9 luglio 1955 - Manifesto Russel – Einstein
Luglio 2013 – Il presidente
Napolitano, il governo, le destre e le (sedicenti) sinistre dicono in coro che
dobbiamo assolutamente comprare aerei da guerra F35.
Il manifesto, firmato da
intelettuali e scienziati, chiedeva una conferenza internazionale per il
disarmo nucleare. Dopo molte resistenze l’incontro si tenne a Pugwash (Nuova
Scozia). Nel 1995 proprio la conferenza di Pugwash ottenne il nobel per la
pace.
Il testo del manifesto:
In considerazione del fatto
che in ogni futura guerra mondiale verrebbero certamente impiegate armi nucleari e che tali armi mettono in pericolo la continuazione
stessa dell'esistenza dell'umanità, noi rivolgiamo un pressante appello ai
governi di tutto il mondo affinché si rendano conto e riconoscano pubblicamente
che i loro obiettivi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale
e li invitiamo, di conseguenza, a cercare mezzi pacifici per la soluzione di
tutte le questioni controverse fra loro. Nella tragica situazione cui l'umanità si trova di
fronte noi riteniamo che gli scienziati debbano riunirsi in conferenza per
accertare i pericoli determinati dallo sviluppo delle armi di distruzione di massa e per discutere con una risoluzione nello spirito del
progetto annesso. Parliamo in questa occasione non come membri di questa o quella
Nazione, Continente o Fede, ma come esseri umani, membri della razza umana, la continuazione dell'esistenza della quale è ora in
pericolo. Il mondo è pieno di conflitti e, al di sopra di tutti i conflitti
minori, c'è la lotta titanica tra il comunismo e l’anticomunismo. Quasi ognuno che abbia una coscienza politica ha
preso fermamente posizione in una o più di tali questioni, ma noi vi chiediamo,
se potete, di mettere in disparte tali sentimenti e di considerarvi solo come
membri di una specie biologica che ha avuto una storia importante e della quale
nessuno di noi li può desiderare la scomparsa. Cercheremo di non dire nemmeno
una parola che possa fare appello a un gruppo piuttosto che a un altro. Tutti
ugualmente sono in pericolo e se questo pericolo è compreso vi è la speranza
che possa essere collettivamente scongiurato. Dobbiamo imparare a pensare in
una nuova maniera: dobbiamo imparare a chiederci non quali passi possono essere
compiuti per dare la vittoria militare al gruppo che preferiamo, perché non vi
sono più tali passi; la domanda che dobbiamo rivolgerci è: <<quali passi
possono essere compiuti per impedire una competizione militare in cui l'esito
sarebbe disastroso per tutte le parti?>>. L’opinionbe pubblica e anche molte persone in posizione autorevole non si
sono rese conto di quali sarebbero le conseguenze di una guerra con armi
nucleari. L'opinione pubblica ancora pensa in termini di distruzione di città.
Si sa che le nuove bombe sono più potenti delle vecchie e che mentre una bomba
atomica ha potuto distruggere Hiroshima, una bomba all'idrogeno potrebbe distruggere le città
più grandi come Londra, New York e Mosca. È fuori di dubbio che in una guerra
con bombe
all’idrogeno le grandi città sarebbero
distrutte; ma questo è solo uno dei minori disastri cui si andrebbe incontro.
