Quelle sotto sono tre note, due trovate on line, la terza dovrebbe essere conosciuta da tutti gli italiani, in particolare da chi legifera. Dove
stanno le contraddizioni?
Lettera di un padre al Rettore dell’Università del Salento,
Lecce.
“Caro Rettore, sono un padre di famiglia di Lecce senza
lavoro da anni abitante in una casa popolare nella zona 167. Anche la mia
famiglia, come tante in questo periodo purtroppo, è messa a dura prova dalla
crisi economica italiana, anche se io e mia moglie non abbiamo mai fatto
mancare niente ai nostri tre figli facendo dei lavori occasionali. Caro Rettore,
il mio secondo figlio ha appena conseguito il diploma di scuola superiore con
ottimi voti, gli piace tanto studiare, vorrebbe iscriversi alla sua Università
ma, tra iscrizione e testi scolastici, noi non ce lo possiamo proprio
permettere. Quindi le chiedo se è possibile di poter lavorare per la sua
Università per un mese “gratis”, in cambio almeno dell’iscrizione gratuita al
primo anno per mio figlio. La prego Signor Rettore ci aiuti. Firmato:
Un padre che ama i suoi figli“.
Fonte: trnews
INCHIESTA L'Espresso
Alle scuole private un fiume
di soldi pubblici
Settecento milioni l’anno di denaro pubblico vanno ad
aiutare gli istituti paritari, mentre lo Stato non ha soldi neppure per rendere
sicure le aule. Un flusso che parte dal ministero dell’Istruzione, dalle
Regioni e dai Comuni e finisce senza controlli ad enti privati di scarsa
qualità o dove i professori ricevono stipendi da fame
DI MICHELE SASSO
02 febbraio 2015
C’è un paradosso
nel mondo dell’istruzione che sopravvive alle riforme e ai proclami. Da una parte scuole pubbliche a corto di risorse, con 250 mila
insegnanti precari ed edifici senza sicurezza come testimoniano i crolli
nell’asilo di Milano e nella media di Bologna di inizio gennaio.
Dall’altra istituti privati che continuano
a essere finanziati da Stato e Regioni con una dote che sfiora i 700 milioni di euro l’anno, senza
che alle sovvenzioni corrisponda un controllo sulla qualità…
« I capaci e meritevoli, anche se
privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo
questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze,
che devono essere attribuite per concorso. »
(Costituzione italiana, art. 34)
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