Sembra che possa succedere, anzi, che stia succedendo.
Sembra proprio che si avverino le predizioni (facili in realtà) che da almeno
un anno facevamo in molti. Vendola sta “mischiandosi” con il PD. E’ la chiusura
di un cerchio, SEL è il partito mai nato. Fatte abortire le Fabbriche di Nichi
senza motivo comprensibile se non quello di voler tentare un’avventura extra
pugliese che ha partorito un partitino che ha mostrato tutta la sua
inconsistenza in ogni tornata elettorale, tranne forse in Puglia, forse la lezione
è che un buon amministratore non è necessariamente un leader carismatico, ora si
traggono le conclusioni di un viaggio brevissimo e forse della perdita di
un’occasione.
Liberi tutti di confluire nel partitone di D’Alema,
Veltroni, Letta il giovane, Renzi, e di Bersani ovviamente (almeno per ora ne è segretario). E’ l’epopea
triste di chi voleva un soggetto a sinistra che parlasse alle sinistre e si è
scontrato con i settarismi di sempre, a volte mettendo in campo i propri.
E qui si apre un altro capitolo, qualcuno ora gioisce
ferocemente pensando, anzi, essendo certo di portare a casa l’eredità di SEL.
Ma quale se non quella che farà passare i cascami delle ex sinistre dallo zero
virgola poco, all’uno per cento? La campagna elettorale che ha portato
Casaleggio e il suo attor comico a dettare legge in Parlamento è stata per
molti versi demenziale. La voglia di poter cambiare lo stato delle cose e di
uscire da un ventennio dominato da collusi, puttanieri e analfabeti, è stata
dominata da frasi ricorrenti di certi “sinistri” personaggi che si scagliavano solo
ed esclusivamente contro Vendola e Bersani quasi come non esistesse la destra
vera da combattere, quasi l’effetto lega che ha caratterizzato l’elettorato di
Casaleggio non fosse stato di insegnamento. E’ la stessa pervicacia che ha
fatto fuori dal panorama politico prima Bertinotti e i suoi, poi tutto il resto
di quelli che nessuno ascolta, fedeli alla linea sempre, sedicenti avanguardie
di un processo rivoluzionario (?) che hanno in testa tutte le risposte e sanno benissimo
dove si andrà a finire, almeno, così credono loro, i maestrini della politica.
Evocano rivolte improbabili con gente che non arriva a metà mese e sembrano non
rendersi conto del dramma sociale, etico, politico, economico che sta vivendo
la nazione. Si parla dei massimi sistemi, quasi a voler significare che il
cambiamento è un’equazione matematica prevedibile (masse + crisi economica + coscienza
di classe = rivolta) invece vince Casaleggio. E lo dicono da decenni, ne
avessero azzeccata una. Se Casaleggio ha
stravinto un motivo ci dovrà pur essere, se gli elettori di sinistra hanno
scelto lui e il suo guitto si dovranno pur fare i conti con la realtà. Eppure
non succede, anzi. Leggo su facebook un post che è surreale, dice che la nuova
presidente della Camera, Laura Boldrini, non è che una borghesuccia arricchita.
Il paradosso è che lo dicono quelli di forza nuova e alcuni sinistri. Quasi
fosse colpa sua del ventennio berlusconiano, quasi ci fosse necessità di un
nemico da combattere che non deve per nessun motivo essere di destra. Forse per loro era meglio Fini, faceva più
antifascista dire che è brutto, sporco e cattivo. Il problema non è essere sconosciuti
alla maggioranza degli italiani, il problema è cercare un nemico a sinistra, se
non è miopia questa… Così l’avventura del partito con sotto scritto “Vendola”
(parleremo un’altra volta di populismo) fra poco non avrà più ragion d’essere,
se mai l’ha avuta, vista la caparbia determinazione nel non volerlo creare,
nell’essere un gruppetto di amici che si sono fusi uscendo da altre formazioni mantenendo
le differenze spesso incomprensibili ai non addetti ai lavori. “Ci fondiamo in
un unico movimento però la classe dirigente la prende chi ha più voti, in base
alla percentuale di provenienza” è la sintesi dei ragionamenti ai primi
incontri. E non è stato affatto un caso che anche in piccoli centri si siano
riproposte le dialettiche vetero tutto, dove la maggioranza arrivava da
Rifondazione le segreterie erano quelle della ex rifondazione e via dicendo, il
nuovo che esisteva all’interno delle fabbriche è stato cassato di getto e di
netto, tutto è diventato un’altra cosa, le decine di persone che affollavano
quei luoghi sono state disperse come per incanto. Impermeabili al nuovo che
incombe e chiede e spera. La fabbrica di Nichi era speranza, il partito di
Vendola un tramonto tristanzuolo. Il simil partito diventava il solo luogo di
discussione, con tanto di impermeabilità al nuovo, di refrattarietà
all’accoglienza. Fedeli alla linea. Quale linea poi? Quella che arrivava da
lontano e che portava, era fin troppo evidente da subito, nelle braccia del PD.
Ora si apriranno una serie di problemacci. Intanto occorrerà capire quanti
andranno a formare un nuovo partito dello zero virgola qualcosa per cento e
diranno di voler rifondare la sinistra in un unico soggetto, salvo poi
scannarsi con gli altri zero virgola poco, un refrain eterno, dura da almeno 40
anni (è vero che sono ignorantissimo e disnformato, però ancora devo
comprendere le differenze che esistevano fra il PRC e il PDCI, e se le
suonavano di brutto). L’unica certezza, al momento, è che un’idea di sinistra
si stia perdendo per strada, siamo tutti più americani, due partiti e va bene
così. Solo che loro hanno Obama, noi al momento abbiamo Monti, dieci saggi due Papi
e Berlusconi sul ramo che aspetta. Però la patata più bollente sarà nella mani
di chi accetterà le scelte del capo supremo ed entrerà nelle sedi del
partitone. Ci sarà da ridere, lì ci sono gerarchie ereditarie, classi dirigenti
che non esitano a presentare ad ogni elezione, dai consigli del Casa del popolo
in su, candidate o candidati avvezzi magari a vincere le primarie portando a
votare orde di cingalesi, ma a perdere
ogni competizione fuori dalle esili mura del partito. E ci entreranno senza
alcuna forza contrattuale, i pacchetti di voti da mettere sul tavolo delle
trattative sono esigui e non esigibili, incontrollabili (per fortuna) proprio
per la loro natura di essere voti liberi, senza pregiudiziali. Di essere, gli elettori
non iscritti e non raggiunti dalla propaganda per altro inesistente, persone
che scelgono quello che reputano il meglio, il più pulito, ma che hanno, loro
si, magari un ideale e non vedono di buon occhio le camarille sottobanco di
alcuni partitoni.
Sarà interessante seguire gli eventi, in particolare quando
un D’Alema qualunque sibilerà dal palco del Tiziano “Chi non vota Boccia è fuori”.
Auguri compagni.
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