Succede a Brindisi, è successo. Dopo lo scempio della vita
di una ragazzina e del ferimento gravissimo di un’altra, dopo la costernazione,
eccoli arrivare in cerca dello scoop ad ogni costo. Vuoi mettere avere per
primi la foto di uno sconosciuto da pubblicare? E vuoi mettere sapere l'identità di uno convocato in questura e fotograrfarne la casa a prescindere dal suo status? Diamolo in pasto alla gente, facciamo scoop. “Fonte Ansa” dice la
didascalia. Beh? Che significa? Chi si sente autorizzato a pubblicare
una foto sfocata sperando in qualche cretino che magari pensa di
riconoscere il suo vicino di casa e lo guarda storto? Vuoi vedere che facendo
un giretto per Brindisi incontriamo almeno dieci persone che ammiccano? Poi va
a finire che qualcuno prende a calci un’auto della polizia… Poi.
Poco importa
se qualche inquirente si lasci andare a dichiarazioni ad effetto, il reporter
dovrebbe vagliare, valutare. “Se non la pubblico io la foto la pubblicheranno
altri” ho sentito dire, già, intanto faccio la mia porca figura di giornalista che sta sul pezzo, alle con seguenze ci pensino gli altri.
Certo, è vero, con maestri della levatura del Vespa
nazionale, quello dei plastici, in molti si sentono autorizzati a tutto ed al
contrario di tutto. Ricordiamo tristemente l’accanimento sul corpo di Sarah ad
Avetrana, qual è il confine fra fare informazione e sciacallaggio? In quanti in
questi giorni stanno assediando i parenti delle ragazze della scuola ferita?
Per sapere cosa? In quanti stanno origliando alle porte dei procuratori che
indagano? In quanti hanno "risolto" il caso?
Poi si passerà, temo, alla notiziola pruriginosa, è successo
con Sarah, poi sapremo anche il colore delle mutande del padre di Melissa. Opperbacco
che notiziona sarà, che scoop.
Su alcuni giornali e in alcune TV abbiamo visto e letto
veramente di tutto, tutto tranne una cosa: la presunzione di innocenza. Se
viene interrogata una persona, è tempo per fotografarla e sbatterla sulle prime
pagine se possibile, magari con una ridicola fascetta nera davanti agli occhi
per fingere di mascherarla. Siamo in uno stato di diritto (almeno per ora),
proviamo a restarci.
L’ordine dei giornalisti si è accorto dell’accanimento
mediatico ed è stato costretto ad uscire con questo comunicato:
21/05/2012
L'ORDINE DEI GIORNALISTI INTERVIENE SUL "CASO BRINDISI"
In merito alla dolorosa vicenda di Brindisi, l'Ordine dei giornalisti della
Puglia richiama tutti i colleghi e le colleghe al rispetto delle regole
deontologiche della professione, assicurando una informazione equilibrata,
priva di inutili sensazionalismi. Il diritto/dovere di cronaca, la premura nel
comunicare notizie con grande tempestività (soprattutto nel mondo dell'all news
e del citizen journalism) non devono però far dimenticare a tutti che c'è un
limite da non valicare: quello che trasforma in spettacolo una vicenda umana
triste e dolorosa che coinvolge non solo le ragazze colpite ma anche le
famiglie, gli amici e i conoscenti di una piccola comunità come quella di
Mesagne che vive un momento difficile. Nella cronaca attenta e puntuale della
vicenda, rischia di insinuarsi un uso morboso delle informazioni, con la
pubblicazione di dettagli, nomi e cognomi (di persone anche estranee ai fatti)
e soprattutto di fotografie che vanno oltre ogni limite. L'Ordine regionale,
quindi, sente il dovere di ricordare ai colleghi e alle colleghe che di fronte
al mancato rispetto delle regole di una corretta informazione si vedrà
costretto ad intervenire sul piano disciplinare.
Sono completamente d'accordo...L'informazione si sta trasformando in gossip...Ma la causa principale è che gran parte della gente è questo che vuole..Tutto ciò spiega perfettamente il motivo per il quale la gente sceglie come governanti una massa di esibizionisti di successo.
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