E così evapora la “primavera pugliese”. Due consigliature
regionali guidate da Vendola, con un sacco di positività, lasciano,
politicamente, il passo al vuoto pneumatico. La costruzione di un soggetto
nuovo di sinistra che doveva “partire dalla Puglia e pervadere l'Italia intera” cede il passo a “Human Factor” (parlare in italiano no eh?) il nuovo Vendola che si ricicla, meglio, che tenterà di riciclarsi a Milano
domenica prossima. Le speranze e le illusioni si sono frantumate e mostrano
rottami sparsi con le dimissioni in massa della segreteria provinciale di
Lecce. I motivi? Il commissariamento del Regionale, la scelta cascata sulla testa
di militanti, elettori, dirigenti di base, di non presentare il simbolo alle
regionali proprio in Puglia, la regione della rinascita su cui si puntarono gli
occhi e le speranze.
La vittoria di Niki (ora si chiama Vendola, neppure i suoi fan lo chiamano più Niki) fu elettrizzante. Poi le seconde elezioni stravinte contro la spocchia dalemiana che impose lo sparring partner Boccia per ben due volte alle primarie, personaggio insipido, poco coinvolgente, ma vinte soprattutto per la presenza diffusissima delle Fabbriche di Niki (quando dire Vendola era peccato). Erano momenti in cui tutta la sinistra senza casa dialogava, interloquiva, progettava, era politica che partiva dal basso ma diventava veramente alta. Forse per questo facevano paura al punto tale da eliminarle tout court immediatamente dopo le elezioni stravinte contro una destra stracciona. Troppa discussione può portare a comprendere, “Tutti in SEL, Tutti in SEL” si disse allora. E SEL divenne da subito un non partito, “senza Vendola SEL non esiste”, sosteneva qualcuno che oggi dimostra plasticamente di aver visto neppure troppo lontano. Un mini cerchio magico attorno a Vendola, qualche portatore d’acqua, le periferie lasciate a sé stesse. Solo pochi addetti ai lavori conoscevano SEL nel territorio, ne conoscevano i dirigenti locali. La Fabbrica raccolse, il partito disperdeva tutto il mini patrimonio acquisito, senza fare lo sforzo di voler diventare “Partito”.
La vittoria di Niki (ora si chiama Vendola, neppure i suoi fan lo chiamano più Niki) fu elettrizzante. Poi le seconde elezioni stravinte contro la spocchia dalemiana che impose lo sparring partner Boccia per ben due volte alle primarie, personaggio insipido, poco coinvolgente, ma vinte soprattutto per la presenza diffusissima delle Fabbriche di Niki (quando dire Vendola era peccato). Erano momenti in cui tutta la sinistra senza casa dialogava, interloquiva, progettava, era politica che partiva dal basso ma diventava veramente alta. Forse per questo facevano paura al punto tale da eliminarle tout court immediatamente dopo le elezioni stravinte contro una destra stracciona. Troppa discussione può portare a comprendere, “Tutti in SEL, Tutti in SEL” si disse allora. E SEL divenne da subito un non partito, “senza Vendola SEL non esiste”, sosteneva qualcuno che oggi dimostra plasticamente di aver visto neppure troppo lontano. Un mini cerchio magico attorno a Vendola, qualche portatore d’acqua, le periferie lasciate a sé stesse. Solo pochi addetti ai lavori conoscevano SEL nel territorio, ne conoscevano i dirigenti locali. La Fabbrica raccolse, il partito disperdeva tutto il mini patrimonio acquisito, senza fare lo sforzo di voler diventare “Partito”.
Ora che aspettarci? Questo PD potrà magari accogliere qualche Migliore qua e là, i dirigenti locali
sono liberi di scegliere, gli elettori probabilmente non sono un problema per
nessuno, chi se ne frega di loro. Siamo nel periodo del Renzismo, dove il
leader fa, disfa, crea, distrugge in piena solitudine, dove il premio di
maggioranza è quello che conta, un partito può prendere il 5% dei voti degli aventi
diritto, grazie all'astensione, e si porta a casa una maggioranza bulgara,
intanto poi dirà di aver preso il 55% dei voti. E qualcuno ancora starà a
sentire Vendola facendo finta che conti qualcosa in più del 2%. A meno che sia
tutto un disegno pianificato per far convergere nel partitone il più possibile
di elettori e magari di iscritti, sarebbe plausibile vedendo il percorso di SEL nell'ultimo anno. Peccato però che farlo con Renzi che rema verso il partito
della nazione senza neppure tentare di negarlo, sia un suicidio della politica,
oltre che della sinistra. Non so se Civati o chi per lui avrà voglia di
infilarsi nel tritacarne dei gruppettari di sinistra, pronti ad accogliere e a
distruggere in tempo reale. Rifondaroli, Comunisti italiani, Albe e tramonti
che hanno, chissà perché, la vocazione a concepire il rosso solo come passata
di pomodori. Se vedono un solo ciliegino lo passano immediatamente e ne
disperdono le rimanenze.
Macchè, Tsipras in Italia non c’è mica!
Stralci del comunicato della segreteria provinciale di SEL
di Lecce
“Le dimissioni sono scaturite da alcuni punti di profonda
divergenza con l’attuale linea politica regionale, che si sostanziano con la
perplessità sul commissariamento di fatto avvenuto nella federazione regionale
con la nomina dell’onorevole Ciccio Ferrara e con la scelta di non presentare
una lista di Sel alle prossime elezioni regionali e dopo dieci anni di governo
Vendola. Quest’ ultima scelta di fatto, segna la fine all’esperienza politica
di Sinistra Ecologia Libertà in Puglia, e mortifica il lavoro che tanti
compagni e compagne hanno svolto giornalmente sul territorio”
“Dopo 10 anni , lasciamo il porto sicuro
che avevamo costruito nella nostra regione e iniziamo una nuova navigazione in
mare aperto che non sappiamo dove porterà ma che, siamo sicuri, sarà volta alla
tutela dei diritti del lavoro e dell’ambiente. Questo nuovo corso, ha
sicuramente bisogno di tutti noi, ma anche di biografie e di volti nuovi che
possano al meglio incarnare questo nuovo progetto che nasce da Sel ma che non
sarà Sel. Questi sono i motivi per il quale la segreteria provinciale si è
presentata dimissionaria all’assemblea”.
21 gennaio 2015
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