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sabato 31 gennaio 2015

Mafie al nord

La presenza della mafia nel Nord Italia deve «essere ormai letta in termini non già di mera infiltrazione, quanto piuttosto di interazione-occupazione». Ad affermarlo il presidente della Corte d’appello di Milano, Giovanni Canzio, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Una lunga riflessione sulla ‘ndrangheta in Lombardia, facendo riferimento soprattutto al processo «Infinito», concluso in Cassazione «con centinaia di condanne a secoli di carcere». Il presidente Canzio ha poi continuato «certo che presenza e attenzione sarà riservata all’azione di prevenzione e repressione di ogni forma di violenza di natura eversiva o terroristica o di matrice fondamentalista che intenda profittare della portata internazionale» dell’Expo 2015 a Milano. Così su corsera del 25 gennaio 2015.

Che si tratti ormai di mafia conclamata e saldamente inseditata a nord non è cosa nuova, il problema sono i meccanismi che si innescano, terrificanti e assolutamente identici a quelli imputati da sempre al sud. “Nessuno denuncia” “c’è omertà” “la società civile non sa rispondere”. Assunti usuali, più la ragnatela è fitta più la società civile si sente avvolta e sconvolta. E i meccanismi sono avvolgenti, l’economia della crisi accentua i problemi, le banche non concedono prestiti, le piccole partite IVA sono strozzate da debiti, e così via,  Il risultato finale è che la pressione aumenta a dismisura, chi vuole pagare  tutte le tasse soccombe e che si crea,a seconda delle volte, una guerra fra poveri (il reddito fisso che guarda male il venditore ambulante) o una sommessa solidarietà “senza ricevuta risparmi l’IVA”, in tempi come questi in cui puoi risparmiare il 20% non è male farlo. Nel frattempo il governo depenalizza i grandi evasori e passa sottobanco reglain ianche a Silvio il breve. Qui si infiltrano le mafie, prestando quattrini (proprio come nel vituperato sud, cari leghisti) e legando i debitori al carro dell’usura. Il passaggio successivo, giusto per darne notizia, sarà una mafia “umanizzata”, il padrino del paese o del quartiere raggiunto dalla richiesta di una famiglia in difficoltà che concede piccoli prestiti a fondo perduto. Ci rimetterà magari 1000 euro ma ricaverà un corrispettivo immenso di gratitudine e, per conseguenza, di solidarietà. E in tempi di disoccupazione trovare un lavoro, anche in nero, non è poi male. E se lo Stato confisca i beni, il commissario, come succede spesso, si troverà a dover chiudere l’attività produttiva perché i guadagni si reggevano solo sull’evasione contributiva e fiscale. Il padrino dà lavoro, lo Stato lo toglie? E se lo Stato ridiventasse etico e concedesse sanatorie ai commissari di questi beni? Se estendesse la cassa integrazione e contratti particolari a quei lavoratori? Macchè, la miopia dilaga.  Ma la mafia è invisibile? LA proliferazione di locali per il gioco d’azzardo, dei compro oro, di auto in fiamme, sono segnali inquietanti, colpiscono dal basso, poi si approprieranno di aziende e il gioc osarà fatto. 
Ora che dire dell’omertà della paura, del terrore, del “non ho visto nulla” milanese? E’ cronaca, ne hanno parlato, ne cito due su mille piccoli episodi, ne parlarono corsera del 4 settembre 2014 e il fatto del 22 aprile 2013.

venerdì 30 gennaio 2015

Chi elegge chi?

