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sabato 13 maggio 2017

Monosi, Serracchiani e porcate varie

Due pensieri si insinuano leggendo le notizie.
Pensiero uno - Come ormai tristemente noto, a Lecce è in corso un terremoto giudiziario. Quattro arresti e una serie di misure interdittive. L’antiracket, secondo gli inquirenti, si era trasformata in racket che rastrellava mazzette con una partita di giro con noti imprenditori locali. Il tutto è spiegato dettagliatamente su tutti i giornali, citiamo fra tutti il quotidiano di puglia .
Fra le misure interdittive (*tipologia di misure cautelari personali, che, a differenza delle misure coercitive, non incidono sulla libertà di movimento del soggetto, bensì sulla sua sfera giuridica, limitandone temporaneamente l'esercizio di determinate potestà, facoltà o diritti - Brocardi.it)
La più pesante riguarda l’assessore al bilancio uscente del Comune di Lecce, Attilio Monosi. Ovviamente questa è una prima fase di indagini e, essendo in una Democrazia matura, dobbiamo essere garantisti a tutto campo. E, per dirla tutta, auspico veramente che Monosi sia estraneo a quanto dicono gli inquirenti. La speranza è che lo sia perché l’avere conferma che una città come Lecce è stata amministrata per un decennio intero da un assessore dedito al furto sarebbe disarmante. Certo è che ombre lunghe oscurano le prossime elezioni, e Monosi è uno dei candidati di punta del candidato sindaco Giliberti sostenuto dalle destre (Fittiani, forza italia e simili). A questo punto un passo indietro per meglio sostenere la sua difesa, anche andando contro il parere di Giliberti stesso che dice “Monosi rimane candidato”, sarebbe un segnale stupendo. Giliberti si vorrebbe sostituire ai giudici, alla guardia di finanza e alla polizia. Qualcuno gli spieghi che è solo un candidato sindaco e non deve emettere sentenze e assoluzioni. In pratica dice il Gili "Monosi è innocente perchè e amichetto mio", come i bambini. 
Di fatto, andare a elezioni con una spada di Damocle sulla testa degli elettori non è di buon auspicio per la democrazia.

Pensiero due – La signora Debora Serracchiani, Presidente della regione Friuli Venezia Giulia e già braccio destro di Matteo Renzi, appartenente al giglio magico e sedicente di centro sinistra si lascia scappare la frase:  “La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza”. Bene, siccome in Italia vige un sistema democratico che dice che la legge è uguale per tutti, ed un reato come lo stupro è riprovevole a prescindere se a compierlo sia un bianco un negro, un immigrato o un sacerdote, la frase ha suscitato il giusto scalpore rimbalzando su tutti i media e i social. Non a caso uno dei pochi d’accordo con al Serracchiani, pur con le dovute cautele lessicali, è stato Matteo Salvini (di Matteo in Matteo la Serracchiani scala il potere), rimarcando come “ "Serracchiani e Pd hanno sulla coscienza le violenze di questa gentaglia".
Non sono note le dichiarazioni di Giovanardi e della Santanchè, ma non ne sentiamo la mancanza.
Bene, dopo tutto questo trambusto ad essere molto generosi con la fan dei Mattei, potremmo dire che ha avuto uno scivolone lessicale, che voleva dire altro forse. Invece lei rincara la dose dichiarando su facebook: “Ho detto una cosa di buon senso anche se scomoda. Al di là del caso specifico, in cui le responsabilità saranno accertate dalle autorità, credo di aver detto una cosa evidente alla stragrande maggioranza dei nostri concittadini. Non rendersene conto significa fare il gioco di quelli che razzisti lo sono veramente”.
Eccovi serviti, chi si aspettava una spiegazione umile, magari che dicesse “sono stata fraintesa, mi sono spiegata male, il mio intento era di dire altro” è servito.  
Questi non hanno l’umiltà di ammettere errori, se vengono indagati si stringe il cerchi magico attorno a loro, se dicono porcate si stringono i gigli magici.

