Leggendo il passato. 20 agosto 1951, come un contadino tedesco tentò di cambiare i confini dello Stato. Gli andò malissimo. Notizia letta nell'archivio storico di La Stampa
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sabato 20 agosto 2016
mercoledì 17 agosto 2016
Marisa Vescovo
Un ricordo di Marisa Vescovo, giovanissima fu mia professoressa di disegno alle scuole medie di Solero, La reincontrai molto più tardi parlando d'arte. Così la notizia della sua morte il giorno di ferragosto su La Stampa con la quale collaborava:
Marisa Vescovo, 78 anni, critico d’arte e studiosa del contemporaneo, è annegata a Ferragosto nel mare di Bonassola, in Liguria, a poca distanza dalla Cinque Terre. Poco prima di mezzogiorno la donna ha deciso di fare il bagno, ma è stata colta da infarto e ha subito perduto i sensi. Riportato a riva il corpo, il medico del 118 le ha praticato il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, ma non c’è stato nulla da fare. La salma è stata trasferita nella camera mortuaria dell’ospedale di Levanto.
La notizia si è diffusa immediatamente nel mondo artistico torinese, dove ha lungamente lavorato e collaborato alle pagine dell’arte de «La Stampa». Nata ad Alessandria il 13 febbraio 1938, la Vescovo ha insegnato per 25 anni Fenomelogia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Genova, mentre ha curato con Maurizio Calvesi la Biennale Internazionale di Venezia del 1984 e 1986. Presente a numerose e qualificate esposizioni internazionali, la sua attività si è inoltre sviluppata nell’ambito della programmazione e organizzazione delle mostre della Fondazione Palazzo Bricherasio di Torino e nella curatela delle mostre in Cina, Corea e Russia per l’IGAV - Istituto Garuzzo per le Arti Visive. Nel 2008 ha realizzato l’ampia rassegna «Novecento. Cento anni di creatività in Piemonte», organizzata da Artefutura di Giuliana Godio, che così la ricorda: «Mi introdusse alla conoscenza degli aspetti concettuali dell’Arte Povera e del contemporaneo. Era una cara amica e la sua morte crea un vuoto nella cultura visiva torinese e non solo».
martedì 16 agosto 2016
Spigolature agostane.. dallo Yemen a Palmariggi ovest
Spigolature estive.
Mentre le spiagge assolate sono gremite, leggo che in Yemen hanno bombardato un
ospedale di Medici senza frontiere ed una scuola. E' del gennaio scorso la denuncia di Famiglia Cristiana contro l'invio di bombe italiane in Arabia Saudita (quella che bombarda lo Yemen). La ministressa Pinotti però dice che siamo virtuosi e tutto è regolare. No comment!
Chissà se erano italiane le bombe cadute sull'ospedale e sulla scuola, potenza del PIL.
Yemen |
Leggo che l’Italia manda
militari in Libia dicendo che sono sminatori, bah.
E leggo che il ministro
degli esteri dice che gli immigrati sono questione europea e non italiana o
greca. I mantra estivi sulla pelle delle persone.
Palmariggi est e
Palmariggi ovest. “Maglie / Otranto aperta ” dicono le cronache.
Quello che colpisce però
sono le due uscite di Palmariggi, paesino del basso Salento con 1.544 abitanti,
grande quanto la frazione di un paese normale.
Palmariggi, il castello |
Uscita con tanto di
viadotto per inversione di marcia. Chissà che vive a Palmariggi, mistero. Forse
qualche ricco boss? Forse qualche politico? Mah! Quanto è costata l’uscita in
più? E chi ha fatturato? Chissà se la domanda troverà mai risposta.
E chissà se era proprio
indispensabile snellire il traffico di quel paese come fosse Roma o Berlino. Ma
chi ci passa da lì? Troppe domande aperte. La distanza fra Palmariggi est e ovest si
copre nell’arco di due minuti, praticamente sono attaccate.
Leggo su wikipedia: Palmariggi è un comune
italiano di 1.544 abitanti della provincia di Lecce in Puglia. Situato nel
Salento centro-orientale, nell'entroterra idruntino, dista 8 km dal mare
Adriatico e 35,8 km dal capoluogo provinciale.
Se invece percorrete la
famigerata 275 che dovrebbe essere rifatta con sterminio di paesaggio, ulivi
secolari e quant’altro, vi trovate inopinatamente a percorrere una rotonda
immensa, potrebbe contere un campo di calcio. Ha tre uscite solamente, due sono
la 275 che prosegue, la terza è assolutamente inutile in quanto porta in una
zona industriale senza industrie. In aperta campagna.
Bah, qualcuno avrà pur
progettato cotanto scempio. Uno poi pensa male, chissà chi era il proprietario
dei terreni espropriati per fare quella rotonda, terreni che erano invendibili altrimenti?
Bah.
Mattina, ore sette,
passeggiata di rito con il cane. Su una panchina tre pensionati, in tutto
eravamo in sette, otto persone lì attorno. Più il cane.
Uno dei tre sfogliava Il
Fatto Quotidiano e annunciava le notizie agli altri. Il suo vicino, quello ben
descritto da Stefano Benni in Bar Sport, il “tennico” che sa proprio tutto “se
tu parli di pesca lui ha un parente sposato con una carpa”, dice Benni, le commentava. Già il look spiega il tipo:
vistosa t-shirt con disegnato un veliero, sopra fa bella mostra la regolare
catena d’oro con medaglione raffigurante la Madonna. Raffinato veramente!
Ma lui sa tutto. “La
Raggi a Roma sta facendo pulizia” dice il lettore “In una città così ci vuole
la galera, con quello che ha trovato, tutta colpa di Marino” dice quello che
sa. “Soldati italiani in Libia” legge il primo. L’altro a questo punto si inalbera veramente,
lui sa tutto “E’ ora di finirla, ci abbiamo provato in Afghanistan e in Iraq a portare la
democrazia, non siamo riusciti perché quelle sono popolazioni incivili, non
sanno cos’è la democrazia”. Ecco fatto, liquidata la politica estera degli USA.
Alle sette di mattino.
E siccome ero vicino, e
siccome quello che sa parlava ad alta voce a mò di comizio da bar sport m’è
scappata la battutina. Mai capace a stare zitto accidenti a me “ha ragione” gli
ho detto “se quegli incivili capivano la nostra grande civiltà gli avremmo
importato: mafia, ‘ndrangheta, camorra e politici corrotti a tonnellate, e
Bush gli avrebbe imposto una legge che consentisse ad ogni cittadino di girare
armato. Noi civili siamo fatti così”. Non ha risposto, sicuramente stava
pensando che non capisco nulla. Chissà, forse ha ragione.
lunedì 15 agosto 2016
Chiara, piccola... ma già poetessa...
Attimi di pacatezza, è vero,
esistono. A volte una piccola (o grande?) emozione arriva come una carezza.
In una sera agostana,
avvolti dal tiepido scirocco che accarezzava, pensando alle umane vicende spesso
strambe o rocambolescamente assurde, parlando del più e del meno con amici,
scopro che la giovane Chiara, che attraversa il nono anno di vita, ama scrivere
poesie.
Siccome sono curioso, quasi per gioco le chiedo se me ne scrive una. Vuole un
incipit. Al volo acchiappo parole appese in aria: “i pesci guardano le stelle
e…”
Pochi minuti e la giovane
poetessa arriva con foglio e tanto di dedica:
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