Evvai, si vota per il Quirinale. Chi sono i “saggi” che guidano il voto? Riassumendo: Renzi (segretario del PD e Presidente del consiglio pro tempore) si incontra e stabilisce nomi, cognomi e voti per il Candidato che sceglieranno lui e Berlusconi. I due hanno in comune il non essere "grandi" elettori del Presidente della Repubblica, il primo perchè nessuno ha mai avuto il piacere di votarlo al Parlamento, il secondo perché ne è stato cacciato in qualità di condannato per reati infami già per una persona normale, figurarsi per un parlamentare della (ex) Repubblica italiana.
A votare ci sono (ne cito uno su tutti) personaggini come il senatore Razzi, famoso per aver venduto il suo voto e, ultimamente, per aver detto in un programma radiofonico: “Se Perlusconi (con la P) mi dice di votare Totò Riina io lo voto, perché Perlusconi è il più grande stratega che esista”. Inoltre ci sono i parlamentari sotto elencati: indagati, condannati, puttanieri, fincheggiatori, ladri, malversanti e via dicendo.
Vabbè, auguri presidente che verrà, non si può dire che i grandi elettori siano poi così specchiati, anzi. Speriamo almeno sia serio!

C.V. Silviuccio l’arcoriano:   - DECADUTO il 27 nov 2013


-  Condannato in via definitiva a 4 anni per frode fiscale e all'interdizione di 2 anni dai pubblici uffici (processo Mediaset) : fondi neri per centinaia di milioni con l’acquisto a prezzi gonfiati di film USA. Uno schema fraudolento per l’acquisto dei diritti di trasmissione di film statunitensi sulle tv private di Berlusconi attraverso una serie di società off-shore.

Nonostante la condanna, evita il carcere grazie alla riduzione di 3 anni della pena (indulto Mastella 2007) e legge Cirielli (fatta dal suo governo che evita il carcere agli ultra 70enni)


Nella sentenza del processo Mediaset c'è scritto:

" ideatore fin dai primordi del gruppo di un'attività delittuosa tesa ad una scientifica e sistematica evasione di portata eccezionale" (....)  "..la particolare capacità a delinquere dimostrata nell'esecuzione del disegno, consistito nell'architettare
un complesso meccanismo fraudolento ramificato in infiniti paradisi fiscali, con miriadi di società satelliti e conti correnti costituiti esclusivamente in funzione del disegno delittuoso"

- Condannato in primo grado a 7 anni per concussione per costrizione,  favoreggiamento della prostituzione minorile  e all'interdizione a vita dai pubblici uffici. Assolto in 2 grado dopo la modifica della legge sulla concussione fatta da PDL e PD
- Condannato in primo grado a 1 anno per concorso in rivelazione di segreto d'ufficio. Per aver ricevuto e girato al Giornale (di suo fratello) la bobina rubata di una intercettazione sul caso Unipol, non trascritta e coperta da segreto istruttorio. Subentra la prescrizione, grazie alla legge del governo Berlusconi

- A processo per corruzione nella presunta compravendita di parlamentari. Tra i capi d'accusa  versamento di 3 milioni di euro all'onorevole De Gregorio (già reo confesso) per passare con il centrodestra durante il governo Prodi 2006-2008



PRESCRIZIONI E AMNISTIE PRECEDENTI    ( REATO COMMESSO )

