Acquistare un paio di jeans e rendersi conto solo dopo della
scomodità ti spinge a rivolgere il pensiero a chi ha rivoluzionato la vita e il
modo di rapportarsi con la tecnologia.
Elias Howe |
Quando ero giovanissimo (era la seconda metà del secolo scorso) i primi jeans si chiamavano Roy Rogers. Avevano un sacco di tasche e
persino un taschino laterale che non ho mai capito a cosa servisse, però ci
raccontavamo la storia che fosse il porta coltello dei cacciatori americani. Poi
arrivarono i Lewis Strauss, eleganti e alla moda, senza taschino laterale. Poi
i Wrangler e via dicendo. Da allora ne ho consumati decine che di volta in
volta dovevano essere di taglie più “importanti”. Con i Roy Rogers mi trovavo a
mio agio, avevano rivetti in rame e bottoni ovunque, nelle tasche posteriori e
ovviamente per altri utilizzi, meno estetici forse, ma a volte impellenti. Ecco il punto, i jeans che ho acquistato
ultimamente non hanno bottoni nelle tasche, ma solo in altri “ovunque”. Sarà l’età,
ma ora li scopro scomodissimi. Ero abituato alla cerniera lampo (o
semplicemente “lampo” o universalmente “zip”). Questa è stata in effetti la
tecnologia che ha reso più facile la vita a molti.
Lui, l’uomo che non smetterò di ringraziare, si chiamava
Elias Howe (Spencer 9 luglio 1819 – New York, 3
ottobre 1867) fu lui che, nel 1851, depositò il brevetto di una “chiusura
automatica continua per abiti” che divenne poi la cerniera lampo. Probabilmente
però ci credeva poco e non pensò a commercializzarla.
Fu Whitcomb Judson a
perfezionarla nel 1893, iniziò la produzione della Claps Iocker che venne
snobbata per scarsa affidabilità.
E si arriva al 1924 quando, dopo altre modifiche, un sarto
americano ne fece la chiusura per le divise della marina americana. Il vero
boom si ebbe negli anni ’30 del ‘900, quando le cerniere vennero utilizzate per
abiti per bimbi, per facilitare l’autonomia degli stessi.
Curiosità, oggi la più grande produttrice di zip è la
Yoshida Kogyo Kabushikikaisha (YKK) che ne produce 2 milioni di metri l’anno.
Se ne sta studiando l’utilizzo anche in chirurgia, con
apposite zip che consentirebbero la sostituzione di protesi senza dover ogni
volta tagliare. Ma questa è altra storia.
(La storia completa della zip qui)
Nessun commento:
Posta un commento