questo punto di vista, l’errore è stato forse quello di fermarsi lì, di non voler tenere presente la vivacità del pensiero, quasi fosse scontata. Se funzionano i cinema che sono spesso pieni, se funziona il teatro, sia pure, come dicono alcuni, con programmazione ridotta, non vuol forse dire che c’è voglia di cultura?
Allora qual è il problema? Forse ha ragione Mauro Marino quando parla della mancanza della politica, della povertà intellettuale degli amministratori locali. Una città, una Provincia deve essere amministrata, gestita e valorizzata per quello che offre. Un esempio (banale?) è stata la colata di bianca plastica delle ultime festività sul Piazza Sant’Oronzo e Mazzini. Questione di scelte culturali, etiche e politiche ovviamente. Se in casa mia c’è un orologio antico appoggiato su una consolle Luigi XVI posso coprirla con una borsa di plastica del supermercato, però, solitamente e giustamente, la spolvero e  la illumino per farla notare dai miei ospiti.
Se in un territorio ci sono artisti, la politica può lasciare la palla in mano a case editrici o galleristi che facciano quel che vogliono, oppure l’amministrazione si deve porre il problema di come valorizzare e soprattutto come non far fuggire via quelle che sono vere eccellenze. Se la pizzica e la taranta diventano un unicum su cui investire c’è un problema.
Al momento sembra che le amministrazioni stiano comodamente stravaccate sulla poltrona più comoda, senza porsi voler “creare cultura”, in un territorio in cui farlo è agevolato proprio dalla presenza di tanti talenti.  Purtroppo anche l’informazione segue troppo spesso l’onda virtuosa (?). Pagine di cultura sulle quali si risparmia “perché non interessano”. Beh, anche in TV interessava il Grande Fratello, è eticamente e culturalmente giusto investire solo su quello? Dal punto di vista della TV spazzatura lo è sicuramente, da quello di amministratori della cosa pubblica è inammissibile.
Il malgoverno getta cervelli all’ammasso. Speriamo in un prossimo futuro di svolta.     

venerdì 6 gennaio 2012

via Predappio? Meglio Via Sparascio

A Lecce esiste una Via Predappio (città natale di Mussolini). Dopo l'attacco di fascisti di Casa Pound in perfetto stile fascista (quattro contro uno), una manifestazione spontanea ha chiesto l'eliminazione di via Predappio e di Via Junio Valerio Borghese (golpista, fascista). Interessante proposta per l'amministrazione prossima ventura. E se iniziassimo da qui e defascistizzare Lecce? Via Predappio potrebbe diventare Via Maria Teresa Sparascio, staffetta partigiana salentina trucidata dai nazisti. Al momento, per le notizie che si hanno, è l'unica donna salentina caduta partigiana. 
Ovviamente la proposta è per gli amministratori che verranno, quelli attuali hanno frequentazioni autorevoli con Casa Pound. 

Epifania


Questo detto, chi guiderà gli spread, i PIL e i tassi d'Interesse? In fondo sono come i re magi, assolutamente ignoti ai più, ma tutti ne parlano come si parla degli spaghetti alle cozze che si cucinano con relativa facilità. Vabbè, pazienza, teniamoci la crisi, i mari e i Monti, intanto piacciono proprio a tutti. Tutti meno che a Calderoli. Noi che non amiamo Monti siamo in pessima compagnia, con i più deficienti. 

giovedì 5 gennaio 2012

Giuseppe (Pippo) Fava. Anniversario


“La mafia? È ormai dovunque, nel mondo: ma qui, a Catania, no. Lo escludo. Davanti al mondo testimonio che mai pressione o intimidazione c’è stata, in questa parte della Sicilia, in questa città storicamente immune dal cancro che mi dite. Polveroni, chissà da chi ispirati.” [Intervista al sindaco Angelo Munzone su La repubblica, 9 gennaio 1984]

