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giovedì 8 dicembre 2011

fede, dogmi o leggi?



L’Immacolata Concezione. Un altro mistero (dogma). Venne proclamato da Pio IX l’otto dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus. Si tratta dell’affermazione che la Vergine è stata concepita senza il peccato originale. Secondo l’antico testamento Eva stessa prefigura Maria (Protovangelo della salvezza). Il dogma dice che quando Gioachino e  Anna generarono Maria, l’embrione non venne “sporcato” dal Peccato originale. Questo è l’incipit per asserire, nelle fase attuale della storia, che l’embrione ha un’anima e le conseguenti forti richieste per impedire la ricerca sugli embrioni stessi ne è la più lampante conseguenza.  Si tratta di un dogma, appunto, cioè “di un termine  utilizzato generalmente per indicare un princìpio fondamentale di una religione, o una convinzione formulate da filosofi e poste alla base delle loro dottrine, da considerarsi e credere per vero da chi si reputa loro seguace o fedele. Il termine può essere applicato in senso estensivo a discipline diverse da quelle religiose” (wikipedia).
Dogma, per altro, non condiviso da nessuna altra religione cristiana, compresa l’Ortodossa.
E qui si ripropone l’eterno problema della separazione fra leggi e fede, peccato e reato. L’anima esiste? Entra nell’embrione al momento del concepimento o dopo? Esiste un aldilà? Domande alle quali è impossibile rispondere se non con atti di fede, dogmi, appunto. Soprattutto, a chi spetta la difesa delle anime (per chi crede alla loro esistenza, ovviamente)? Al suo “portatore”, alla Dottrina, alla Chiesa o allo Stato?  In quest’ultimo caso la collusione con Stati integralisti sarebbe inquietante. Parlando di libero arbitrio non avrei dubbi. Allora perché mi si vuole imporre per legge la difesa dell’anima mia?  Sembra quasi che qualcuno abbia una paura folle della capacità di decidere dei singoli e voglia regolamentare non solo la civile convivenza in base a leggi condivise, ma anche la salvezza delle anime in base al credo del legislatore di turno. 

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