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 1979 : Silvio Berlusconi riceve la visita di tre ufficiali della G.di Finanza nella sede dell'Edilnord società intestata a Umberto Previti ma di cui Berlusconi era proprietario unico. Agli agenti risponde di essere «un semplice consulente esterno addetto alla progettazione di Milano 2»; I militari, pur avendo riscontrato più di un'anomalia nei rapporti tra lo stesso Berlusconi e misteriosi soci svizzeri, chiudono l'ispezione.
I tre finanzieri poi faranno carriera: si chiamavano Massimo Maria Berruti, Salvatore Gallo (iscritto alla loggia P2 insieme a Berlusconi) e Alberto Corrado.   Berruti, (il capo-pattuglia), lascia la GdF pochi mesi dopo per andare a lavorare alla Fininvest come avvocato d'affari. Arrestato nel 1994 insieme a Corrado per i depistaggi nell'inchiesta sulle mazzette alla Guardia di Finanza. In seguito viene eletto deputato di Forza Italia e del PdL, e poi condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per
 favoreggiamento.
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 1990 Falsa testimonanzia sull'iscrizione alla LOGGIA MASSONICA P2 : La Corte d'Appello di Venezia nel 1990, essendo stata varata un'amnistia nei primi mesi di quello stesso anno, dichiarava il reato commesso ma estinto a causa dell' intervenuta aministia.
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 FINANZIAMENTO ILLECITO al PSI di Craxi fino al 1992 (All Iberian 1): il 13 luglio 1998 il tribunale condannò Craxi a 4 anni di carcere e Berlusconi  2 anni e 4 mesi per finanziamento illecito (tangenti)  Il processo finisce in prescrizione (per la riforma del reato di falso in bilancio e dei tempi di prescrizione fatta dal governo Berlusconi nel 2002)
-  FALSO IN BILANCIO AGGRAVATO  Fininvest
 : Il processo si è  concluso con la prescrizione, dopo la riforma del reato di falso in bilancio e del'accorciamento dei tempi di prescrizione fatta dal governo Berlusconi
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 FALSO IN BILANCIO MILAN - Secondo l’accusa, in particolare, i bilanci della società Milan furono  «fraudolentemente falsificati» negli anni 1993 e 1994; Poi estesi tra il 1991 e il 1997. Il processo si concluse con la prescrizione  perché il fatto non costituisce più reato dopo la riforma del reato falso in bilancio e dell'accorciamento dei tempi di prescrizione fatta dallo stesso governo Berlusconi
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 FALSO IN BILANCIO E FRODE FISCALE nell'acquisto dei terreni di Macherio (1999). Per la frode fiscale (reato commesso) interviene l'amnistia come conseguenza del condono fiscale del 1994 del governo Berlusconi
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 CONCORSO IN CORRUZIONE ATTI GIUDIZIARI (Lodo Mondadori) : Berlusconi era accusato assieme a Cesare Previti, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora e Vittorio Metta di concorso in corruzione in atti giudiziari, per aver pagato i giudici di Roma in modo da ottenere una decisione a suo favore per l'acquisizione della Mondadori
La Corte d'appello, su ricorso della procura, decide nel giugno 2001 che per Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello di concorso in corruzione in atti giudiziari;  Previti e gli altri imputati sono stati
 condannati in via definitiva, mentre per questo stesso episodio per Berlusconi è subentrata  la prescrizione del reato di corruzione semplice  dopo  la riforma del reato  falso in bilancio e del'accorciamento dei tempi di prescrizione fatta dallo stesso governo Berlusconi. ( La sentenza di appello del processo Mondadori a carico di Previti, confermata dalla Cassazione, dice però esplicitamente che Silvio Berlusconi aveva la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”)
In sede di Giustizia civile e di risarcimento, la Corte d'Appello ha condannato la Finivest a risarcire la Cir circa 520 milioni di euro
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 FALSO IN BILANCIO FININVEST (dal 1989 al 1996) : secondo i giudici il gruppo Fininvest ha utilizzato, nel periodo che va dal 1989 al 1996, 65 società estere per movimentare e accantonare, fuori bilancio, circa 1550 miliardi di lire., Berlusconi avrebbe inoltre utilizzato parte dei 1550 miliardi per liquidare pagamenti riservati a Craxi, Previti e Squillante.Salvato dalla prescrizione e per la depenalizzazione del falso in bilancio dello stesso governo Berlusconi
 - CORRUZIONE DEI GIUDICI
 Processo SME :  Berlusconi era accusato di corruzione sui  giudici durante le operazioni per l'acquisto della Sme e fu rinviato a giudizio insieme a Cesare Previti e Renato Squillante. Il processo di primo grado si è concluso con condanne per Previti e Squillante
Il ricorso della procura di Milano contro la sentenza di assoluzione viene rigettato dalla VI sezione penale della Corte di Cassazione il 26 ottobre 2007. Berlusconi esce così assolto definitivamente da questo processo. Non vi è dubbio, invece, che Cesare Previti, con fondi della Fininvest, abbia versato tangenti a magistrati romani per pilotare un giudizio cui la stessa Fininvest era interessata.
Il 30 gennaio 2008 Silvio Berlusconi è stato prosciolto  per l'accusa di falso in bilancio nel processo SME, in quanto il fatto per il quale è stato imputato, a seguito della
 riforma sul falso in bilancio promossa dallo stesso governo Berlusconi, non costituisce più reato.
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 CORRUZIONE (corruzione dell'avvocato Mills / FONDI NERI FININVEST) - Mills, già condannato in primo e secondo grado per corruzione  a 4 anni e 6 mesi per aver ricevuto 600.000 dollari versati sul suo conto da Berlusconi, attraverso il manager Carlo Bernasconi e per aver detto il falso nell'ambito di 2 processi in cui era imputato Berlusconi.
Mills si salva con la prescrizione in Cassazione ma viene ritenuto
 colpevole . Nel febbraio 2012 , dopo numerosi episodi di ogni tipo che allungarono la durata del processo, anche per Berlusconi subentra la prescrizione per l'accorciamento di tempi di prescrizione fatta dal governo Berlusconi

