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martedì 15 novembre 2011

primarie a lecce secondo tempo


Così è passata anche la serata del 14 novembre al Koreja. Salvemini in forma smagliante, un centinaio di persone ad ascoltare e intervenire. Potrebbe essere una vera e propria forza d’urto composta da molti senza partito, senza tessera, ma con la voglia di partecipare (o riprendere la partecipazione). Non tutti ovviamente, c’era SEL, per esempio, l’unico partito organizzato, allo stato delle cose, a sostenere Salvemini. C’erano però le persone che a Milano hanno portato Pisapia a vincere primarie e secondarie. La voglia di esserci era evidente, nessun partito organizzato, in questa fase di smarrimento della politica, ha la credibilità per organizzare una riunione simile con una partecipazione spontanea così alta. Già le voci si rincorrono, qualcuno liquida quelle persone come “sinistra radicale” tout court, altri parlano di radical chic. In verità ho visto persone, qualcuna, è vero, vestita di nero, senza passamontagna tuttavia.  
Il problema ora è comprendere come utilizzare questa forza. Di questo si parlava, in fondo, della necessità di far uscire fuori dal Koreja e dalle Cantelmo il messaggio, del come proporsi a chi dovrà votare per far passare a Carlo il primo scoglio, quello delle primarie.
Come diceva Salvemini stesso, ci si trova di fronte alla scelta fra un candidato senza tessera, senza apparato, aiutato dal solo volontariato, e la Capone, vice presidente della Regione, appoggiata dagli apparati del PD con strutture armate (si legge “attrezzate”) per affrontare confronti elettorali. Siamo in una prima fase, tuttavia mancano solo due mesi alla consultazione, per cui esiste la concreta necessità di capire le reali differenze programmatiche fra i candidati. Per quanto ho saputo le cosiddette bizzarre “primarie delle idee” sono nel pantano perché le riunioni sono state stoppate dagli stessi che le vogliono ad ogni costo. Si tratta, è vero, di cespuglietti, però la melina imposta prima dal PD che ha temporeggiato mesi interi senza saper bene dove andare, ora da partiti minori che probabilmente non sanno bene cosa proporre e cosa hanno imposto come centro di discussione, è inquietante veramente.
Quindi ci si dovrebbe concentrare su una candidatura e portare avanti proposte. Se il cso di farlo agire a testa bassa, lasciando perdere il bon ton ad ogni costo e parlare linguaggi chiari. Intanto capire le vere differenze di programma fra i due candidati che saranno probabilmente i soli, comunque non verranno certo disturbati da terzi incomodi. In secondo luogo fare chiarezza sulle alleanze. In ultimo passare dal privato delle riunioni, sia pur allargate, alle strade e ai quartieri. Esiste una fede molto forte nella rete, ci sono tuttavia intere fasce di persone che la rete non la conoscono proprio, le elezioni sono fatte con schede di carta e matite copiative, non sono solo il clic su un’icona. La rete è uno strumento essenziale oggi, non è tuttavia il solo per riuscire a vincere. Puntarci troppo potrebbe significare, appunto, essere “chic”.  Penso ai moltissimi che hanno necessità di conoscere e guardare dritti in faccia i concorrenti alle primarie per poterli poi riconoscere alle secondarie.
La battaglia contro un apparato può essere vinta, insegnamenti che arrivano da altre città lo dimostrano, occorre però costruire la vittoria sul campo, se l’apparato conta su dieci voti, la guerra si vince sparigliando le carte e portando 20 persone a votare. Questa è una parte, non secondaria, della scommessa da fare per riuscire ad avere esiti virtuosi e senza ricadere nei giochi di veti incrociati e nell’olezzo di antiche spartizioni.

Parole chiare sulle vicende filobus, Via Brenta, parole chiarissime sulle alleanze. Si sgombri infine il campo. Qualcuno ammicca alla Regione Salento? Si faccia avanti, non sarà appoggiato da chi vede in quel movimento una neo lega nord separatista e populista. Altri ammiccano all’UDC? Dica l’UDC se sta con il centro destra o centro sinistra, se impone diktat ed è perfettamente interscambiabile fra le coalizioni, qualcosa non funziona, perché due contendenti alle secondarie dovranno necessariamente avere programmi alternativi, altrimenti a che servirebbe votare? Altrimenti presenti un proprio candidato e veda di nascosto l’effetto che fa. Senza aspettarsi tappeti rossi al ballottaggio però, in quella fase i programmi son ostati scelti dagli elettori e le carte in tavolo non si cambiano più. Penso che una delle caratteristiche che hanno consentito la vittoria di Milano e a Napoli di candidati visti come onesti e puliti sia stata proprio la chiarezza, contro la nebulosità dei giochi sotto banco. Gli elettori non sono poi così sprovveduti da credere ancora che arriveranno i bolscevichi ad occupare Piazza Sant’Oronzo

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