Dopo le infelici uscite della Loredana Capone, che ha detto
che chi voterà Salvemini è per l’antipolitica, offendendo nei fatti lui e i
suoi elettori, e dopo gli affanni del PD
per depotenziare le primarie, ecco Carlo Salvemini che risponde.
Ma veniamo a Salvemini, con il suo aplomb e senza scomporsi
minimamente ha esposto il suo punto di vista. Devo dire che la sensazione che
ho avuto era di un suo stupore nel dover rispondere a colpi bassi, tipici di una
campagna elettorale all’ultimo sangue, piuttosto che ad una civile competizione
fra simili che hanno a cuore la città che si propongono di governare. Molt discutibile
anche il passaggio della Capone quando parlava di mettersi a disposizione del
vincitore da parte dello sconfitto.
Penso dovrebbe essere cosa scontata, ovvia. Probabilmente in
certi ambienti non lo è, anzi. Sembra quasi che bollano nei pentoloni strani
pensieri, diaspore o simili. Salvemini dice di «Primarie virtuose come percorso
ideale per la scelta del candidato sindaco… sono un laboratorio di buona
politica non per lanciare sfide, ma per saper costruire obiettivi comuni… Ma
basta poco per stravolgerne il significato, tutto dipende da noi, dal tono nel
confronto, dalle parole che scegliamo… Dobbiamo proporci come obiettivo l’uscita
da un quindicennio di governo che si dimostra per quello che è stato…»
E cita Buonerba che dice «In comune comandiamo noi…» Tipica
concezione padrona, feduale e di destra della democrazia.
Le primarie non debbono diventare mera concorrenza,
piuttosto «Confronto fra caratteri, temperamenti, personalità… Non si vota per
appartenenza partitica, ma per identificazione con una proposta…»
C’è poi la bizzarra credenza, smentita alle regionali
pugliesi, a Milano e a Cagliari, secondo la quale se il candidato non di
apparato vince le primarie, poi perde le elezioni vere. Minaccia utilizzata dal
PD in moltissime occasioni e tristemente. Il voto utile è una sciocchezza bella
e buona, infatti: «Ogni voto è utile alla città. Vinceremo le primarie e poi le
amministrative perché Lecce è pronta al cambiamento».
Poi Salvemini ha contestato anche la bizzarria secondo la
quale, come dice la Capone: “Le primarie non si giocano sui programmi», bizzarra
veramente detta da chi ha alle spalle un partito che ha perso oltre sei mesi
alla rincorsa del centro, addirittura della Poli, che ha proposto almeno tre
candidati senza venire ad una conclusione, un partito fatto di correnti e di
feudi interni che non è in grado di governare.
Salvemini ha invece invitato al confronto «organizziamo da
qui alle primarie del 20 gennaio 3, 4, 5 incontri pubblici sulla città…» chissà
se i soloni del partito di D’Alema diranno si.
Anche perché occorre convincerci tutti quanti che «vincerà
il centro sinistra rappresentato dal candidato scelto dagli elettori».
Ah quanta paura la democrazia praticata…
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