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mercoledì 23 maggio 2012

Brindisi e l'informazione


 


Succede a Brindisi, è successo. Dopo lo scempio della vita di una ragazzina e del ferimento gravissimo di un’altra, dopo la costernazione, eccoli arrivare in cerca dello scoop ad ogni costo. Vuoi mettere avere per primi la foto di uno sconosciuto da pubblicare? E vuoi mettere sapere l'identità di uno convocato in questura e fotograrfarne la casa a prescindere dal suo status? Diamolo in pasto alla gente, facciamo scoop.   “Fonte Ansa” dice la didascalia. Beh? Che significa? Chi si sente autorizzato a pubblicare una foto sfocata sperando in qualche cretino che magari pensa di riconoscere il suo vicino di casa e lo guarda storto? Vuoi vedere che facendo un giretto per Brindisi incontriamo almeno dieci persone che ammiccano? Poi va a finire che qualcuno prende a calci un’auto della polizia… Poi.
 Poco importa se qualche inquirente si lasci andare a dichiarazioni ad effetto, il reporter dovrebbe vagliare, valutare. “Se non la pubblico io la foto la pubblicheranno altri” ho sentito dire, già, intanto faccio la mia porca figura di giornalista che sta sul pezzo, alle con seguenze ci pensino gli altri.
Certo, è vero, con maestri della levatura del Vespa nazionale, quello dei plastici, in molti si sentono autorizzati a tutto ed al contrario di tutto. Ricordiamo tristemente l’accanimento sul corpo di Sarah ad Avetrana, qual è il confine fra fare informazione e sciacallaggio? In quanti in questi giorni stanno assediando i parenti delle ragazze della scuola ferita? Per sapere cosa? In quanti stanno origliando alle porte dei procuratori che indagano? In quanti hanno "risolto" il caso?
Poi si passerà, temo, alla notiziola pruriginosa, è successo con Sarah, poi sapremo anche il colore delle mutande del padre di Melissa. Opperbacco che notiziona sarà, che scoop.
Su alcuni giornali e in alcune TV abbiamo visto e letto veramente di tutto, tutto tranne una cosa: la presunzione di innocenza. Se viene interrogata una persona, è tempo per fotografarla e sbatterla sulle prime pagine se possibile, magari con una ridicola fascetta nera davanti agli occhi per fingere di mascherarla. Siamo in uno stato di diritto (almeno per ora), proviamo a restarci.
L’ordine dei giornalisti si è accorto dell’accanimento mediatico ed è stato costretto ad uscire con questo comunicato:


21/05/2012
L'ORDINE DEI GIORNALISTI INTERVIENE SUL "CASO BRINDISI"

In merito alla dolorosa vicenda di Brindisi, l'Ordine dei giornalisti della Puglia richiama tutti i colleghi e le colleghe al rispetto delle regole deontologiche della professione, assicurando una informazione equilibrata, priva di inutili sensazionalismi. Il diritto/dovere di cronaca, la premura nel comunicare notizie con grande tempestività (soprattutto nel mondo dell'all news e del citizen journalism) non devono però far dimenticare a tutti che c'è un limite da non valicare: quello che trasforma in spettacolo una vicenda umana triste e dolorosa che coinvolge non solo le ragazze colpite ma anche le famiglie, gli amici e i conoscenti di una piccola comunità come quella di Mesagne che vive un momento difficile. Nella cronaca attenta e puntuale della vicenda, rischia di insinuarsi un uso morboso delle informazioni, con la pubblicazione di dettagli, nomi e cognomi (di persone anche estranee ai fatti) e soprattutto di fotografie che vanno oltre ogni limite. L'Ordine regionale, quindi, sente il dovere di ricordare ai colleghi e alle colleghe che di fronte al mancato rispetto delle regole di una corretta informazione si vedrà costretto ad intervenire sul piano disciplinare.

L'intervista al procuratore generale Cataldo Motta:

1 commento:

  1. Sono completamente d'accordo...L'informazione si sta trasformando in gossip...Ma la causa principale è che gran parte della gente è questo che vuole..Tutto ciò spiega perfettamente il motivo per il quale la gente sceglie come governanti una massa di esibizionisti di successo.

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