mercoledì 28 gennaio 2015

Il piccolo Angelo riposa in pace

 Fonte:  http://www.antimafiaduemila.com/


di Antonio Nicola Pezzuto - 27 gennaio 2015

Ci sono storie che non sono come le altre. Storie difficili da raccontare e, prima ancora, da metabolizzare. Storie sulle quali non deve calare l’oblìo, anche quando il tempo sembra avere ingiallito le foto e i ricordi. Scrivere, in alcuni casi, diventa assai difficile, come la lettura delle carte che ti spiegano di quanta crudeltà ed efferatezza siano capaci gli esseri umani. Nulla costituisce più un argine o un limite, neanche la vita di una bambina di soli due anni. E allora la scrittura diventa l’unica reazione che puoi avere affinchè alcuni fatti non vengano dimenticati e per evidenziare come la giustizia, anche dopo 24 anni, si possa concretizzare. Come nel caso della piccola Angelica, barbaramente uccisa il 20 marzo 1991 da uomini della Sacra Corona Unita.  
Una storia che comprende diversi protagonisti appartenenti al clan Giannelli di Parabita.

U2 - Sunday Bloody Sunday





 “Per quanto tempo dovremo cantare questa canzone?”

martedì 27 gennaio 2015

Deportati Salentini Leccesi nei lager nazifascisti il nuovo libro di Pati Luceri

Dopo l’otto settembre 1943, l’armistizio di Cassibile l’esercito italiano si ritrovò sbandato, senza più ordini. Il Re e Badoglio fuggirono vilmente a Brindisi lasciando l'Italia intera senza guida. I militari avevano due possibilità: aderire alla Repubblica di Salò e rimanere alleati dei nazisti, oppure prendere altre strade, ribellarsi, sbandarsi, salire in montagna con i partigiani. La stragrande maggioranza decise di abbandonare la sciagura della guerra e l’infamia del nazifascismo, solo il 10% accettò l’arruolamento nella bande di Mussolini e Hitler, molti si aggregarono ai partigiani, chi riuscì tornò a casa, moltissimi vennero disarmati e considerati dai nazisti “prigionieri di guerra”.  Per loro era valida la Convenzione di Ginevra, i nazisti, nella loro viltà, decisero di non rispettarla chiamando i prigionieri IMI (Internati Militari Italiani) e deportandoli nel lager, la Germania di Hitler aveva bisogno forza lavoro a costo zero. Infami nell'infamia.



