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mercoledì 1 febbraio 2012

SUD SUD SUD versione 2


Da: Ilgrandevetro 101 - bimestrale di immagini, politica, cultura (http://isolamaitrovata.blogspot.com/2012/01/il-grandevetro-101.html)

Sud sud sud...

… scriveva Francesca Caminoli parlando di sud, appunto (Il Grandevetro n. 201). E diceva: “…Quando arrivo ai laghi di Monticchio, in Basilicata, e mi ricordano il lago di Tovel, sopra la Val di Non e insieme la laguna di Apoyo in Nicaragua, e mi chiedo cosa voglia dire tutto ciò…”.
Cos’è il sud? Quali laghi sono più o meno laghi di altri? Sud, entità geografica? Convenzione? Una diavoleria infernale imposta da chi si crede nord ed è semplicemente un po’ meno sud, senza rendersi conto di esserlo, anche molto, per altri. Gli immigrati, che arrivano su barconi lasciandosi appresso cadaveri di amici che come loro hanno pagato il passaggio, quando sbarcano a Lampedusa sorridono per essere arrivati a nord. Il mare nostrum diventato il più grande cimitero en plein aire del mondo intero.
Sud sud sud. Noi armiamo cavalieri con spade luccicanti ed elmi che nascondono il volto (come i burqa…) per andare a liberare popolazioni da feroci dittatori che abbiamo appena finito di baciare lascivamente sotto una tenda. L’ha fatto Sarkozy, l’ha fatto Silvio da Arcore, cavaliere della tavola imbandita, signore dei letti e lettoni. Poi basta però, è tempo di finirla. Vuoi mai che quel dittatore (a sud del nostro sud sud sud) dica quel che sa? Epperbacco. Facciamolo tacere, si armino le genti. Che tradotto significa poi: vendiamo loro gli armamenti. Venghino signori, venghino nel supermarket della felicità… Fra mulini bianchi, auto che parcheggiano da sole e il cellulare che ti dice lo spread e il PIL, venghino nel paese dove si mangia lo yogurt che aiuta… A far che? Non si dice, non si dice, si ammicca.
Partivano i crociati per andare a liberare sepolcri. Arrivavano là dove finisce la terra, il finis terrae appunto, il capo di Leuca, e pensavano di essere a sud di ogni sud. Poi si sarebbero imbarcati per andare ancora più in giù. Sprofondati nei deserti a conquistare donne dal viso coperto e uomini, incivili  incivili, vestiti con tuniche. Arrivarono i turchi a Otranto pensando di conquistare il nord, fu tragedia.
Arrivarono i senegalesi nel ‘44 a liberare l’isola d’Elba, ce lo racconta ancora Francesca, che vive in Toscana, terra che i verde vestiti vogliono separata dai sud perché così si deve fare. Hanno camiciotti verdi, fazzolettini verdi, hanno elmi cornuti e parlano strani idiomi, privi di congiuntivi. Hanno un segno di riconoscimento che è un dito, il medio, puntato verso il cielo a indicare il nord nord nord. Perché il nord sta in paradiso, accanto ai crociati con elmi calati e la croce sul petto. Quante croci cascate nelle guerre in nome e per conto di Dio. I verde vestiti, terroni per gli svedesi.
Ma chi dice che terrone è parolaccia? Viene da “terra”. Quale luogo migliore per nascere, nutrirsi, crescere?  Scivolano pensieri, leggeri come fogli di carta, come foglie in autunno. Scivolano verso… sud sud sud. Spesso dai sud arrivano, sciamano, si espandono, si colorano. Ahinoi, nati nel nord che più nord non si può, vicino alle Alpi, dentro il Monferrato.   Ma si, noi lassù,   a sud di Lugano. Noi che parliamo di Genova e diciamo “Genova per noi, che stiamo in fondo alla campagna”, che abbiamo la polenta e il riso nelle risaie. Noi che abbiamo scelto il sud sud sud per vivere, un Salento fatto di emozioni, incontri, scontri, profumi, immondizia lasciata per strada, ulivi e pannelli solari che occupano la vista, e torri eoliche che girano lente, stanche. Lassù si chiamavano terroni i ragazzi che arrivavano per lavorare al nord, là, a sud di Lugano. E i loro fratelli, compagni amici, che passavano dai nostri territori per andare in Belgio a scavare carbone. A Marcinelle. Fino a quel torrido otto agosto del millenovecentocinquantasei. Quando fu silenzio dopo il boato. Passavano da sud a sud i ragazzi.  Quanti sud quanti sud.
