“L’utopia è come l’orizzonte, avanzi un passo si
allontana un passo, avanzi 10 passi e si allontana dieci passi. A che serve
allora l’utopia? A continuare a camminare!” (E. Galeano) .
“Siete utopisti….” Quante volte ce lo siamo sentiti
dire in passato? E ancora in età adulta
a volte capita di chiederci cos’è utopia, dove inizia e dove finisce. A volte
essere realisti fa male, molto male, ti induce a sentirti parte di un gioco
assurdo, quello del basso profilo della politica praticata ogni ora del giorno da
personaggi che si dicono scevri da “utopie” ma presi dal rispetto di
“equilibri” che, agli occhi dell'utopista, sono falsi, ingannevoli, sbilanciati.
“Siamo in guerra”, e giù vulgate su accoglienza,
repressione, sguardi guardinghi su una signora col capo velato. Ma chi è in
guerra con chi?
Per stare nell'oggi, cos’è l’ISIS? Secondo un noto ex ministro,
tal Gasparri, l’IS è da “radere al suolo” quasi fosse una casa, un paese, una
città e non un movimento. In realtà ci sarebbero alcune variabili da tenere in
considerazione:
·
L’IS non è un paese arabo
·
Il 95% dei morti per terrorismo sono
musulmani.
· L’Islam è diviso tra sciiti e sunniti
e i sunniti tra salafiti e wahabiti (ecc). La guerra attuale è, prima di
tutto, una guerra in seno all’Islam.
·
Noi occidentali, attualmente, abbiamo
come alleati molti stati arabi che supportano l’Isis (Arabia Saudita, Emirati
ecc.). E siamo nemici di paesi che ci combattono contro, come la Siria.
Per giunta con la
Siria gli USA combattono IS e il presidente Siriano, i francesi anche, i russi
sono alleati con il presidente siriano e combattono l’IS.
E’ utopia pensare che
forse è il caso di fermarsi un attimo e riflettere sul fatto che la democrazia
non si esporta ma che si debba lavorare per la pace?
783 milioni di persone
al mondo non hanno accesso all’acqua potabile. Esiste un progetto italiano (giusto per citare un esempio fra mille) per
costruire torri per ricavare acqua dal vapore, ogni torre ha un costo di 500
dollari ed è di costruzione talmente facile da consentire alle popolazioni di
essere capaci di farsele in pochissimo tempo, con un corso di un giorno.
Per contro nel mondo si
spendono ogni anno 1.260 miliardi di dollari in armamenti più o meno 199
milioni di dollari ogni ora. Con la rinuncia di un sola ora di spese militari
si costruirebbero 398.000 torri e si disseterebbe il pianeta.
E’ utopia pensare che
non solo è possibile farlo, ma è doveroso?
E per rimanere in
terra italica apprendo che si sono spesi, nel 2014, 70 milioni di euro al
giorno per spese militari (2.916.000 euro l’ora), contro sei milioni e mezzo di
pensionati che percepiscono meno di 1000 euro al mese di pensione per
sopravvivere. E’ fuori dalla realtà che chiede di fermare l’acquisto degli F35
per redistribuire quei quattrini fra i poveri?
E ancora, è utopia
riflettere su quanto scrissero Engels e Marx: “A ciascuno secondo i suoi
bisogni, da ciascuno per le sue capacità”, concetto già letto un altri testi,
cito al’Antico Testamento 4-35 : “fra i credenti a nessuno mancava l’essenziale
perchè chi possedeva campi o case li vendeva, i soldi consegnati agli apostoli e distribuiti a ciascuno per le sue necessità”.
Dove termina l’utopia
allora? E dove inizia il realismo?
E' inguaribile ottimismo voler pensare a cambiare lo stato delle cose o che altro?