L’Italia in pessima posizione per quanto riguarda l’utilizzo
del computer. Il Centro Studi Observa Science Society ha pubblicato l’annuario
scienza, tecnologia e società 2014 dove si rileva che il 40% degli italiani non
ha mai maneggiato un computer né, conseguentemente, navigato in Internet. In
Europa, dopo l’Italia, ci sono solo Grecia e Bulgaria con il 41% di analfabeti
informatici e la Romania con il 43%.
La media UE dei non utilizzatori di computer è attestata sul
23%.
Per contro aumenta il monte ore dedicato alla TV.
Fra gli italiani informatizzati, il 50% utilizza lo strumento quotidianamente,
gli altri una o più volte la settimana.
La lettura dei giornali on line è del 52% degli
utilizzatori, il 6% crea o gestisce blog, contro una media europea del 9% .
Ragionevolmente si può ipotizzare che almeno il 50% degli
italiani non utilizza la rete per informarsi, piuttosto la TV e (pochi ahinoi)
i giornali di carta. Questi dati inducono ad alcune riflessioni. A prescindere
dai catastrofici e colpevoli ritardi delle amministrazioni pubbliche e dei
governi sulla banda larga che copre un territorio vergognosamente basso, siamo
fra gli ultimi posti in Europa, molto si dibatte sulla necessità di informare
on line, di interagire sui social network, addirittura di far passare la favola
del “noi siamo in rete e basa così.
Ora, chi gestisce un blog o scrive on line, è pienamente
consapevole di questi numeri e sa che i suoi scritti e le informazioni andranno
ad un’utenza molto bassa, però ne risponde solo a sé stesso.
Il problema vero è dei partiti politici quando pretendono di
far passare la Democrazia su un mezzo che almeno il 50% degli elettori non sa,
non può o non vuole utilizzare. Potremmo parlare di colpevole estromissione
della maggioranza della popolazione dalle scelte anche fondamentali. Un tempo
c’era informazione diffusa, c’erano sedi e sezioni di partiti, c’erano addirittura
i famigerati volantini. Oggi troppo spesso ci si affida alla rete come fosse la
panacea di ogni male.
Accade che Associazioni, Partiti e altri enti utilizzano
esclusivamente mail e social network per
comunicare, questo fatto può diventare un problema vero, intanto perchè, come
detto, si limita l’utenza interessata e coinvolta. In secondo luogo perchè,
quando si tratta di partiti in particolare, l’esclusione di ampie fasce di
popolazione dai scelte politiche e momenti decisionali può rappresentare un vulnus
per la stessa democrazia.
Emblematico è il caso del movimento cinque stelle che si
spaccia per rivoluzionario pretendendo di far passare tutto dalla rete senza
porsi il problema dell’utenza, alle “parlamentarie” (nome orripilante)
dell’inverno scorso hanno partecipato 20.252 persone su
31.612 aventi diritto (dato ufficiale dal blog di Beppe Grillo). Già il numero
degli aventi diritto è esiguo, se di questi il 35% circa decide di non votare
il dato è ancora più avvilente. Più che parlamentarie si può parlare di
nominarie, son o passati amici stretti e parenti. A fronte degli otto milioni
di voti ottenuti alle elezioni questo dato pare inspiegabile veramente, o
meglio, come nel porcellum, l’elettore deve votare sulla fiducia, senza
conoscere chi va a eleggere. L’elettore si accontentò di votare l’unico non
candidato: Beppe Grillo. Senza i
giornalisti e le TV che loro denigrano e insultano, quel movimento sarebbe come
i sette o otto partiti counisti italiani, peercentuali ridicole.
Sembra quasi che la Democrazia del terzo millennio si basi
ancora di più sulla fiducia nel leader, non si vota per il parlamentare,
piuttosto l’uomo forte, per quello che
urla di più o che meglio dice dei vaffa agli altri.
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