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sabato 19 novembre 2011

salemi, sgarbi e la mafia


 Riprendo una notizia da IL FATTO QUOTIDIANO.  Il boss Salvatore Miceli non è uno qualsiasi, i carabinieri dopo anni di latitanza lo hanno scovato in un albergo di lusso di Caracas, in Venezuela. Per conto di Matteo Messina Denaro si occupava di narcotraffico internazionale, facendo arrivare la droga, cocaina, dalla Colombia, alla Sicilia fino in Calabria e Campania. Cosa nostra, ‘ndragheta e casalesi assieme in un affare colossale. La sua voce una volta fu intercettata a San Vito Lo Capo, in un residence: era a parlare del dopo stragi ’92 con il geometra palermitano Pino Lipari, un altro “colletto bianco” a disposizione della mafia. “Bisogna rimettere questo giocattolo in piedi… gli dissi a Bino (Provenzano ndr), perché del passato ci sono cose giuste fatte e cose sbagliate. Cose tinti assai sinni ficiro”.
Succede nel 1987, dopo l’arresto del boss vennero confiscati, in zona Salemi,  70 ettari di terreno con vigneti, masserie e altro. Da allora il tutto rimase incolto, finchè venne affidato al Comune di Salemi perché provvedesse all’assegnazione ad associazioni o enti. In tre anni il sindaco della città, tal Vittorio Sgarbi, non ha mosso un dito e l’agenzia per i beni confiscati ha revocato i beni stessi al Comune. È la prima volta che accade. Il sindaco di Salemi palude all’iniziativa dell’agenzia con stucchevoli dichiarazioni: “A causa della crisi economica può accadere che un bene confiscato alla mafia non trovi nessuno disponibile ad accettarlo nonostante i ripetuti tentativi del Comune. Per questo plaudiamo all’iniziativa dell’agenzia di assumersi direttamente l’impegno di assegnare i terreni confiscati a chi sia in grado di occuparsene”. Sgarbi però intima: “Non va ripetuta l’esperienza di affidamenti di comodo ad associazioni religiose che accumulano senza alcun esito attivo e produttivo”.
Peccato che qualcuno fosse interessato ad acquisire i terreni per farne un utilizzo virtuoso, come accade in moltissime parti in Italia, si sono fatte avanti Slow food e Libera.  Da un’intercettazione si apprende che lo stesso sindaco di Salemi avesse detto papale papale: “a Don Ciotti Mai”.
Questi i fatti, i commenti li lasciamo a chi legge. Quello che si sa è che la mafia vede Libera come fumo negli occhi e chiunque mette all’associazione i bastoni fra le ruote è ben visto. Ad essere maligni si potrebbe dire  che qualcuno sta pagando debiti di riconoscenza per un’elezione. Siccome non è bello essere cattivi, resta inquietante l’interrogativo sul perché succedono cose non spiegabili. La speranza è che l’agenzia dei beni confiscati, che non ha debiti di sorta con le mafie, provveda a fare un lavoro virtuoso con quei. Crisi o non crisi, Libera c’è.  

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