Catania, solo 4 giorni prima di questa ignobile dichiarazione, il 5 gennaio 1984, venne assassinato Giuseppe (Pippo) Fava. Era giornalista, scrittore, sceneggiatore. Già direttore responsabile de Il Giornale del Sud e fondatore del periodico antimafia I Siciliani, proprio nella sua regione fu il secondo giornalista trucidato dalle cosche dopo Peppino Impastato.
 Nato a Palazzolo Acreide (Siracusa) il 15 settembre 1925, si trasferì con la famiglia a Catania. Laureato in giurisprudenza, divenne giornalista professionista e collaborò con la Domenica del Corriere, Tuttosport, Tempo illustrato. Caporedattore di Espresso Sera fino al 1980, riuscì ad intervistare alcuni boss di cosa nostra. Passò al Giornale Del Sud realizzando una testata coraggiosa, lottò a lungo contro la base missilistica di Comiso, e contro le collusioni che denunciava con ostinata puntualità,  poi il suo giornale venne acquistato da  personaggi sconosciuti: Lo Turco, Graci, Aleppo e Salvatore Costa. Lo Turco e Graci in particolare frequentavano Nitto Santapaola. Dopo un attentato al giornale, Fava venne licenziato i suoi colleghi per solidarietà occuparono il Giornale che presto venne chiuso.
Pippo Fava
Disoccupato, fondò una cooperativa senza il becco di un quattrino, con cambiali acquistò l’indispensabile per fare uscire I Siciliani che divenne immediatamente un organo importantissimo per i movimenti antimafia. Denunciava collusioni, faceva inchieste su attività illecite che portavano fino a Sindona, collegò tali attività al clan Santapaola-
Alle 22 del 5 gennaio a bordo della sua Renault, venne freddato con cinque proiettili alla nuca. In perfetto stile mafioso si parlò di delitto passionale. Il sindaco rifiutò esequie ufficiali con l’ignobile frase citata, l’onorevole Drago chiese la chiusura immediata delle indagini per “non far scappare le fabbriche al nord” (le stesse gestite dagli amichetti di Sindona). Nonostante loro una folla immensa si strinse attorno ai giornalisti durante i funerali. Catania non era mafiosa, mafiosi e collusi erano i suoi amministratori.  
Vari gradi di processo finiti nel 2003 videro condannati Nitto Santapaola, Marcello D’Agata, Francesco Giammuso, Lado Ercolano, Maurizio Avola.

   “Se un giornale non è capace di questo (dire le verità n.d.r.), si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzi stroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. Le sopraffazioni. Le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento!  (Pippo Fava)

mercoledì 4 gennaio 2012

seppellito Verzè

Hanno seppellito Verzè
Domani pianteranno cavolfiò


(da il Paese Nuovo Quotidiano del 4 gennaio 2012)

La matematica è opinione


Ecchepalle il TG che parla dietro di me alle sette di mattina. Dopo aver annunciato maltempo per l’Epifania e dopo un mio “echissenefrega”, parla di notizie. Quella più interessante è che la matematica è diventata opinione per decreto. Roba a governi tecnici. In realtà Monti non c’entra, ma il periodo è questo.
Qualcuno dice “I parlamentari italiani sono i più pagati d’Europa”. I parlamentari stessi, attraverso i loro portavoce, dicono “non è vero”. Apprescindere (doppia p e tuttoattaccato) dal fatto che i costi della politica il governo dei “tennici” non li ha neppure sfiorati con il pensiero, mentre ai pensionati ha fatto un mazzo tanto, resta il fatto che siamo nel 2012 (duemiladodici).
Esistono: calcolatori elettronici, computer, cellulari tutti con calcolatrice, scolarità decisamente superiore a quella degli anni 50 e 60, facoltà di matematica. Esiste anche la scuola primaria, suggerisco a maestri elementari il seguente problema (dalla seconda classe in avanti):
“Se un parlamentare inglese prende 100 euro di stipendio ed uno italiano ne prende 95, quale dei due parlamentari prende di più?”.
Prima di scrivere ho spento la TV ovviamente, non se ne può veramente più di queste manfrine e della sensazione, magari sottile e insinuante, che un intero popolo di italiani si senta preso per i fondelli. Se questi sono gli idioti che debbono decidere leggi e norme della democrazia mi chiedo, sommessamente, se ha ragione  la mia vicina di casa che, in ascensore, mi dice: “quando ci liberiamo dei politici?”
Poi ci credo che va a finire che un governo di banchieri venga osannato da destra e sinistra come il migliore della storia patria.  

