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domenica 21 ottobre 2012

La Cittadella? Facciamone un supermarket

Alessandria, la CIttadella

Leggo nella mail di un amico a proposito della Cittadella di Alessandria, passata dalle mani dei militari a quelle del Comune: “Il vicepresidente esecutivo del Fai in merito al suo intervento al convegno del 25 settembre dedicato a "La sfida della Cittadella". Intervento nel quale per il futuro della fortezza il responsabile nazionale del Fai propone un utilizzo "commerciale" (abitazioni, cinema, teatro, spazi commerciali tout court - negozi, piccoli supermarket, botteghe artigianali) in grado di attrarre capitali privati per il restauro del complesso.”
Bene, mi è immediatamente venuta in mente la proposta di Briatore (a proposito, qualcuno lo vuole premier, sarebbe il primo capo del governo italiano con residenza in Svizzera o a Monte Carlo) che voleva rivalutare Pompei facendone una new Las Vegas. Come le new town di quello vecchio, piccolo e con le orecchie grandi, quattrini spesi nel modo peggiore per favorire tangentisti e penalizzare gli aquilani.
Per azzardare un paragone potremmo dire che questi sono i concetti di chi della cultura ha la stessa idea che il trota ha delle lauree.
La Cittadella è sicuramente una delle più importanti a livello europeo, quindi mondiale, ricordo che scherzando e ridendo, quando venne ceduta al Comune, qualcuno disse “ne facciano un supermercato”. Pensavamo di scherzare, allora, non pensavamo al FAI.
Consapevoli che le qualità di Alessandria come monumenti è a dir poco scarsa, se pensiamo che neppure il duomo ha un’età decente e non è neppure così bello, ci pensò Napoleone a far fuori quello antico, una delle tre cose considerevoli che esistono dovrebbe diventare un supermercato? E perché non farne viali alberati e la cittadella del sesso e dell’amore? Così si ottengono alcuni risultati: la prostituzione potrebbe trasferirsi lì in blocco, pagando il plateatico ovviamente.
Si interdirebbe il via vai di bambini che notoriamente sporcano tutto e non producono reddito. Ed altri vantaggi di sicuro impatto socio ambientale.
Oppure se ne potrebbe fare un piccolo casinò, o una enorme sala Bingo. Tutto fa mercato.
Che ci vogliano quattrini per restaurare è scontato, che le proposte per farne siano di così bassa lega (nomen homen) mi pare, ad essere benigni, bizzarro.  Viviamo nel paese che ha il patrimonio artistico e culturale più immenso del mondo, ci sono tuttavia luoghi appena sfiorati da questo fenomeno, Alessandria ne è limpido esempio, perché volersi ostinare a creare “mercato” dentro i beni artistici e non fare dell’arte stessa mercato virtuoso? Qualcuno, in altri tempi, decise di fare di Alessandria “zona turistica”, che equivale a fare stabilimenti balneari a Cuneo, se non si valorizza il poco che esiste. E’ errato il concetto di partenza di questi ragionamenti, quello liberista che dice che tutto è mercato, quindi tutto deve essere trasformato in business ad ogni costo, anche penalizzandolo. E tutto riporta all’esubero nel mercato della politica di uomini liberisti e alla carenza assoluta di persone culturalmente equipaggiate, che abbiano a cuore il turismo come vera azienda non inquinante.
E poi, dicamolo, l’Italia intera, e penso che Alessandria non sia da meno, vede aumentare a dismisura i cartelli “affittasi” appesi alle vetrine di negozi desertificati e chiusi, creare nuovi centri commerciali in periferia e penalizzare il centro facendolo crepare di inedia è cosa così allettante? Occorre richiamare a nuove aperture defiscalizzando, occorre che gli affitti tornino ad essere umani per creare circuiti virtuosi.
Lasciate perdere la cittadella per favore, fatela gestire da persone avvedute. Lascio correre l’invito di Penna alla Regione. Coinvolgere un presidente leghista, vicino alle destre più culturalmente disarmate, a parlare del bello mi pare sforzo inane. 

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