3 settembre 2014
Onde! Sinuose, leggere, insistenti, possenti, avvolgenti.
Stai seduto su balle di fieno, durante una verde notte verde, a Castiglione
dove il mare non si vede, il pianista suona stupendamente, avvolge (come
un’onda) e tu ascolti, guardi. Ignori i rumori della piazza, i bimbi che
giocano, le mamme che chiamano, i ragazzi che telefoninano, quello seduto che
non alza mai il capo dallo smaprtphone e chissà che c..avolo c’è in quello schermo
che non gli consente di vedere attorno il mondo che turbina, sicuramente
saranno notizie di bombardamenti sulla striscia di Gaza o arrivi di UFO in val
padana. Se atterrano a Mirafiori non trovano neppure più la FIAT, che diamine
dovrebbero venire a fare gli alieni in Italia? Vadano in Cina se proprio
insistono. E se debbo pensare agli alieni li vedo bene mentre mangiano con le
bacchette e non con posate griffate.
Soprattutto li vedo malissimo ad assaggiare bagna caoda o lampacioni.
Castiglione, dicevo. Arrivando
ho trovato volti conosciuti, leccesi in trasferta, altri girovagavano, so che
c’erano ma non li ho incrociati davanti a migliaia di fichi e mele, o a chi produce miele o ceramiche che hanno
radici antiche, ricordano maestri ceramisti di Lenci o Ronzan, ma lei, la
ragazza che li modella, è di qui, di Tricase, ha inventato ballerine di pizzica
e altro, dolci, leggere come aria. La ceramica non è sempre fredda, a volte
sogna.
Onde e Castiglione, mare e balle di fieno, musica e bimbi e
ceramiche e fichi. Tutto assieme nella notte verde. Onde, me le ha ricordate la
signora seduta davanti a me su un’altra balla di fieno. Generosamente
prosperosa, con la sua corporatura avvolta da un abito estivo fasciante, onde
sinuose per tutto il corpo si intravedevano, ricordava il mare di Castro con lo
scirocco che lo gonfia spingendolo verso gli scogli. Le onde d’acqua poi si
frantumano, quelle sulle balle di fieno no, rimangono ad evocare morbidezza.
E mentre vedo il mare di Castiglione mi passano accanto
giovanissimi ragazzini, un gruppetto di adolescenti che hanno in comune un taglio
di capelli che in altri tempi avrebbe procurato una querela al barbiere. Rasati
fino alle orecchie, poi fluenti chiome di colori assolutamente
improbabili. Con loro una ragazza che cambiava
a seconda del profilo, a destra lunghi capelli biondi, a sinistra completamente
rasata, anche lei fino alle orecchie. Abbassi lo sguardo per non farti prendere
dalla commozione di tanta bellezza depredata e vedi gambe affusolate, sempre
della stessa ragazza, che terminano in simil anfibi con tacchi altissimi grandi
come pali della luce e zeppe davanti. Mezzo metro e, a occhio, almeno otto
chili di peso. E mi dico che è vero, sono vecchio, acido e scontroso.
Soprattutto mi dico quello che gli adolescenti dicono (o pensano) agli adulti
“ma cosa vuoi capire tu…” E’ vero, non comprendo. Meglio le onde, sono
naturali…
C’erano stelle sulla musica e sulle onde, anche sui
telefoninatori, e forse da qualche parte c’era un quarto di luna. Ho mangiato
grano e bevuto birra. Poi a casa prima che la notte si facesse troppo bianca, passando fra uliveti e muri a secco.
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