Quanti furono gli IMI italiani ce lo dice uno studio di  Pamieri e Avagliano:

«In pochi giorni i tedeschi disarmarono e catturarono 1.007.000 militari italiani, su un totale approssimativo di circa 2.000.000 effettivamente sotto le armi. Di questi, 196.000 scamparono alla deportazione dandosi alla fuga o grazie agli accordi presi al momento della capitolazione di Roma. Dei rimanenti 810.000 circa (di cui 58.000 catturati in Francia, 321.000 in Italia e 430.000 nei Balcani), oltre 13.000 persero la vita durante il brutale trasporto dalle isole greche alla terraferma. Altri 94.000, tra cui la quasi totalità delle Camicie Nere della MVSN, decisero immediatamente di accettare l’offerta di passare con i tedeschi.
Al netto delle vittime, dei fuggiaschi e degli aderenti della prima ora, nei campi di concentramento del Terzo Reich vennero dunque deportati circa 710.000 militari italiani con lo status di IMI e 20.000 con quello di prigionieri di guerra. Entro la primavera del 1944, altri 103.000 si dichiararono disponibili a prestare servizio per la Germania o la RSI, come combattenti o come ausiliari lavoratori. In totale, quindi, tra i 600.000 e i 650.000 militari rifiutarono di continuare la guerra al fianco dei tedeschi » 

E il Salento leccese come è stato interessato dai deportati IMI? Finalmente c'è materiale di studio, Ippazio Antonio Luceri con una colossale opera di 600 pagine ha elencato nomi, schede e numeri della sciagura. "Deportati Salentini Leccesi nei lager nazifascisti"  restituisce memoria e dignità a questi patrioti, i numeri impressionanti.

La dettagliata presentazione di Maurizio Nocera inquadra storicamente gli eventi, mette in fila le date della sciagura del ”secolo più violento” il ‘900. In particolare ci ricorda come la storia dei campi di concentramento non fosse stata solo nazista, ma riguardò l’Italia. Estrapolo il passaggio di Nocera in proposito:

“…5 settembre 1938, R.d.l. n. 1390, Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista;

23 settembre 1938, Rdl. n. 1630, Istituzione di scuole elementari per fanciulli di razza ebraica;

17 novembre 1938, Rdl. n. 1728, Provvedimenti per la difesa della razza italiana;

15 novembre 1938, Rdl. n. 1779, Integrazione e coordinamento in un unico testo delle norme già emanate per la difesa della razza nella scuola italiana;

9 febbraio 1939, Rdl. n. 126, Norme di attuazione relative ai limiti di proprietà immobiliare e di attività industriale e commerciale per i cittadini di razza ebraica.

4 settembre 1940, Mussolini emana il decreto definitivo che istituiva i primi 43 campi di internamento per gli ebrei, gli antifascisti, i rom e i sinti, gli omosessuali e i minorati. Furono immediatamente recuperati differenti luoghi di detenzione, spesso dei reclusori isolati dalle città e dai luoghi di vita civile. È superfluo descrivere com’erano fatti questi luoghi di confinamento, perché la letteratura in merito è molto ricca e basta fare un semplice clic su internet per leggere l’abnorme livello di miseria e di abbandono. In Italia furono alcune decine di migliaia gli internati nei 400 campi di concentramento prima di venire spediti nei lager nazisti tedeschi.

