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venerdì 14 febbraio 2014

Ex Massa, Piazza Tito Schipa, parcheggi e palazzi

Di Piazza Tito Schipa si torna a parlare, il progetto devastante pare in fase avanzata se in noti quotidiani alcune pubblicità a pagamento di una nota immobiliare salentina dice papale papale:

Nel cuore di Lecce si lavora per far sorgere un prestigioso complesso commerciale, nato per la riqualificazione dell’area di Piazza Tito Schipa...

Quindi tutto a posto, tutto in regola. Secondo alcuni non lo è affatto.  È di questi giorni la notizia di una petizione sottoscritta da alcuni intellettuali, studiosi e leccesi in genere per scongiurare lo scempio. Partita per iniziativa di:

ADOC, Ass.M. Perrotta,  Forum ambiente e salute, Italia nostra, Mov. Valori e rinnovamento,  Società di storia patria -  LECCE   -  promotori del COMITATO TUTELA AREA ARCHEOLOGICA  EX MASSA 

Vede come prime adesioni:  Salvatore De Masi, Eugenio Imbriani, Fernando Fiorentino,Guglielmo F. Davanzati, Giovanni Invitto, Bruno Pellegrino,  Mario Signore, Woitek. Pankievicz,   Mario Spedicato,  univ. Salento; Astragali teatro.
 per adesioni tel 0832 493673, 347 5599703, 392 8172087


La storia pare infinita, abbattuta la chiesa e l’ex caserma Massa nel 1971 nonostante pareri negativi della soprintendenza, la piazza divenne parcheggio. Da alcuni anni si sono iniziati scavi per costruire l’improbabile centro commerciale e parcheggi sotterranei a gestione mista.  Ora, siccome era nota da decenni la presenza in loco di reperti medievali, di una chiesa, di un cimitero, è plausibile lo stupore nel ritrovare reperti ed ossa?  Ne ha parlato  Giovanna Falco, attentissima appassionata di storia leccese, che già nel 2012 nell'articolo “Santa Maria del Tempio in Lecce. Le ossa dei frati” pubblicato prima sul blog Spigolature Salentine, poi sul sito della Fondazione Terra d’Otranto (http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/09/01/santa-maria-del-tempio-in-lecce-le-ossa-dei-frati/) ha indicato i servi di Dio e i membri di ordini cavallereschi sepolti nella cripta della chiesa, e che ha continuato a raccogliere notizie storiche di questo pio luogo.

Scrive la Falco:

“Il convento di Santa Maria del Tempio ha rivestito un ruolo di primo piano nella storia di Lecce, non solo dal punto di vista religioso (qui ad esempio si formò nel XV secolo fra Roberto Caracciolo), ma anche civile, basti pensare ad esempio, così com’è raccontato nella cronaca di Antonello Coniger, che vi sono stati incarcerati i nobili leccesi che nel 1495 hanno aderito alla rivolta filofrancese di Carlo VIII, qui, inoltre, erano custoditi alcuni documenti pubblici della città. Durante la seconda guerra mondiale, quand’era stato da tempo adibito a caserma, vi si celebrava la cerimonia della consegna del gagliardetto alle truppe che partivano per il fronte. Nelle fonti della storia di Lecce episodi legato a questa struttura conventuale ricorrono spesso. Riguardo le fondamenta del convento di Santa Maria del Tempio, oltre al loro valore architettonico, hanno custodito per secoli sia vari reperti che testimoniano la vita conventuale, sia i resti mortali dei frati, dei cittadini che morivano fuori città, dei frati ricoverati nell’infermeria provinciale monastica, dei titolari delle cappelle gentilizie nella chiesa, ma anche, nel 1812, i detenuti delle Carceri Centrali ammalatisi di tifo petecchiale e successivamente i cittadini leccesi quando l’area è stata destinata per un periodo a zona cimiteriale. Oltre ai sette servi di Dio inumati nella tomba comune dei frati nel XVII secolo, si ha testimonianza della sepoltura del cavaliere gerosolimitano Giacomo da Monteroni, balì di Venosa e commendatore di Maruggio, voluta nel 1449 da Giovanni Orsini del Balzo. Vi è stato sepolto anche il barone Mario de Raho, morto nel 1678 e sepolto con l’abito dei Cavalieri Regolari della Immacolata Concezione di Maria, un ordine militare seicentesco poco noto. Tra i cittadini illustri sepolti in Santa Maria del Tempio, Bernardino Braccio menziona il medico Scipione Panzera, morto nel 1642 (da cui discesero Saverio e Oronzo, sindaci per il ceto civile nel XVIII secolo). A fine Settecento vi volle essere tumulato Giuseppe Romano, sindaco di Lecce per il ceto nobile dal 1768 al 1770, cui fu dedicato il poemetto satirico La Juneide ossia Lecce strafurmatu. Puema eroecu dedecatu alli Signuri Curiusi”.

Si ha notizia anche di altri sindaci della città di Lecce sepolti, tuttavia sono fonti da approfondire.
Bene, durante gli scavi sono con tutta evidenza state scoperte ossa umane e saranno indubbiamente state, come prevede la legge, accuratamente catalogate e trasportate in luogo idoneo rispettando ogni normativa, in particolare con la supervisione importantissima di antropologi. Non c’è motivo di metterlo in dubbio e sicuramente ci saranno le catalogazioni disponibili per ogni tipo di verifica.  La legge in riguardo è giustamente severissima, leggo infatti:
Un particolare obbligo di denuncia viene imposto dal regolamento sulla polizia mortuaria (artt. 3 e 5 D.P.R. 285/90) a carico del Sindaco,  per le ipotesi di morte che possono presentare sospetti di  reato ovvero per i casi di ritrovamento di cadaveri, resti mortali ed ossa umane. Nel primo caso, quando dalla scheda di morte sorge il sospetto che la morte possa essere stata determinata da reato, il Sindaco ha l’obbligo di darne comunicazione sia all’A.G. che all’Autorità di P.S. . In questo caso permane,  a  carico del sanitario che ha redatto la scheda di morte,  l’obbligo del referto di cui all’art. 365 c.p. Nel caso, invece, di ritrovamento di cadavere, di resti mortali ovvero di ossa umane, chi effettua la scoperta deve darne comunicazione al Sindaco e questi, a sua volta, deve darne comunicazione all’Autorità Giudiziaria, a quella di P.S. ed all’A.S.L..
E certamente i lavori saranno seguiti, come vuole la legge, dalla soprintendenza, anche se annotiamo che i nomi dei funzionari addetti mancano nei cartelli dei lavori.
In buona sostanza a Lecce manchi un piano di viabilità degno di una città d’arte candidata a capitale della cultura, però qualcuno può mettere in vendita edifici a notevolissimo impatto urbanistico ancora da costruire, e soprattutto per i quali manca ancora, visto che è stata richiesta in questi giorni, la verifica di assogettabilità a VAS ( Valutazione Ambientale Strategica). Questo era un atto che doveva precedere tutto il resto, ad oggi, a progettazione già avviata, è veramente strana questa tardiva richiesta. In particolare se si valuta che, trattandosi di project financing, il Comune ha obblighi verso l’impresa la quale potrà rivalersi per eventuali danni.  Veramente strani sommovimenti.

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