Riprendo una notizia da IL FATTO QUOTIDIANO. “Il boss Salvatore Miceli non è uno qualsiasi, i
carabinieri dopo anni di latitanza lo hanno scovato in un albergo di lusso di
Caracas, in Venezuela. Per conto di Matteo Messina Denaro si occupava di narcotraffico
internazionale, facendo arrivare la droga, cocaina, dalla Colombia, alla
Sicilia fino in Calabria e Campania. Cosa nostra, ‘ndragheta e casalesi assieme
in un affare colossale. La sua voce una volta fu intercettata a San Vito Lo
Capo, in un residence: era a parlare del dopo stragi ’92 con il geometra
palermitano Pino Lipari, un
altro “colletto bianco” a disposizione della mafia. “Bisogna rimettere questo
giocattolo in piedi… gli dissi a Bino (Provenzano ndr), perché del passato ci
sono cose giuste fatte e cose sbagliate. Cose tinti assai sinni ficiro”.
Succede nel 1987, dopo l’arresto del boss vennero confiscati,
in zona Salemi, 70 ettari di terreno con
vigneti, masserie e altro. Da allora il tutto rimase incolto, finchè venne
affidato al Comune di Salemi perché provvedesse all’assegnazione ad
associazioni o enti. In tre anni il sindaco della città, tal Vittorio Sgarbi,
non ha mosso un dito e l’agenzia per i beni confiscati ha revocato i beni
stessi al Comune. È la prima volta che accade. Il sindaco di Salemi palude all’iniziativa
dell’agenzia con stucchevoli dichiarazioni: “A causa della crisi economica può accadere che un bene confiscato alla
mafia non trovi nessuno disponibile ad accettarlo nonostante i ripetuti
tentativi del Comune. Per questo plaudiamo all’iniziativa dell’agenzia di
assumersi direttamente l’impegno di assegnare i terreni confiscati a chi sia in
grado di occuparsene”. Sgarbi però intima: “Non va ripetuta l’esperienza di
affidamenti di comodo ad associazioni religiose che accumulano senza alcun
esito attivo e produttivo”.
Peccato che qualcuno
fosse interessato ad acquisire i terreni per farne un utilizzo virtuoso, come
accade in moltissime parti in Italia, si sono fatte avanti Slow food e Libera. Da un’intercettazione si apprende che lo
stesso sindaco di Salemi avesse detto papale papale: “a Don Ciotti Mai”.
Questi i fatti, i
commenti li lasciamo a chi legge. Quello che si sa è che la mafia vede Libera
come fumo negli occhi e chiunque mette all’associazione i bastoni fra le ruote
è ben visto. Ad essere maligni si potrebbe dire che qualcuno sta pagando debiti di riconoscenza
per un’elezione. Siccome non è bello essere cattivi, resta inquietante l’interrogativo
sul perché succedono cose non spiegabili. La speranza è che l’agenzia dei beni
confiscati, che non ha debiti di sorta con le mafie, provveda a fare un lavoro
virtuoso con quei. Crisi o non crisi, Libera c’è.
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