Un anno Franco e poi mi volto indietro
Un mare di bandiere lacerate
Da bimbi vecchi rotti al vecchio gioco
Di essere capi con il gregge addietro.
Ed ogni gregge ha la sua bandiera
Rossa piccina e ricucita a toppe
E come toppe rattopate al culo
Del capo che li guida e dà la rotta.
… ma io dico
Che l’uomo nuovo in me è una speranza
È tutta mia so sperar da solo
Di capi greggi e toppe ne ho abbastanza…
Così cantava Ivan Della Mea alla fine degli anni ’60. Oggi,
è pur vero, non ci sono più i movimenti, ci sono però i partitini ovunque.
Ovunque toppe rattoppate al culo di qualcuno. Sgarbi che fonda il “movimento
della rivoluzione” è un po’ come se Sallusti e la Santanchè fondassero il
“Partito dei belli & pacati”. Ma qui siamo comunque nel campo delle destre.
Loro non hanno l’esperienza frammentatoria delle sinistre italiche (e non
solo), però sono come i giapponesi di un tempo, quelli che prendevano prodotti
brevettati altrove, li miglioravano, li cambiavano parzialmente e li mettevano
sul mercato spiazzando tutti quanti. Loro hanno la verve del mercataro. I
cinesi di oggi invece sono più pratici, non li cambiano neppure i prodotti, li
copiano pari pari, spesso ne riproducono il logo, li fanno in grande scala e li
distribuiscono direttamente. Una vera autarchia: dal produttore al consumatore.
Le sinistre invece… vabbè, ci sarà una mezza dozzina di
falce e martello sulle schede la primavera prossima, ogni martelletta e
falcetta migliore delle altre, ognuno è più bello e puro. Qualcuno viaggia con
barboni incanutiti per somigliare a “lui”. Altri hanno Che Guevara tatuato
sulle chiappe. Tutti sono comunque certissimi della rivoluzione prossima
ventura. E dicono “ilcapitalesfruttaleclassisubalterne”. Non è che sia un dire
sbagliato, per carità, è la cura al male che non riesco a comprendere. Se sanno
perfettamente di essere tagliati fuori dal parlamento sbarrato, perché spendere
quattrini per dire che loro ci sono e che sono puri e duri? Perché non si
mettono assieme per sommare i loro zero virgola qualcosa e provare seriamente
ad entrarci? E poi, diciamolo, Sgarbi ha scippato la loro parola unificante:
rivoluzione. Lo fece già il suo padrone un tempo, quando, sull’onda di qualche
campionato mondiale, chiamò il suo harem: “Forza Italia”.
Poi c’è SEL (Sinistra Ecologia e Libertà – Per Vendola) Pare
la pasta: “Pasta all’uovo – Barilla però” perché non chiamarlo: VEL (Vendola
Ecologia e Libertà)? Per esempio? O perché non “Nichi Nichi” per fare il verso
al bunga bunga?
E pensare che lo aspettavamo per le primarie di coalizione.
Al momento non si sa se parteciperà, sarebbe stata una bella lotta: Vendola
versus Bersani. Una concezione di sinistra contro una socialdemocratica.
Avremmo avuto consapevolezza del pluralismo a sinistra. Invece SEL nei due anni
passati non è riuscita a piazzarsi sul territorio, non a creare qualcosa che
andasse oltre Vendola come visibilità. Non è riuscita o non ha voluto neppure
provarci? Ora pare tagliata fuori dalle primarie di coalizione, per quelle la
scelta sarà fra Bersani e il nuovo che incombe, Renzi, quello che fa
l’occhiolino alle destre, che va a trovare Berlusconi a casa anziché a Palazzo Chigi. Poca cosa per chi
vorrebbe un cambiamento reale, una coalizione veramente credibile. Al momento
sappiamo che Bersani vorrebbe Nichi Nichi in coalizione e Renzi non lo vuol
vedere neppure in fotografia.
Comunque sono partite le campagne elettorali primarie. In
camper. La nave la utilizzò Bunga Bunga, il pullman Prodi e Veltroni. Renzi è
più finiano, utilizza il camper, come fanno i giovani. Sarebbe stato bello se
si spostasse in autostop.
E va bene così, mi divertirò ad osservare da fuori gli
accadimenti. In fondo non siamo pochi a dire con Ivan: “Di capi greggi e toppe
ne ho abbastanza” .
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