Pensieri liberi cucinando un risotto. Il brodo dovrebbe essere di carne, con un bel
pezzo di lesso fatto cuocere a lungo con sedano, carote, cipolla. Molto spesso
utilizzo il dado, veloce, pratico. Mentre l’acqua bolle i pensieri vanno, nella
testa passano mare, scogli, la multa con l’autovelox, i ragazzi che ridono
uscendo da scuola, intanto Conte canta in sottofondo Genova per noi. Prendo la
cipolla, la trito con il coltellaccio, non sono lacrime di dolore né d’amore,
lacrime di cipolla si può dire? E penso a chi pianse un giorno al telefono… ma
era il secolo scorso, penso abbia smesso. E penso al pianto dei bimbi, quello
iroso, il capriccio, il dolore per abbandono… Penso a strade in salita e alle
notizie sul giornale del mattino: investito pedone, bruciata un’auto,
l’Alessandria si qualifica in coppa Italia… Notizie lette velocemente. Tutte
tranne una: qualcuno dice che andrà al family day. Ci andrà con l’ex moglie,
l’attuale convivente e i tre figli nati dalle due. Lui è per la famiglia
tradizionale: uomo e donna per sempre!
La cipolla é tritata, olio e una noce di burro nella grande
padella, accendo il fuoco, il burro inizia a sciogliersi. Quando è caldo metto
la cipolla a soffriggere, fiamma bassa. La padella perchè il riso cuoce meglio
disteso anziché impilato. Altre fiamme su Santa Cesarea ogni estate, quell’anno
vedemmo gli aerei caricare acqua in mare e scaricarla sui monti fumanti…
soffrigge la cipolla, i pini marittimi friggevano proprio, le colline "soffritte" da abili "tecnici" del fuoco, abbasso la fiamma, taglio a pezzetti i fegatini, li pulisco.
Riso per due, soppesato ad occhio o nel piatto, lo metto assieme alla cipolla profumatissima e
soffritta, mescolo bene, faccio tostare il riso, Carnaroli ovviamente. Intanto
Paolo Conte canta la sua giornata al mare. I gerani, bellissimi fiori estivi,
tengono lontane le zanzare. Non si regalano i gerani, le gerbere si. Anche le
rose a volte, ma sono scontate. Cipolla, riso e gerbere… A proposito, sotto
casa un delirio di clacson e il pensiero va per vie traverse, nella giornata al
mare passando prima per Genova per noi. Quando il mare era serenità in inverno,
quella volta che due bimbi giocavano sotto la pioggia, la mamma sotto
l’ombrello li chiamava, loro giocavano, la mamma sorrideva… era serena… anche loro lo erano. Bagnato e sereni, io stavo lì a guardare il mare sotto la pioggia e pensare ai casi della vita. Il luogo si chiama
Cogoleto, ci si andava qualche volta. Un bianco e un pezzo di focaccia genovese
in quel bar…
Quando i chicchi sono trasparenti aggiungo un bicchiere di
vino rosso, esplode il profumo. Mentre si consuma balena in mente chissà perché
l’hostess Ryan air che mi voleva vendere gratta e vinci. Il vino deve consumare
tutto l’alcool altrimenti il risotto sarà una schifezza. Anche i gratta e vinci
mai acquistati dovrebbero finire… Senza essere consumati però.
E’ tempo di aggiungere brodo, due mestoli… si gira col cucchiaio di legno mentre Conte
dice: “se non avessi questa vita morirei…”.

Olio nella padella più piccola, quando è caldo si aggiungono
i fegatini dopo averli tagliati, si girano un po’ e si mette vino rosso , tre foglie di salvia e si lascia cuocere per
consumare il vino e il suo alcool. Quando il riso è a metà cottura aggiungo i
fegatini, aggiungo brodo… Lascio cuocere girando di tanto in tanto mentre
ricordo navi immense al porto di Genova, con passeggeri che scendono e salgono,
sciamano vero il centro storico… Camminano per i vicoli fotografando tutto il
fotografabile. Risotto che cuoce e navi da crociera… E torna il Salento con una
Costa non so cosa che faceva “l’inchino” a Castro Marina prima che un’altra
Costa andasse a sbattere contro uno scoglio … fu tragedia. Ora nessuna nave si
inchina più a Castro. Il profumo si spande nell’aria, entra dentro te, il
risotto pare avere un volto, occhi profondi che ti guardano… Proprio sulle note
de La fisarmonica di Stradella che mi riporta a nord nord… Broni, Stradella,
Voghera, Tortona… lo metto nei piatti, meraviglioso… Si beve vino rosso ovviamente. Ci sta pure il negramaro… anche solo per contaminare
culture.
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