E’ tempo di crisi, ed è tempo di graduatorie per
l’assegnazione di case popolari. Il Comune di Lecce ha provveduto, alla
buon’ora, a sbloccare una situazione ferma dal 1999. Ferme non sono rimaste
però le richieste che sono aumentate esponenzialmente, da poche centinaia si è
passati a 1380, solo 400 di queste hanno trovato risposta al momento. Ed è
tempo di P.U.G. (Piano Urbanistico Generale), quello che dovrebbe servire a
dare un volto alla città, a renderla “luogo” e agorà anziché anonima
e caotica. Lecce è una delle città più belle d’Italia, renderla salotto e
vivibile, oltre che bella, sembra un sogno. L’impressione di chi arriva e, come
il sottoscritto, la vive per qualche anno è di una città a compartimenti stagni,
che non dialogano fra loro, il centro lontano dalla prima periferia,
l’università staccata dal contesto urbano quasi ci si trovasse in luoghi diversi. Di questo abbiamo parlato con
l’architetto Rita Miglietta che di urbanistica e di città si occupa a tempo
pieno e che è già intervenuta più volte nella discussione pubblica con articoli
e commenti.
“Facciamo il punto sul PUG. Tu scrivi in un articolo
che quello proposto dall’amministrazione comunale non riesce a dare un’immagine
unica e forte della città, mi spieghi meglio?”
“Intendo principalmente
un’immagine chiara che parte da una consapevolezza acquisita sull’esistente. Mi spiego meglio, sono stati proposti
cinque temi: Mura di Lecce, Università e città, isole d’abitare, città rurale e
parco delle marine. Questi temi ad oggi, da quanto abbiamo
appreso dal Documento Programmatico Preliminare non sono la declinazione
di uno sfondo unico comune perché non sono integrati fra loro, parlano di tante
città e estremizzando di nessuna. Certo sono
importanti quanto, purtroppo, ovvi, non aprono
ad una nuova interpretazione della città. Se non si disegna un’immagine unica si
rischia di procedere per semplificazione separando la città. Da quanto si
evince dal piano parliamo di immagini a sé stanti e scollegate l’una dall’altra.
“Quindi parliamo di pezzi di città non dialoganti fra
loro”
“La domanda che bisognerebbe
porsi è cosa tiene insieme le varie parti della nostra città, i suoi differenti
usi e vocazioni, i suoi abitanti e visitatori. Ad oggi questa unità
manca perché il progetto del Piano, che dovrebbe essere un’occasione di
crescita collettiva non è stato ancora condiviso con la città: cittadini,
associazioni, portatori di interesse. In questi giorni
tuttavia anche se dopo la redazione del Documento Programmatico Preliminare,
l’Amministrazione ha lanciato il programma partecipativo << Sine
putimu>>, è un segnale che ci si augura recuperi il ritardo accumulato e
sarà importante valutare a partire da quali premesse la città è chiamata ad
interagire, per esempio da quale grado di consapevolezza sulle sue criticità ed
emergenze, da quali attese collettive. Così per esempio abbiamo l’Università
staccata dalla città, o la costa ancora una parte di città avulsa dal suo cuore”.
“Manca l’interconnessione, cosa si dovrebbe fare?”
“Lecce è una città stupenda,
non ha grandi fratture fisiche, a parte quella determinata dalla tangenziale,
un segno forte che delimita un dentro e un fuori che non ha tenuto conto
purtroppo del disegno aperto proposto dal Piano Territoriale della Provincia
dell’ormai lontano 2001. Prima non c’erano grandi fratture. Oggi la città è
cresciuta ed è purtroppo congestionata, si è arricchita, nonostante le
prossimità, di forti distanze fisiche, con il paesaggio della campagna per
esempio, o con i quartieri residenziali esterni al centro. Si ragiona per pezzi e aree delimitate anziché
avere una visione integrata sia fisicamente che di contenuti di temi e
strategie. Occorre darsi degli obbiettivi prioritari da raggiungere ed integrarli, farli interagire tra loro”.
