“Primarie si, primarie no… primarie dei cachi….” Potrebbe
cantare Elio con le sue Storie Tese. I candidati sulla carta sono: Luigi
Bersani (PD), Matteo Renzi (PD), Nichi Vendola (SEL), Laura Puppato (PD), Bruno
Tabacci (API). Nella realtà lo scontro è a tre, Bersani, Renzi e Vendola, gli
ultimi due sono battitori semiliberi, sembrano più che altro riempitivi senza
possibilità alcuna di poter rappresentare qualcosa in più di loro stessi.
Sarebbero primarie di coalizione, peccato però che si stiano trasformando in un
congresso del PD nel quale detterà la linea chi avrà più voti fra Renzi e
Bersani. Vendola corre da solo, con un partitino del quale non si conosce la
consistenza, anche se i primi segnali fanno pensare a una rappresentanza poco
più che simbolica. D’altro canto il voler mantenere il suo nome sotto il
simbolo ne fa un partito personale. Dovrebbe essere una cooperativa, un insieme
di teste, quel nome sotto lo trasforma invece nella salumeria del signor Luigi
che, se è vero che ha insaccati buoni, rimarrà dietro al suo bancone a ribadire
che la salumeria è lui. Ottimo affabulatore, buon governatore della Puglia,
difficilmente riuscirà a superare l’ostacolo del duo del PD. Anche perché il
partitone si muoverà in massa. Per le primarie alle comunali leccesi, per dirne
una, ha mobilitato le truppe cammellate per vincere la corsa contro Salvemini,
i risultati sono stati sconfortanti per il centro sinistra tutto, ma questa è
altra storia.
Votare Vendola probabilmente avrà significato per chi
vuole testimoniare l’esistenza di una
sinistra alterntiva, sia pur residuale, oltre il PD ma penso non sposti molto
gli equilibri della coalizione, anche perché sembra venuto meno il tessuto che
sostenne le fabbriche di Nichi, fatte morire prematuramente per lasciare spazio
a SEL, senza rendersi conto di perdere per strada pezzi consistenti di teste e
intelligenze che avevano in mente percorsi di costruzione lenti e condivisi.
Quindi lo scontro reale pare essere quello tutto interno al
Partito Democratico più che alla coalizione, un vero e proprio scontro senza
sconti fra il belloccio giovanile sindaco di Firenze e il segretario del
Partito. Intanto annotiamo che, se
sconfitto, Bersani non potrà che lasciare il suo incarico in quanto il suo
elettorato ne boccerebbe le scelte politiche e strategiche. Tuttavia pare il
più probabile vincitore, questo scenario aprirebbe a una coalizione che dovrà
tenere presenti alleanze ampie. Sarà comunque compito arduo per il PD
giustificare l’appoggio al governo tecnico, anche perché, se è vero che Monti
ha portato l’Italia fuori da una deriva durata vent’anni e guidata dal peggior
premier della storia repubblicana, e uno dei peggiori di quella europea, più
vicino a Bokassa che a un’idea di democrazia compiuta, altrettanto vero è che
ha legato le sue scelte al carro delle banche e dei banchieri a scapito delle
persone a reddito fisso o senza reddito alcuno. Non ha fatto uno straccio di
patrimoniale, ha affondato quel poco che rimaneva dello stato sociale in
un’Europa governata dalla finanza più che dai mercati. In questo quadro il PD
di Bersani ha nicchiato lasciando ad altri il lavoro sporco anziché pretendere
quel che gli spettava: elezioni anticipate.
Renzi è il candidato giovanile in camicia. Fa l’occhiolino
alla finanza, ha come faro guida il liberismo e gioca una partita tutta
squilibrata verso l’elettorato moderato arrivando a scimiottare il Veltroni che
diceva “allenza con nessuno, io corro da solo e se perdo vado in Africa” ha perso ed è rimasto qui.
E poi, diciamolo, il rottamatore che vuole mandare a casa
gli “anziani” è patetico. A D’Alema si chiede di fare un passo indietro perché
è D’Alema o perché è vecchio?
Dalle cose che dice sembra più un clone di Casini che un
uomo del centro sinistra. A questo punto tanto vale evitare di votare alle
primarie del centro sinistra e scegliere l’UDC. Almeno si opta per l’originale
anziché per la sua brutta copia.
Tutto questo giro per dire che molto difficilmente voterò
alle primarie, anche per regole che gridano vendetta, dovrei recarmi ad un
comitato e fare la coda, poi ai seggi (da un’altra parte della città) e fare
un’altra coda. Se cambiassi idea però, non esiterei a votare Laura Puppato, per
ringraziarla del coraggio dimostrato.
Concludo con Altan: “I vecchi ci hanno deluso, è ora di farci
deludere dai nuovi”.
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