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venerdì 12 aprile 2013

SEL si "mischia" col PD - Auguri, compagni!


Sembra che possa succedere, anzi, che stia succedendo. Sembra proprio che si avverino le predizioni (facili in realtà) che da almeno un anno facevamo in molti. Vendola sta “mischiandosi” con il PD. E’ la chiusura di un cerchio, SEL è il partito mai nato. Fatte abortire le Fabbriche di Nichi senza motivo comprensibile se non quello di voler tentare un’avventura extra pugliese che ha partorito un partitino che ha mostrato tutta la sua inconsistenza in ogni tornata elettorale, tranne forse in Puglia, forse la lezione è che un buon amministratore non è necessariamente un leader carismatico, ora si traggono le conclusioni di un viaggio brevissimo e forse della perdita di un’occasione.
Liberi tutti di confluire nel partitone di D’Alema, Veltroni, Letta il giovane, Renzi, e di Bersani ovviamente  (almeno per ora ne è segretario). E’ l’epopea triste di chi voleva un soggetto a sinistra che parlasse alle sinistre e si è scontrato con i settarismi di sempre, a volte mettendo in campo i propri.
E qui si apre un altro capitolo, qualcuno ora gioisce ferocemente pensando, anzi, essendo certo di portare a casa l’eredità di SEL. Ma quale se non quella che farà passare i cascami delle ex sinistre dallo zero virgola poco, all’uno per cento? La campagna elettorale che ha portato Casaleggio e il suo attor comico a dettare legge in Parlamento è stata per molti versi demenziale. La voglia di poter cambiare lo stato delle cose e di uscire da un ventennio dominato da collusi, puttanieri e analfabeti, è stata dominata da frasi ricorrenti di certi “sinistri” personaggi che si scagliavano solo ed esclusivamente contro Vendola e Bersani quasi come non esistesse la destra vera da combattere, quasi l’effetto lega che ha caratterizzato l’elettorato di Casaleggio non fosse stato di insegnamento. E’ la stessa pervicacia che ha fatto fuori dal panorama politico prima Bertinotti e i suoi, poi tutto il resto di quelli che nessuno ascolta, fedeli alla linea sempre, sedicenti avanguardie di un processo rivoluzionario (?) che hanno  in testa tutte le risposte e sanno benissimo dove si andrà a finire, almeno, così credono loro, i maestrini della politica. Evocano rivolte improbabili con gente che non arriva a metà mese e sembrano non rendersi conto del dramma sociale, etico, politico, economico che sta vivendo la nazione. Si parla dei massimi sistemi, quasi a voler significare che il cambiamento è un’equazione matematica prevedibile (masse + crisi economica + coscienza di classe = rivolta) invece vince Casaleggio. E lo dicono da decenni, ne avessero azzeccata una.  Se Casaleggio ha stravinto un motivo ci dovrà pur essere, se gli elettori di sinistra hanno scelto lui e il suo guitto si dovranno pur fare i conti con la realtà. Eppure non succede, anzi. Leggo su facebook un post che è surreale, dice che la nuova presidente della Camera, Laura Boldrini, non è che una borghesuccia arricchita. Il paradosso è che lo dicono quelli di forza nuova e alcuni sinistri. Quasi fosse colpa sua del ventennio berlusconiano, quasi ci fosse necessità di un nemico da combattere che non deve per nessun motivo essere di destra.  Forse per loro era meglio Fini, faceva più antifascista dire che è brutto, sporco e cattivo. Il problema non è essere sconosciuti alla maggioranza degli italiani, il problema è cercare un nemico a sinistra, se non è miopia questa… Così l’avventura del partito con sotto scritto “Vendola” (parleremo un’altra volta di populismo) fra poco non avrà più ragion d’essere, se mai l’ha avuta, vista la caparbia determinazione nel non volerlo creare, nell’essere un gruppetto di amici che si sono fusi uscendo da altre formazioni mantenendo le differenze spesso incomprensibili ai non addetti ai lavori. “Ci fondiamo in un unico movimento però la classe dirigente la prende chi ha più voti, in base alla percentuale di provenienza” è la sintesi dei ragionamenti ai primi incontri. E non è stato affatto un caso che anche in piccoli centri si siano riproposte le dialettiche vetero tutto, dove la maggioranza arrivava da Rifondazione le segreterie erano quelle della ex rifondazione e via dicendo, il nuovo che esisteva all’interno delle fabbriche è stato cassato di getto e di netto, tutto è diventato un’altra cosa, le decine di persone che affollavano quei luoghi sono state disperse come per incanto. Impermeabili al nuovo che incombe e chiede e spera. La fabbrica di Nichi era speranza, il partito di Vendola un tramonto tristanzuolo. Il simil partito diventava il solo luogo di discussione, con tanto di impermeabilità al nuovo, di refrattarietà all’accoglienza. Fedeli alla linea. Quale linea poi? Quella che arrivava da lontano e che portava, era fin troppo evidente da subito, nelle braccia del PD. Ora si apriranno una serie di problemacci. Intanto occorrerà capire quanti andranno a formare un nuovo partito dello zero virgola qualcosa per cento e diranno di voler rifondare la sinistra in un unico soggetto, salvo poi scannarsi con gli altri zero virgola poco, un refrain eterno, dura da almeno 40 anni (è vero che sono ignorantissimo e disnformato, però ancora devo comprendere le differenze che esistevano fra il PRC e il PDCI, e se le suonavano di brutto). L’unica certezza, al momento, è che un’idea di sinistra si stia perdendo per strada, siamo tutti più americani, due partiti e va bene così. Solo che loro hanno Obama, noi al momento abbiamo Monti, dieci saggi due Papi e Berlusconi sul ramo che aspetta. Però la patata più bollente sarà nella mani di chi accetterà le scelte del capo supremo ed entrerà nelle sedi del partitone. Ci sarà da ridere, lì ci sono gerarchie ereditarie, classi dirigenti che non esitano a presentare ad ogni elezione, dai consigli del Casa del popolo in su, candidate o candidati avvezzi magari a vincere le primarie portando a votare orde di cingalesi, ma  a perdere ogni competizione fuori dalle esili mura del partito. E ci entreranno senza alcuna forza contrattuale, i pacchetti di voti da mettere sul tavolo delle trattative sono esigui e non esigibili, incontrollabili (per fortuna) proprio per la loro natura di essere voti liberi, senza pregiudiziali. Di essere, gli elettori non iscritti e non raggiunti dalla propaganda per altro inesistente, persone che scelgono quello che reputano il meglio, il più pulito, ma che hanno, loro si, magari un ideale e non vedono di buon occhio le camarille sottobanco di alcuni partitoni.
Sarà interessante seguire gli eventi, in particolare quando un D’Alema qualunque sibilerà dal palco del Tiziano “Chi non vota Boccia è fuori”.
Auguri compagni.  

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