Due pensieri si insinuano leggendo le notizie.
Pensiero uno - Come ormai tristemente noto, a Lecce
è in corso un terremoto giudiziario. Quattro arresti e una serie di misure
interdittive. L’antiracket, secondo gli inquirenti, si era trasformata in
racket che rastrellava mazzette con una partita di giro con noti imprenditori
locali. Il tutto è spiegato dettagliatamente su tutti i giornali, citiamo fra tutti il quotidiano di puglia .
Fra le misure interdittive (*tipologia di misure cautelari
personali, che, a differenza delle misure coercitive, non incidono sulla
libertà di movimento del soggetto, bensì sulla sua sfera giuridica, limitandone
temporaneamente l'esercizio di determinate potestà, facoltà o diritti - Brocardi.it)
La più pesante riguarda l’assessore al bilancio
uscente del Comune di Lecce, Attilio Monosi. Ovviamente questa è una prima fase
di indagini e, essendo in una Democrazia matura, dobbiamo essere garantisti a
tutto campo. E, per dirla tutta, auspico veramente che Monosi sia estraneo a
quanto dicono gli inquirenti. La speranza è che lo sia perché l’avere conferma che una città
come Lecce è stata amministrata per un decennio intero da un assessore dedito
al furto sarebbe disarmante. Certo è che ombre lunghe oscurano le prossime
elezioni, e Monosi è uno dei candidati di punta del candidato sindaco Giliberti
sostenuto dalle destre (Fittiani, forza italia e simili). A questo punto un
passo indietro per meglio sostenere la sua difesa, anche andando contro il
parere di Giliberti stesso che dice “Monosi rimane candidato”, sarebbe un segnale
stupendo. Giliberti si vorrebbe sostituire ai giudici, alla guardia di finanza e alla polizia. Qualcuno gli spieghi che è solo un candidato sindaco e non deve emettere sentenze e assoluzioni. In pratica dice il Gili "Monosi è innocente perchè e amichetto mio", come i bambini.
Di fatto, andare a elezioni con una spada di Damocle sulla testa degli elettori
non è di buon auspicio per la democrazia.
Pensiero due – La signora Debora Serracchiani, Presidente della
regione Friuli Venezia Giulia e già braccio destro di Matteo Renzi,
appartenente al giglio magico e sedicente di centro sinistra si lascia scappare
la frase: “La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma più
inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza”. Bene,
siccome in Italia vige un sistema democratico che dice che la legge è uguale
per tutti, ed un reato come lo stupro è riprovevole a prescindere se a
compierlo sia un bianco un negro, un immigrato o un sacerdote, la frase ha
suscitato il giusto scalpore rimbalzando su tutti i media e i social. Non a
caso uno dei pochi d’accordo con al Serracchiani, pur con le dovute cautele lessicali, è stato Matteo Salvini (di Matteo in Matteo la Serracchiani
scala il potere), rimarcando come “ "Serracchiani e Pd hanno sulla coscienza le violenze di questa
gentaglia".
Non sono note le dichiarazioni di Giovanardi e della Santanchè, ma non ne sentiamo la mancanza.
Bene, dopo tutto questo trambusto ad essere molto generosi
con la fan dei Mattei, potremmo dire che ha avuto uno scivolone lessicale, che
voleva dire altro forse. Invece lei rincara la dose dichiarando su facebook: “Ho detto una cosa di buon senso anche se
scomoda. Al di là del caso specifico, in cui le responsabilità saranno
accertate dalle autorità, credo di aver detto una cosa evidente alla
stragrande maggioranza dei nostri concittadini. Non rendersene conto significa
fare il gioco di quelli che razzisti lo sono veramente”.
Eccovi serviti, chi si aspettava una spiegazione umile,
magari che dicesse “sono stata fraintesa, mi sono spiegata male, il mio
intento era di dire altro” è servito.
Questi non hanno l’umiltà di ammettere errori, se vengono indagati
si stringe il cerchi magico attorno a loro, se dicono porcate si stringono i gigli
magici.
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