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venerdì 11 gennaio 2013

Gioco d'azzardo e tasse



Pro memoria per i candidati al parlamento italico.

I governi che si succedono nel tempo in Italia non fanno che aumentare il prelievo fiscale soprattutto sui redditi fissi. Esiste tuttavia un settore che dal 2004 al 2012 ha visto un calo costante della tassazione, la tabella sotto, a cura del CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo) è esaustiva in materia:


ANNO                       Spesa complessiva                           Entrata erariale

2004                      24.8 miliardi di euro                       7.3 miliardi =   29.4%
2005                      28,5 miliardi di euro                       6,16 miliardi = 21,6%
2006                      35.2 miliardi di euro                       6.72 miliardi = 19%
2007                      42.1 miliardi di euro                       7.2 miliardi =   17,1%
2008                      47.5 miliardi di euro                       7.75 miliardi =  16.3%
2009                      54.4 miliardi di euro                        8.8 miliardi=    16,1%
2010                      61,4 miliardi di euro                        8.7 miliardi=    14,1%
2011                      79,9 miliardi di euro                        8,8 miliardi=    11 %
2012                      94 miliardi di euro (stima)                7,9 miliardi =     8,4 %

Guarda caso quasi tutto il periodo governato da un certo tipo di politici con presenze inquietanti alle loro dipendenze, magari come stallieri.
I giochi d’azzardo introdotti negli ultimi anni hanno una tassazione notevolmente inferiore ai precedenti (a vantaggio del payout per i giocatori e dell’industria del gioco).

Il rapporto 2011 della Corte dei Conti ci dice che: «il consumo dei giochi interessa prevalentemente le fasce sociali più deboli». Secondo i dati Eurispes nel gioco investe di più chi ha un reddito inferiore: giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio-basso. (Fonte Eurispes 2007)

Già negli anni ‘50 Milton Fidman, premio Nobel dell’economia, sottolineava che «il modello di business dell’industria dell’azzardo può raggiungere dei grandi traguardi se fa un business sulla povertà perché un alto bacino a cui può attingere è quello di chi ha poco reddito». (Fonte M.Fiasco 2009)
Secondo la ricerca NOMISMA effettuata sugli studenti delle scuole superiori si gioca di più e con più soldi nelle scuole professionali, piuttosto che nei licei. (Fonte: Ricerca Nomisma Giovani e Gioco 2009)
Secondo la ricerca CONAGGA-CNCA gioca di più chi ha minore scolarizzazione: giocano il 61,3% dei laureati, il 70,4% di chi ha il diploma superiore, l'80,3% di chi ha la licenza media. (Fonte: Ricerca CONAGGA-CNCA 2011)
Nell’ultimo anno, hanno giocato: il 70,8% di chi ha un lavoro a tempo indeterminato, l’80,2% dei lavoratori saltuari o precari, l’86,7% dei cassintegrati. (Fonte: Ricerca CONAGGA-CNCA  2011)
NON GIOCANO SOLO GLI ADULTI Secondo il CNR (Consiglio nazionale delle ricerche), «il gioco attira quote sempre più ampie di popolazione, non solo adulta. Si stima che 450.000 studentesse e 720.000 studenti siano coinvolti, cioè il 47,1% dei giovani che frequentano le scuole medie superiori (nella stessa indagine di due anni prima era il 40%). Il gioco d’azzardo coinvolge il 58,1% dei maschi tra i 15 e i 19 anni e il 36,8% delle ragazze».
Il Parlamento Federale Svizzero da tempo riconosce una percentuale specifica sulle entrate da gioco (lo 0,5%) destinata alle attività di cura, prevenzione e ricerca sul gioco d’azzardo. Anche grazie a questi fondi nel 2012 è stata effettuata una ricerca sui COSTI SOCIALI causati dal gioco patologico (eseguita dall’Istituto di ricerca economico di Università di Neuchâtel in collaborazione con il CGCE di Losanna). Per valutare i costi sociali sono state prese in considerazione le seguenti voci: 
COSTI SANITARI DIRETTI (ricorso al medico di base del 48% più alto rispetto ai non giocaori, interventi ambulatoriali psicologici, ricoveri sanitari, cure specialistiche per la dipendenza…). 
COSTI INDIRETTI (perdita di performance lavorativa del 28% maggiore rispetto ai non giocatori, perdita di reddito…). 
COSTI PER LA QUALITA’ DELLA VITA (problemi che ricadono sui familiari, violenza, rischio di aumento di depressione grave, ansia, deficit di attenzione, bassa resistenza ad altri tipi di dipendenze, idee suicidarie, ossessione per il gioco e per i soldi necessari a giocare…).
Girando i dati all’Italia che tassa stipendi e pensioni e detassa il gioco, si evince che ogni anno in Italia vi sono dai 5,5 ai 6,6 miliardi di euro di COSTI complessivi PER LA SOCIETA’ dovuti al gioco patologico.

Avremo modo in futuro di parlare di mafia e gioco d’azzardo, e ci chiediamo come mai i luoghi dove le persone possono rovinarsi la vita sono segnalati come “sale gioco” tout court e non come “Sale gioco d’azzardo”. La lingua italiana è stupenda proprio perché ha un nome per ogni cosa, se dico GIOCO intendo due bimbi seduti a terra con il LEGO. Nei fatti, utilizzando questo linguaggio falso, si mutuano i messaggi delle mafie che parlano di “cavalli” intendendo carichi di cocaina (intercettazione letta su un giornale tempo fa). Lo Stato dovrebbe (il condizionale si impone) essere diverso. 

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