L’orizzonte verso est era illuminato l’altra notte. Lampi e
altri lampi. Arrivavano da là, da est, forse sbarcavano a Otranto come i turchi.
Tutta merce da esporazione insomma, un tempo le fedi, oggi le democrazie, con
strumenti simili.
Storia di lampi, di democrazia e di religioni nella notte dei
temporali leccesi. “Credo….” A che credo? Mah, forse ai lampi che quando ero
piccolo qualcuno mi disse che sono inviati da Dio, ma si confondeva, un altro Dio
mandava strali, lo dipingono con un fascio di lampi in mano da mandare giù, ai
mortali che lo meritano. Altro Dio… altr’odio… metti un apostrofo e cambia la
vita, bizzarra davvero la lingua italiana. C’era sereno sopra la testa ieri
notte. Là in fondo una muraglia di nuvole nere come la notte di notte, dietro
le nuvole quei chiarori improvvisi, impudichi, irriverenti, maestosi,
inquietanti. Una sigaretta fumata mentre passa la polizia a vigilare la notte,
passa in auto e se ne frega dei lampi e lamponi. Su Otranto, forse sul mare,
scaricavano i lampi, ed io pensavo alla chiesa di Santu Mauru là, fra Gallipoli
e Lido Conchiglie, qualcuno un anno fa la dipinse di rosa. Si inalberarono in
molti per quel tetto rosa confetto. Si
alzarono voci roboanti come tuoni di puristi dell’arte trafitta. Ancora si
intravede il rosa in realtà. Ci pensavo guardando lampi, e se nessuno fa nulla
per quella chiesa, se nessuno dice ai turisti (non solo a loro in realtà) di
cosa si tratta, chi ha il diritto di scandalizzarsi per un po’ di rosa? E se lo
lasciassimo per un secolo almeno, quel rosa, non diventerebbe testimonianza di
(in)civiltà passate? Strana cosa l’arte, strani i lampi che scaricano luce
nella notte. Camminavo nella mattina leccese, lei aveva forse quattro anni,
stava per mano alla madre verso la scuola materna, lei dice indicando le
piastrelle quadrate del marciapiedi “sono triangoli” “veramente sono quadrati”
risponde saggiamente la madre “No! Sono tri - an – go – li”. Ecco, la bimba di
quattro anni aveva le idee chiarissime, se ha memorizzato il triangolo come
forma, perché debbono esisterne altre? In fondo era un lampetto (lampino?)
anche lei, sconvolgeva la notte della monotonia. Ma poi perché se uno è insonne
e naviga la notte con i suoi silenzi poi finisce che si lascia andare a
pensieri strambi? Che c’entrano i lampi (lamponi?) con la bimba e con gli dei
(il Dio?). Il fatto è che nella notte navigano guerrieri, ubriaconi, guidatori stanchi,
quella che corre a piedi alle cinque di mattino così poi si sente in forma,
passano poliziotti e carabinieri che vigilano le notti e poi ci fanno
sapere che ci sono le signorine vicino
alla stazione che stazionano aspettando un mezzo su cui salire. E poi il sale
che manca sempre, la via del sale che si inerpica sull’Appennino ligure e sugli
scogli del basso Salento. Nella notte ci si lascia andare ad aspettare l’alba
che arriva da dietro quelle nuvole nere con lampi, e dove il cielo è sereno si
vede anche una falce di luna, ammonizione! Il congresso del pedde è passato e
io non so chi diamine è il nuovo segretario, stavo vicino al mare a mangiare risotto
con gamberi, non avevo testa per il congresso e le liti intestine che poi
escono e dicono “ha vinto lui (lei?) perché è stata scelta democratica, quindi guiderà
il partito leccese fino alla prossima debacle”. E poi… poco importa in fondo, i
lampi se ne scatafottono del segretario del pedde.
Lampi… pioveva su Brest, diceva Prevert. E pioveva anche sul
mare sotto i lampi… forse.
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