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sabato 22 febbraio 2014

Italiani, computer e movimenti

L’Italia in pessima posizione per quanto riguarda l’utilizzo del computer. Il Centro Studi Observa Science Society ha pubblicato l’annuario scienza, tecnologia e società 2014 dove si rileva che il 40% degli italiani non ha mai maneggiato un computer né, conseguentemente, navigato in Internet. In Europa, dopo l’Italia, ci sono solo Grecia e Bulgaria con il 41% di analfabeti informatici e la Romania con il 43%.

La media UE dei non utilizzatori di computer è attestata sul 23%.
Per contro aumenta il monte ore dedicato alla TV.
Fra gli italiani informatizzati,  il 50% utilizza lo strumento quotidianamente, gli altri una o più volte la settimana.
La lettura dei giornali on line è del 52% degli utilizzatori, il 6% crea o gestisce blog, contro una media europea del 9% .
Ragionevolmente si può ipotizzare che almeno il 50% degli italiani non utilizza la rete per informarsi, piuttosto la TV e (pochi ahinoi) i giornali di carta. Questi dati inducono ad alcune riflessioni. A prescindere dai catastrofici e colpevoli ritardi delle amministrazioni pubbliche e dei governi sulla banda larga che copre un territorio vergognosamente basso, siamo fra gli ultimi posti in Europa, molto si dibatte sulla necessità di informare on line, di interagire sui social network, addirittura di far passare la favola del “noi siamo in rete e basa così.  
Ora, chi gestisce un blog o scrive on line, è pienamente consapevole di questi numeri e sa che i suoi scritti e le informazioni andranno ad un’utenza molto bassa, però ne risponde solo a sé stesso.
Il problema vero è dei partiti politici quando pretendono di far passare la Democrazia su un mezzo che almeno il 50% degli elettori non sa, non può o non vuole utilizzare. Potremmo parlare di colpevole estromissione della maggioranza della popolazione dalle scelte anche fondamentali. Un tempo c’era informazione diffusa, c’erano sedi e sezioni di partiti, c’erano addirittura i famigerati volantini. Oggi troppo spesso ci si affida alla rete come fosse la panacea di ogni male.
Accade che Associazioni, Partiti e altri enti utilizzano esclusivamente  mail e social network per comunicare, questo fatto può diventare un problema vero, intanto perchè, come detto, si limita l’utenza interessata e coinvolta. In secondo luogo perchè, quando si tratta di partiti in particolare, l’esclusione di ampie fasce di popolazione dai scelte politiche e momenti decisionali può rappresentare un vulnus per la stessa democrazia.
Emblematico è il caso del movimento cinque stelle che si spaccia per rivoluzionario pretendendo di far passare tutto dalla rete senza porsi il problema dell’utenza, alle “parlamentarie” (nome orripilante) dell’inverno scorso  hanno partecipato 20.252 persone su 31.612 aventi diritto (dato ufficiale dal blog di Beppe Grillo). Già il numero degli aventi diritto è esiguo, se di questi il 35% circa decide di non votare il dato è ancora più avvilente. Più che parlamentarie si può parlare di nominarie, son o passati amici stretti e parenti. A fronte degli otto milioni di voti ottenuti alle elezioni questo dato pare inspiegabile veramente, o meglio, come nel porcellum, l’elettore deve votare sulla fiducia, senza conoscere chi va a eleggere. L’elettore si accontentò di votare l’unico non candidato: Beppe Grillo.  Senza i giornalisti e le TV che loro denigrano e insultano, quel movimento sarebbe come i sette o otto partiti counisti italiani, peercentuali ridicole.

Sembra quasi che la Democrazia del terzo millennio si basi ancora di più sulla fiducia nel leader, non si vota per il parlamentare, piuttosto  l’uomo forte, per quello che urla di più o che meglio dice dei vaffa agli altri. 

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