giovedì 11 maggio 2017

Franceschini, Berlusconi e legge elettorale

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Il fuorilegge (ph: https://goodmorningumbria)

“…La legge elettorale è come il volante per un autista: se non ce l’ha non può guidare. E siccome dovrebbero essere gli elettori a guidare la macchina democratica, si deve dire che in Italia, al momento, la democrazia è ridotta, parziale, ferita…”
Così scrive Antonio Polito in un corsivo sul Corriere del 10 maggio 2017.
In effetti il giochino della legge elettorale mancante per esplicita volontà dei partiti, PD in testa, è un vero e proprio vulnus per l’agire democratico, ed è uno schiaffo dato violentemente in faccia al Presidente Mattarella il quale ha chiesto più volte di provvedere. Se è vero che la Consulta ha lasciato una legge operativa, altrettanto vero è che i due sistemi elettorali (Camera e Senato) sono scollati, scollegati e renderebbero ingovernabile qualsiasi esito le votazioni propongano. il Parlamento   mai è stato rappresentato peggio di questa legislatura. Tranne che nel periodo fascista, allora era la dittatura, oggi diciamo di improvvisazione, dabbenaggine, l’essere in balia di elezioni interne a partiti che dovrebbero, prima di tutto, pensare la bene comune, dei cittadini, elettori o meno che siano. Invece assistiamo a cose che in nessuna Democrazia avanzata possiamo vedere. Il caso del ministro Franceschini che in un’intervista al Corriere dice “Ci rivolgiamo a Berlusconi, il PD non intende governare con l’area guidata da Fratoianni…” è un’affermazione che dovrebbe indurre qualunque persona di buon senso a chiedere le dimissioni immediate dall’incarico di ministro e da Parlamentare di Franceschini.
Lo è perchè lui, come troppa parte della politica, tratta da statista un pregiudicato condannato in via definitiva a 4 anni (tre dei quali coperti da indulto) per frode fiscale nel 2013. Lo è perché lo stesso pregiudicato a novembre 2013 è stato dichiarato decaduto e fino al 2019 non ha diritto di voto passivo ed attivo.
Insomma, Franceschini e chiunque invita al Nazareno quel milanese, lo fa in spregio del buon senso, dell’etica, della politica e degli elettori.
Praticamente gli dice “non hai diritto di votare, però sei indispensabile per dettare le regole del voto, non sei parlamentare, però puoi decidere delle leggi e delle norme. Sei un fuorilegge condannato in tre gradi di giudizio, però puoi decidere della sorte dei governi italiani. Il tutto con la nostra benedizione, nostra e dei giornalisti prostrati ai tuoi piedi”.

Fino a quando sopporteremo ancora tutto ciò? Vogliamo una legge elettorale subito, vogliamo che un condannato abbia identici diritti e doveri di tutti i condannati. Non vorremmo mai trovarci altri collusi per mafia (magari già condannati) trattati come salvatori della patria. 

mercoledì 10 maggio 2017

Alla Masseria Miele, ricordando il rogo di libri dei nazisti


Ringrazio l'amico Loris, anima del Circolo ARCI alla masseria Miele, per l'iniziativa. Il 10 maggio 1933 i nazisti si resero complevoli di un crimine contro l'umanità che chiamarono Bücherverbrennungen  (Roghi di libri)
nell'opernplatz vennero bruciati dall'associazione studentesca Deutsche studentenschaft i libri "contrari allo spirito tedesco". Il tutto benedetto da Goebbels.  
 
Condannare i roghi di libri e quelli di esseri umani è necessario, oggi come ieri, necessario anche se non scontato, purtroppo. Quindi voler ricordare è operazione di merito, 
Grazie Loris!

martedì 9 maggio 2017

Lecce fuori onda. Suggestioni di un immigrato.

