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sabato 17 giugno 2017

17 giugno 1970 Italia Germania 4 a 3

 
Ph: Corriere della Sera

Era il 17 giugno 1970, nello stadio Azteca di Città del Messico la semifinale del campionato mondiale di calcio vede schierate Italia e Germania Ovest per quella che passerà alla storia come la Partita del secolo.

Le formazioni:
Italia
Germania Ovest

1
2
3
5
8
Uscita al 91’ 91’
10
15
Uscita al 46’ 46’
16
13
20
11
Sostituzioni:
14
Ingresso al 46’ 46’
4
Ingresso al 91’ 91’
CT:


La partita sarà combattutissima e finirà ai tempi supplementari con il punteggio di 4 a 3 per l’Italia.  I gol a questo indirizzo.
Ad andare a rete furono: Boninsegna (8'), Schnellinger (90'), Mueller (94'), Burgnich (98'), Riva (104'), Mueller (110'), Rivera (111').

Al ritorno in Italia, dopo la finale e la sonora sconfitta (4 a 1) subita dall’Italia contro un Brasile che schierava, fra gli altri, Pelè, i giocatori furono accolti da una folla festante, contestati furono invece Valcareggi e lo staff.

Gianni Brera, mitico giornalista sportivo, così scrisse per Il Giorno:

“Non fossi sfinito per l’emozione, le troppe note prese e poi svolte in frenesia, le seriazioni statistiche e le molte cartelle dettate quasi in trance, giuro candidamente che attaccherei questo pezzo secondo ritmi e le iperboli di un autentico epinicio. Oppure mi affiderei subito al ditirambo, che è più mosso di schemi, più astruso, più matto, dunque più idoneo a esprimere sentimenti, gesti atletici, fatti e misfatti della partita di semifinale giocata all’Azteca dalle nazionali d’Italia e di Germania. Un giorno dovrò pur tentare. Il vero calcio rientra nell’epica: la sonorità dell’esametro classico si ritrova intatta nel novenario italiano, i cui accenti si prestano ad esaltare la corsa, i salti, i tiri, i voli della palla secondo geometria e labile o costante...Trattandosi di un tentativo nuovissimo, non dovrei neanche temere di passare per presuntuoso. "Se tutti dovessero fare quello che sanno", ha sentenziato Petrolini, "nulla o quasi verrebbe fatto su questa terra"…


giovedì 15 giugno 2017

Grazie Mr. Howe

Acquistare un paio di jeans e rendersi conto solo dopo della scomodità ti spinge a rivolgere il pensiero a chi ha rivoluzionato la vita e il modo di rapportarsi con la tecnologia.
 Elias Howe 

Quando ero giovanissimo (era la seconda metà del secolo scorso) i primi jeans si chiamavano Roy Rogers. Avevano un sacco di tasche e persino un taschino laterale che non ho mai capito a cosa servisse, però ci raccontavamo la storia che fosse il porta coltello dei cacciatori americani. Poi arrivarono i Lewis Strauss, eleganti e alla moda, senza taschino laterale. Poi i Wrangler e via dicendo. Da allora ne ho consumati decine che di volta in volta dovevano essere di taglie più “importanti”. Con i Roy Rogers mi trovavo a mio agio, avevano rivetti in rame e bottoni ovunque, nelle tasche posteriori e ovviamente per altri utilizzi, meno estetici forse, ma a volte impellenti. Ecco il punto, i jeans che ho acquistato ultimamente non hanno bottoni nelle tasche, ma solo in altri “ovunque”. Sarà l’età, ma ora li scopro scomodissimi. Ero abituato alla cerniera lampo (o semplicemente “lampo” o universalmente “zip”). Questa è stata in effetti la tecnologia che ha reso più facile la vita a molti.
Lui, l’uomo che non smetterò di ringraziare, si chiamava Elias Howe (Spencer 9 luglio 1819 – New York, 3 ottobre 1867) fu lui che, nel 1851, depositò il brevetto di una “chiusura automatica continua per abiti” che divenne poi la cerniera lampo. Probabilmente però ci credeva poco e non pensò a commercializzarla.
 Fu Whitcomb Judson a perfezionarla nel 1893, iniziò la produzione della Claps Iocker che venne snobbata per scarsa affidabilità.
E si arriva al 1924 quando, dopo altre modifiche, un sarto americano ne fece la chiusura per le divise della marina americana. Il vero boom si ebbe negli anni ’30 del ‘900, quando le cerniere vennero utilizzate per abiti per bimbi, per facilitare l’autonomia degli stessi.
Curiosità, oggi la più grande produttrice di zip è la Yoshida Kogyo Kabushikikaisha (YKK) che ne produce 2 milioni di metri l’anno.
Se ne sta studiando l’utilizzo anche in chirurgia, con apposite zip che consentirebbero la sostituzione di protesi senza dover ogni volta tagliare. Ma questa è altra storia. 

(La storia completa della zip qui)


mercoledì 14 giugno 2017

14 giugno 1940

14 giugno 1940 i nazisti aprono il campo di concentramento di Auschwitz

Auschwitz I entrance snow.jpg

14 giugno 1940 i nazisti occupano Parigi



martedì 13 giugno 2017

Salviamo la torre di Belloluogo?

C'è una torre a Lecce, si chiama "Torre di Belloluogo". E' del 300, architettura militare ed angioina. La torre ha forma cilindrica ed è circondata da un fossato pieno d'acqua, per anni fu abitata da Maria D'Enghien, contessa di Lecce e regina di Napoli. Grande donna illuminata, a lei si deve il codice che porta il suo nome.
All'interno della torre sono visibili affreschi del XV secolo.
     
    
    

Il parco intorno è stato, dopo decenni di abbandono, recuperato ed è diventato, nei fatti, l'unico polmone verde della città, con giochi per bimbi, ampi spazi aperti, bar, servizi, giochi di bocce e altro. 
Tuttavia le costruzioni meriterebbero rispetto, oltre che recupero, la sovrintendenza dovrebbe vigilare per impedire scempi di varia natura come quello visto alcuni giorni fa e riportato su facebook da persone attente che hanno a cuore il bene comune.