Alcuni di questi campi sono ormai noti e su di essi non mancano gli studi di approfondimento specifici. Eccone qui elencati alcuni: Agnone, Aosta, Alberobello, Ariano Irpino, Bagni di Lucca (Lucca), Bagno a Ripoli, Bioano, Calvari di Chiavari, Campagna (Salerno), Casacalenda (solo femminile), Casoli, Castel di Guido (Roma), Città Sant’Angelo (Pescara), Civitella della Chiana (Arezzo), Civitella del Tronto, Colfiorito di Foligno (Perugia), Corropoli, Fabriano, Farfa Sabina (Rieti), Ferramonti di Tarsia (Cosenza), Ferrara, Fertilia (Sassari), Forlì, Fraschette di Alatri (Frosinone), Gioia del Colle (Bari), Isernia (Campobasso), Isola del Gran Sasso, Istonio (Chieti), Lama dei Peligni, Lanciano (Chieti) (due campi, uno maschile e l’altro femminile), Lipari (Messina), Manfredonia (in un ex mattatoio), Montalbano (Firenze), Montechiarugolo (Parma), Monteforte Irpino, Nereto, Notaresco, Piani di Tonezza (Vicenza), Petriolo (Macerata) (solo femminile), Pisticci (Matera), Pollenza (solo femminile), Ponticelli Terme (Parma), Roccatederighi (Grosseto), Sassoferrato (Ancona), Scipione di Salsomaggiore, Solofra (Avellino) (solo femminile), Servigliano (Ascoli Piceno), Sforzacosta Sondrio, Tollo (Teramo), Tortoreto, Tossicia, Treia (solo femminile), Trieste, Tremiti (Foggia), Urbisaglia (Macerata), Ustica (Palermo), Vinchiaturo (Campobasso) (solo femminile), Verona, Vo’ Vecchio (Padova). Il più noto fra tutti questi campi fu la famigerata Risiera di San Sabba a Trieste, in un primo momento classificato come campo di polizia e di transito, dove si perpetrarono torture, esecuzioni capitali e lo sterminio di ebrei e comunisti (oltre 5000) infornati e cremati nel forno di cui era provvisto quell’impianto industriale. Altri campi di polizia e di transito verso la Germania furono quelli di Fossoli, Gries e Bolzano e provincia, attraverso i quali transitarono più di 11 mila deportati italiani”…


E così Ippazio Antonio (Pati per gli amici) elenca un rosario che pare infinito:
7158 nomi, cognomi, schede compilati da Pati.
581 deceduti fra questi 
421 in prigionia nei campi di concentramento nazisti, 
156 morti nei naufragi delle navi: Petrella, Donizetti, Oria, Sinfra partite dai porti di Rodi, Creta, Cefalonia, Leros, Scarpantos, Coo. 4 vennero fucilati mentre tentavano la fuga, 
6 morti al loro ritorno in patria per malattie contratte a causa della 
   detenzione.

Queste ricerche hanno impegnato Pati per lunghi anni, ha spulciato archivi storici, Istituti Storici della Resistenza, Archivi Vaticani ecc.  e questo è suo il terzo volume dedicato agli antifascisti, partigiani, combattenti e deportati salentini.

Come si evince dai numeri siamo di fronte ad una vera e propria sciagura, una strage perpetrata con metodo. Gli IMI vennero ignorati per molto tempo, anzi, in molti casi, al loro ritorno in Patria,  vennero definiti “imboscati” come dice  Luceri nella prefazione, invece, secondo l'autore, erano:

RESISTENTI, a tutto tondo, pur essendo stati etichettati come “imboscati”, per molto tempo, con affermazioni a dir poco umilianti, offensive, ancora una volta disumane, soprattutto quando ci si accorgeva che, per molti ma soprattutto per il potere costituito, il loro sacrificio era stato inutile, come ha ben documentato il Lazzero Ricciotti. Che non avevano collaborato con i nazifascisti ma non avevano nemmeno impugnato un’arma per combatterli e continuo, sempre con il Ricciotti, “I partigiani parlano nelle piazze di combattimenti e di nemici sterminati. Gli scampati, invece, parlano soltanto della fame che li ha sterminati”.

Un libro importante per la memoria, dedicato a quanti nel mondo stanno soffrendo la galera, le torture per una società equa. Fra questi Luceri cita nella presentazione : “…  i nomi di BIASCO Rocco di Alliste, COSTA Alberto di Alezio, COSTA Umberto di Matino ed ELIA Pantaleo di Vernole. Sono i nomi di quelli che non ce l’hanno fatta, essendo stati scoperti e pertanto fucilati, durante il tentativo d’evasione…”

Ippazio Antonio Luceri – Deportati Salentini Leccesi nei lager nazifascisti – Grafiche Giorgianni pagg. 600

Per quanto riguarda il prezzo il discorso è apertissimo, Pati Luceri vuole diffondere e divulgare, scrive nella prefazione:

“il libro si aggira intorno alle 600 pagine e il prezzo per un libro di tal formato e dimensioni, nelle librerie si aggira intorno alle 100 euro.
Ho ricevuto un contributo di 2800 euro e ciò mi permette di abbassare i costi di 28 euro. Ma la mia ricerca non è finalizzata a lucrare su chi ci HA DONATO la LIBERTÁ e pertanto lo diffonderò a prezzo politico. Mi si dia - come dico SEMPRE - quello che si può e si vuole dare e se qualcuno non può permetterselo e ci tiene a farlo divulgare, LO CHIEDA GRATUITAMENTE: (questo è il mio numero telefonico: 339.8277593).”

Gli altri volumi di Pati Luceri: 
Partigiani, antifascisti e Deportati di Lecce e Provincia
Partigiani e antifascisti in Terra D’Otranto









lunedì 26 gennaio 2015

Perchè mai parlarci di pace?

Dalla pagina facebook della giornalista Raffaella Maria Cosentino:



Bella Ciao, Bella Ciao...

Shaimaa el-Sabagh, 33 anni 
attivista-dirigente di un piccolo partito di sinistra 
Uccisa ieri nelle strade del Cairo dai militari del generale El Sisi solo perché portava delle rose, da deporre in piazza Tahrir, il cuore della rivolta, in memoria dei circa 900 dimostranti rimasti uccisi nel 2011 sotto i colpi del regime di Mubarak. Shaimaa marciava invocando assieme al resto del corteo "pane, libertà e giustizia sociale".
Non credo di avere mai visto una fotografia più commovente (è della Reuters). Nell'istante della morte, un abbraccio non può tenere in vita. Shaimaa va via piena di dignità e l'ultima cosa che ha sentito è stato il calore umano.

     



Charlie, Renzi al Parlamento europeo ha citato "il grandissimo discorso fatto dal presidente egiziano Al Sisi in una università del Cairo. Il nemico non è la religione ma l'ideologia che punta a uccidere l'idea stessa della religione". 

Da quando ha preso il potere, El Sisi ha duramente limitato la libertà di manifestare. 
Per me il nemico è la dittatura, di qualunque tipo essa sia. Per favore ricordiamoci di Shaimaa, che abbiamo conosciuto nell'istante in cui lasciava questo mondo. E non permettiamo più che nel cuore delle istituzioni europee vengano citate a esempio le parole dei dittatori assassini.


Si può morire in molti modi in questi giorni cupi. Facendo un giornale, facendo satira, tirati sotto un'auto guidata da uno che telefona .Si può morire per stanchezza o per malattia, o solamente perchè ci si scorda di guardare il cielo e l'altro negli occhi e sentirne la voce e il respiro... Morire portando rose però, questo no, non mi riesce di comprenderlo. Proprio no!  Tutto questo rende così difficile parlare di pace....
Ci fu un tempo in cui Ivan della Mea cantava perchè mai parlarci di pace. Erano altri tempi, poi siamo cambiati, poi abbiamo capito che valeva la pena provarci a parlarne... Ora però, possiamo sentirci travolti dai venti di violenza e guerra?  Quell'abbraccio .... quell'abbraccio... 










domenica 25 gennaio 2015

Agnoletto, Moni Ovadia e altri scrivono a Renzi

Di seguito la mail inviatami dall’amico Vittorio Agnoletto e la LETTERA APERTA al Presidente del Consiglio. Chi vuole potrà sottoscriverla.


Carissim*,
in allegato trovate la lettera aperta che abbiamo inviato alle autorità su EXPO.
Ovviamente non siamo degli ingenui e non ci facciamo illusioni, sappiamo bene come stanno andando le cose, ma rappresenta un tentativo di porre al centro la discussione sui grandi temi del futuro del pianeta.
Chiedo a chi la condivide di farla girare il più possibile nelle sue reti e, se vuole, di comunicarci la sua adesione per essere inserito tra i firmatari della lettera aperta.
Un caro saluto,
Vittorio