Lecce Fuori Onda è un instant book di Adolfo Maffei e Gabriele De Giorgi per IdeaDinamica editore.  (€ 7,00)

Il libro è l’incontro fre due giornalisti:
Maffei iscritto all’ordine dal 1971, ha lavorato per ANSA, Il Giorno, nel 1979 fu tra i fondatori del Quotidiano di Puglia, nel 1993 fondò il settimanale Il Corsivo il suo curriculum comprende altre direzioni, libri, e soprattutto l' aver fatto da “guida” a molti giovanissimi giornalisti che ancora sono in carriera.
Gabriele De Giorgi è uno di questi giovanissimi (ora semplicemente giovane), laureato a Pisa in Scienze Politiche, dopo aver conseguito un dottorato in Storia Contemporanea e sociologia della modernità, ha voluto tornare a Lecce dove ha lavorato come giornalista per alcune testate, attualmente per Lecceprima.it, testata on line. 
In Lecce Fuori Onda il dialogo fra i due colleghi (allievo e maestro) tocca aspetti di Lecce e della sua provincia in modo agile, snello, comprensibile, in pochi, essenziali capitoli : Una città di periferia,  L’autoreferenzialità (Della città),  L’università e il turismo, Le emergenze ambientali – TAP e Strada 275,  Sotto il Tacco dell’illegalità,  Lecce e la politica,  Giornali e giornalisti, critica ed autocritica.



