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lunedì 7 novembre 2011

il capataz


“Padre della patria? Non mi piace, chiamatemi: Dio della patria…” Così Renato Rascel in “Io sono il capataz”. Film andato in onda su raitre. Stupendo ritratto di un dittatore di bassissima statura in mezzo a granatieri. Populista d’accatto. Divenuto fortunosamente capo della rivoluzione in Parazuela, si trasforma in dittatore e canta:  “Io sono il capatazzo, faccio quello che mi pare e piazzo”. Riduce lo stato del Parazuela alla miseria e alla fame.   E indossa   le medaglie anche sulla canottiera. “Io sono il faro della civiltà”.   Gli piace dire. Ed è certo  che il popolo lo ama a dismisura, che lo vuole ad ogni costo.
Peccato che la giovane e bella ministressa Moira lo tenga sotto scacco approfittando di lui. Lo manovra  ammaliandolo e facendolo sentire  irresistibile.
Rivalutiamo Renato Rascel per favore. L’avesse fatto in questi giorni quel film, sarebbe stato solo uno  scopiazzamento della realtà.  E forse avrebbe mutato il finale. Nel film il dittatore capisce di non essere amato, e capisce di fare del male alla sua gente, e ridiventa capopopolo per cacciar via la ministressa Moira e il suo ministro che gli nasconde la verità e ripristinare uguaglianza e democrazia.  Nel film il dittatore era, tutto sommato, in buona fede. Nel film. 

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