Antipolitica, dove diamine sta?
Nei fatti i partiti attualmente in Parlamento ci hanno
abituati poco a poco a scivolare in una china che ha sconvolto i parametri della
politica stessa: appartenenza, avere un’idea di società diversa gli uni dagli
altri, avere diverse concezioni di Democrazia e via dicendo. Il recente ed
attualissimo affaire Marchionne è emblematico in questo senso. Quando FIAT
impose una linea fatta di lacrime e sangue per i dipendenti, offrendo in cambio
investimenti ultramilionari per Fabbrica Italia ci fu una vera e propria ovazione.
Le destre erano Marchioniane, tre sindacati su tre erano a favore, solo CGIL si
sfilò tirata per la giacca da FIOM, il PD quasi bollava (montianamente) come
antitaliani tutti coloro che non adottavano Marchionne, Elkan e il cucuzzaro
intero. Ricordiamo Fassino quasi infastidito dai dissensi, Bersani che
applaudiva, ricordiamo D’Alema favorevole al rilancio FIAT così come imposto
dell’azienda. A seguito di quegli accordi si accettò senza colpo ferire ogni
ignominia, comprese le non riassunzione degli iscritti FIOM licenziati, solo
qualche fastidio dovuto all’essere storicamente a sinistra, nulla più. Ci
pensarono poi i tribunali a mettere parzialmente a posto le cose. Resta il
fatto che il maggior sindacato, con il placet del PD, è fuori da FIAT (o da
quel poco che ne rimane). Le dichiarazioni successive suonarono più o meno così
“Scusate, ho sbagliato, non ci sarà nessuna Fabbrica Italia, anzi, porteremo
fuor Italia tutto quanto”, salvo poi una parziale (quanto poco credibile)
retromarcia nell’incontro con il governo. A fronte di questo scempio pochissime
sono state le autocritiche, soprattutto nessuno ha pensato di dimettersi dalle
cariche che ricopre. Fassino, per dirne una, perché non va in piazza e dice ai
torinesi “ho sbagliato tutto, mi devo dimettere?” Le uniche voci fuori dai
giochi che si sono levate sono state quelle di Romiti e di Della Valle, due
industriali, il primo fieramente antisindacato negli anni in cui guidava FIAT e
che organizzò la marcia dei 40.000 che diede il colpo di grazia alle lotte
operaie. Solo che a quei tempi c’era un dirigente che si chiamava Enrico
Berlinguer che scese fra gli operai e sostenne l’eventuale occupazione di FIAT.
Insomma, c’era un appoggio agli operai. Oggi nessuno si è posto il problema di
verificare le promesse prima di accettare ogni nefandezza. Ora la domanda è se
sia antipolitica dire che in questo caso PD e PDL avevano lo stesso
comportamento e identiche finalità. Soprattutto se avevano analisi politiche e
sociali sovrapponibili.
Parliamo poi dell’affaire Polverini. Pur lasciando lavorare
la giustizia e possibilmente senza chiedere leggi ad hoc per bloccarla, è bene
dire che la Polverini e tutto il suo saluto romano ha quanto meno omesso i
controlli e permesso ai suoi sicari di polverizzare denari pubblici. Anche in
questo caso tutto è stato tiepido, quelle che erano un tempo le sinistre hanno
subìto passivamente il dimissionamento di Marrazzo, colpevole di farsi gli
affari suoi, ed accettato lo scempio dello spreco di denaro pubblico. Quasi che
la pruderie sessuofoba valga ben più di quella antiladroni a volte.
E’ antipolitica chiedere chiarezza? Si voterà prestissimo,
forse un po’ di coerenza sarebbe ben vista da chi dovrà scegliere.
Qualcuno (molti, ahimè) non vuole le preferenze nella legge
elettorale prossima ventura. Il motivo di alcuni è “favoriscono il
clientelismo”. Mi chiedo come mai si nega all’elettore il diritto di scegliere
un candidato perché ci sono in giro malfattori. Sarebbe come eliminare i passaggi
pedonali perché qualche automobilista ha investito un bambino sulle strisce. Se
ci sono criminali spetta alla politica vigliare e denunciare, spetta agli
inquirenti indagare e mettere in galera. E mi chiedo se sia più antipolitica
dire che senza preferenze non voterò i candiati scelti da elites (che non
riconosco tali) oppure imporre di votare Binetti piuttosto che altri dicendo
“sono dei nostri”. Soprattutto mi chiedo perché mi sento molto casiniano in
questo.
E’ vero, sono saltati tutti i parametri, le vituperate
ideologie sono state sostituite non già da un altro modo di fare politica,
piuttosto dai personalismi e dai nomi sotto i simboli. Un partito, proprio per
questo motivo, non è il partito degli iscritti e dei simpatizzanti, ma è il
partito di tizio o di caio.
Non è assolutamente un caso che Grillo prenda voti a destra
e a manca senza avere uno straccio di programma condivisibile. Proprio come li
prese Bossi un tempo, su parole d’ordine simili. E probabilmente farà la stessa
ignobile fine quando si accorgerà che con questo sistema politico, con questa
mancanza di controlli e con l’alibi della caduta delle ideologie che significa
non altro che caduta della capacità di immaginare un mondo diverso, si riempirà
di nani, ballerine, saltimbanchi e ladroni.
Proprio come la sua omologa lega nord. Per
ultimo mi chiedo come mai il dibattito sia così acceso su primarie,
controprimarie, ricerca di premier, riproposta di quasi ottantenni rimbambiti
dal troppo viagra alla guida delle coalizioni e che magari puntano dritti al
colle più alto, e si finga di non sapere che, come successe per la lega
albanese/padana il prossimo parlamento dovrà farsi carico di assorbire guitti e
salimbanchi in quantità.
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