 Non mi dilungherò in analisi, non sono un critico, sono solo un lettore. Per chi vorrà, il libro si acquista, lo si legge in un attimo, è reperibile in librerie ed edicole e costa pure poco.
Dirò dei suggestioni che mi arrivavano leggendo e che riguardano la “mia” Lecce, città che mi ha adottato quando arrivai dal nebbioso nord una dozzina di anni fa.
Non la conoscevo affatto perché, come scrissi all’epoca per una piccola testata di Alessandria e come leggo nelle parole di Maffei, a Lecce non ci si passa, devi volerci venire.  Puoi passare da Firenze, da Pisa, da Brindisi, poi ti fermi, Lecce devi sceglierla! Questo aspetto mi ha affascinato da subito, la città è un’isola, e forse questo è uno dei motivi per cui la leccesità è diversa, l’appartenenza al territorio, alle radici, alla cucina, al caffè Quarta che, pur essendo ottimo,  pare essere insostituibile con qualunque altro caffè “continentale”.
Anni fa ero in Sardegna per un lavoro, aspettavo il traghetto per tornare in Piemonte, un conoscente mi si avvicinò, scambiammo poche parole e poi mi chiese “stai andando in Italia?”. 
A volte sento questo strana sensazione anche a Lecce dove tutto pare lontano, perché l’aeroporto è a Brindisi, perché non ci sono trasporti efficienti, perché la pacata calma delle domeniche ha eliminato anche i treni della sudest ed il turista che arriva s’arrangi come può.
Però Lecce è Italia e bene lo sanno gli elettori ed i politici. Perché in questa città (di destra?) si votano sempre le stesse persone trasformando un’amministrazione ed un territorio in un feudo d’altri tempi? Perché (come dicono i bene informati) i voti si comprano e si vendono? Forse, chissà, la risposta sta anche nella politica nazionale, in quale altro paese un politico condannato in via definitiva ed escluso dal Senato è in tutte le TV a fare lo statista dal quale dipendono le sorti dell’Italia e dell’Europa? Questa mancanza di etica si proietta dal livello nazionale a quello locale forse. La sensazione di impunità ed il comprare o vendere un voto è trattato alla stregua di un divieto di sosta, basta mettere le quattro frecce e l’autista si sente immortale.
E tornando ai miei primi tempi qui a Lecce ricordo che camminai per qualche tempo con il naso all’insù, la città, nel centro storico e non solo, è talmente bella, importante, ricca che toglie il fiato. Il conoscere in quei tempi alcuni storici degli eventi e dell’arte mi ha aiutato non poco. Il volo delle rondini all’imbrunire, il caffè in ghiaccio, le persone che ho conosciuto e che mi hanno accolto con il sorriso, tutto sembra abbracciare chi arriva.
Dopo la prima ubriacatura tuttavia occorre abbassare lo sguardo, allora ti accorgi di alcuni problemi che vanno dal paradossale al disarmante. Un traffico autostradale nel centro storico, le marine di Lecce abbandonate a sé stesse, un mare stupendo a fronte di un territorio devastato da incuria, degrado, abusivismo. San Cataldo fra nuovo e rottami. Fecero un lungomare che chiamarono pomposamente water front (come chiamarono metropolitana i filobus), salvo lasciare tutto il resto come stava, desolato. L'impressione è che manchi un disegno complessivo, che si proceda a tentoni senza progettare. L'impressione, a volte, è che gli appalti siano merce preziosa qui ed ora.
Il mare è un valore aggiunto che forse l’amministrazione locale vede come un problema anziché una risorsa.
E ancora leggo del comitato NOTAP che lotta in difesa del territorio. Personalmente non penso si tratti solo di nimby (non nel mio giardino) come dice Maffei, fra i tanti problemi segnalati esiste anche l’assoluta mancanza di un ritorno di benefit per chi sopporta l'opera, per chi vive su quel territorio. Il disastro fatto dall’amminisrazione Vendola con le rinnovabili non ha portato nessun beneficio al territorio ospitante, non posti di lavoro, ricordiamo la triste vicenda TECNOVA che sfuttava lavoratori immigrati fino ad essere indagata per “riduzione in schiavitù”, non una riduzione del costo dell’energia per i residenti. Eppure potrebbe essere buona norma. Conosco luoghi in cui il territorio che ospita una discarica non paga le tasse per la raccolta rifiuti. Nulla di tutto ciò, nonostante ciò ora ci sono esempi virtuosi, l’amministrazione di Melpignano crea una cooperativa fra i cittadini, si offrono i tetti delle case per installare pannelli fotovoltaici e i proprietari ospitanti hanno notevoli benefici economici nella fornitura di energia. Il Salento è anche Melpignano, le amministrazioni illuminate esistono. Il territorio si preserva anche così.  
Ecco il Giano bifronte, Lecce isola stupenda ma infelice per molti suoi aspetti, una massoneria radicata, una malavita ri/organizzata, auto che bruciano nella notte, quasi ogni notte. La città è “isola” anche da altri punti di vista. Quando arrivai rimasi stupito, da dove progengo non esiste un quotidiano, solo un trisettimanale e le pagine locali de La Stampa, qui trovai tre quotidiani in edicola. Lassù c’è un solo editore di nicchia, testi universitari soprattutto, qui le case editrici sono come funghi. Un fermento inimmaginabile altrove di giovani (e meno giovani) artisti, scrittori, pittori, attori, cantanti, che non esiste altrove. Qui arrivano da fuori e comprano case personaggi noti che rimangono abbagliati dalla luce, dalle rondini, dal mare, dal barocco. Ma Lecce non può limitarsi a fare la vecchia signora che si trucca davanti allo specchio per mostrarsi giovane e ancora piacente, né potrà in eterno mostrare una ricchezza sempre più concentrata in poche mani, l’isola dovrebbe aprirsi, respirare, far vivere quel fuoco che brucia dentro. Qui il ponte è indispensabile. 
Le lacrime che ho visto nello spettacolo meraviglioso di Mario Perrotta citato da Gabriele erano vere, autentiche. E possiamo dire che proprio in quei giorni di levate all’alba e nottate davanti al mare ad ascoltare Mario e la sue equipe sono finalmente un riconoscimento a lui, al suo lavoro. Alla buon’ora non si aspetta che l’artista non ci sia più per farne vanto alla città, come già con Carmelo Bene, con Tito Schipa e con altri. E forse anche questo è un piccolo segnale di rinascita.
Fra poco si vota anche a Lecce, peccato che candidati amici siano sparsi e sparpagliati pur avendo programmi speculari, un vero peccato. Al momento vedo un sacco di tristissimi manifesti 6 x 3 che mi guardano. Da lontano però, non sento il calore.