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martedì 13 novembre 2012

Antipolitica?


Antipolitica, dove diamine sta?
Nei fatti i partiti attualmente in Parlamento ci hanno abituati poco a poco a scivolare in una china che ha sconvolto i parametri della politica stessa: appartenenza, avere un’idea di società diversa gli uni dagli altri, avere diverse concezioni di Democrazia e via dicendo. Il recente  affaire Marchionne è emblematico in questo senso. Quando FIAT impose una linea fatta di lacrime e sangue per i dipendenti, offrendo in cambio investimenti ultramilionari per Fabbrica Italia ci fu una vera e propria ovazione. Le destre erano Marchioniane, tre sindacati su tre erano a favore, solo CGIL si sfilò tirata per la giacca da FIOM, il PD quasi bollava (montianamente) come anti italiani tutti coloro che non adottavano Marchionne, Elkan e il cucuzzaro intero. Ricordiamo Fassino quasi infastidito dai dissensi, Bersani che applaudiva, ricordiamo D’Alema favorevole al rilancio FIAT così come imposto dell’azienda. A seguito di quegli accordi si accettò senza colpo ferire ogni ignominia, comprese le non riassunzione degli iscritti FIOM licenziati, solo qualche fastidio dovuto all’essere storicamente a sinistra, nulla più. Ci pensarono poi i tribunali a mettere parzialmente a posto le cose e seguirono le note ritorsioni di FIAT che non esitò a fare ampio utilizzo del "modello tedesco" dicendo: un morto loro ogni morto nostro. Resta il fatto che il maggior sindacato, con il placet del PD, è fuori da FIAT (o da quel poco che ne rimane). Le dichiarazioni successive di Marchionne suonarono più o meno così “Scusate, ho sbagliato, non ci sarà nessuna Fabbrica Italia, anzi, porteremo fuori Italia tutto quanto”, salvo poi una parziale (quanto poco credibile) retromarcia nell’incontro con il governo. A fronte di questo scempio pochissime sono state le autocritiche, soprattutto nessuno ha pensato di dimettersi dalle cariche che ricopre. Fassino, per dirne una, perché non va in piazza e dice ai torinesi “ho sbagliato tutto, mi devo dimettere?” Le uniche voci fuori dai giochi che si sono levate sono state quelle di Romiti e di Della Valle, due industriali, il primo fieramente antisindacato negli anni in cui guidava FIAT e che organizzò la marcia dei 40.000 che diede il colpo di grazia alle lotte operaie. Solo che a quei tempi c’era un dirigente che si chiamava Enrico Berlinguer che scese fra gli operai e sostenne l’eventuale occupazione di FIAT. Insomma, c’era un appoggio agli operai. Oggi nessuno si è posto il problema di verificare le promesse prima di accettare ogni nefandezza. Ora la domanda è se sia antipolitica dire che in questo caso PD e PDL avevano lo stesso comportamento e identiche finalità. Soprattutto se avevano analisi politiche e sociali sovrapponibili.
Parliamo poi dell’affaire Polverini. Pur lasciando lavorare la giustizia e possibilmente senza chiedere leggi ad hoc per bloccarla, è bene dire che la Polverini e tutto il suo saluto romano ha quanto meno omesso i controlli e permesso ai suoi sicari di polverizzare denari pubblici. Anche in questo caso tutto è stato tiepido, quelle che erano un tempo le sinistre hanno subìto passivamente il dimissionamento di Marrazzo, colpevole di farsi gli affari suoi, ed accettato lo scempio dello spreco di denaro pubblico. Quasi che la pruderie sessuofoba valga ben più di quella antiladroni a volte.  
E’ antipolitica chiedere chiarezza? Si voterà prestissimo, forse un po’ di coerenza sarebbe ben vista da chi dovrà scegliere.
Qualcuno (molti, ahimè) non vuole le preferenze nella legge elettorale prossima ventura. Il motivo di alcuni è “favoriscono il clientelismo”. Mi chiedo come mai si nega all’elettore il diritto di scegliere un candidato perché ci sono in giro malfattori. Sarebbe come eliminare i passaggi pedonali perché qualche automobilista ha investito un bambino sulle strisce. Se ci sono criminali spetta alla politica vigliare e denunciare, spetta agli inquirenti indagare e mettere in galera. E mi chiedo se sia più antipolitica dire che senza preferenze non voterò i candiati scelti da elites, oppure imporre di votare Binetti piuttosto che altri dicendo “sono dei nostri”. Soprattutto mi chiedo perché mi sento molto casiniano in questo.
E’ vero, sono saltati tutti i parametri, le vituperate ideologie sono state sostituite non già da un altro modo di fare politica, piuttosto dai personalismi e dai nomi sotto i simboli. Un partito, proprio per questo motivo, non è il partito degli iscritti e dei simpatizzanti, ma è il partito di tizio o di caio.
Non è assolutamente un caso che Grillo prenda voti a destra e a manca senza avere uno straccio di programma condivisibile. Proprio come li prese Bossi un tempo, su parole d’ordine simili. E probabilmente farà la stessa ignobile fine quando si accorgerà che con questo sistema politico, con questa mancanza di controlli e con l’alibi della caduta delle ideologie che significa non altro che caduta della capacità di immaginare un mondo diverso, si riempirà di  nani, ballerine, saltimbanchi e ladroni.  Proprio come la sua omologa lega nord. Per ultimo mi chiedo come mai il dibattito sia così acceso su primarie, controprimarie, ricerca di premier, riproposta di quasi ottantenni rimbambiti dal troppo viagra alla guida delle coalizioni e che magari puntano dritti al colle più alto, e si finga di non sapere che, come successe per la lega padana (con epigoni nelle università albanesi) il prossimo parlamento dovrà farsi carico di assorbire guitti e salimbanchi in quantità. 

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