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venerdì 16 agosto 2013

Costantino Nuzzo: Trainella - Come si viveva a Marittima negl ianni '50

Ci sono modi di dire che si utilizzano per abitudine, spesso per convenzione, “Il mondo è piccolo”, ad esempio. A volte poi ti accorgi che la tradizione orale, la cultura popolare, tramandano verità. E’ piccolo il mondo se mia figlia, alessandrina che studia all’università a Pavia, ha una “collega” salentina che la invita a Tricase per l’estate, successe nell’agosto 2012, ed è piccolo se a distanza di un anno incontro Costantino, il padre della ragazza salentina, nella piazza di Diso ed iniziamo a parlare accorgendoci di avere in comune amici e interessi, oltre che di trovarmi davanti ad un raffinato scrittore. Diso è un paese tranquillo, poca gente per strada, seggiole in piazza martedi 6 agosto 2013, fra i tavolini del bar, un palco, una bandiera italiana ed una della CGIL. C’è la proiezione di un documentario che per varie vicissitudini ancora non avevo visto: Arneide. Passano su quel piccolo schermo e con un audio improbabile le immagini e le testimonianze dei protagonisti delle lotte a cavallo fra il 1950 e il 1951, quando le terre vennero occupate, quando la polizia di Scelba caricava donne e uomini che volevano solo e banalmente lavorare un pezzo di terra, che chiedevano di poter sopravvivere.

Anche Costantino Nuzzo era in piazza a Diso, e mi ha sorpreso regalandomi un libro che aveva scritto nel 2010: Trainella. Non è romanzo, non è saggio, è un racconto di vita vissuta fra Marittima, Diso e Tricase. Lui nacque a Marittima, ora vive e lavora a Tricase. Già direttore di Radio Salento popolare e collaboratore di riviste, ha voluto mettere su carta i suoi ricordi, che sono quelli della sua generazione. L’ha fatto perché occorre ricordare, avere memoria di come eravamo per comprendere cosa siamo. E l’ha fatto perché gli spiriti più attenti della nostra generazione si rendono conto che il filo della memoria è esageratamente esile e fragile. Cito un passaggio della sua presentazione del libro. Quella attuale, per Costantino “è una società senza chiari modelli di riferimento, confusa e smarrita, che si concentra […] sull’insano culto dell’io senza lasciare spazio al noi […] Una società concentrata nel quotidiano individuale, che vive alla giornata. Senza passato, senza storia e senza alcun progetto di futuro[…]”
Forse una visione eccessivamente pessimistica, che tuttavia ha ragion d’essere se valutiamo la deriva sociale e politica in cui siamo stati risucchiati tutti quanti, e della quale la mia generazione, che è anche quella di Costantino, ha qualche responsabilità. Consideriamo le lotte dell’Arneo, quando una classe di “ultimi” chiese, pretese ed ottenne in parte di avere un pezzo di terra che desse a quelle persone la dignità di esseri umani, che facesse uscire il Salento dal feudalesimo crudele dei baroni e dei proprietari terrieri che utilizzavano centinaia di ettari di terreni coltivabili come riserva di caccia, e vediamo oggi, a distanza di oltre cinquant’anni, nuovi “baroni” tanto simili a quelli antichi che vengono incarcerati perché riducono in schiavitù altri “ultimi”, i ragazzi che arrivano con scafi di fortuna. Le domande sorgono spontanee, le conquiste di un tempo, quanto valgono oggi? Soprattutto, perché la cosiddetta “società civile” consente questi ignobili comportamenti? Perché un conclamato razzista ricopre importanti cariche in parlamento? Perché i diritti conquistati nel tempo sono stati tutti risucchiati e negati da un capitalismo globalizzato che si ritiene invincibile? E potremmo proseguire a lungo, ma torniamo a Trainella. Il libro è di agilissima lettura, scritto in modo asciutto, riporta episodi, guaches di personaggi e comportamenti di Marittima e Diso degli anni fra il 1957 e il 1967, quando la guerra finita sembrava lasciare posto alla rinascita, ma che vedeva i contadini, i mezzadri fare una vita meno che dignitosa, spaccarsi la schiena e lottare ogni giorno per sopravvivere. E lo fa senza enfasi e senza cadere nel tranello del “Mulino Bianco”, quando i mulini erano bianchi, ben lo sappiamo, i poveracci crepavano di fame. Racconta, anche con simpatica ironia, la quotidianità di una famiglia con molti figli, del parto provocato da un ribaltamento del “traino”, racconta del contrabbandiere, della festa patronale con gli abiti buoni, della raccolta del tabacco, del trasferimento della famiglia intera, compreso il nonno fumatore incallito, a Ginosa per la raccolta sulla “millequattro” con l’autista che stipava tutto l’occorrente per la sopravvivenza di alcuni mesi e 9 persone a bordo. Un viaggio di ore e ore, sempre che non ci fossero guasti e che la polizia stradale non fermasse quella strana auto stracarica per la multa di ordinanza. E ricorda, Costantino, del daziere che potremmo definire gabelliere, di come il “Don” precedesse il nome dei figli laureati dei possidenti terrieri. Quelli che studiavano anche se “ciucci”. E poi il cinema Excelsior dove occorreva andare alle tredici per prendere posto, ed era indispensabile andarci perché anche le ragazze potevano farlo, con il beneplacito dei genitori e del prete. E ancora, i matrimoni mai fatti perché dalla dote mancavano i materassi, o della “fusciuta” (scappatella) di chi non poteva permettersi la dote e giustificava in questo modo un matrimonio improvviso. Acquarelli leggeri nella loro pesante realtà, che fanno sorridere con tristezza. Accompagna per mano a capire, fa vedere con occhi diversi le bellezze di queste terre e la durezza del lavoro. Soprattutto si comprende meglio la trasversalità delle storie degli “ultimi”, quelle descritte da Nuto Revelli nel suo stupendo ed irrinunciabile libro che conserverò accanto a Trainella:  “Il mondo dei vinti” che racconta la vita dei contadini di Langa, costretti ad emigrare per fare “la stagione” in Francia da clandestini ovviamente, costretti a nutrirsi di castagne e a comprare il sale di contrabbando dagli “acciugai”, tutto ciò per poter dire di avere vissuto. Il mondo, in fondo, è veramente piccolo. 



