Un interessante articolo di Gad Lerner mette un po’ di
chiarezza nel piattume delle interpretazioni. Il referendum greco è additato da
destra dal centro e da troppa sinistra come il male peggiore. Lasciamo andare
le idiozie del nostro presidente del consiglio che ha trovato proprio in quella consultazione un altro capro espiatorio
per giustificare la sua inettitudine, i suoi servi si stanno agitando e lui,
colpa dell’età avanzatissima e del rincoglionimento, non sa più che pesci
pigliare. Parliamo di politici veri. Veri quanto antidemocratici tout court?
Cosa significa lo scagliarsi contro il più grande momento di democrazia che un popolo
(sovrano) possa osare? Semplicemente che lo si ritiene “bue” per natura.
Bisognoso di essere messo sotto tutela. O forse significa solo che il mondo delle banche
non può ammettere intrusioni di sorta, fossero anche quelle di un popolo
intero, nazionale o transnazionale che sia. In sostanza si tratta di democrazie
sotto tutela dei mercati, degli spread e dei pil. Negare questa opportunità,
demonizzarla, è il più alto esercizio per dire che quello attuale è il miglior
sistema economico e politico possibile. Evidentemente non la pensa così una
grande fetta di popolazione, viste le piazze dagli USA all’Europa che si
agitano.
Anche i governanti greci in realtà hanno dovuto fare questa
scelta obtorto collo, per non venire travolti. E’ pur vero che un’ultima ora
comunica un passo indietro, le banche sono pur sempre le banche perdio, anche
per i governanti greci. Prima hanno eliminato
gli stati maggiori dell’esercito per una paura nera di golpe (i ricordi sono
scottanti), poi hanno dovuto scegliere il male minore contro una popolazione
non disponibile a sacrificarsi ulteriormente, fingendo di diventare, loro
malgrado, paladini della democrazia. Ora, Arcore docet, potranno dire “è colpa
dell’Europa”.
Il mondo intero, quello dei governi sedicenti democratici,
si è scagliato contro questa scelta, perché il capitalismo più globalizzatore e
becero mette davanti ad ogni cosa il pareggio di bilancio. Il problema è lo stesso ripetuto da anni, non esiste un’Europa diversa da quella di
Maastricht, la moneta unica è l’unicum, non c’è una politica estera comune, non
una difesa comune, ognuno per sé in quei campi. Tanto che un La Russa qualunque
può acquistare Maserati per i suoi generali senza colpo ferire. Salvo invocare
misure lacrime e sangue per i soldati semplici, intanto si voterà per
licenziare. Sono talmente arroganti che non salvano neppure le apparenze. Come
la sciagura del ponte sullo stretto, vergognoso e indegno per una nazione che
sta franando pezzo dopo pezzo. Il paventato
ritorno alla dracma per la Grecia sarà la sconfitta dell’Europa? E quello alla
lira? E se invece fosse l’Euro, questo Euro, la sconfitta vera?
Però c’è un movimento veramente globale che dice basta con
il mondo dei banchieri, dagli USA all’Europa. L’Italia al momento è ancora
troppo fragile, i ragazzi hanno subito smacchi notevoli dall’incapacità delle
generazioni che li hanno preceduti di dar loro gli strumenti di partecipazione
diretta e dopo un ventennio di politica più somigliante al grande fratello che
a una moderna democrazia. La caduta delle ideologie tanto decantata da destra e
sinistra, da La Russa a Veltroni, ha prodotto un deserto, eliminando i momenti
di aggregazione e condivisione. L’esaltazione del denaro e degli acquisti ha
generato mostri che stanno poco a poco
mostrando i pugni riaperti e le mani lerce da fare schifo. Si moltiplica la
precarietà e qualcuno dice “dovete spendere per rilanciare l’economia”. Non
fosse un dramma sarebbe veramente ridicolo. Cosa spende chi non guadagna? Non tutti hanno un papi che passa loro
ventimila euro al mese per le piccole spese. Poi dicono “licenziare per
aumentare l’occupazione”. Fino a quando sopporteremo? Ben vengano allora i referendum, greco,
italiano, francese, tedesco. La democrazia è un oggetto troppo delicato per
lasciarla in mano a quelli che bivaccano a Cannes giocando a risiko usando le
persone.
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