“Sembra si proceda per improvvisazione”
“Il PUG è in fase di
progettazione preliminare, in questa fase non esiste ancora una riflessione per
esempio sulla mobilità; in merito manca una politica. Attenzione non parliamo
di trasporto, parliamo di mobilità, le persone si muovono, non si trasportano. E’
necessario che il Pug proponga un grande progetto di mobilità sostenibile,
strettamente connesso ai differenti usi degli spazi fisici della città, capace
di rendere la città coesa, sicura ed efficiente. Se il trasporto pubblico non è
utilizzato è perché questo è estraneo sia ai suoi fruitori e sia allo spazio
fisico della città, se per esempio ancora si propongono come parcheggi di
interscambio quelli dentro il centro urbano, difficilmente si riuscirà a
decongestionarlo.
“Condivisione di progetti e programmi, quindi”
“E’ la città che si da
un’immagine, sono gli abitanti che, stimolati al dialogo, con i progettisti trasferiscono
la visione della città che vorrebbero; Per esempio nel Documento Programmatico
Preliminare manca il ritratto socio
economico, manca una riflessione sull’emergenza abitativa”.
“A proposito, sono uscite le graduatorie per le
assegnazioni. Da una parte mancano alloggi popolari, dall’altra ci sono
centinaia di alloggi inutilizzati, sfitti, invenduti, non sarebbe serio fare un
censimento per capire e quantificare? Anche perché aumentano le gru e c’è chi ipotizza
di verticalizzare Lecce, costruire grattacieli”
“Il censimento è
indispensabile. E qui torniamo all’acquisizione di consapevolezza. Esiste una volumetria
importante di abitazioni, locali commerciali, e uffici vuoti, è
un momento difficile nel quale le vecchie politiche di sviluppo urbanistico si sono
perpetuate per un tempo molto lungo, utilizzando un vecchio strumento
urbanistico non calato nel tempo. Oggi è necessaria una riflessione
sull’esistente che deve essere rivitalizzato, riqualificato, reinventato. La sopraelevazione
è una strada, ma solo se intesa come riqualificazione, occupare meno territorio
è indispensabile. Parlare di grattacieli è credo una provocazione che ha in sé
una potenzialità importante. Ci sono parti di città moderna incompiuta, lì si
può intervenire sopraelevando o ricostruendo, ridefinendo il tessuto
urbanistico degli isolati in armonia con l’esistente, reimmaginare qualcosa di
nuovo e razionale. Quella dei costruttori non è credo una richiesta di
grattacieli tout court, piuttosto di rinnovamento.
Per quanto riguarda l’emergenza casa, Anche
qui occorre riscrivere totalmente le politiche abitative e definire una
politica pubblica efficace anche nel coinvolgimento dei privati. E’ un aspetto
essenziale di un tema più complesso che ha a che fare con la capacità
dell’Amministrazione di porsi come regista di un insieme di mosse inclusive che
per prime devono garantire il bene comune e la coesione sociale. Pensiamo all’università,
e alla sua scarsa interazione che rimane
una cittadella. Alle marine che non sono il fronte mare di tutta la città. Ma
anche alla cultura un piano generale deve prevedere anche la capacità di alimentare
la cultura, gli spazi esistono, ma quanto questi siano in sintonia con la
città? Quanto rispondono alle sue attese e necessità?
“Cosa succederà ora?”
L’augurio è che si stia finalmente
aprendo un dibattito pubblico di domande e risposte che vadano oltre i
contributi sulla stampa. Lecce Bene Comune in tal senso a seguito di un’
assemblea pubblica a Novembre ha consegnato un documento di osservazioni
portatrici di interessi collettivi. Il comune si è impegnato a rispondere a
tutte le osservazioni e ora a fare un insieme di incontri tematici con la
città. E’ l’occasione per non fare del piano un mero adempimento sulla carta,
integrare l’attuale Documento Programmatico Preliminare adottato lo scorso 16
Settembre , valutarne l’efficacia delle premesse farne come dicevo un momento
di crescita collettiva per acquisire una conoscenza più ricca, l’unica capace
di delineare una ormai indispensabile strategia credibile futura.
Questo è il link delle osservazioni:
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