martedì 3 gennaio 2012

Monti e le ex sinistre



Il link riporta ad un lunghissimo articolo di Franco Livorsi, attento osservatore delle cose della politica, filosofo e sicuramente “uomodisinistra”. Direi che è assolutamente condivisibile in ogni parola e politicamente corretto. Quanto meno dal punto di vista di chi crede che stiamo vivendo nell’unico mondo (e modo) possibile. Il problema gira tutto attorno a questa certezza. Potremmo chiamarlo realismo o senso del dovere di cittadini europei oltre che italioti, possiamo anche dire che a Monti è bene credere perché mal che vada non abbiamo nulla da perdere. Possiamo dire che Napolitano ha fatto un’operazione capolavoro, e lo dico senza paura e senza tema di smentita, Giorgio è stato il regista dell’uscita di scena del “peggiore” ed ha operato con maestria, capacità, realismo (quasi) socialista. Tuttavia temo che il re di tutti i puttanieri abbia ancora alcune possibilità di entrare al Quirinale con due anni di tempo per ridare verginità al suo operato e dopo aver permesso a guappi del calibro di Calderoli o Bossi di fare i rivoluzionari dopo aver massacrato le casse dello Stato (a loro insaputa ovviamente, ci fosse un leghista che capisce cosa ha votato in questi lunghi anni sarebbe grasso che cola, Tremonti indicava la via e loro la seguivano. A loro bastava mettere tasse agli immigrati sui permessi di soggiorno e governare territori arraffando dove possono, anche in cambio di favori a chicchessia, ma proprio a tutti, anche ai clan).




Tuttavia cosa sarebbe successo se un anno fa Napolitano, anziché concedere un mese di tempo all’arcoriano, avesse imposto un giretto alle camere immediato? Perché non lo fece? Per dare il tempo al signor bunga bunga di comprarsi un po’ di Scilipoti forse? Allora il Presidente della Repubblica si comportò in modo politicamente scorrettissimo. 
Il problema del ragionamento di Livorsi sta proprio, a parer mio, nel credere che non ci sia alternativa possibile all’economia globalizzata, a pochi investitori (speculatori) che da segrete stanze decidono in nome e per conto di intere nazioni. Noi dobbiamo fare una manovra da massacro sociale per evitare di finire come Grecia, Argentina e quasi come in Spagna. Per altro a Madrid si dice di non voler finire come l’Italia, ma questo è poco patriottico ammetterlo. Il problema sta nel voler credere che la politica sia un optional di cui far volentieri a meno. Ovviamente fa piacere a tutti vedere Passera che viaggia in treno, anziché La Russa che utilizza voli si stato per andare a vedere l’Inter, tuttavia Passera è un economista (per altro in odore di conflitto di interessi), sia pur concedendo ogni beneficio non è, al momento, un politico. Personalmente non mi ha fatto per nulla piacere vedere le lacrime di un ministro, mi parevano patetiche. Uscire dalle secche dell’economia con un governo non politico dovrebbe essere la panacea di ogni male? Allora a che serve la politica? Bastano i tecnici. Non si fosse spento con il maltolto basterebbe mettere Don Verzè alla sanità, oppure, perché no? Potremmo chiedere a gran voce Marchionne alle politiche del lavoro. Oppure mettere Erode agli asili nido che è lo stesso. Si può obiettare “usciamo da questo periodo, poi riparleremo di politica”. Mah, sarà, però ne usciremo con le ossa rotte e con la consapevolezza che se una banca USA fallisce perché ha rubato troppo, noi tutti dobbiamo salvare il culo ai banchieri e pagarne i prezzi. Il problema, penso, è che le sinistre italiane e forse europee hanno perso definitivamente e per sempre il dono della critica per coricarsi mollemente sull’accettazione del capitalismo più criminale come unico modo di vivere, non c’è alternativa possibile filosoficamente e politicamente. Allora anche Monti può essere l’unica possibile rivoluzione. Allora ben vengano le Merkel che dettano le regole all’Italia su cosa fare e su come farlo.  
da Il Manifesto



E poi, diciamolo, questo governo tecnico che si spaccia per salvatore dell’umanità ha fatto quello che avrebbe potuto fare un Berlusconi qualunque. Aumentare la benzina, i trinciato per sigarette, rimettere l’ICI sulla prima casa, minacciare l’IVA più alta di due punti, tutte cose scontate, ovvie, senza un briciolo di fantasia. Al momento restano intatti i costi della politica (quella inutile) perché i politici non vogliono, non si mette la patrimoniale perché quello di Arcore non la vuole, non si liberalizzano neppure i taxi perché i tassisti non vogliono, né le farmacie per lo stesso motivo. Non si interviene su quei templi monoteisti degli ordini professionali. Nulla di nuovo in sostanza, tranne i sacrifici per molti e aiuti alle banche che, come primo impatto, potranno vedere aumentati i conti correnti di chi fino ad oggi teneva i suoi mille e dieci euro sotto il cuscino.  Il problema è che se la faceva Tremonti questa manovra, sarebbe stato sicuramente in mala fede e avremmo fatto calare strali dall’alto, la fa Monti con il beneplacito delle ex sinistre, oggi conglomerati di neoconservatori tinti di rosa, e va tutto bene.