Anche se tutta la popolazione di Londra, New York e Mosca venisse sterminata,
il mondo potrebbe nel giro di alcuni secoli riprendersi dal colpo; ma noi ora
sappiamo, specialmente dopo l’esperimento di Bikini, che le bombe nucleari
possono gradatamente diffondere la distruzione su un'area molto più ampia di
quanto non si supponesse. È stato dichiarato da fonte molto autorevole che ora
è possibile costruire una bomba 2500 volte più potente di quella che distrusse Hiroshima. Una bomba all'idrogeno che esploda
vicino al suolo o sott'acqua invia particelle radioattive negli strati
superiori dell'aria. Queste particelle si abbassano gradatamente e raggiungono
la superficie della terra sotto forma di una polvere o pioggia mortale. Nessuno
sa quale grandezza di diffusione possano raggiungere queste particelle radioattive, ma le maggiori
autorità sono unanimi nel ritenere che una guerra con bombe all'idrogeno
potrebbe molto probabilmente porre fine alla razza umana. Si teme che lei,
qualora venissero impiegate molte bombe all'idrogeno, vi sarebbe una morte
universale, immediata solo per una minoranza mentre per la maggioranza sarebbe
riservata una lenta tortura di malattie e disintegrazione. Molti ammonimenti
sono stati formulati da personalità eminenti della scienza e da autorità della
strategia militare. Nessuno di essi dirà che i peggiori risultati sono certi:
ciò che essi dicono è che questi risultati sono possibili e che nessuno può
essere sicuro che essi non si verificheranno. Non abbiamo ancora constatato che
le vedute degli esperti in materia dipendano in qualsiasi modo dalle loro
opinioni politiche e dai loro pregiudizi. Esse dipendono solo, per quanto hanno
rivelato le nostre ricerche, dall'estensione delle conoscenze particolari del
singolo. Abbiamo riscontrato che coloro che più sanno sono i più pessimisti.
Questo dunque è il problema che vi presentiamo, netto, terribile ed
inevitabile: dobbiamo porre fine alla razza umana oppure l'umanità dovrà
rinunciare alla guerra? È arduo affrontare questa alternativa poiché è così
difficile abolire la guerra. L'abolizione della guerra chiederà spiacevoli
limitazioni della sovranità nazionale,
ma ciò che forse più che ogni altro elemento ostacola la comprensione della
situazione è il fatto che il termine umanità appare vago ed astratto, gli uomini
stentano a rendersi conto che il pericolo è per loro, per i loro figli e loro
nipoti e non solo per una generica e vaga umanità. È difficile far sì che gli
uomini si rendano conto che sono loro individualmente ed i loro cari in
pericolo imminente di una tragica fine. E così sperano che forse si possa
consentire che le guerre continuino purché siano vietate le armi moderne.
Questa speranza è illusoria. Per quanto possano essere raggiunti accordi in
tempo di pace per non usare le bombe all'idrogeno, questi accordi non saranno
più considerati vincolanti in tempo di guerra ed entrambe le parti si
dedicheranno a fabbricare bombe all'idrogeno non appena scoppiata una guerra,
perché se una delle parti fabbricasse le bombe e l'altra no, la parte che le ha
fabbricate risulterebbe inevitabilmente vittoriosa. Sebbene un accordo per la
rinuncia alle armi nucleari nel quadro di una riduzione generale degli
armamenti non costituirebbe una soluzione definitiva, essa servirebbe ad alcuni
importanti scopi. In primo luogo ogni accordo fra Est e Ovest è vantaggioso in
quanto tende a diminuire la tensione internazionale. In secondo luogo
l'abolizione delle armi termo nucleari se ognuna delle parti fosse convinta della buona fede
dell'altra, diminuirebbe il timore di un attacco improvviso del tipo di
Pearl Harbour che attualmente tiene entrambe le parti in uno stato
di apprensione nervosa. Saluteremo perciò con soddisfazione un tale accordo,
anche se solo come un primo passo. La maggior parte di noi non è di sentimenti
neutrali, ma come esseri umani dobbiamo ricordare che perché le questioni fra
Est e Ovest siano decise in modo da dare qualche soddisfazione a qualcuno,
comunista o anticomunista, asiatico, europeo o americano, bianco o nero, tali
questioni non devono essere decise con la guerra. Desideriamo che ciò sia ben
compreso sia in oriente che in occidente. Se vogliamo, possiamo avere davanti a
noi un continuo progresso in benessere, conoscenze e saggezza. Vogliamo invece
scegliere la morte perché non siamo capaci di dimenticare le nostre
controversie? Noi rivolgiamo un appello come esseri umani ad esseri umani:
ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Se sarete capaci di farlo
vi è aperta la via di un nuovo Paradiso, altrimenti è davanti a voi il rischio
della morte universale.
Max Bom
Percy W. Bridgman
Albert Einstein
Leopold Infeld
Frédéric Joliot-Curie
Herman J. Muller
Linus Pauling
Cecil F. Powell
Joseph Rotblat
Bertrand Russel
Hideki Yukawa
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