Profumi di finocchio selvatico e mentastra accanto al mare, fra gli scogli aguzzi di Salento. Profumo di sottobosco nei boschetti del Monferrato o nelle pinete alpine. Quei pini così simili a quelli di Sila. Macché, ora sono a sud sud sud e ci sto pure bene, mi piace il rumore del mare. Passavo vicino al laghi Alimini, ero con una persona che guarda il mondo con curiosità per imparare. Laghi, appunto, sembrava prealpino il paesaggio, pini attorno, sembrava di essere in una pinetina dove si fanno i pic nic e i bimbi si rincorrono, le mamme sono come a nord, come a nord. E lei, la mia amica, mi raccontava del suo nord. Lei che arrivò per insegnare nel profondissimo nord alpino, quello a sud dell’Austria, e il preside le disse “lei è pugliese, capiranno i ragazzi quel che dirà?”, ahi ahi ahi il nord che si crede troppo nord. E mi diceva della bellezza inquietante e fiera delle Dolomiti. Ora i veneti le hanno fatte valutare perché non si sa mai che si possano vendere. Ahinord  ahinoi.
Se arrivi a Calimera, sud sud sud, vedi una stele che dice “straniera non sei qui a Calimera” in greco lo dice. Nessuno è straniero nella terra dei minatori andati a Marcinelle.
Se arrivi in alcune zone del nord trovi una rosa della Alpi su una scuola. Incredibile storia, hanno preso un simbolo presente da migliaia di anni a Manfredonia, sulla basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto (XIII Sec.) accanto a croci greche risalenti al periodo medievale, oltre che a Lucera, sulla facciata della chiesa di San Domenico e ne hanno fatto simbolo dei territori a sud di Lugano.
Ahinoi ahinoi come è piccolo il mondo. Come sono vicini i sud sud sud. Contigui. Ammiccano dalle ceste piene di funghi porcini, a Camigliatello e a Sassello. Nord sud nord sud. Scendeva il silenzio la sera sul mare, un temporale scivolava nel cielo lasciandosi appresso lampi e tuoni, tuoni e lampi. In auto, tornando dai laghi Alimini, stavamo quasi in silenzio, lasciando scorrere ricordi e pensieri. Troppi tutti assieme, un rumore infernale. Francesca con i suoi sud sud sud, io con i miei sud nord quasi nord quasi sud. Boubacar ha guerreggiato in un nord che neppure sapeva dove fosse, per un monte che non valeva la pena di conquistare perché sarebbe caduto da solo. “E’ la guerra, ragazzo, che vuoi capire tu di strategia?” mi direbbe il comandante dei battaglioni. “E’ guerra anche quella che porta ragazzi a crepare in Afghanistan, per Dio”, ma è guerra persa. “Però hanno cannoni e mezzi corazzati, però hanno un ministro della difesa con pizzo e baffetti”. Non importa, lasciamo andare i pensieri, imbarchiamoci: 
“La nave dei folli eletta a ragione/per segno diventa parola e poesia/diventa creazione per rivoluzione/per l'attimo solo, ma di fantasia”.
Andiamo andiamo, più a sud più a sud. Parte da lì la nave di Ivan Della Mea, parte da lì. Eravamo in tanti imbarcati là sopra, poi siamo scesi per fare un giretto. Torniamo, torniamo prima che riparta e ci lasci a terra. Se ancora ci reggono le gambe per correre fin lassù… fin laggiù… Fino a sud sud sud. Maledizione a chi inventò i sud, accidenti. E poveretto chi ci crede che esiste un sud diverso dal suo.  


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