lunedì 2 gennaio 2012

Il primo giorno dell'anno


Pensierini sotto il sole del primo gennaio (primogennaio tuttoattaccato) duemiladodici. Ogni anno viene voglia di fare riflessioni. Intanto la parola deriva da: riflettere, che a sua volta evoca il riflesso, un alias dello specchio. Non si tratta della reiterazione delle flessioni, quelle ci imponevano a scuola facendo ginnastica (che poi sarebbe diventata educazione fisica, quindi attività motoria, che è un po’ come chiamare non vedenti i ciechi), ora è quasi moda fare footing attorno al quartiere per meglio respirare gli scarichi delle auto che passano nelle città che, a loro volta, bandiscono la mobilità dolce, e pensare di essere in forma smagliante. Qualcuno ogni tanto muore d’infarto facendolo, ma questo è altro discorso.
Ieri (trentundicembreduemilaundici) ero in piazza Mazzini verso sera. Lui stava chiudendo la sua bancarella di libri a prezzo basso. Sono entrato, ho visto ed ho fatto ben due acquisti: “Pazzi per il cioccolato” e “Pensieri sulla pace” di Erasmo (Che fosse Da Rotterdam non stava scritto sulla copertina incellophanata, oltre che impolverata). Sacro e profano assieme. Cosa c’entra la cioccolata con la pace? Echissenefrega, mi andava così, e poi cinque euro due libri a pochissime ore dall’uscita da un anno orripilante e dall’entrata in uno che, a quanto pare, sarà ancora peggio, si poteva pur fare. Devo dire che quello sul cioccolato era l’ultima copia esposta, di Erasmo, Hegel e altri filosofi c’era una folla incredibile. Tira più il cacao della pace? Eccerto che si. Poi, a cena, invece del cotechino e delle lenticchie che “devimangiarleperchèportanosoldi” abbiamo cenato con polpo e patate. Anche perché fra me e le lenticchie di capodanno da decenni è guerra dichiarata, non mi hanno mai portato il becco di un quattrino. Spudorate come il Grande Fratello televisivo. Quello che sta chiudendo per carenza di spettatori. Hanno lo stesso, identico senso in fondo. Due esibizionisti brutti, al limite dell’osceno (non in senso letterale per carità, poco mi importa delle chiappe esibite da ragazzine assolutamente prive delle nozioni base che ragolamentano congiuntivi e condizionali, del loro corpo facciano quel che vogliono) osceno nel senso più alto del termine. Perché passare per intrattenimento un programma che è vera immondizia culturale? Sarebbe come se qualcuno dicesse che vuole trasmettere la cultura salentina al nord espiantando ulivi secolari per esportarli. Una vera e propria idiozia, che si giustifica solo con l’abbrutimento degli ultimi decenni.
Ieri (trentundicembreduemilaundici) compro il giornale nazionale che augura buon anno con un titolo a tutta pagina “Ecco la stangata del 2012” (come dire: “buon anno un c…”), le pagine successive sono piene di cifre che annunciano lacrime, sangue e sacrifici. Tassano pure le merendine, manca il contarespiri ma pare si stiano attrezzando. Le reazioni sono disparate. Da una parte ci sono persone che dicono “finalmente un governo che governa ed è giusto risanare, quindi giuste sono i sacrifici” altri dicono invece “è giusto risanare, però qualcuno mi spiega perché devo pagare io solo?” i primi sono i ricchi, quelli con pensioni o salari dignitosi e anche più, gli altri sono i precari, i pensionati con quotazioni da fame, i disoccupati, i precari. Poi ci sono quelli che dicono “basta tasse” dopo aver imposto tasse per due lustri. Mah, misteri della politica.
A questo punto qualcuno mi spieghi perché dovrei mangiare lenticchie. Meglio un polpo con patate. Che per altro preferisco.
A proposito, ho ascoltato stancamente il discorso del Presidente della Repubblica Democratica fondata sul lavoro, la stessa dove il lavoro affonda. Anche qui inquietante utilizzo della lingua. Si può affondare chi fonda? Alla fonda stanno le navi, a fondo stanno le ancore. Ancore ancora affondate a fondo della nave alla fonda che non affonda.
Avevo chiamato poco prima Giancarlo ad Alessandria per fare gli auguri, come si conviene. “Aspetto Napolitano” ho detto “Anch’io, dirà che i sacrifici sono indispensabili, che l’Italia ce la farà, che il governo sta facendo il suo dovere attento a tutte le fasce della società” mi ha risposto. Poi i saluti, poi Napolitano che ha detto che “i sacrifici sono indispensabili, che l’Italia ce la farà, che il governo sta facendo il suo dovere….” Neppure lo straccio di uno scoop, tutto già previsto, stanco, trito, ritrito. E si che Napolitano ha un passato dignitoso e tutto sommato “menomale che Giorgio c’è”. Anche se mi piacerebbe un po’ più di vitalità. Mica è sufficiente dire che gli evasori fiscali sono birbantelli.
ovviamente vauro


