Mercoledi 10 luglio 2013. Segnamo questa data, rimarrà nel
ricordo dell’indecenza, della volgarità, di un ulteriore passo verso la definitiva
perdita di credibilità della politica.
Episodio 1: Un guitto, capo e socio (di minoranza?) di Casaleggio di
un partito con il 25% di voti, chiede ed ottiene un colloquio con il Presidente
Napolitano. Uscendo convoca i giornalisti e dice papale papale che ha riferito
al Presidente le sue preoccupazioni per il crollo di credibilità dell’Italia,
dell’urgenza di intervenire, anche con lo scioglimento delle Camere, e di
temere per l’autunno prossimo rivolte popolari “che noi stiamo frenando”. Come
si vede sono fatti di estrema gravità e che richiederebbero urgentissimi
interventi. Secondo queste parole ogni ora persa è un passo verso un baratro
senza ritorno per il paese intero.
Allora ci spiega il guitto come mai ha rinviato una prima
data proposta per l’incontro con il presidente perché “aveva già prenotato una
vacanza in Sardegna?”. Forse le rivolte stavano iniziando dalla Costa Smeralda,
Villa Certosa era tutto un fermento, anche il Bilionaire, è andato là, forse,
per fermarli. I casi sono due: o è uno
sciagurato incosciente, oppure sa di aver raccontato palle credibili solo da
qualche demente. Comunque sia c’è un filo rosso che lega il tutto:
l’improvvisazione e l’inconsistenza politica dell’individuo. La sua incapacità
è ormai palese, è del tutto evidente che il guitto sperava caldamente in un
rifiuto ad essere ricevuto per poter dire quanto sono cattivi gli altri. Ha
invece dovuto traccheggiare con il suo compare di merende Casaleggio per capire
cosa diavolo dire. Tre giorni sono stati pochi per i due. Non sono stati in
grado di fare proposte. Ah, all’incontro c’erano anche i capigruppo del
movimento, sono stati zitti zitti e buoni buoni. Forse non avevano imparato a
memoria il canovaccio e se parlavano rischiavano l’espulsione.
A margine annotiamo che Napolitano, compresso nel suo ruolo,
aveva da poco dichiarato di fregarsene di cosa pensa il Popolo italiano dell’acquisto
degli F35. Secondo l’anziano presidente è lui (assieme al consiglio di guerra)
a decidere come spendere i soldi dei contribuenti, non certo gli elettori,
figurarsi il Parlamento! Chissà che bel dialogo e duetto questa mattina.
Episodio 2: Il Partito Democratico, nello splendore delle
larghe intese, concorda con il PDL il blocco del Parlamento in solidarietà con
un pluricondannato e contro l’indipendenza della magistratura, colpevole di aver
fissato un’udienza per il 31 luglio
prossimo, in presenza di un reato che si sarebbe prescritto il 1 agosto.
Questo è un fatto di una gravità assoluta, potremmo definirlo pregolpista non
fossimo convinti che la Costituzione è un valore assoluto che preserverà
l’Italia da questi scempi. Il pluricondannato Silvio Berlusconi dovrebbe
dimettersi immediatamente da ogni carica per difendersi, se è convinto della
sua innocenza, nei luoghi opportuni, soprattutto il Partito che si definisce
Democratico dovrebbe (il condizionale si impone) esserlo veramente e scindere
la sua posizione da quella di chi vuole ingabbiare la giustizia che sta facendo
il suo lavoro per impedire al condannato di farla franca. Il PDL aveva chiesto
tre giorni di blocco dei lavori per poter decidere come cullare il padrone del
vapore, il PD presenta quasi come una vittoria l’aver ottenuto un solo giorno.
Cari ex compagni, questa è una sonora sconfitta, se l’intento è di tenere in
vita il governo questo non significa assolutamente che dobbiate vendere i voti
che avete ottenuto e accettare ogni ricatto. Il PCI di un tempo contribuì, un
nome e per conto del Popolo Italiano (che non lo chiedeva), alla tragica fine
di Aldo Moro con la linea della fermezza, oggi i suoi eredi si calano le brache
davanti a un pregiudicato pluricondannato. Decidetevi e dimettetevi, chi vi ha
votati voleva altro, voleva la difesa della Costituzione e della magistratura.
Se un partito ha un leader mariuolo si faccia le riunioni di notte, non utlizzi
il tempo e i quattrini degli italiani per difenderlo. E voi, per favore, non
siate complici, non vorremmo che se la lega decide di sostenere Letta, voi vi
troviate in piazza a manifestare per la riabilitazione di Renzo Bossi.
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