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domenica 18 gennaio 2015

Evvai, finalmente potremo dichiarare guerra alla Svizzera! Grazie Renzi!!!

…E allora, direte voi, perché il Parlamento sta dibattendo su come modificare l’articolo 78 della Costituzione, quello che dice: “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”? Oddio, dibattendo è parola grossa. È così flebile la discussione, che nessuno se ne è accorto al di fuori delle stanze delle commissioni Difesa. Però è all’ordine del giorno perché rientra nella riforma costituzionale della ministra Boschi. Una riforma fatta con il bianchetto: cancellare la parola “Senato”. E così dove sta scritto “Camere” si legge Camera dei deputati. Di conseguenza i verbi coniugati alla terza persona plurale diventano alla terza singolare. Casomai qualcuno pensasse che non si sa di grammatica.
È vero che ai tempi della guerra liquida le dichiarazioni di guerra sono desuete come il rosolio, è pure vero che io non sono moderno come Renzi e sono purtroppo affezionato alle cose antiche come i princìpi, ma per quanto depassé i princìpi sono come la serva di Totò: servono.
Quale modernità possa dunque rappresentare l’affidare a una sola Camera la dichiarazione di guerra non si capisce bene. Di certo si capisce che, nel sistema autoritario-costituzionale che i renziani vorrebbero mettere in piedi, una decisione così terrificante come la dichiarazione di guerra verrebbe lasciata in mano al solo esecutivo, visto che con premi e premiolini, mattarelli e consultelli, l’unico ramo del Parlamento deliberante sarebbe totalmente controllato dal partito di Governo.
Ma tanto a che serve, dirà il solito benpensante di passaggio? Se non serve perché la guerra dichiarata non sembra esistere più, allora tanto vale lasciare tutto com’è. Alla Costituente dibatterono per giorni e giorni su questo articolo. Certo, la guerra era finita da pochi mesi, ma anche le bombe atomiche erano cadute da poco su Hiroshima e Nagasaki e i costituenti sapevano benissimo che la guerra appena conclusa sarebbe stata l’ultima combattuta secondo le vecchie “regole”. E proprio per questo alcuni avrebbero voluto allargare ancora di più la platea dei decisori, coinvolgendo anche le assemblee regionali come chiese ad esempio un democristiano catanese, Corrado Terranova, “un sistema più ampio e più approfondito di accertamento della volontà popolare di fronte a quella terribile cosa che è la guerra; di un sistema, che renda la responsabilità della decisione relativa all’entrata in guerra più larga e, di conseguenza, più determinante. La verità è che l’idea della guerra ci rattrista e ci atterrisce”.
Eppure l’impianto legale della guerra esiste in Italia ed è lo stesso che c’era nel 1940. Ancora perfettamente in vigore e valido, anche se apparentemente in sonno. I militari, che della guerra sono i sacerdoti e i custodi, lo sanno e si son ben guardati dal toccare la legge di guerra e quella di neutralità che sono del 1938. Nel 2010, quando le leggi sulla Difesa vennero consolidate nel Codice dell’ordinamento militare, queste due rimasero stranamente fuori. Meglio non fare onde, dicono i gondolieri.
Come rimangono perfettamente valide e applicabili le norme sullo stato d’assedio, oggi chiamato stato di pericolo pubblico. Sono gli articoli dal 214 al 219 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del 1938. In caso di guerra dichiarata, prefetti e comandanti della piazza potrebbero ripristinarle per decreto: arresti senza motivi, sospensione delle libertà civili e dei diritti costituzionali, tribunali militari che giudicano anche i reati commessi dai civili (si risolverebbe così il problema delle loro attuale sottoutilizzazione).
Qualcuno, come i parlamentari Cinque Stelle in Commissione al Senato e alla Camera ha cercato di opporsi ai ciechi yesman della maggioranza. Con scarso esito. Un moderato come Giuseppe De Mita, centro democratico, nipote del più famoso Ciriaco, ha proposto che almeno sia necessaria una maggioranza di quattro quinti. Respinto con perdite per evidente passatismo.
Non c’è verso. Questi talebanucci del renzismo arrembante vogliono far fuori tutto, a prescindere. Non ricordano certo il ciceronianoSilent enim leges inter arma, le leggi tacciono in mezzo alle armi, forse perché pensano che le armi saranno sempre in mano loro. Magari hanno letto troppo Marinetti “soltanto la guerra sa svecchiare, accelerare, aguzzare l’intelligenza umana, alleggerire ed aerare i nervi”. Di sicuro non mai hanno letto Mahmoud Darwish: “Siamo lontani dal nostro destino come gli uccelli”.


Come dice l’articolo, la dichiarazione di guerra forse è desueta, però non dobbiamo scordare che l’ipotesi di Salvini prossimo competitor di Renzi non è neppure così remota. Immaginiamo lo scenario? Salvini premier, La Russa ministro degli interni, un borgheziano alla difesa. Passano due giorni e quelli dichiarano guerra alla Svizzera e alla Siria contemporaneamente. Tutto ciò  grazie al corposo premio di maggioranza e al partito unico voluto da Renzi e portato avanti dalla giovine Boschi.Non per dire ma quale nazione sedicente civile mette una questione così delicata (pur se desueta) come la dichiarazione di guerra da votare a maggioranza semplice? Paradossalmente sarà più facile dichiarare guerra alla Spagna che eleggere un membro della Corte Costituzionale. Uè, Renzi, a tutto dovrebbe esserci un limite!


P.S. Il semplice fatto che a dirigere le danze sia la ministressa Boschi la dice lunga sul fatto che non basta essere donna e giovane per essere il nuovo. Ci vorrebbe anche una dote supplementare: l’intelligenza legislativa che non significa fare da scendiletto per il premier, ma ragionare… ragionare… ragionare… (Anche Renzino Bossi è giovane, anzi, era il più giovane deputato regionale…)

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