Stamattina c’è il sole, il primo risveglio accarezzato da lui (avevo scordato la tapparella aperta), poi sono uscito in strada a respirare smog e fresco salutare, non prima di aver finito la seconda caffettiera però, siamo in tempi di crisi, non si spreca un caffè, diamine.  Da domani inizia l’anno vero, quello con i negozi aperti e con la città che si rianima per pagare bollette e crisi. Poi forse ci sarà ancora qualche puntata del Grande Fratello, quello che venne salutato, nella sua prima edizione, da un titolo a caratteri cubitali su un noto quotidiano un  po’ trasgressivo: “liberate quei dieci deficienti” diceva. Insomma, anno nuovo stessa vita. Non succederà molto di non prevedibile, a meno che una bella botta di emozioni e di rinsavimento mandi in cantina sradicatori di ulivi, spargitori di rifiuti sul ciglio delle strade, incapaci di solidarietà, quelli che dicono “noi padroni a casa nostra”, quelli che dicono “quando c’era lui caro lei”, quelli che pensano che i ragazzi sono tutti incapaci di ragionare, quelli che guardando il mare  pensano solo a quali abbronzanti acquistare per la prossima estate, quelli che dicono che le donne in minigonna se la cercano la violenza, quelli che sanno come si dovrebbe fare per mettere le cose a posto e se dipendesse da loro… senza che loro si mettano in gioco mai, quelli che dicono “i politici sono tutti uguali”, quelli che dicono “E’ tutta colpa della globalizzazione”, quelli che guardano il culo della ragazzina che passa e si scagliano contro i pedofili, quelli che gettano il pacchetto vuoto di sigarette in strada e si lamentano per le strade sporche, quelli che nella notte di capodanno fanno i botti e perdono due dita perché sono imbecilli, quelli che dicono che gli italiani sono benestanti perché vanno in pizzeria, quelli che non vogliono che tu decida come curarti ma devi fare ciò che dicono loro anche se fanno bunga bunga da sera a mattina, quelli che fanno la giornata della famiglia e per meglio chiarire sfilano con tre ex mogli, quelli che pagano il biglietto dello stadio per vedere partite vendute da sei mesi, quelli che guardano solo RAITRE, quelli che guardano solo LA7…
Spudoratamente ho copiato Jannacci, ma spero sinceramente che lui capisca.



domenica 1 gennaio 2012

esternazioni


Esternazioni del 2010 di alcuni personaggini niente male:

“Pensate a tutti quelli che hanno sulle spalle, meglio sulla testa, un bel paio di corna. Stanno peggio di me. L’indagato, l’accusato, può difendersi e dimostrare che mafioso non è. Uno che è cornuto, insomma uno che è stato tradito, è cornuto e basta. Non si può rimediare”. Così l’ex ministro dell’Agricoltura,Saverio Romano.

“Togliere i vitalizi ai parlamentari è come mandarli in giro nudi per strada''. Parola di Alessandra Mussolini.


tolto lo stipendio alla nipote del duce?

"Se una donna cammina in modo sensuale o provocatorio, qualche responsabilità nell'evento ce l'ha perché anche indurre in tentazione é peccato".
Così Monsignor Arduino Bertoldo, vescovo emerito di Foligno. Già si era reso celebre quando disse: “ l'aborto crea più vittime dei pochi preti pedofili”. E ancora, parlando del caso Ruby: “ Berlusconi ha fatto una ragazzata”.

“Il filobus parte in Luglio” “Il filobus parte in agosto” “Il filobus parte il 27 dicembre” Disse il sindaco di Lecce Paolo Perrone dopo cinque anni di ritardo della prima corsa. Successe nel 2011. Ad oggi, 2012, del filobus nessuna traccia.