Costantino Nuzzo – Trainella – Minuto D’Arco Editore. € 10.00  

giovedì 15 agosto 2013

WOODSTOCK 15 agosto 1969

Il 15 agosto 1969 a Woodstock inizia il concerto che segnerà un'epoca. 

Dalle 17 e per tre giorni si alternarono sul palco:


Richie Havens, Bert Sommer, Tim Hardin, Country Joe Mc Donald, Ravi Shankar, Melanie Safka, John Sebastian, Arlo Guthrie, Joan Baez, Sweetwater, The Incredible street band, Quill, Keef  Hartley Band, Creedence Clearwater Revival, Santana, The Woo,  Canned Heat,  Mountain, Janis Joplin, Jefferson Airplane, Sly & the Family Stone, Grateful Dead,   The Grease Band, Joe Cocker, Paul Butterfield Band, Sha Na Na, Jimi Hendrix.

Hendrix, in particolare, chiese ed ottenne di chiudere il festival, il suo concerto, previsto alle 24 della domenica, slittò alle nove de llunedi mattina con un pubblico ormai rarefatto, solo 200.000 persone invece delle 500.000 che avevano affollato quella spianata. 

Pochi mesi prima, in Italia, Bobby Solo e Iva Zanicchi vinsero il festival di San Remo con la canzone: Zingara. 


martedì 13 agosto 2013

Pontelandolfo, Casalduni e Campolattaro - 14 agosto 1861

Pontelandolfo, Casalduni e Campolattaro sono comuni in provincia di Benevento, il 14 agosto 1861 l'Esercito italiano (piemontese), per vendetta contro l'uccisione di un ufficiale, 4 carabinieri e 40 soldati per mano dei briganti di Cosimo Giuliano, compì una rappresaglia precorrendo gli orrori del nazismo. Gli uomini del generale Pier Eleonoro Negri massacrarono circa 400 cittadini inermi, stuprarono le donne ed incendiarono i paesi. L'Unità d'Italia è fatta anche da episodi simili, da orrori veri e propri. Il numero ufficiale delle vittime non è mai stato fornito.  In particolare si ricorda come a Pontelandolfo furono bruciati vivi in molti nelle loro case e a Casalduno ammazzati con baionetta.  


http://www.youtube.com/watch?v=voNLhO3Z120 a questo link il pezzo degli Stormy Six intitolato Pontelandolfo